sabato 5 dicembre 2015

Novena a Maria Immacolata / 7


«TUTTA BELLA, SENZA IL SEGNO DI  MACCHIA»
L'Omni die


Prosegue la riflessione sul mistero di Maria Immacolata attraverso le più antiche preghiere mariane, in cui la sapienza e la fede dei credenti hanno saputo coniugare Bibbia, teologia e fiducia nella Madre di Dio.
Oggetto di questo nuovo approfondimento è l'«Omni die» («Ogni giorno»), preghiera composta da san Bernardo di Chiaravalle, ma attribuita per lungo tempo a san Casimiro.


Ogni giorno anima mia
canta le lodi di Maria
Le sue feste, la sua vita
così splendide venera.
Tutta bella, senza il segno
di macchia pur minima,
fa che puro e perciò lieto 
te io lodi con fervor.
Che sia casto e pur modesto, 
dolce, buono, sobrio,
pio, leale, ben attento
e al contempo semplice
Ricolmo nella mente della saggezza donata da Dio
Anche il cuore e l'agire sia pervaso della grazia divina.
Vergin Santa, guarda quanta
tentazion ci opprima qui,
porgi dunque il tuo sostegno,
perchè stiamo strenui.
Sii l'aiuto e la difesa 
del cristiano popolo
ottienici pace, perché i tempi
difficili non ci turbino.
Amen
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Omni die, dic Mariae
mea laudes anima
eius festa, eius gesta
cole splendidissima.
Pulchra tota sine nota
cuiuscumque maculae
fac me mundum et iucundum
te laudari sedule.
Ut sim castus et modestus
dulcis, blandus, sobrius,
pius, rectus, circumspectus,
simultatis nescius.
Eruditus et munitus
divinis eloquiis,
timoratus et ornatus
sacris exercitiis.
Virgo sancta, cerne quanta
perferamus iugiter
tentamenta et sustenta
nos ut stemus fortiter.
Esto tutrix et adiutrix
christiani populi,
pacem presta, ne molesta
nos perturbent secula.
Amen


UN CANTO ANTICO, DALL'ATTRIBUZIONE TRAVAGLIATA

L'inno «Omni die» («Ogni giorno») fu composto da san Bernardo di Chiaravalle nel 1140-1150, ma venne lungamente attribuito al santo re polacco Casimiro (1458-1484). L'errore derivò dal fatto che, alla riesumazione del corpo del santo - avvenuta nel 1604 - sotto il suo corpo incorrotto venne trovata una copia di questa preghiera. Il santo era infatti così devoto alla Madonna, e così attaccato a quella preghiera, da aver disposto che il suo testo venisse depositato nella sua tomba. Da allora essa fu nota come «la preghiera di san Casimiro». In realtà l'inno a lui attribuito è solo una parte più breve della ben più lunga orazione scritta da san Bernardo. Tuttavia, il testo "breve" aveva goduto di grande diffusione in tutte le chiese di Cracovia, e venne particolarmente legato alla canonizzazione del santo. Anzi, proprio questa fu l'occasione di diffonderlo al di fuori della Polonia, prima nei Paesi vicini e poi in tutta l'Europa cattolica, ma associandolo ancora, erroneamente, al nome di san Casimiro. In verità, avevano già cominciato a levarsi voci che smentivano una tale paternità dell'opera. Taluno l'attribuiva a san Tommaso d'Aquino. Altre opinioni lo riconducevano a sant'Anselmo, ma fu solo grazie a un agostiniano, padre Giacomo Hommey, che venne sciolto l'enigma. Questo monaco, particolarmente dedito allo studio, scrisse varie opere. Tra queste, il «Supplementum Patrem» al cui interno vi  erano anche cinque trattati sul canti ecclesiastici composti da san Bernardo, e, in particolare, sull'«Omni Die». L'Hommey vi faceva seguire una dissertazione in cui provava che autore del testo fosse il monaco di Chiaravalle, e non san Casimiro. Il padre agostiniano poggiava la sua tesi su documentazioni storiche, avendo ritrovato, nel 1684, nella Biblioteca Nazionale di Parigi, la versione integrale del testo da cui era stato estratto l'inno attribuito a san Casimiro.

Sintesi biblica e teologica nella fede dell'orante

L'«Omni die» si concentra sull'aspetto della purezza di Maria, dunque, della sua immacolatezza. La verginità della Madonna viene sottolineata nel suo aspetto spirituale, definendola «tutta bella, senza il segno di macchia pur minima». San Bernardo anticipa così di molto la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione. 
L'aspetto spirituale si trasfonde in quello materiale. L'anima orante dice di voler cantare «ogni giorno le lodi di Maria», ma anche di venerare «le sue feste, la sua vita così splendide».  La traduzione italiana non rende alla perfezione il concetto espresso da san Bernardo, che parla delle «gesta» di Maria, ossia delle sue imprese.
La vita dell'Immacolata è stata una vita "gloriosa" già in terra, perché ella ha partecipato all'opera più importante di tutte, quale è la redenzione del genere umano. Anche l'aggettivo utilizzato dal santo non è l'italiano «splendide», ma un superlativo, «splendidissime». Quasi a voler sottolineare ancora di più la capitale, insuperabile grandezza della donna chiamata a cooperare con Cristo alla salvezza dell'umanità.
La venerazione di Maria diventa, per l'orante, non un semplice atto esteriore di culto, ma conduce alla necessità di imitarla quotidianamente. Perciò egli chiede di essere «casto, modesto, dolce, buono, sobrio, pio, leale, attento e al contento semplice». Il venerare implica il passaggio all'imitare, pur nella consapevolezza di aver bisogno del supporto, dell'aiuto, dell'intercessione di colei che diviene modello dell'orante, proprio come un figlio ha bisogno della madre per essere educato, e il discepolo del maestro, per apprendere l'arte.
Nelle espressioni «attento e semplice» è implicito il rimando a Mt 10-16, in cui Gesù invita i suoi a essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe». San Bernardo usa due aggettivi in palese contraddizione, «circumspectus» e «nescius»: «colui che si guarda intorno» e «colui che non sa». Maria ha agito conservando nel cuore ogni parola sul Figlio (e certamente anche quelle del Figlio), meditando su di esse, ma anche definendosi «serva del Signore» (Lc 1,38), creature rispetto al Creatore, umana rispetto al divino, piccola rispetto al Grande. In questo vi è un primo elemento che si offre all'imitazione dell'orante.
In secondo luogo, la Madonna è stata donna prudentissima, che ha saputo tacere o parlare al momento opportuno, discernere i segni dei tempi, accogliere il volere di Dio, misurando ogni sua azione, scegliendo sempre il bene, distinguendolo nettamente dal male. È questo il secondo aspetto da imitare. La vera prudenza non saccenza o quietismo. È sano discernimento, giusta misura. In una parola, è equilibrio. Maria è stata donna equilibrata perché si è affidata totalmente a Dio, il Giusto, il Sapiente, il Santo. In lei, donna immacolata, l'assenza di peccato ha facilitato la crescita della prudenza, ma a ogni uomo il suo esempio è offerto affinché impari a vivere questa stessa virtù nella propria esistenza.
Lo sottolineano proprio le parole successive della preghiera, ricollegando sentimenti e azioni alla «grazia divina» e alla sua «saggezza». Imitare Maria è, per l'orante, aprirsi ai suggerimenti del Signore, che passa nell'esistenza umana in vari modi. Con la Parola, attraverso lo Spirito Santo, per mezzo dei sacramenti. 

Immacolata  e misericordiosa

L'orante rivolge un'accorata esortazione alla «Vergin santa»: «guarda quanta tentazione ci opprime, porgi il tuo sostegno, perché siamo strenui». È la sintesi dell'eterna lotta tra bene e male, tra il desiderio di fare la volontà di Dio che alberga nel cuore dell'uomo, e il male che lo incalza dall'esterno e dall'interno. San Paolo descrive questo contrasto paradossale nella Lettera ai Romani (7,19): «io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio». 
Maria, donna Immacolata, può essere a buon intitolo invocata per uscire vittoriosi da questo duello. Lei, che nell'iconografia tradizionale schiaccia il serpente sotto il suo calcagno, rammenta all'uomo che l'umanità stessa è chiamata a sconfiggere il male, come nella Genesi viene annunciato per bocca di Dio:« Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,5). 
La preghiera si conclude con un'ulteriore richiesta, con cui l'orante estende il proprio sguardo - e invita Maria a fare altrettanto - a tutti i suoi fratelli nella fede: « sii l'aiuto e la difesa del popolo cristiano, ottienici pace, perché i tempi difficili non ci turbino». È interessante notare anche in questo passo la capacità di san Bernardo di essere avanguardista. Egli invoca Maria quale «tutrix et auditrix», «tutrice» e «colei che ascolta», dunque colei che protegge e viene in soccorso alle richieste che le giungono. Nella versione in lingua italiana i termini vengono tradotti come «aiuto e difesa» del popolo cristiano. Sebbene le parole non corrispondano letteralmente, il concetto rimanda - anticipandone i tempi - all'appellativo di «Aiuto dei cristiani» che comparirà nelle litanie lauretane solo nel 1500; che acquisterà particolare rilievo sotto il pontificato di Pio V, a seguito della vittoria dei cristiani contro i turchi, nella battaglia di Lepanto (1571); che raggiungerà i vertici della diffusione attraverso l'opera di don Bosco (1815-1888), santo conosciuto come «l'apostolo dell'Ausiliatrice», da lui considerata come «la Madonna dei tempi difficili» nella lotta per la conservazione della fede contro gli assalti del mondo e le persecuzioni religiose.


BIBLIOGRAFIA 

St. Anselm's Mariale, in The Tablet, International Catholic news weekly, p. 12, 2 gennaio 1886.

Jeff Ostrowski, Do You Know The Hymn Of Saint Casimir?, Sito Views from the choir loft, Reflection on the Roman Liturgy and sacred music.

Richard et Girraus OP, Bibliothèque sacrée ou Dictionnaire universel historique, dogmatique, canonique, gépgraphique et chronologique des sciences ecclésiastiques, Tome trezième, Méquignon-Harvard Editeur, 1824.

Preghiera: il Rosario, la “teologia in ginocchio” che si impara alla scuola di Maria, Sito di Luci sull'Est.


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