lunedì 31 ottobre 2011

DALLE CASTAGNE ALLA COMUNIONE DEI SANTI!





O Dio onnipotente ed eterno,
 che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un'unica festa
 i meriti e la gloria di tutti i santi, 
concedi al tuo popolo, 
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, 
l'abbondanza della tua misericordia.

(Orazione finale dei primi vespri della solennità di tutti i Santi)







Dal volume "Don Bosco che ride" di Luigi Chiavarino:

"La domenica dopo la festa dei Santi del 1849, si era fatto nell'oratorio l'esercizio della buona morte, ossia la confessione e la comunione da tutti i giovani interni ed esterni.
E alla sera, don Bosco li condusse a visitare il camposanto, con la promessa di regalare loro le castagne quando fossero ritornati.
Mamma Margherita ne aveva comperati tre sacchi; ma poi, pensando che mezzo sacco sarebbe bastato per far divertire quei giovani, si limitò a far cuocere quelle.
Ritornati i giovani, e schieratisi come soldati in attesa, don Bosco si accinse alla distribuzione, riempiendo ad ognuno il berretto.

-Che fai!_ gli gridò allora la madre. -Non ne abbiamo abbastanza!-
-Ma sì!...-soggiunse don Bosco; - ne abbiamo tre sacchi!

-Ma le altre non sono cotte!

-O cotte o non cotte, continuiamo come abbiamo cominciato!
E continuò realmente a dare ad ognuno pieno il berretto.

Intanto il cesto si vuotava; non ve ne erano più che poche manate, e i giovani erano ancora molti.
Alle grida di gioia, successo a poco a poco un silenzio d'ansietà: tutti temevano di restar senza.
Ma don Bosco, che non si sgomentava mai, li incoraggiava dicendo:

-Le migliori stanno in fondo.  Niente paura!"

Come andò a finire la storia delle castagne?
Andò a finire che bastarono per tutti i ragazzi dell'oratorio...ed anche per don Bosco e mamma Margherita.
Da quel giorno, nelle case salesiane, alla sera del primo novembre si distribuiscono le famose "castagne cotte".

Questo episodio straordinario, dal sapore tutto...don boschiano... mi fa pensare...alla comunione dei Santi!
A volte ci riflettiamo molto poco, ma in verità partecipare a questa comunione...è un po' come attingere al sacco di castagne cotte di don Bosco: ad un certo punto ci pare di non aver niente da "prendere", ma ecco che le mani si riempiono e riempiono...e non per questo si esaurisce il contenuto del sacco da cui attingiamo!
I doni dei santi sono un po' come le castagne nel sacco....in quel sacco ci possiamo (e dovremmo!) stare tutti, facendoci dono reciproco gli uni per gli altri!


Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice infatti che "La comunione dei santi è la Chiesa" (CCC 946), e sappiamo che la Chiesa è sia quella trionfante (i santi in Paradiso), che quella purgante (quanti, in Purgatorio, si purificano per raggiungere il pieno possesso di Dio), quanto quella -infine- militante, cioè noi tutti che lavoriamo per farci santi in questo pellegrinaggio terreno.
La comunione dei santi, intesa come "comunione di beni nella Chiesa" (CCC 947) è sia "comunione delle cose sante" che "tra le persone sante" (CCC 948): questo implica che possiamo veramente "scambiarci" dei doni preziosissimi, arricchendoci gli uni dei beni degli altri.
A ben pensarci, è in Cristo Gesù che noi diamo avvio a questa "comunione" straordinaria, come ci dice San Paolo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù" (Fil 2,8)...e Gesù non è stato "geloso" e ha voluto mettere i Suoi beni a nostra disposizione, addirittura offrendoci la "COMUNIONE TOTALE" con Lui, nell'Eucaristia.
Detto così può sembrare un discorso astratto, ma alcuni esempi possono essere maggiormente efficaci nel chiarire il concetto.

Uno ce lo porta Santa Teresa del Bambino Gesù, che alla sua novizia Suor Maria della Trinità, diceva: "Oggi sono molto consolata di avere una voce tanto debole per cantare nel coro e ringrazio Gesù di avermi dato una figlia che ne ha per due...Gli offro la vostra voce come se fosse la mia".
E' un esempio di...comunione molto "spicciolo", ma veramente illuminante!

Quando pensiamo alla comunione dei santi, possiamo realmente spaziare dal campo dei carismi, dei dono più elevati e sublimi -straordinari anche- che vengono messi a disposizione e per il bene della Santa Chiesa, a quelli apparentemente più banali, ma che nell'ottica dell'economica divina hanno un loro peso, una certa importanza, una determinata utilità.

La comunione dei Santi si realizza quando invochiamo i Santi che ci precedono in Paradiso, affinché non solo mettano a disposizione il loro "potere" di intercessione, ma anche -e forse ci pensiamo poco- quando li invochiamo affinché ci donino un po' di qualche loro "speciale" bene che hanno posseduto!
A Gesù, il Santo dei Santi, chiediamo con  una breve e bella giaculatoria: "O Gesù, rendi il nostro cuore simile al Tuo"....il che equivale a dirGli: Gesù, dammi la mitezza del Tuo Cuore, concedimi la Tua Umiltà....
Questa non è ATTUAZIONE PRATICA della COMUNIONE DEI SANTI?

Allora perché non provare a fare la stessa cosa rivolgendoci a Maria Santissima ed anche ai santi che ci sono più cari?
Se ci troviamo in una situazione che, ad esempio, richieda una particolare delicatezza, invochiamo la Madonna affinché ci conceda un po' della sua dolcezza....
se dobbiamo affrontare una situazione in cui ci venge richiesta una buona memoria, rivolgiamoci ai santi che furono caratterizzati da una straordinaria capacità di memorizzazione, ad esempio lo stesso don Bosco!
E così via.....
Non dimentichiamo nemmeno il nostro Angelo Custode, che ci è sempre vicino ed è pronto a rispondere alle nostre invocazioni di aiuto!
Anch'egli fa parte della Chiesa trionfante e vuole mettere a nostra disposizione i suoi doni, in forma di consiglio, di prudenza, di incremento della nostra devozione, del nostro amore a Dio ed anche di conoscenza!

L'esempio di Santa Teresina, sopra riportato, ci fa però pensare anche e più direttamente, alla comunione dei santi nella Chiesa militante: ciascuno di noi possiede un qualche "dono" ricevuto dal Signore.
Proviamo ad...approfittarne in vari modi!
Uno può essere quello di prendere spunto dall'esempio di chi è particolarmente prudente nell'agire, perché la prudenza è una virtù cardinale, magari in qualcuno coltivata più che in altri; un ulteriore modo può essere quello di PREGARE per ottenere un po' di quella specifica "ricchezza" che un altro possiede...ad esempio il coraggio....
un altro ancora può consistere nell'offrire -come faceva la santa carmelitana- il dono di altri al Signore, anche per noi che ne siamo carenti.
Non è una cosa da nulla...anzi, è un riconoscere umilmente la nostra povertà, ringraziando al contempo il Signore di aver donato quel bene ad un nostro fratello.....

Ecco che allora appare chiaro come il miracolo delle castagne di don Bosco si presti ad una riflessione sui santi e sulla comunione fra di essi.
A volte pensiamo poco a quanto abbiamo da "comunicarci" e pensiamo che gli scambi fra di noi si limitino a pregare i i Santi affinché ci aiutino ottenendoci delle grazie temporali o spirituali, e dandoci una mano su questa terra....
A quel punto pensiamo di aver fatto quanto era in nostro potere e che il "sacco" dello scambio si sia vuotato completamente.
Altre volte riteniamo che la "comunione" sia solo dare qualche spicciolo al povero che incontriamo fuori casa....e che, anche lì, il nostro sacco di castagne stia per svuotarsi e sia necessario "interrompere" la distribuzione dei "frutti".
Invece no, quel sacco è ancora pieno, anzi è sempre pieno, ed apparentemente è ricolmo solo delle stesse "quattro castagne", ma quelle castagne sono "speciali"....perché ogni dono, ogni carisma è come dotato di una capacità "autoriproducente", autorigenerante!
Più esso viene messo a disposizione degli altri, meno si esaurisce...più si espande, raggiungendo nuove persone!

Che don Bosco e la Vergine Ausiliatrice di cui egli era tanto devoto, ci aiutino a comprendere sempre di più l'importanza e la bellezza della COMUNIONE DEI SANTI!
Che ci rendano capaci di farci anche noi....un sacco di castagne "ben cotte", pronte ad essere donate agli altri SENZA MISURA! Anche noi abbiamo dei doni da mettere in comunione!

Buona festa a tutti!

venerdì 28 ottobre 2011

E IO FACCIO USO "VIOLENTO" DELLA MIA RELIGIONE? UNA RILETTURA, IN CHIAVE "INTROSPETTIVA" DEL DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL'INCONTRO INTERRELIGIOSO DI ASSISI



Questa mattina ripensavo alle parole pronunciate da Benedetto XVI ad Assisi, parole molto belle, significative, che fanno riflettere su quanto l'essere umano -purtroppo realmente- possa distorcere ogni cosa, anche quella maggiormente positiva, per farsi foriero di "guerra" anziché di bene.
Il Santo Padre ha riletto attentamente la "storia" umana, religiosa e sociopolitica, in una dimensione molto ampia, che chiama in causa tutti gli uomini, tanto quelli "ancorati" ad un determinato credo, quanto quelli che si dichiarano atei.

Quello che però, personalmente mi ha attirata, è la possibilità di scoprire un senso anche "personale", interiore, nel discorso di Benedetto XVI.
L'interrogativo che pone il Papa a ciascuno di noi, idealmente e concretamente, è:
E TU, TU CHE TI DICI CRISTIANO CATTOLICO, CHE USO FAI DELLA TUA FEDE? 
NE FAI UNO "STRUMENTO" DI PACE....O DIVENTI UN CATTOLICO VIOLENTO?
In questa domanda, che personalmente mi scatena dentro una "sana inquietudine" -per citare un'espressione dello stesso Pontefice- devo trovare un significato profondo alla parola "violenza".
Violenza non è solo quella fisica, ma è anche un approccio distorto alla mia fede, che conduce anche me ad approcciarmi in maniera "sbagliata" a quelli che incontro, causando divisioni anziché unione...perché porgo agli altri una fede che non è veramente la fede cattolica!


Andiamo per gradi: il Pontefice è partito da una considerazione storica molto forte, quale la caduta del muro di Berlino, asserendo che "la questione delle cause di tale rovesciamento è complessa e non può trovare una risposta in semplici formule. Ma accanto ai fattori economici e politici, la causa più profonda di tale evento è di carattere spirituale: dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. 

La volontà di essere liberi fu alla fine più forte della paura di fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura spirituale".

Di fatto, questo è un qualcosa che accade non di rado anche a noi, a livello personale ed interiore: ci liberiamo da qualche "finta religione", che altri ci hanno imposto o che noi stessi abbiamo costruito per molto tempo, semplicemente perché ci rendiamo conto che dietro certe prescrizioni o mentalità, non c'è veramente la "religione" cattolica, ma solo modi di pensare umani, visioni distorte di Dio, culto fai da te.
Si potrebbe fare un banalissimo esempio: le catene di Sant'Antonio, che qualcuno -ancora- continua a far circolare anche nelle Chiese!
Sembra strano, ma per alcuni è "difficile" venire fuori anche da certi meccanismi "superstiziosi" che si spacciano per religiosi....
Il cerchio si potrebbe allargare, passando da certe forme di "maniacalismo" religioso, ad altre di "bigottismo" vero e proprio che diventano "fanatismo" e non di certo espressione della fede.
Da questi atteggiamenti sbagliati, che a volte vengono imposti da un certo substrato familiare, sociale, culturale, è sacrosanto difendersi e svincolarsi.
Non hanno niente di veramente "spirituale" e religioso.

Ma a quel punto, il rischio che si corre è di andare a creare altre....manie, altre "gabbie"....
Il Papa infatti prosegue: "che cosa è avvenuto in seguito? 
Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace.
 Anche se la minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è pieno di discordia".
Quando ci liberiamo da imposizioni che non hanno nulla a che vedere con la vera religione, il rischio che corriamo è di ergerci a "giudici" di noi stessi e degli altri.
Ci sentiamo -in un certo senso- come guidati da noi stessi!
Dovremmo avere  come Maestro Gesù, ma finiamo con il farci "promotori" di imposizioni per gli altri, credendo che tutto quello che vada bene per noi...debba andare bene anche per loro...e qui sorgono i motivi di discordia!

Nella vita spirituale, specie quando si è agli inizi, si corre il famoso rischio descritto da San Giovanni della Croce: i principianti vorrebbero che tutti fossero perfetti e vedono negli altri mille difetti.
Dunque eccoli a fare correzioni su correzioni a prescrivere comportamenti e a tentare di imporre agli altri quello che sembra  essere(e chissà se lo è davvero!) un bene per loro.

In questo modo, la persona che sente di riuscire a pregare solo con molte preghiere "vocali" tenterà di imporre a tutti quelli che le stanno intorno;

quella che invece si sentirà a suo agio nel dialogo spontaneo con Dio, penserà che questo sia cibo adatto a tutte le anime;
la persona che è chiamata a seguire una certa via spirituale (magari sull'esempio di un santo particolare), tenterà di fare imboccare quella strada anche agli amici, familiari, conoscenti....
Non mi riferisco di certo a "consigli" dati alla spicciolata...come il suggerimento semplice di una preghiera, o l'invito a dire due parole "semplici" a Gesù, o a leggere la vita di un santo.
Penso invece a situazioni di "martellamento", quelle che si verificano quando, in ogni occasione, il "principiante" dello spirito pensi di poter essere...il direttore delle altre anime, mentre invece ha bisogno lui, di essere diretto da una brava guida!

A livello più....ampio -ma che ben si sposa col contesto di Assisi, incontro interreligioso- potremmo dire ancora un'altra cosa: la persona spirituale con poco "equilibrio" tenterà un approccio troppo impetuoso per ottenere la conversione dei lontani da Dio....e questo non è il metodo utilizzabile per tutti!

Alcuni hanno bisogno di essere realmente "scrollati", ma per altre anime ci vuole pazienza, molta pazienza.... il rischio, altrimenti, è quello di perderle definitivamente, allontanandole da Dio, dal Dio Vero!


Il Papa ci invita a stare attenti: NON TRAVISIAMO LA RELIGIONE!
"In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri.

 I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. 

È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione".

Come possiamo, allora, evitare di farci "ciechi" che guidano altri ciechi?
La risposta, stupenda, ce la offre il Santo Padre.

Il suo è un invito -accorato- alla purificazione del "centro interiore della nostra religione"

Anche ciascuno di noi ha un centro interiore...anche questo centro va purificato, affinché possiamo mostrare agli altri non un Dio "frettoloso" e senza creatività, che impone a tutti le stesse vie di santità, ma un Signore  "paziente e misericordioso, lento all'ira e ricco di Grazia". (Salmo 145)
Infatti, ci dice il Papa , "il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. 
La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11).

Impegniamoci personalmente in questo compito che il Papa ci affida  "affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo".

martedì 25 ottobre 2011

ELOGIO DELLA PAZIENZA....


"La pazienza tutto ottiene" è un frammento di un bellissimo scritto di Santa Teresa d'Avila, e potrebbe essere un ottimo incipit per l' "ELOGIO DELLA PAZIENZA".

Se scandagliamo la Parola di Dio, ci accorgiamo che il concetto di "pazienza" è sempre presente come un dolcissimo e -al contempo nostalgico- sottofondo a tutta la storia del popolo di Dio: dopo la caduta dei nostri progenitori la pazienza diventa, in un certo senso, il pane quotidiano dell'uomo.
Pazienza nell'affrontare le pene della vita, nel mangiare il pane prodotto col sudore del lavoro; nel rimanere chiusi nell'arca di Noè, ancora, pazienza nella lunga schiavitù d'Egitto e poi nell'attesa del ritorno alla Terra promessa, e più oltre pazienza nelle guerre, nelle sconfitte, insomma, sempre pazienza in attesa di qualcosa di "nuovo e migliore".
Pazienza nell'attesa della venuta del Messia, dell'Unto di Dio!

Eppure questa "pazienza" non è unilaterale, ma anzi, appare sproporzionata proprio dal lato divino!
Quanto e quale è infatti il pazientare proprio di Dio, che nonostante le innumerevoli cadute del Suo popolo, le infedeltà, le "prostituzioni", rimane un Dio fedele, che non manca di lasciare uno spiraglio all'uomo: quello della Sua Infinita Misericordia, del Suo Perdono, della speranza di una vita eterna, in cui "non ci sarà più pianto e stridore di denti" perché "le cose di prima sono passate".

Se ci soffermassimo sul libro di Giobbe, l'idea della "pazienza" salterebbe fuori con maggiore risalto: fin dal prologo, intitolato "Satana mette Giobbe alla prova".
Giobbe è il classico "uomo di Dio" che, ad un certo punto della sua vita, passa da una condizione di floridezza negli affetti e nell'economia, ad una situazione di desolazione, abbandono e perdita.
A livello interiore questo cambiamento si traduce nel parallelo "salto" da uno stato di fervore e di fiducia incrollabile in Dio, ad una precarietà spaventosa delle proprie passate certezze, anzi, ad uno stato di dubbio, di fiducia, quasi di....ribellione.

La sfida della pazienza è quindi un po' come un braccio di ferro fra l'uomo e Dio, è tutta inclusa in quella domanda che Giobbe rivolge ad un certo punto ai suoi amici, parlando del Signore: 
"Forse io mi lamento di un uomo?
Perché non dovrei perder la pazienza"? (Gb 21, 4)
Il grido di Giobbe è il grido dell'uomo che ha o sta per perdere la pazienza, la capacità di perseverare e si chiede: se Dio è onnipotente, perché non mi libera? Allora che senso ha l'attesa? A cosa serve pazientare se Dio non mi libererà mai?
L'impazienza produce la....disperazione, impedisce di confidare, di sperare in Dio!

E questa è un rischio che affrontiamo tutti, prima o poi, vuoi per circostanze esclusivamente materiali che si ripercuotono sulla vita spirituale, vuoi per questioni di salute, di relazioni affettive, vuoi per situazioni esclusivamente legate alla vita interiore.


Allora la vita spirituale individuale, necessita di pazienza, per affrontare giorno dopo giorno le sfide che il carattere, la tentazione, la stanchezza, le difficoltà materiali e non, interpongono al raggiungimento della nostra "meta".

Se lasciamo infatti  l' Antico Testamento per passare al nuovo, il concetto di "pazienza" assume una connotazione in un certo senso...nuova....
La pazienza diventa elemento sottinteso ad una preghiera PERSEVERANTE per ottenere quanto nei libri sapienziali viene già accennato:
 "Con la pazienza il giudice si lascia persuadere"  (Pb 25,15) 

Quando Gesù ci invita infatti a pregare sottolinea un avverbio importantissimo: "INSISTENTEMENTE", aggiungendo "senza stancarvi".
E' un elemento, questo, che evidenzia al capitolo 11 del Vangelo di Luca, prima nel Pater, quando ci invita a rivolgerci a Dio chiedendoGli di darci OGNI GIORNO il pane; 
ancora di più poi,  nella parabola dell'amico importuno  ed in quella del giudice iniquo.
Il concetto di "insistenza nella preghiera" è strettamente correlato, dunque, a quello della pazienza: l'etimologia stessa della parola lo mette in luce.



Pazienza, da paziente, che soffre, ma anche "che sopporta, che tollera, che persevera".


La pazienza, quindi, nell'ottica cristiana acquista una dimensione di grande valore, è un po' il frutto di cose che a prima vista potrebbero sembrare un male, ossia la tribolazione, la sofferenza, l'attesa.
Ma se noi crediamo che Cristo è morto e risorto per salvarci, che è andato "a preparaci un posto", allora non deve spaventarci la prova, e tutto ciò che ci serve è rimboccarci le maniche e ....pazientare.
Leggiamo nel libro della Sapienza:

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio.
Agli occhi degli stolti parve che morissero; 
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
Per una breve pena riceveranno grandi benefici
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé.
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto".
(Sp 3, 1; 4-6)


E non dimentichiamo l'incoraggiamento di San Paolo: "La tribolazione produce pazienza, la pazienza  una virtù provata e la virtù  la speranza.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito di Dio che ci è stato dato". (Rm 5 ,3-5)


E la speranza è il desiderio di quello che crediamo sia stato preparato per noi, dei beni eterni che Gesù ci ha promessi.
La pazienza, in quest'ottica, fortifica la nostra fede, perché perseverando riceviamo già in premio da Dio come un "aumento" della nostra stessa fede -di quel dono che lo Spirito Santo ha riversato nei nostri cuori- che diventa più salda, più radicata, incrollabile, potremmo dire.

Dio non ci pone ostacoli sul cammino, ci pone semplicemente, come in una gara al salto in alto, un tassello più elevato oltre il quale andare, per riuscire alla fine a raggiungerLo alle Sue Altezze.
Dio vuole che noi ci eleviamo fino a Lui, anzi, Dio stesso ci ELEVA FINO A LUI!
Il mezzo che utilizza per farlo è proprio...la tribolazione, in cui a noi è chiesto di perseverare nella preghiera e quindi nella fiducia!
Solo rispondendo con le parole di San Paolo e mettendole in pratica e perseverando quindi con lo strumento della preghiera e dei Sacramenti, potremmo arrivare a dire: "E' meglio la pazienza della superbia" (Qo 7, 8).
Non dimentichiamo, infatti, che "con la pazienza il giudice si lascia persuadere" (Pv 25, 15)!
E Gesù, nel capitolo 17 del Vangelo di Luca parla proprio del giudice disonesto che, convinto dall'insistenza della vedova, decide di farle giustizia....
Qui appare tutto il "paradosso" dell'essere umano, in contrasto con la perfetta linearità dell'agire di Dio: mentre l'uomo, pur essendo cattivo, alla fine, per tornaconto personale decide di operare secondo giustizia, Dio che è SEMPRE BUONO sa dare cose buone ai suoi figli!
Qui possiamo però cogliere un ulteriore e fondamentale aspetto della Parola: Dio non farà tribolare a lungo, attendere a lungo i suoi eletti, che giorno e notte Lo implorano e farà loro giustizia.

Dunque: l'attesa, in una certa misura è necessaria ed a volte lo è anche perché ci consente di comprendere, cammin facendo, che non sempre quello che noi chiediamo è giusto per noi.
Solo Dio sa cosa lo è, infatti Gesù ci assicura che Dio ci darà il "giusto", anche quando questo non corrispondesse ai nostri desideri iniziali.
Dio, dunque, premia sempre la nostra pazienza, o accordandoci ciò che chiediamo, o dandoci altro, che è veramente "buono" per noi secondo la Sua Scienza Perfettissima, e facendoci comprendere, con il passare del tempo, il nostro modo sbagliato di pregare o le nostre richieste non adatte ai nostri bisogni.

Si, Santa Teresa ha veramente detto bene: LA PAZIENZA OTTIENE TUTTO!

sabato 22 ottobre 2011

Memoria liturgica del beato Giovanni Paolo II



La memoria liturgica del beato Giovanni Paolo II cade proprio in ottobre...mese mariano perché "mese del Rosario".
Il Pontefice disse che questa era proprio la sua preghiera prediletta, e nel 2002 ci donò una bellissima lettera apostolica che ne parla.
Eccone alcuni stralci.








Dalla 
LETTERA APOSTOLICA 
ROSARIUM VIRGINIS MARIAE di Papa Giovanni Paolo II:




"La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le  appartiene a titolo speciale. 
È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana  somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto  di Cristo nessuno si è dedicato  con altrettanta assiduità di Maria. 
Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già nell'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. 
Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente  sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfr Lc 2, 7). 
Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. 
Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: « Figlio, perché ci hai 
fatto così? » (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di  Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2, 5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della 'partoriente', giacché Maria non  si limiterà a condividere la passione e la morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14). 

 Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola: « Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2, 19; cfr 2, 51). I ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l'hanno accompagnata in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il 'rosario' che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena. 
Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalemme celeste, i motivi del suo grazie e della sua lode permangono immutati. Sono essi ad ispirare la sua materna premura verso la Chiesa pellegrinante, nella quale Ella continua a sviluppare la  trama del suo 'racconto' di evangelizzatrice. 
 Maria ripropone continuamente ai credenti i 'misteri' del suo Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta la loro forza salvifica. Quando recita il  Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria".

venerdì 21 ottobre 2011

E SE LA GONNA SI SGONFIA? Superbia e umiltà per farci fare un po' di ginnastica!


Una delle camerette di Don Bosco
a Torino-Valdocco

Da "Don Bosco che ride" di don Luigi Chiavarino :


"Una signora dell'aristocrazia torinese....un giorno si presentò vestita d'un'ampia veste con crinolina come s'usava allora, e volendo entrare nella stanza di don Bosco, la cui invetriata era aperta solo per metà, si ruppero le laminette di acciaio che tenevano rigonfio l'abito.


La signora, mortificata e indispettita, protestò che non sarebbe mai più venuta all'Oratorio.


Il Santo, dispiacentissimo, le disse:

Eccellenza, ella forse non ricordava che le porte di don Bosco non sono larghe come quelle del suo palazzo".








L'episodio riportato da don Chiavarino nel suo volume, merita un piccolo preambolo: la nobildonna che si vide improvvisamente...sgonfiare, era un'abituale benefattrice dell'Oratorio e tornò ad esserlo nuovamente, una volta passata la "stizza" per l'increscioso incidente-accidente alla sua "vanità" femminile.


Detto questo, si potrebbe dire: che c'entrano le gonne, le lamelle, le porte e le offerte con la superbia e la vanità?
C'entrano molto, perché a volte anche noi siamo come la signora "gonfia" che va da don Bosco...pensando di farla franca nella sua "pomposità" e di riuscire a passare per la porta stretta.

D'altronde, nel Vangelo, troviamo proprio queste parole di Gesù:

"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno" (Lc 13,24).
Abbiamo tutti delle porte, nelle nostre case e saranno di certo porte "normalissime", ad un'anta sola; raramente le nostre stanze godono di ampie porte a doppio battente, di quelle agevoli, comode da aprire per farci passare sotto anche cose ingombranti.
Se dobbiamo attraversare una delle porte ordinarie, anche rientrando in casa con le buste della spesa, difficilmente ci passeremo continuando a tenere i sacchi in mano, ma probabilmente dovremo compiere una specie di...ginnastica!
Eh si: portiamo il braccio con una busta davanti a noi...ed è il primo movimento!

E due: mettiamo l'altra busta dietro....
e tre: ah....finalmente ci siamo passati e possiamo scaricare la spesa da qualche parte!!!!!!!!

A ben pensarci, si direbbe: come, tanta fatica per passare sotto una porta, con qualche ingombro?

Già...porta, ingombro, passaggio.
E noi facciamo ginnastica.... e nemmeno ce ne accorgiamo!
Tutto lì il problema: se l'ingombro è troppo..ingombrante o passiamo noi senza ingombro, o ci facciamo catapultare dentro solo l'ingombro, a furia di spintoni mentre rimaniamo dietro (e come facciamo? lo mettiamo in terra o lo spingiamo coi piedi? Oppure lo scaraventiamo direttamente oltre la porta?) o, infine, cerchiamo un modo per ridurre lo spazio che occupiamo -noi e l'ingombro- insomma, quasi quasi...ci arrovelliamo per INGANNARE la porta!

Proviamo ad applicare questo esercizio "dimagrante" alla nostra vita spirituale: noi dobbiamo passare per la Porta vera, quella che è Gesù (ma che si può anche rileggere in chiave mariana, perché Maria ci porta a Dio!).
I nostri ingombri sono tutte le zavorre che ci carichiamo addosso: egoismi, cattiverie, malumori, mancanza di preghiera e chi più ne ha più ne metta!
A differenza della spesa -che di norma non ci infiliamo nelle tasche, ma nelle buste- le zavorre spirituali le deponiamo direttamente nella "saccoccia" interiore: nell'anima!

Eh si, la nostra anima è come il nostro "bagaglio spesa" e tutto quello che -di buono o di malvagio- acquistiamo nel corso della nostra vita, andiamo a depositarlo in questa "busta", in attesa di presentarci alle "casse"!
Ora, tutto sta nello scegliere che cosa "comperare": cose buone o cose cattive?

Le cose cattive che accumuliamo ci fanno diventare come la gonna della nobile signora che va in visita a Don Bosco: la donna ci va con la migliore delle intenzioni (vuol portare un'offerta al santo), ma si è troppo "gonfiata", e paf! Le lamelle che tengono gonfia la gonna, stringi di qua e stringi di là per passare con tutta la mongolfiera attraverso la porta, si spaccano ed avviene il patatrac! 

La poveretta si ritrova tutta come un palloncino "sfiatato".....e che "figura" per l'orgoglio vanitoso, femminile e "sociale" (l'abito, a maggior ragione a quei tempi, era anche una specie di "status quo" visibile)!
Tante volte noi facciamo proprio come lei: seppure animati dalle migliori intenzioni, gira e rigira, finiamo col gonfiarci di zavorra spirituale inutile!
Non tratteniamo un moto di stizza, non evitiamo un litigio, non ci ritagliamo il giusto spazio per la preghiera...
E se ben ci badiamo, tutto parte...dall'orgoglio non represso!
D'altronde, satana ha peccato di orgoglio e per questo è decaduto dalla sua condizione di angelo...si potrebbe dire che tutti i mali vengono dalla nostra superbia: crederci capaci di fare senza Dio o addirittura contro Dio....


Il Signore però, che è Misericordia, a volte ci consente di "sgonfiarci" prima che arriviamo alle casse finali dell'anima e semina sul nostro percorso delle piccole...porte di "prova" contro cui cedono pure le nostre "lamelle": ecco allora un'umiliazione non cercata, un rovescio negli affari...e la "gonna" si sgonfia!
Magari di primo acchito reagiamo come la nobildonna torinese: ci offendiamo e ci sentiamo piccati nell'orgoglio.... ma poi quell' "esercitazione di sgonfiaggio" diventa l'occasione buona per decidere di cambiare davvero, poco per volta e così accumulare cose buone nell'anima, non bagagli inutili e ingombranti!
Perché tutto quello che è buono non ci fa "lievitare", ma ci rende sempre agili, snelli, capaci di attraversare anche la Porta Stretta!
Il bagaglio che ci rende capaci di accumulare offerte da portare a Dio senza "inzavorrarci" è l'UMILTA'!
"Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,29-30).

Non si arriva a prendere questo giogo su di sè senza fatica: anche in questo caso si fa una certa...ginnastica, ma invece che ridursi all'ultimo minuto, quando si è già in fila davanti alla porta, si comincia con un certo anticipo, sfruttando tutte le occasioni quotidiane per liberarci dei pesi inutili.
Si, magari arriveremo un po' "stanchi" alla fine del percorso e attraverseremo la Porta snelli, ma con qualche piccolo segno di fatica, con un po' di...fiatone per aver terminato la nostra corsa (per dirla con le parole di San Paolo!).
Ma Gesù ci assicura: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro" (Mt 11,28)

Insomma: facciamo ginnastica e stanchiamoci pure, alla fine, l'Allenatore, saprà offrirci un Banchetto capace di rifocillarci per l'ETERNITA'!

giovedì 20 ottobre 2011

FESTEGGIAMO IL BEATO GIOVANNI PAOLO II alla Basilica del Sacro Cuore-Roma




Sabato 22 ottobre -memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II- giungerà a Roma, presso la Basilica del Sacro Cuore di Via Marsala (di fronte alla stazione Termini), la pregevole e veramente espressiva opera dello scultore umbro Fiorenzo Bacci , intitolata "Verso la Casa del Padre". 

La scultura si sta spostando in una sorta di pellegrinaggio attraverso vari luoghi di culto mariani, infatti il titolo di questa "peregrinatio" è "TOTUS TUUS", il motto del Pontificato di Papa Wojtyla.


Segnalo per quanti possano avere l'opportunità di recarsi nella bella Basilica salesiana e pregare il Beato GPII davanti a questa bella scultura.

Concerto di beneficenza- San Benedetto in Piscinula- Roma


Concerto di beneficenza, per solo violoncello, tenuto dalla musicista lettone  Elena Krasantowitch - Roma Chiesa di S. Benedetto in Piscinula  giovedi 27 ottobre, ore  19.30.





lunedì 17 ottobre 2011

Iconoclastia moderna...e noi, come possiamo far risplendere l'IMMAGINE DEL DIO VERO?

La statua della Vergine distrutta dai black block alla manifestazione degli Indignados

"La creatura, separata da Dio, considerata solo in se stessa, non solo non è degna di amore, ma è di ostacolo al vero amore", scrisse don Dolindo Ruotolo.
Guardando le immagini realmente ICONOCLASTE  della distruzione operata da alcuni dei manifestanti nel giorno degli "indignados" c'è veramente da concordare con quanto il sacerdote napoletano affermò.

Se la creatura si separa da Dio, tutto quello che produce è negativo e la allontana progressivamente dal Creatore, la pone in un'ottica razionalista, personalistica, egoistica!
Non parlo di chi -anche razionalmente fuori dagli schemi religiosi- viva in ogni caso come "uomo di buona volontà", ma di quelle persone che si scagliano nettamente contro la religione, contro il cattolicesimo in modo particolare, e quindi negano completamente ogni forma di bene nella propria vita.
Finiscono con il sentirsi padroni del mondo, interpreti delle leggi dell'economia, del vivere civile...e identificano anche nel Credo religioso un motivo di "indignazione".

Indignarsi....indignarsi contro Dio?
E cosa ha fatto Dio di male?
Gesù, proprio nel Vangelo di questa Domenica, ci ha detto: "Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".
Non ha detto: disprezzate le istituzioni, ma IMPEGNATEVI IN PRIMA PERSONA, perché se saprete indirizzare le vostre persone, le vostre scelte (dalle più semplici alle più complesse) nell'ottica di Dio, nel rispetto del nostro Credo, anche la società sarà migliore, pur nel rispetto della libertà di ciascuno.

Ora, questi "belligeranti" finti pacifisti che si fanno chiamare black block, in cosa sono differenti da quel Cesare che esigeva tasse esose?
In cosa sono diversi da quei farisei, sommi sacerdoti, che per motivi politici o religiosi volevano conservare il proprio posto in "bella mostra" nella società, e si spacciavano per buoni, mentre invece non lo erano?
Anche loro se la prendevano con Dio...anche loro erano, in un certo senso...ICONOCLASTI: volevano distruggere la VERA IMMAGINE DI DIO FATTOSI UOMO IN GESU' e per questo Gli tendevano tranelli...per METTERLO A MORTE!

Alla fine...dopo essersi a lungo tormentati alla ricerca di un modo per catturare il Cristo senza perdere "la faccia" davanti al popolo (di cui temevano la rivolta) cosa fanno? 
Si accordano con Giuda, che lasciatosi già da prima corrompere dall'avidità di denaro, SPALANCA LA PORTA DEL PROPRIO ANIMO AL MALE e si lascia guidare dalla cattiveria.
(Lc 22, 1-6)
Giuda, per trenta denari, vende Gesu'.
Si fa anche lui...iconoclasta: vuole distruggere "l'uomo Gesù" per distruggere DIO FIGLIO che è in Lui....Dio Padre che Lo ha mandato sulla Terra....

Oggi l'iconoclastia è un po' come quella dei tempi di Gesù, anche se son cambiati i modi di attuarla: si vogliono distruggere Crocifissi e statue della Vergine per manifestare contro il potere ("E' giusto pagare il tributo a Cesare"?), ma chi protesta, in molti casi, non agisce diversamente da quelli contro cui dice di lottare.
In verità si lotta contro Dio, perché Dio è....scomodo: ci chiede cose difficili, è un Dio esigente, che pretende ONESTA', VITA RETTA, SENZA COMPROMESSI anche a noi.Questo Dio non ci dice di lottare con le armi, ma con la pazienza e la bontà, con la vita cristianamente coerente al Vangelo.

La statua della Vergine frantumata sembra ricordarci proprio questo: da quando Gesù ha messo piede sulla Terra il male si è accanito contro di Lui, che è UOMO, ma anche DIO, che ci dà quindi l'idea "toccabile con mano" di un Onnipotente che si vuole fare vicino a noi.
Chi vuole distruggere Gesù oggi cerca di distruggere i simboli che ci rimandano alla Sua Persona...e chi vuole distruggere Gesù, guarda caso, è animato anche da feroce odio verso Sua Madre...la Sua prima e perfetta discepola, adoratrice, Tabernacolo vivo e vero del Verbo Incarnato.

"Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno": si, perdoniamo queste persone che agiscono accecate dal male, affinché sappiano scacciare dalle loro "dimore interiori" la cattiveria che ha preso posto nei loro cuori; affinché sappiano ripulire la loro casa e riospitare Gesù.

Ma preghiamo anche per noi, perché sappiamo farci veramente capaci di ricordarci che dobbiamo rispettare GESU' in tutte le circostanze quotidiane della nostra esistenza, e così rispetteremo anche Sua Madre.
Se agiremo in questo senso, consoleremo Gesù, sofferente con la Vergine per quest'odio ingiustificato contro di Lui, e sapremo anche farci capaci di amare, in Gesù, VERO UOMO E VERO DIO, quell'Onnipotente che Lui è venuto a manifestarci, facendosi veramente "nuovo Adamo".
Allora, l'immagine di DIO PADRE, che in DIO FIGLIO si "specchia" continuamente, si manifesterà anche in noi, che siamo creati "a immagine e somiglianza" Sua!
Questa sarà la "riparazione" più bella, più vissuta che potremo offrire a tanto scempio!

domenica 16 ottobre 2011

Preghiamo per i sacerdoti! Sito della Piccola Opera Regina Apostolorum


"Il prete è per voi come una madre, come una nutrice per un neonato: ella gli dà da mangiare e il bimbo non deve far altro che aprire la bocca.
La madre dice al suo bimbo: Tieni, piccolo mio, mangia.
Il prete vi dice: Prendete e mangiate, ecco il corpo di Gesù Cristo.
Possa custodirvi e condurvi alla vita eterna.

CHE BELLE PAROLE!



Il prete possiede le chiavi dei tesori del cielo: è lui ad aprirne la porta; egli è l'economo di Dio, l'amministratore dei suoi beni"


(San Giovanni Maria Viannay)




Ogni giorno dovremmo pregare per i sacerdoti, per gli "Alter Christi" che il Signore ha chiamato per donarsi a noi....senza sacerdote, infatti, come potremmo cibarci del Suo Corpo e del Suo Sangue?
Pensiamo alla penosa situazione di quei luoghi in cui il prete manca.... niente Messa, niente Comunione... e tanta, tanta nostalgia di Dio, di Gesù Sacramentato!

Che fortuna abbiamo allora, se viviamo in un paese, in una città, dove il sacerdote è presente....dove possiamo assistere al Santo Sacrificio, essere riconciliati col Padre nel confessionale, ricevere l'Ostia Santa....
Eppure, quanto poco siamo riconoscenti di questo grande dono che il Signore ci fa!
Quante mormorazioni, critiche, pettegolezzi....

E' vero che i sacerdoti sono uomini e possono avere, come ciascuno di noi, pregi e difetti, ma è nostro dovere rispettarli per quell'alta, sublime missione cui il Signore li ha chiamati!
Dovremmo provare a fare un semplice esercizio: convertire le critiche in momento di fervente orazione a loro beneficio.
I sacerdoti, anche i più santi, hanno bisogno di molte preghiere!
Preghiere per vincere le tentazioni, preghiere per affrontare i dolori che inevitabilmente sono legati alla missione sacerdotale, preghiere per avere luce su come guidare le anime ricevute in cura.

Nella Chiesa esistono alcune famiglie religiose che esplicitamente sono sorte e si occupano proprio di questo meraviglioso "compito": offrire tutto (vita, preghiere, opere) per i sacerdoti.

Il logo della PORA
Fra queste c'è anche la PORA -Piccola Opera Regina Apostolorum-  fondata da Suor Ada Taschera, genovese, e riconosciuta come Congregazione religiosa di diritto diocesano, nel 1994.

Il sito della PORA è ricchissimo di contenuti: molto interessante è la storia della nascita della congregazione e altrettanto bello è il periodico , che contiene degli scritti utili per riflettere meglio sulla figura del sacerdote, imparare ad amarla e rispettarla, ma soprattutto per pregare per tutti i nostri preti!

Sul sito è presente anche un form da compilare, per lasciare le vostre richieste di preghiera!

 Buona Domenica!