martedì 1 dicembre 2015

Novena a Maria Immacolata / 3


«MADRE SEMPRE VERGINE, PIETÀ DI NOI PECCATORI»
L'Alma Redemptoris Mater


Prosegue la riflessione sul mistero di Maria Immacolata, attraverso le più antiche preghiere mariane in cui la sapienza e la fede dei credenti hanno saputo coniugare Bibbia, teologia e fiducia nella Madre di Dio.
Oggetto di questo nuovo approfondimento è l'«Alma Redemptoris Mater», preghiera che rientra, assieme ad altre già analizzate, nel gruppo delle "antifone" a scelta al termine della Compieta.




O Santa Madre del Redentore, 
porta dei cieli, stella del mare, 
soccorri il tuo popolo che anela a risorgere. 
Tu che accogliendo il saluto dell'angelo, 
nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore 
madre sempre vergine, pietà di noi peccatori.
_________________________

Alma Redemptoris Mater, 
quæ pervia cæli porta manes et stella maris, 
succurre cadenti, surgere qui curat, populo: 
tu quæ genuisti, natura mirante, 
tuum sanctum Genitorem.
Virgo prius ac posterius, 
Gabrielis ab ore sumens illud ave, 
peccatorum miserere.




UN CANTO DI ATTESA

La preghiera «Alma Redemptoris Mater» («Santa Madre del Redentore») risale all’XI secolo, e viene attribuita al monaco Ermanno il Contratto (+ 1054), del monastero di Reichenau, sul Lago di Costanza.
L’orazione comparve in un codice del XII secolo, come antifona dell’Ora Sesta nella festa dell’Assunzione. Prima della riforma liturgica era recitabile solo nel periodo di Avvento e di Natale, elemento che sottolineava la particolare connessione delle parole, con cui ci si rivolge a Maria, al mistero dell’Incarnazione di Cristo. Il testo rimarca il tema – anzi, il sentimento – dell’attesa: la Vergine viene invocata quale porta dei cieli, per il «popolo che anela a risorgere». I credenti esprimono così il desiderio della vita eterna coltivato nel tempo della prova e, dunque, di aspettativa.

Sintesi biblica e teologica nella fede dell'orante

Sintesi biblica


«L'Alma Redemptoris Mater» richiama,  fin dal titolo – che viene ripreso dalle prime parole della preghiera -  il mistero dell’Incarnazione in rapporto a Maria. La realizzazione di questa prima tappa nell’evento della salvezza avviene, infatti, «nella pienezza dei tempi» (Eb 9,26) attraverso il «sì» di Maria. Nella traduzione italiana si perde, in realtà, parte di questa allusione. «Alma Mater» è infatti una locuzione latina, che significa «madre che alimenta [i figli]» [1]. L'espressione «Alma Redemptoris Mater» non è, allora, semplicemente «Santa Madre del Redentore», ma indica colei che nutre il Figlio di Dio, Dio stesso fattosi carne. Sempre nella prima parte dell’antifona, è poi presente un concetto che san Paolo così esprime nella sua Lettera ai Romani 8,23: «noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo». 
La seconda parte è invece una mirabile sintesi della vicenda mariana raccontata dai Vangeli. Seppure il riferimento più chiaro sia quello all’annunciazione presentata da Lc 1,26-38, l’espressione con cui si invoca la protezione di Maria «per noi peccatori» può rimandare all’intervento della Vergine alle Nozze di Cana (Gv 2,1-12), alla sua presenza ai piedi della Croce (Gv 19,25-27) - dove assume l’ufficio di Madre di tutti i peccatori – e alla sua partecipazione orante alle riunioni della Chiesa nascente, con gli apostoli e i discepoli 
(At 1-14).

Sintesi teologica


L’invocazione a Maria, aiuto del «popolo che anela a risorgere», sembra anticipare il dogma della sua assunzione in cielo. La Madonna per prima ha vissuto il mistero della redenzione, ed è stata assunta in cielo in corpo e anima, ma dopo aver compiuto – come insegna anche il Concilio Vaticano II – un percorso di fede, al pari di ogni credente. La Vergine ha inoltre vissuto la straziante esperienza della morte del Figlio, di Colui che aveva detto che il terzo giorno sarebbe risorto. Questo la rende ancora più capace di comprendere il desiderio di vita eterna che alberga nel cuore dei suoi figli di adozione.
Sono poi molteplici i titoli con cui Maria viene invocata. Compare anche in questa preghiera (come nelle altre analizzate) il riferimento alla Vergine quale Madre di Dio, tanto nell’espressione «Madre del Redentore», quanto in quello di «porta del cielo». Maria è la porta del cielo perché attraverso di lei Gesù viene nel mondo, ed Egli è colui che si definisce nel Vangelo come «porta». Maria reca, immette nel mondo la porta della salvezza, che è Cristo. Maria, inoltre, con la sua stessa vita e con le sue parole conduce i fedeli a Lui (cfr. Gv 2,5), e, dunque, anche in tal senso è «porta». Degna di nota è poi l’invocazione alla Madonna quale «Madre sempre vergine».

UN AIUTO PER L’UOMO SEMPRE IN BILICO

«Nelle parole di questa antifona liturgica è espressa la verità della “grande svolta”, che è determinata per l'uomo dal mistero dell'incarnazione. È una svolta che appartiene a tutta la sua storia, da quell'inizio che ci è rivelato nei primi capitoli della Genesi fino al termine ultimo, nella prospettiva della fine del mondo di cui Gesù non ci ha rivelato “né il giorno né l'ora” (Mt 25,13). È una svolta incessante e continua tra il cadere e il risollevarsi, tra l'uomo del peccato e l'uomo della grazia e della giustizia. La liturgia, specie nell'Avvento, si colloca al punto nevralgico di questa svolta e ne tocca l'incessante “oggi e ora”, mentre esclama: “Soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur sempre anela a risorgere”! Questa è l'invocazione rivolta a Maria, “alma Madre del Redentore”, è l'invocazione rivolta a Cristo, che per mezzo di Maria è entrato nella storia dell'umanità. L'antifona si innalza a Maria, rievocando il momento in cui si è compiuta questa essenziale svolta storica, che perdura irreversibilmente: la svolta tra il “cadere” e il “risorgere”, la svolta fondamentale, la svolta che si può dire “originale”, accompagna sempre il cammino dell'uomo e, attraverso le diverse vicende storiche, accompagna tutti e ciascuno. 
È la svolta tra il “cadere” e il “risorgere”, tra la morte e la vita. Essa è anche una incessante sfida alle coscienze umane, una sfida a tutta la coscienza storica dell'uomo: la sfida a seguire la via del “non cadere” nei modi sempre antichi e sempre nuovi, e del “risorgere”, se è caduto» [2].

Immacolata e misericordiosa

Immacolata

All’epoca della composizione di questa antifona mariana, il dogma dell’Immacolata Concezione non era ancora stato proclamato. Tuttavia, nel popolo dei credenti era già forte la fede nella Madonna quale «sempre vergine». Il mistero dell’immacolatezza di Maria diventa la chiave di lettura di tutti gli altri titoli con  i quali ella è invocata in questa preghiera: «Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare», ma anche colei che soccorre.
Tutti questi appellativi sono consequenzialmente legati a quello della sua purezza assoluta, dell’assenza di peccato in lei. Maria è Madre di Dio perché Immacolata; è porta del cielo per lo stesso motivo; è stella del mare perché, inabissata completamente nel mistero della volontà divina – senza lo spettro della ribellione umana -  può indicarla con sicurezza anche ai suoi figli; è soccorritrice perché la sua totale immacolatezza la rende capace di chinarsi con benevolenza e altruismo verso quanti ricorrono a lei e, come l’episodio di Cana insegna, finanche prevenendo le loro richieste.

Misericordiosa

Il legame tra immacolatezza e misericordia in Maria viene palesemente espresso nell’invocazione «Madre sempre vergine, pietà di noi peccatori».
«Il mistero dell’Immacolata Concezione è il mistero della grazia cristiana di cui viviamo, ma realizzato perfettamente, in pienezza. È una nuova misericordia del Padre. Non è un “recupero” o una “rabberciatura” al peccato; no, è una ripresa di tutte le cose attraverso e nel sangue di Gesù, attraverso i meriti di Cristo. È una misericordia piena, una misericordia creatrice, che mostra che Gesù è capace di creare di nuovo, di riprendere tutto dall’inizio, in modo radicale.
La misericordia usata dal Padre verso questa figlioletta, fin dalla sua concezione, è una misericordia “cristiana”, simile a quella usata verso di noi dal Padre nel battesimo. Non è quindi qualcosa di lontano. Il linguaggio del Padre, compiendo questo gesto per Maria, non è estraneo al gesto fatto dal Padre per noi nel donarci la grazia di riabilitazione che è il battesimo.  Se non lo vediamo chiaramente, non vediamo neanche l’importanza del mistero dell’Immacolata Concezione nei nostri confronti. Non dimentichiamo che il mistero dell’Immacolata Concezione ci è donato per illuminarci, ci fa capire un po’ quello che è la misericordia del Padre, la misericordia preveniente che riprende tutto. Tutte le fattezze di Maria, tutte le fattezze della sua anima e del suo corpo, sono riflessi diretti dalla misericordia del Padre. Tutto in lei viene preso da questa misericordia… e il Padre ce la dona.
Il Padre ci dona Maria per mezzo di suo Figlio; ce la dona sulla Croce affinché per suo tramite e in essa riceviamo tutta la misericordia che è in lei con questa nota di sovrabbondanza materna, di soavità materna, e affinché comprendiamo bene che tutto ciò è anche nostro. Maria ci è donata perché lei stessa riesca a prenderci radicalmente, perché operi nel nostro essere la stessa purificazione affinché, pian piano, tutte le fattezze della nostra anima e del nostro corpo diventino anche il riflesso della misericordia preveniente del Padre» [3].





NOTE
[1] Voce Alma mater, Enciclopedia Treccani on line.
[2] Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 52.
[3] Marie-Dominique Philippe, Tre misteri di misericordia. Immacolata Concezione, Presentazione, Annunciazione, Città Nuova, 2010, pp. 36;43. 


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