domenica 27 febbraio 2011

L'AUDACIA E' IL FRUTTO DELLA DETERMINAZIONE CRISTIANA: i vantaggi della determinazione - ULTIMA PARTE

Clicca qui per leggere la prima parte




 Dopo aver compreso come l'audacia sia il frutto della determinazione cristiana, in cosa consista tale "determinata determinazione" nella dottrina teresiana ed il perché si parli di "audacia", Santa Teresa ci è di ulteriore aiuto per comprendere i vantaggi di questa determinazione, talmente importanti da essere uno dei punti su cui la mistica di Avila insiste con particolare attenzione, dedicando ad essi l'intero capitolo 23 del "Cammino di Perfezione".

Pur essendo molte le "ragioni" per le quali sarebbe "molto importante cominciare con ferma determinazione" il cammino dell'orazione, la santa si sofferma "solo" su "due o tre".

  • "la prima è che, quando ci determiniamo a dedicare un po' del nostro tempo (non certo senza interesse, ma con enorme guadagno) a chi tanto ci ha dato e ci dà di continuo, non è giusto non darglielo con assoluta generosità, ma solo come chi fa un prestito per riprendersi quello che ha dato. Questo a me non sembra un dono".

E' facile comprendere questo primo punto, ricorrendo anche ad esempi che possiamo trarre dal nostro quotidiano.

Immaginiamo il rapporto fra un genitore ed un figlio.

Il genitore genera il figlio alla vita, e se lo fa con consapevolezza e vero amore, non si tirerà indietro dallo spendersi tutto per la sua educazione e per il suo benessere (in senso completo e non solo materiale!), sacrificando anche qualcosa di lecito, come un hobby, o un'uscita non necessaria, qualora queste cose andassero a discapito del tempo da trascorrere con il proprio figlio, al fine di fargli sentire l'affetto in maniera tangibile e di essere presente nei momenti di bisogno.

Se il figlio, dal canto suo, è un buon figlio, comprende il valore della vita che il genitore gli ha "gratuitamente" donato e di tutto quello che quotidiniamente gli offre...e ricambia dunque, con altrettanto affetto e sollecitudine, in modi differenti in base all'età ed alle circostanze, quell'affetto.

Ecco, con il Signore, nel rapporto di orazione, accade la stessa cosa!

Noi prendiamo coscienza di un Dio che ci ha chiamati alla vita per donarci, gratuitamente, la possibilità di essere FELICI PER L'ETERNITA', nella visione beatifica del Paradiso; comprendiamo che quello stesso Dio si è INCARNATO PER NOI, HA PATITO I DOLORI DELLA CROCIFISSIONE E MORTE per redimerci dal peccato e per dimostrarci il senso della vita terrena alla luce del dolore che salva e della speranza della Risurezzione.

Ora, accorgendoci che questo Dio è sempre con noi, che non si risparmia in niente pur di starci accanto, che ci promette dei beni eterni di infinito valore e che già su questa terra non ci fa mancare la Sua Provvidenza, non è nostro dovere (e anche nostro vantaggio!) amarLo sempre e con costanza, senza fare come chi ama solo per un po' e poi tratta egoisticamene l'altro?

Potremmo dire:ci manca il tempo per l'orazione!

Ma dobbiamo entrare in una duplice ottica:

- quella in base alla quale il tempo che ci pare di sottrarre a qualche occupazione materiale, non è tempo perso, ma che ci porterà gran guadagno all'anima.
Santa Teresa dice: "consideriamo quel tempo come cosa non più nostra e pensiamo che ci può essere richiesto a buon diritto se non vogliamo consacrarglielo interamente".
Pensiamo ad una cosa che capita, non di rado: quando diciamo di non aver tempo per pregare e ci dibattiamo in mille occupazioni, magari non riusciamo a concludere nulla di buono....quando invece ci dedichiamo ugualmente alla preghiera, confidando poi nell'aiuto di Dio per sbrigare le altre faccende, il Signore ci fa constatare con mano la Sua Bontà e la Sua Onnipotenza, consentendoci di finire ugualmente tutti i nostri lavori!

Potrebbe tuttavia capitare di trovarsi a fronte di particolari impedimenti o di una indisposizione fisica.
La Santa carmelitana considera anche questi casi, dicendo che non si viene meno alla "determinata determinazione" "se tralasciamo l'orazione un giorno o anche più, purché la volontà sia "salda", ossia, ci sia l'effetiva intenzione di proseguire nel cammino e si faccia attenzione a che quel periodo di indisposizione o le occupazioni, diventino dei semplici "stratagemmi" per non fare compagnia a Nostro Signore!

- Ricordiamoci che si può stare col Signore anche mentre si è immersi nelle faccende di lavoro o di casa, tenendo sempre in mente che Dio abita in noi....è questa la seconda ottica in cui dobbiamo porci, per guardare bene al nostro rapporto con Gesù!
Torniamo ai motivi che Santa Teresa considera di grande vantaggio per l'anima determinata ed ecco il secondo:
  • "il demonio non ha mano libera di tentarci; teme molto le anime ben decise, perché sa per esperienza che lo pregiudicano moltissimo e che quanto egli ordisce a loro danno si converte a profitto di esse e d'altri, e che egli ne esce con perdita".

    Immaginiamo ancora una volta il rapporto genitore-figlio: se un figlio, tentato da qualche cattiva compagnia, rifiuterà sempre di cedere alle proposte disoneste o immorali, per amore del genitore che lo ha educato a certi valori, non solo farà contento il proprio padre e la propria madre, ma finirà con l' "avvilire" i suoi tentatori, che compreso di non poter cavare nulla da lui, lo lasceranno perdere!

    Basterebbe leggere la storia di Don Bosco, per capire quanto sia vero!

    Tentato da alcuni cattivi compagni, nel periodo in cui era lontano da casa per studiare (dunque, nel periodo dell'adolescenza), con il suo comportamento cristallino e onesto (e dicendo spesso che non poteva anche per non dare un dispiacere a sua madre e alla persona cui lei lo aveva affidato!), finì con l'allontanare i ragazzi più monelli e farsi avvicinare da quelli buoni, con grande vantaggio non solo per l'anima sua, ma anche di quei ragazzi!

    E, ovviamente, con grande "dispiacere" del demonio!

    La stessa cosa accadrà anche noi, se perseverando nell'orazione, riusciremo a sconfiggere il male per amore e con la forza del Signore, e ad attirare alla vita veramente cristiana ed alla preghiera fatta col cuore, anche altre persone!

  • "il terzo motivo è che allora si combatte con più coraggio. Si sa ormai che qualunque cosa avvenga non si deve tornare indietro. E' come chi, impegnato in una battaglia, se sa che, una volta vinto, non gli sarà risparmiata la vita e che, se non muore nella mischia, dovrà morire subito dopo, combatte con maggiore accanimento e vuol vendere cara la pelle, né teme troppo i colpi avversi, perché vincere equivale nel suo caso a vivere. E' altresì necessario cominciare con la sicurezza che, se non vogliamo lasciarci vincere, riusciremo vittoriosi; su questo punto non c'è il minimo dubbio: per quanto piccolo sia il guadagno che ne potremo ricavare, ci ritroveremo molto ricchi".  Che si combatta con coraggio, è naturale quando prendiamo la dcisione di proseguire un cammino con fermezza, è la conseguenza del nostro volere ardentemente qualcosa!
    Tanto più, dunque, dobbiamo avere questo coraggio nella battaglia di cui parla Teresa, che è quella per la salvezza dell'anima!
 
Chiediamo dunque a Maria Santissima che ci aiuti a prendere questa "determinata determinazione", lei che fu la donna del SI pieno e totale alla chiamata del Signore!
Come ci dice anche Santa Teresa: "è un gran vantaggio aver fatto esperienza dell'amicizia e della dolcezza con cui" il Signore "tratta coloro che vanno per questo cammino, di cui paga, per così dire, tutte le spese.
Il Signore dice: Chiedete e vi sarà dato.
Se non credete a Sua Maestà, che ce lo assicura in vari passi del Vangelo, serve a poco che io mi rompa la testa a ripetervelo.
Dico, tuttavia, a chi avesse qualche dubbio, che non si perde nulla a farne la prova, perché ha questo di buono un tale vaggio: frutta più di quel che si chiede o che riusciremmo a desiderare".
 
Proviamo con fiducia, non ci costerà che un po' del nostro tempo, che in realtà è frutto della gratuita donazione del Signore, ed otteremo in cambio una maggiore amicizia con Gesù e l'audacia nella vita spirituale!

BUONA DOMENICA A TUTTI!

giovedì 24 febbraio 2011

L'AUDACIA E' IL FRUTTO DELLA DETERMINAZIONE CRISTIANA- dalla catechesi del Santo Padre alla spiritualità carmelitana- PRIMA PARTE


"Deposto tutto ciò che ci è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede"
(Eb 12-1)


Qualche settimana fa, un bambino, al termine della catechesi del mercoledì, è corso verso il Santo Padre, superando le transenne e lasciato libero di avvicinarsi, ha potuto ricevere le affettuose coccole e le parole del Papa.
Una scena non solo molto tenera, ma anche "istruttiva" e che ben si sposa proprio con uno dei punti toccati da Benedetto XVI durante la catechesi di quel giorno.
Il Papa ha infatti parlato di Santa Teresa d'Avila, affermando che "l'audacia è il frutto della determinazione cristiana" nella dottrina teresiana.

Ora, il fortunato bambino che ha raggiunto il Papa, tanto se autonomo in quell'impresa quanto se "spinto" dai genitori o da qualche altro parente, appare un po' come l'emblema del pensiero di Santa Teresa, ribadito anche dal Papa.
Ma si potrebbe anche guardare un poco oltre e vederlo come "immagine-sintesi" della dottrina delle due Terese del Carmelo, ossia, la grande mistica di Avila e la "piccola" Teresa di Lisieux....

Per capire in che senso, partiamo da un passo tratto dalla "Salita al Monte Carmelo, di San Giovanni della Croce, altro grande mistico carmelitano e riformatore dell'ordine (insieme a Santa Tresa d'Avila), il quale ci dice che "i teologi affermano che la fede è un abito certo e oscuro dell'anima.
E' abito oscuro perché induce a credere verità rivelate da Dio stesso, che sono al di sopra di ogni luce naturale e superano oltre misura ogni umana comprensione.
La fede ci propone cose che non abbiamo mai visto né compreso sia in se stesse che in altre simili a loro, perché non esistono".

Anche San Paolo ci ricorda che "la fede è il fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (Eb 11,1), ecco perché ha senso parlare di "determinazione" e di "audacia" in campo spirituale!
La nostra fede, che ci porta a credere in cose che la mente non può comprendere (tranne che nel caso di particolari "luci spirituali"), e che ci deve animare nel vivere quotidiano, spingendoci alla carità senza riserve, diventa ciò che ci consente di attuare quanto ci dice sempre l'apostolo: "Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza". (2Tm 1,7)
E' con questo spirito di forza che dobbiamo perseverare nella fede, è con questo spirito di amore che dobbiamo agire in tutte le circostanze della vita, è con questo spirito di saggezza che dobbiamo discernere, consigliare...a volte anche fare silenzio!
Con queso stesso spirito di forza dobbiamo inoltre perseverare nella preghiera e, secondo la spiritualità carmelitana, in quella particolare forma di preghiera che è l'orazione mentale.


Scrive ancora Santa Teresa d'Avila: "per me l' orazione mentale non è altro se non un rapporto d'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sapiamo che ci ama".
L'orazione è quindi un pensarci (anche utilizzando l'immaginazione!) insieme a Gesù: si può scegliere di accompagnarLo in uno dei momenti della Sua vita (Santa Teresa Gli faceva spesso compagnia nell'Orto degli Ulivi), oppure un parlarGli per esporGli le nostre necessità....
L'orazione, richiede però (come in generale ogni preghiera e come tutta la vita interiore!) una "determinata determinazione": è infatti facile, specie all'inizio, lasciarsi scoraggiare dalla difficoltà di concentrazione, dall'incapacità di parlare, dal fatto di non avere "risposte" come quelle di una persona in carne ed ossa, ed ancora, dai momenti di aridità.
Santa Teresa infatti scrive che occorre percorrere la strada dell'orazione, che  "è la strada maestra verso il Cielo, senza fermarsi fino al termine di essa, cioè fino a giungere a bere di quest'acqua di vita" e che per farlo è necessaria "una determinata determinazione di non arrestarsi prima di raggiungere quella fonte d'Avila, succeda quel che succeda, si fatichi quanto bisogna faticare, mormori chi vuol mormorare; bisogna tendere sempre alla meta, a costo di morire durante il cammino se il cuore non regge agli ostacoli che vi s'incontrano.
Se ci si renderà conto di avere in sé questa determinazione, non c'è proprio di che temere, né vi èlcuna ragione di affliggersi, anime spirituali; una volta che si ponga in così alto grado com'è quello di voler trattare da sole a solo con Dio e abbandonare i passatemi del mondo, il più è fatto."

In che cosa, questa determinazione, diventa dunque il frutto dell'audacia cristana?
  • In primo luogo, nell'avere "fede sperando contro ogni speranza", come San Paolo ci dice parlando di Abramo, dunque credendo a ciò che la fede stessa ci propone a credere!
  • In secondo luogo, l'audacia cristiana è il frutto di questa nostra determinazione a voler rimanere in compagnia di Gesù, ossia di Colui che è RE DEI RE, instaurando il rapporto di amicizia con Lui, come ci consiglia Santa Teresa d'Avila.
  • Santa Teresa di Lisieux, in "Storia di un'anima", esprime questo concetto dell'audacia nel rapporto con Gesù, paragonandosi -proprio perché "piccola"- ad un "debole uccellino" che ha però alcune "caratteristiche" dell'aquila: "gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza etrema, oso fissare il Sole Divino, il Sole dell'Amore, e il mio cuore sente dentro di sé tutte le aspirazioni dell'aquila. Alzarsi in volo non è nelle sue piccole possibilità" ma "l'uccellino non si affliggerà. Con un abbandono audace, vuole restare a fissare il suo Sole Divino. Nente potrebbe spaventarlo: né il vento, né la pioggia. E se nubi oscure vengono a nascondere l'Astro dell'Amore, l'uccellino non cambia posto, sa che al di là delle nubi il suo Sole brilla sempre".
Una volta presa la determinazione di rimanere in compagnia di Gesù, ecco il passo successivo, cui ci invita Santa Teresa d'Avila: parlare con semplicità a Sua Maestà, rammentandoci che, si, dobbiamo sempre considerare "chi è colui con il quale parlate e chi siete voi", ma anche che "l'umiltà del nostro Re è tale che, per quanto io, grossolana come sono, non sappia parlargli se con con rozzo linguaggio, non trlascia di aiutarmi né mi vieta di avvicinarmi a lui".


Se terremo bene a mente questo concetto, non ci spaventerà il pensiero di avvicinarci a Gesù stesso, né le nostre cadute ci impediranno di tornare a farGli compagnia, perché: "una volta che ci si ponga in così alto grado com'è quello di voler trattare da sole a solo con Dio, il più è fatto".
Pensiamo al bambino della foto: con grande naturalezza e gioia si è avvicinato al Papa, superando le transenne, e gli stessi uomini della sicurezza e il segretario del Pontefice, lo hanno lasciato fare.
Il bimbo correva incontro al Papa, rappresentante di Cristo in terra, ma uomo così umile e bello nella sua semplicità, da far sì che il rispetto nei suoi confronti, non impedisse al piccolo di essere spontaneo!
Noi dobbiamo fare la stessa cosa, nel rimanere assieme a Gesù, il quale -come ci rammenta Santa Teresa d'Avila- non ci negherà l'aiuto necessario, né "mi vieta di avvicinarmia Lui.
Neppure le sue guardie mi respingono, perché gli angeli del cielo conoscono bene la natura del loro Re, il quale si compiace maggiormente della rozzezza di un umile pastorello, vedendo che se più sapesse più direbbe, che di quanti bei ragionamenti gli facciano grandi sapienti e letterati, i quali manchino di umiltà".


In effetti, il Signore sa che siamo deboli e tiene conto della nostra buona volontà, della nosta perseveranza e della fiducia nella Sua infinita Bontà e Misercordia, e anche quando dovessimo cadere, sarà lui stesso a risollevarci, come ci insgna Santa Teresina:
"vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione.
Allora ho cercato nei liri santi l'indicazione dell'ascensore, e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: Se qualcuno è molto piccolo, venga a me.
Così sono arrivata a intuire che avevo trovato ciò che cercavo.
L'ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù!
Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più".
Rimanendo piccoli, saremo talmente tanto determinati da avere l'audacia di comportarci "come un bambino che crede che tutto gli sia permesso e considera i tesori di suo Padre come i suoi": non dunque, come colui che disperde o fa cattivo uso di quei tesori, ma come il bambino che impara ad utilizzare fruttuosamente le risorse procurate dalla saggezza e dal lavoro del genitore, con la consapevolezza e la  fiducia che non gli verrà a mancare nulla!

--Fine della prima parte--

domenica 20 febbraio 2011

VOCAZIONE: testimonianza di Suor Miriam




(Cappella del Monastero delle Clarisse Cappuccine
di Moncalieri. 
Al suo interno si svolge l'Adorazione
Eucaristica Perpetua Diurna )

Il primo incontro con Gesù, la mia Prima Comunione è avvenuta nella Parrocchia Sacro Cuore di Pordenone e proprio qui, nel monastero dedicato al Sacro Cuore, il Signore ha preparato da sempre un posto per me, per seguirlo e farmi camminare ricevendo grazia su grazia. 
Ho avvertito forte il suo amore che mi ha custodita e preparata all’Amen della Professione.
L’esperienza vissuta il 18 luglio, in cui ho avvertito la bellezza e la ricchezza della Chiesa presente accanto a me in un momento tanto importante e decisivo per la mia vita, mi impegna alla consapevolezza piena di ‘restituire’ al Signore il tanto che ho ricevuto.
Lo ringrazio per l’amore e la preghiera delle Sorelle che mi hanno accolta, la disponibilità della mia famiglia e l’aiuto e il sostegno spirituale di tante persone care e amiche che mi sono state accanto comprendendo il valore di questo mio impegno di vita che è tutto rivolto alla lode di Dio e all’intercessione

Mi affido alla Vergine Santa perché accompagni me e tutte le Sorelle e sull’esempio di Suor Consolata possiamo testimoniare il suo fiducioso e confidente abbandono all’amore misericordioso del Cuore di Gesù.”

Suor Miriam del Sacro Cuore di Gesù
Monastero Sacro Cuore
Moncalieri To

martedì 15 febbraio 2011

RINNOVATO IL SITO DEDICATO A SUOR CONSOLATA BETRONE!


"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". (Mt 11,25)




Il sito del Monastero Sacro Cuore di Moncalieri, dove visse la Serva di Dio Suor Consolata Betrone, è stato recentemente rinnovato nella grafica e arricchito di splendidi contenuti (provate ad esempio a dare un'occhiata alla galleria fotografica!).

Vi invito a consultarlo per approfondire magiormente la spiritualità di Suor Consolata e meditare su come farci sempre più piccoli fra le braccia del Padre!



venerdì 11 febbraio 2011

FESTA DELLA BEATA VERGINE DI LOURDES


"Gli avvenimenti che si svolsero allora a Lourdes, e di cui meglio si valutano, oggi, le spirituali proporzioni, vi sono ben noti. 
Sapete, diletti figli e venerabili fratelli, in quali condizioni impressionanti nonostante scherni, dubbi e opposizioni, la voce di questa fanciulla, messaggera dell'Immacolata, si è imposta al mondo. 
Conoscete la fermezza e purezza della sua testimonianza, provata con sapienza dall'autorità episcopale e da questa sancita sin dal 1862. 
Già le moltitudini erano accorse, e non hanno cessato, poi, di affluire alla grotta delle apparizioni, alla sorgente miracolosa, nel santuario sorto su richiesta di Maria. 
È la commovente teoria degli umili, dei malati e degli afflitti: è l'imponente pellegrinaggio di migliaia di fedeli di una diocesi o di una nazione; è il tiepido assenso di un'anima tormentata che cerca la verità... 
«Giammai - abbiamo pure detto - in un angolo della terra si è visto simile corteo di sofferenza, giammai un eguale irradiarsi di pace, di serenità, di gioia». E non mai, potremmo aggiungere, si conoscerà il numero di benefici che il mondo deve alla Vergine soccorritrice! «O grotta beata, onorata dalla presenza della Madre di Dio! Roccia degna di venerazione, dalla quale sono scaturite con abbondanza le acque vivificatrici!»".

 (Pio XII- Enciclica "Il pellegrinaggio a Lourdes)




 A conclusione di questa novena, insieme a Pio XII, riflettiamo sul bene, materiale e specialmente interiore, spirituale, che la Vergine di Lourdes continua a riversare su tutti i suoi figli, specialmente su quanti si rechino in pellegrinaggio alla grotta di Massabielle.

E proprio ai malati hanno pensato gli amici dell'Associazione Maria, Stella di Fatima, che con gli Araldi del Vangelo ricorderanno nella Santa Messa di oggi tutti i malati che indicherete loro.

Cliccate qui per aprire la pagina in cui potrete indicare i loro nomi!
E BUONA FESTA A TUTTI VOI!

giovedì 10 febbraio 2011

NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES- Nono giorno: solo Dio basta!



NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES  

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.
Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.
Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.

3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.


Nel corso di questa novena abbiamo meditato sull'importanza della preghiera e della penitenza, seguendo i passi della Vergine Maria e di Bernardette, che sotto la sua materna protezione e guida, ha saputo fare della propria "croce" una "passione d'amore" a beneficio dei peccatori.
Anche noi siamo invitati a fare altrettanto, vivendo la nostra vita come una continua e generosa offerta di noi stessi, ma com'è possibile mantenere inalterato lo slancio del cuore, che facilmente si infiamma nel corso di un momento più intenso di preghiera, come può essere questa novena, anche nel corso di quello che si è detto essere il "terribile quotidiano"?

E' ancora una volta Bernadette che ci viene in aiuto, dicendoci:
"amare il buon Dio, questo è tutto.
Amo il buon Dio, non voglio offenderlo.
Cerchiamo solo la gloria di Dio.
Non lavorare che per Dio.
Nulla succede senza la volontà di Dio.
Quando facciamo quello che il buon Dio, non bisogna lagnarsi.
Se avessimo la fede, vedremmo il buon Dio in ogni cosa".

In due parole, potremmo dire: DIO SOLO.
Ecco il mistero della grande forza interiore di Bernadette, una forza che seppe manifestarsi nell'accogliere il dono delle visioni con umiltà, nel sopportare le insistenti visite mediche, la "morbosità" di alcuni dei curiosi venuti per "vedere", la vita lontana da Lourdes, la prova della malattia.
Ecco quello che deve diventare anche la nostra ricetta per vivere sempre allo stesso modo: DIO SOLO!
Se ameremo Dio, la preghiera diventerà in noi e per noi, un naturale mezzo di "comunicazione" con Lui, un dialogo a cuore aperto, come anche Gesù ci ha insegnato, dicendoci di rivolgerci a Dio come ad un Padre.
Se ameremo Dio, cercheremo di impegnarci giorno per giorno, nelle piccole prove della vita, per dimostrarGli questo affetto, esercitando la carità con chi incontreremo.
Ci sforzeremo di agire per il bene dei nostri fratelli ed a maggior gloria di Dio, e ci sforzeremo (perché all'inizio non è sempre un meccanismo automatico!) di capire che tutto ciò che ci accade, dalla cosa più banale, a quella più importante, dagli eventi felici a quelli tristi...tutto avviene per volontà o permissione divina, e dunque...non bisogna lamentarsi, ma essere fiduciosi, come ci dice San Paolo, che "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" e veramente, in ogni cosa, in ogni episodio della nostra esistenza, in ogni incontro, in ogni persona, riusciremmo a vedere Dio stesso!

Già qualche secolo prima di Bernadette, una grande santa carmelitana, Santa Teresa d'Avila, aveva così condensato questi concetti, in una splendida poesia:


Nulla ti turbi.
Nulla ti spaventi.
Tutto passa.
Dio non cambia.
La pazienza
tutto ottiene.
Nulla manca
a chi possiede Dio.
DIO SOLO BASTA.

Che a conclusione di questa novena, la Vergine Maria ci ottenga dal Signore di mettere Dio al centro della nostra vita, del nostro cuore, del nostro agire, per poter dire anche noi, con vera convinzione amorosa: DIO SOLO BASTA.

mercoledì 9 febbraio 2011

NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES- Ottavo giorno: La nostra fede può trasformare anche gli altri!-


NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES  


O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.

3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.


"Martedì 7 aprile, alle cinque del mattino, Blazy mantiene la promessa: Bernadette è in ginocchio a Massabielle e un centinaio di persone è gi riunito.
Blazy ha fornito Bernadette di un grosso cero, che costuitrà il punto di riferimento, e la veggente lo ha posato per terra, tanto è pesante.
Lo stringe in alto, tra le due palme, e le mani giunte a forma di conchiglia proteggono la fiamma.
Durante l'estasi, il fuoco sembra giocare tra le sue dita.
Il dottor Dozous è sconvolto.

Al termine dell'apparizione, che quel giorno dura una mezz'ora, egli afferra le mani della veggente, le rigira, ne asciuga una col risvolto della sua manica e mormora in dialetto:

-Non c'è niente-..!
E aggiunge: Non so che cosa tu veda, ma ora sono sicuri che vedi qualcosa".
(René Laurentin- Bernardetta vi parla)

Siamo all'ottavo giorno della novena alla Vergine di Lourdes.
Oggi Bernadette ci parla della...prova del fuoco, una prova che riesce a " convertire" il medico del paese, il dottor Douzus.

Quante volte, nel corso della nostra vita, anche noi siamo invitati a passare attraverso la prova del fuoco?

Si può trattare di una grave malattia, di una perdita affettiva, di un disastro economico, di una sofferenza morale e spirituale.
Come la affrontiamo? Riusciamo, come Bernadette, a tenere gli occhi talmente fissi in Dio, attraverso l'intercessione della Vergine Maria, da riuscire a non "scottarci", ma ad attraversare quel dolore senza che esso ci "uccida" o ci ferisca irrimediabilmente?



Pensiamoci, riguardando magari gli anni trascorsi, per capire se abbiamo assunto lo stesso atteggiamento fiducioso e sereno di Bernadette.
Se lo abbiamo già fatto, rimbocchiamoci le maniche per i momenti dolorosi che inevitabilmente si ripresentano nella vita di ciascuno e prendiamo l'impegno di affrontarli sempre con lo stesso spirito di fortezza e di fede.
Se invece non siamo stati in grado, in passato, di adottare questo coraggio, facciamoci animo ed impegniamoci per l'avvenire.
Solo così, infatti, è possibile dare un segno, una testimonianza concreta a chi ci sta intorno, specialmente ai non credenti -ma anche ai cattolici "tiepidi"- della straordinaria speranza che alimenta un cristiano, e del potere della fede.

Recentemente è stata beatificata Chiara Luce Badano: anche lei è passata attraverso la prova del fuoco, insieme a tutta la sua famiglia.
Un tumore osseo l'ha portata in Cielo in poco più di due anni.
Ma quanta "speranza", quanta fede e quanto coraggio si sono respirati in lei, e da lei si sono irradiati alla sua famiglia, ai suoi amici, a chi ancora oggi si avvicina alla sua figura!
La sua "prova del fuoco" e quella dei suoi genitori, sono stati il mezzo concreto per mettere in pratica quello che ci sottolinea il Vangelo: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16)

Chiara Badano, nel suo vivere la malattia come tempo di offerta e di approfondimento del rapporto con Gesù, di crescita spirituale insieme alla sua famiglia, di donazione agli amici, ha fatto risplendere proprio questa luce di cui scrive Matteo: la Luce della Vita che abita in noi.
Ed è stata in grado di far si che anche altri, vedendo questa Luce, rendessero e rendano ancora oggi, gloria al Padre, prendendo la sua capacità di offerta, di vita coerentemente cristiana, come modello, come slancio alla conversione...o almeno ad una iniziale riflessione su ciò che comporta l'essere realmente cristiani.

Ecco cosa scrisse il medico curante della Badano, "agnostico, che tante volte è salito" nella cameretta-mansarda della Badano: "da quando ho conosciuto Chiara, il suo comportamento e quello dei genitori, qualcosa è cambiato dentro di me.
Qui c'è coerenza, qui del cristianesimo mi quadra tutto".

Che Bernardette e Chiara Badano, ci aiutino ad essere coerentemente testimoni del Vangelo, anche nelle nostre "prove del fuoco", così come lo fu la Vergine Santissima, ai piedi della Croce!

martedì 8 febbraio 2011

NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES-Settimo giorno: facciamo della nostra "croce" una Passione




NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES          



O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.


3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio


"Concludiamo sottolineando che la santità di Bernadette, più che dalle parole, traspare dal suo silenzio, un silenzio attivo, ispiratore di quelle opere parlanti che il suo confessore aveva paragonato alle azioni dei profeti.
Ancora, si trattò di opere essenzialmente silenziose, paragonabili più che a delle azioni a una passione, sul modello della passione di Cristo.
Fu vera passione l'infanzia povera, umiliata, malaticcia di Bernadette; una passione alimentata dall'amore e accettata con la convinzione che quando il buon Dio lo vuole, tutto è bene, e che non ci si deve lamentare.
Passione non significa passività: essere appassionato non vuol dire essere inattivo o neutro.
Ma la passione è un dono che si riceve, e in questo senso è il contrario di un'azione.
E' stata lavorata più di quanto non abbia lavorato-diceva il suo confessero- e soggiungeva:
le virtà passive hanno abbondato in lei: vita di penitenza, santificata dall'azione divina...modellata dalle croci.

La passione di Bernadette si tramuta in azione nell'ordine dell'amore.
Si è collocata nel prolungamento del Cristo, la cui morte, inglitta dall'esterno, fu trasfigurata in gesto di redenzione.
Il Cristo ha subìto una vera passione: gli uomini l'hanno umanamente costretto a guggire e a nascondersi, lo hanno catturato, condannato, inchiodato sulla croce, messo a morte; gli uomini gli hanno strappato la vita, come sanno fare con i loro nemici.

In questo crogiuolo umano e divino l'opera di morte si identifica con la gloria, secondo san Giovanni.
E noi, in questa luce, scorgiamo, in trasparenza, quello che abbiamo chiamato il segreto o il mistero di Bernadette.
Ella ne fu cosciente, anche se oscuramente cosciente, come ce lo testimonia la sua identificazione col Cristo sulla croce, la sua convinzione della passione e morte che doveva fare: fare come si fa un atto, con un gesto di liberalità".
(René Laurentin- Bernardetta vi parla)

Quest'oggi Bernadette ci sprona a non lasciarci sopraffare dalle nostre piccole croci quotidiane: si, è vero, la croce è dolorosa, comporta un cammino in salita, che prosegue fin dove nemmeno noi sappiamo bene che finirà.

Quante volte, infatti, ci paia che il nostro calvario continui...continui...e quando ci pare di essere arrivati alla vetta del dolore, della sopportazione, della solitudine, della mortificazione che ci costa, dobbiamo ancora continuare a salire, caricati della nostra croce?


"Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24), ci dice San Paolo, e Bernadette quest'oggi ce lo ripete, così come anche la Vergine Maria dimostrò con la sua stessa vita, fatta di patimenti, di dolori acuti, dello strazio della Croce.

Lei per prima, completò ciò che mancava ai patimenti di Cristo, compartecipando al Suo dolore, durante la Sua esistenza terrena, durante la Sua vita pubblica (pensiamo solo a quante critiche avrà ricevuto, in quanto madre di un Figlio che si proclamava Messia e che abbandonava sua madre, rimasta vedova!), infine sotto la Croce.

Ma Bernadette ci dimostra che la nostra "penitenza", scelta e abbracciata liberamente per amore di Cristo e dei fratelli, può portare veramente molto frutto:
"se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24).
Dunque possiamo accogliere la nostra croce come un dono dal Signore, imparare che la nostra apparente inattività nel sopportare molestie, infermità, mortificazioni, incomprensioni, non è un "non fare", al contrario, genera movimenti interiori e crescita spirituale oltremisura grandi.
Si fa moneta per l'acquisto di anime.
Moneta che non ha limiti territoriali, geografici o spaziali...
Facciamo in modo che questa nostra croce diventi allora una "passione" in tal senso e che ci lavori per modellarci come creta, sotto le sapienti mani di Dio.



Scriveva Paolo VI, in una sua preghiera: 


"Ricomponi in me le tue sembianze, Signore, 
non giudicarmi se io le ho obliate. 
Io sono fragile nelle tue mani potenti, 
la mia infermità è indice del tuo dominio, 
 ma le tue mani sono pietose, 
sono pietose anche quando ci opprimono, 
le tue mani sorreggono e sostengono,
 le tue mani puniscono e vivificano".

Vivere il rapporto con il Signore accettando anche la misteriosa prova della croce, significa dare dimostrazione di vero amore:
"se la sofferenza può acquistare un significato quaggiù, è in relazione al Cristo, cioè all'amore redentore che distrugge il peccato assumendo umanamente il male che ne promana.
La sofferenza è la prova decisiva, la verifica irrununciabile dell'amore autentico.
Da questo si riconoscono i veri amici, quelli che restano fedeli e disinteressati anche nelle avversità.
Un amore che passa oltre il muro del suono della sofferenza.
La Pasqua è questo passaggio".

Che anche noi, per intercessione della Beata Vergine Maria, possiamo dire, come disse Bernadette all'antivigilia della sua morte:
"Io sono macinata come un chicco di grano".