venerdì 4 dicembre 2015

Novena a Maria Immacolata / 6


«VERGINE DELLE VERGINI»
Il Memorare


Prosegue la riflessione sul mistero di Maria Immacolata attraverso le più antiche preghiere mariane, in cui la sapienza e la fede dei credenti hanno saputo coniugare Bibbia, teologia e fiducia nella Madre di Dio.
Oggetto di questo nuovo approfondimento è il «Memorare» («Ricorda»), preghiera del XV secolo, erroneamente attribuita a san Bernardo di Chiaravalle.


Ricordati, o piissima Vergine Maria, 
non essersi mai udito al mondo 
che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, 
implorato il tuo aiuto, 
chiesto la tua protezione 
e sia stato abbandonato.
Animato da tale confidenza, a te ricorro, 
o Madre, Vergine delle Vergini, 
a te vengo e, peccatore contrito, 
innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo, 
disprezzare le mie preghiere, 
ma ascoltami propizia ed esaudiscimi. 
Amen.
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Memoráre, piíssima Virgo Maria, 
a saéculo non esse audítum 
quemquam ad tua curréntem praesídia, 
tuam implorántem auxília, 
tua peténtem suffrágia esse derelíctum.
Ego, tali animátus confidéntia, 
ad te, Virgo vírginum, Mater, curro: 
ad te vénio, coram te gemens peccátor assísto.
Noli, Mater Verbi, verba mea despícere, 
sed audi propítia et exáudi. 
Amen.


UN CANTO ANTICO, DALL'ATTRIBUZIONE TRAVAGLIATA

La preghiera del «Memorare» fu composta nel XV secolo, e per lungo tempo venne erroneamente attribuita a san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153). Oggi si ritiene che essa derivi da un'antica versione della preghiera, collocabile tra l'VIII e il X secolo, in uso nella Chiesa orientale. Il testo latino -  largamente conosciuto e più breve rispetto all'originale - è databile all'XI secolo, e risulta essere lo stralcio di una versione del XV secolo, o meglio, sintesi di tre diverse preghiere. Esso ebbe grande diffusione grazie all'apostolato di un sacerdote francese, Claudio Bernard (1588-1641), impegnato nella predicazione tra i carcerati e i condannati a morte. È a lui che si deve la traduzione dell'orazione in lingua francese, e quindi, la sua diffusione in volgare. Questo zelante presbitero aveva posto la sua attività sotto la protezione della Madonna, diffondendo un'immaginetta mariana che recava impressa la preghiera del «Memorare». Il motivo di tanto amore era l'averne sperimentato personalmente l'efficacia. In una lettera alla regina Anna d'Austria, moglie del re di Francia Luigi XIII, don Claudio aveva  infatti confidato di essere stato miracolosamente guarito da una malattia che lo aveva condotto in punto di morte, proprio recitando il «Memorare», che aveva appreso da suo padre. Inizialmente convinto che la causa della sua ripresa fosse di origine naturale, in seguito, in un colloquio con un padre agostiniano, padre Fiacre, aveva appreso che la Madonna l'aveva miracolosamente guarito. Il religioso aveva avuto una visione di Maria, la quale, apparendogli, gli aveva parlato della malattia di don Claudio, anticipandogli anche la sua guarigione, e invitandolo  ad andare da lui per metterlo al corrente.
Che la preghiera del «Memorare» sia legata alla figura di Claudio Bernard, lo confermano anche diciotto incisioni conservate nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Varie di esse sono ritratti coevi al sacerdote, che riportano la preghiera mariana sotto la sua immagine, segno inequivocabile di quanto, storicamente parlando, la diffusione in lingua volgare del «Memorare» fosse a lui associata e non contestata dai suoi contemporanei.
Stando così le cose, da dove ebbe origine l'erronea attribuzione del testo a san Bernardo? L'ipotesi più probabile è che l'equivoco sia nato dall'assonanza del cognome di don Claudio con il nome del santo monaco. In tal modo, la «Preghiera del reverendo padre Bernard» divenne la preghiera di san Bernardo. Negli scritti del monaco di Chiaravalle si trovano semplicemente degli accenni ad alcune delle parti della preghiera, ma mai il testo integrale. A partire dal pontificato di Pio XI, la recita devota del «Memorare» consente di ottenere l'indulgenza parziale.

Una preghiera che attraversa i secoli

Il «Memorare» è stata una preghiera molto cara a vari santi. San Francesco di Sales (1577-1622) ricordò un episodio legato a questa orazione. All'epoca dei fatti, il futuro vescovo di Ginevra era studente a Parigi. Aveva diciassette anni e affrontò un momento di "tenebre spirituali". Convintosi che tutto ciò che faceva per il Signore fosse inutile, in quanto si riteneva ormai condannato all'inferno, un giorno entrò in una Chiesa, e pregò il «Memorare», che aveva trovato riportato su una targa. Rinnovato il suo voto di castità, prese l'impegno di pregare ogni giorno il Rosario. Tutti i suoi turbamenti lasciarono il posto a una grande gioia. 
Un'altra figura - cronologicamente più vicina - particolarmente attaccata al «Memorare» fu l'ormai prossima santa Teresa di Calcutta, che era solita recitare la preghiera per nove volte consecutive, in casi di particolare necessità. E proprio alla recita di questa orazione è legato il miracolo richiesto per la beatificazione della suora missionaria [1].  

Sintesi biblica e teologica nella fede dell'orante

Il «Memorare» si può pensare come una preghiera che ripercorre sinteticamente, attraverso appellativi e verbi, la vicenda umana e spirituale, terrena e ultraterrena di Maria. Chiedendo alla Vergine di ricordarsi di ciascuno dei suoi figli che la invocano, l'orante esprime di appoggiare la propria richiesta su una qualità della Vergine: la sua disponibilità collaborativa. La Madonna si è presentata quale "donna della collaborazione" fin dal suo «» al Signore, manifestato durante l'annuncio dell'angelo. Maria è invitata a fare memoria del suo spirito docile alla volontà di Dio; è uno spirito di docilità che le deriva dal privilegio della sua immacolata concezione. La preghiera comincia infatti rivolgendosi a Maria quale «piissima Vergine». La Madonna è capace di offrire la sua generosa collaborazione perché è priva di quelle scorie di peccato che rendono così difficile - all'essere umano - accogliere la parola del Signore, e attivarsi concretamente per realizzarla. Maria Immacolata non ha avuto paura di mettersi in gioco sulla terra, e non può averne ora che siede gloriosa nei cieli. Chi si spoglia dell'io per far posto a Dio vince il timore di dover rinunciare a progetti, tempo, interessi personali, per lasciarsi coinvolgere nel piano pensato da sempre dal Creatore. Così Maria diviene capace di entrare attivamente nel piano della salvezza, e di rimanere accanto a Cristo, rendendosi madre premurosa ed educatrice negli anni dell'infanzia; donna capace di non "intromettersi" in quello che agli occhi degli altri poteva apparire un bizzarro piano di vita di un bizzarro uomo sulla trentina; infine, presenza materna - dolce e forte al contempo -  nel momento del maggior bisogno per il Figlio, ossia sotto la Croce. 

Immacolata  e misericordiosa

Immacolata

Uno degli appellativi contenuti nel «Memorare» è «Madre, Vergine delle vergini». È l'espressione che, più fortemente, rimanda al mistero dell'immacolatezza di Maria, madre, ma madre vergine. Questo titolo mariano rimanda a quello contenuto nelle litanie lauretane, che invocano la Madonna quale «Regina delle vergini» e «dei vergini». «Maria è la verginità stessa personificata, è modello perfetto di verginità: ben altre sette litanie celebrano questa sua verginità. Il nome di Vergine (cfr. la litania "Sancta Virgo Virginum") è essenziale a Maria, se è vero che la stessa Incarnazione del Verbo è frutto di questa verginità, e che la verginità della Madre è prova della divinità del Figlio ed è stata, a sua volta, nobilitata dalla maternità divina» [1]. Il «Memorare» esalta al massimo il privilegio dell'Immacolata Concezione, appellandosi, addirittura, a Maria, proprio in quanto immacolata più di tutte le creature. L'orante, in un certo senso, vuole far leva su quel candore verginale di Maria, che le dona occhi capaci di vedere, senza ombra e senza macchia alcuna, tutte le necessità dei suoi figli. L'immacolatezza esalta quella capacità di "guardare" propria di ogni madre, creando un connubio unico, di incantevole bellezza e "potenza" nella Madonna.

Misericordiosa

L'orante si rivolge a Maria «animato» dalla «confidenza» nell'attitudine benevola della Madre, che sempre soccorre i suoi figli. Il senso dell'appello alla misericordia della Vergine, appare però più evidente nel riferimento contenuto qualche riga dopo, in cui chi prega si definisce «peccatore contrito». Non c'è solo consapevolezza del proprio stato di peccatore: questa presa di coscienza è unita al pentimento di cuore, sincero, per i peccati commessi. Una simile presentazione di sé non può che essere doppiamente motivo, per la Vergine misericordiosa, di guardare con amorevolezza verso chi la invoca con simili parole - e con simili sentimenti -, pronto a ingaggiare con lei una «sfida» [2] d'amore e di fede. Chi si rivolge a Maria con tanta sicurezza, al punto da apparire finanche troppo sicuro di sé, altro non fa che dimostrare di essere giunto all'essenza più profonda di "chi" la Vergine sia. Una madre, incapace di voltare le spalle ai propri figli, anzi, una madre che, al pari del padre del figlio prodigo, non aspetta altro che il ritorno dei figli perduti, per correre loro incontro.


NOTE

[1] Saverio Gaeta, Il miracolo di Madre Teresa, Famiglia Cristiana, n. 41 2002.

[2]  Litanie Lauretane, Sito internet della rivista Madre di Dio (ed. San Paolo)

[3] Segio Gaspari, «Accetta le mie "orazioni" e propizia esaudiscimi», in Madre di Dio, n. 10, ottobre 2008.

BIBLIOGRAFIA DEGLI ALTRI TESTI CONSULTATI

Anthony M. Buono, Le più grandi preghiere a Maria. Storia, uso, significato, Paoline, 2002.

Voce «Memorare» in Enciclopedia Telematica Cathopedia.




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