giovedì 3 dicembre 2015

Novena a Maria Immacolata / 5


«TUTTA BELLA SEI, MARIA»
Il Tota Pulchra


Prosegue la riflessione sul mistero di Maria Immacolata attraverso le più antiche preghiere mariane, in cui la sapienza e la fede dei credenti hanno saputo coniugare Bibbia, teologia e fiducia nella Madre di Dio.
Oggetto di questo nuovo approfondimento è il «Tota pulchra», antichissimo canto, nato da un collage di antifone mariane.


Tutta bella sei, Maria
e il peccato originale non è in te.
Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,
tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.
O Maria! O Maria!
Vergine prudentissima,
Madre clementissima,
prega per noi, intercedi per noi
presso il Signore Gesù Cristo.
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Tota pulchra es, Maria.
Et macula originalis non est in Te.
Tu gloria Ierusalem.
Tu laetitia Israel.
Tu honorificentia populi nostri.
Tu advocata peccatorum.
O Maria, O Maria.
Virgo prudentissima.
Mater clementissima.
Ora pro nobis.
Intercede pro nobis.
Ad Dominum Iersus Christum.


UN CANTO A MARIA IMMACOLATA

La preghiera del «Tota pulchra» è antichissima, risalente al IV secolo (e da taluni collocata anche più indietro). La versione attualmente nota appare rimaneggiata rispetto a un'altra presente nel Liber Usualis (un libro liturgico contenente una raccolta di canti gregoriani). Particolarmente legati a questa preghiera-canto furono i francescani, i cui teologi si ersero sempre quali strenui difensori della verginità di Maria, in tempi in cui ancora era fortemente acceso il dibattito teologico sull'argomento. Inoltre, già dal 1263, la festa dell'Immacolata era di precetto nei conventi francescani e fu proprio un francescano, papa Sisto IV, a introdurre la festa e l'Ufficio dell'Immacolata a Roma. Si tratta dello stesso papa che fece poi costruire, in San Pietro, una cappella dedicata a Maria Immacolata.


Sintesi biblica e teologica nella fede dell'orante

Il «Tota pulchra» nasce dall'unione di varie antifone, che si rifacevano ad alcuni passi biblici. La prima di queste antifone, «Tota pulchra es Maria et originalis macula non est in te» rimanda al Cantico dei Cantici, 4,7, la terza «Tu gloria Jerusalem, tu letitia Israel, tu honorificentia populi nostri» al libro di Giuditta, 15,10.
Nell'Antico Testamento si trovano altri riferimenti alla purezza di Maria (da intendersi come verginità fisica e spirituale), che sembrano riecheggiare in questa preghiera; uno fra tutti, quello che si legge nel Libro del profeta Isaia (7, 14): «il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele». Maria è invocata quale «gloria del tuo popolo», espressione che rimanda all'identificazione della Vergine con la «figlia di Sion» che compare in Sofonia e Gioele, e che Luca riprende, seppure non in questi termini, nel suo Vangelo: «agli occhi di Luca Maria appare come la Figlia di Sion, l’incarnazione del resto di Israele che, nella sua povertà e santità, attende la venuta di Dio nel suo Messia. Nella pienezza dei tempi, al momento della sua venuta, Dio andrà ad abitare nel suo seno, come era andato nell’arca dell’alleanza, per cui Ella sarà il tabernacolo vivente di Dio tra i suoi. Maria può esultare e con lei la Chiesa, nuovo popolo, perché la ragione di questo gaudio senza fine è Cristo incarnato, che rimane per sempre il “Dio con noi”, colui che ci salva dalla schiavitù e dall’esilio del peccato e ci introduce nella luce del suo regno. Prendendo sembianze umane nel seno della Vergine, Dio lascia la dimora del Tempio di Gerusalemme e in Cristo abbatte le barriere che dividono Ebrei e Gentili, perché egli viene non per la sua nazione soltanto, ma per radunare insieme i dispersi figli di Dio, per cui tutti gli uomini in Lui hanno accesso al Padre come un solo popolo. Come Figlia di Sion, Maria è parte viva del “suo” popolo di cui Abramo è il capostipite ed è indissolubilmente legata al nuovo popolo, la Chiesa, di cui Cristo è il capo e lei è la primizia santa. In Maria si conclude il cammino dell’Antico Israele ed inizia quello del Nuovo Israele verso il Redentore. Maria è dunque come un anello di congiunzione di tutti i figli della promessa e del riscatto, il punto nodale che tende sempre a riportarci alla gioia del riscatto e della salvezza» [1].
Il rimando alla prudenza della Vergine riporta alla mente l'espressione lucana: «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria è «vergine prudentissima» per questo suo atteggiamento contemplativo, che la rende capace di discernere il volere di Dio su di lei.

Immacolata  e misericordiosa

Immacolata

La bellezza di Maria è la sua stessa immacolatezza, la sua perfetta verginità di corpo e di spirito. La bellezza di Maria è, dunque, in una parola sola, la sua santità unica, totale. Questa "bellezza" non la allontana dai suoi figli: è interessante notare come, nella preghiera del «Tota pulchra», l'invocazione a Maria quale «avvocata» e intermediaria che intercede, segua sempre l'acclamazione a lei rivolta per la sua verginità, per la sua prudenza. In sintesi, per qualcosa che la identifica sotto il profilo della santità e della perfetta corrispondenza a Dio. Più la creatura è immacolata, più sa chinarsi con misericordia sui bisogni degli altri. E Maria è l'Immacolata in senso stretto, concepita senza peccato. «Maria è la “tutta bella” perché è la donna, icona del Mistero: il riferimento al Suo essere donna evidenzia la densa realtà del frammento di cui si parla, la storicità di questa giovane della casa d’Israele, cui è stato dato di diventare la madre del Messia. Maria non è un mito, né un’astrazione, come mostrano i tratti della sua personalità di donna ebrea, che ha saputo vivere nel modo più alto la spiritualità dello “shemà”, dell’ascolto nutrito dalla fede e dalla speranza messianica, sperimentandone in se stessa il compimento e il nuovo inizio. Maria è dunque l’icona pura dell’infinita bellezza di Dio perché in lei, nella concretezza del suo essere donna, il Figlio eterno è venuto ad abitare nella carne come il Tutto in un frammento. La bellezza di Lei non è che l’irradiazione purissima della presenza di Lui, “il bel Pastore” (Gv 10,11), nel suo grembo accogliente. La verginità perpetua e la maternità divina sono in questo senso il punto di partenza di ogni affermazione circa la “Tota Pulchra”, come peraltro di ogni prerogativa e funzione di Maria» [2]. 

Misericordiosa

Come il «bel Pastore» è venuto a dare la vita per le pecore, chinandosi con misericordia su ciascuna di esse, così anche la «tutta bella» è venuta per donarci la sua misericordia. La bellezza di Maria è anche la sua bontà, la sua benevolenza dolcissima verso l'uomo peccatore, verso i figli che la invocano, per essere ricondotti a Cristo. 
«L'Immacolata è il segno della fedeltà di Dio che non si arrende di fronte al peccato dell'uomo. La sua pienezza di grazia ci ricorda anche le immense possibilità di bene, di bellezza, di grandezza e di gioia che sono alla portata dell'uomo quando si lascia guidare dalla Volontà di Dio, rifiutando il peccato. Nella luce di Colei che il Signore ci dona come "avvocata di grazia e modello di santità", impariamo a fuggire sempre il peccato» [3].



NOTE

[1]  Voce «Figlia di Sion», sul portale di mariologia del prof. Antonino Grasso La Theotokos

[2] "Tota pulchra". La "via pulchritudinis" e la luce di Maria assunta in cieloSito dell'agenzia cattolica Zenit

[3] Giovanni Paolo II, Angelus, 8 dicembre 1994

BIBLIOGRAFIA DEGLI ALTRI TESTI CONSULTATI

Sr. Maria Cecilia Pia Mannelli, Il Tota pulchra, Sito dei Francescani dell'Immacolata

Tre volte bellissima, www.laporzione.it


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