domenica 30 novembre 2014

NOVENA A MARIA IMMACOLATA: secondo giorno - La Purezza che non avrà mai fine




PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA
Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.   
 
 AMEN


La Liturgia della Parola di quest'oggi - prima Domenica d'Avvento - ci porta con insistenza su due concetti: il Volto di Dio e la necessità di essere puri e vigilanti, per poterLo vedere.
Purezza e vigilanza sono entrambe necessarie:
"Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio" (Mt 5,8) ci dice la Scrittura e, senza vigilanza, intesa come custodia e sorveglianza continua, come prudenza nell'agire, pensare, parlare, non è possibile mantenersi irreprensibili in questa vita. Il Vangelo associa infatti il "vegliare" tanto al non cadere in tentazione (Mt 26,41), quando all'attendere l'arrivo dello Sposo, che può giungere in un momento che noi non conosciamo.
Maria Immacolata è Donna tutta Pura, senza macchia.
Tuttavia è stata sempre Vergine Prudente, Vigilante, Saggia.
Specchiarci in Lei ci mostra ciò che saremo quando in Cielo non avremo più ombra di peccato in noi; guardarci in Lei ci fa anche vedere quale via seguire per cominciare a costruire già qui la nostra purezza.
Scriveva Papa Paolo VI, da Arcivescovo di Milano, l'8 dicembre 1960
quale "è mai la scena dell'umanità in rapporto alla bellezza della Madonna, alla sua purezza, alla sua immacolata perfezione?
Qual è l'esito del confronto? 
E' umiliante, è sconcertante, è qualcosa che davvero affligge e che piuttosto invita a chinarci sopra questi malanni umani e chiederci: ma perché? ma che cosa c'è nel mondo e nella nostra società che tanto travia e profana la vita e il volto umano?
Dico ciò perché a noi capita di vedere come tante anime di adolescenti e perfino di fanciulli, che sarebbero belle, candidate a tante sublimi virtù, a tanta poesia dello spirito, a tanto vigore di azione, siano subito deturpate, subito macchiate, subito insidiate, subito fiaccate da un dilagare di tentazioni, che non riusciamo più a reprimere.
I nostri ragazzi, le nostre ragazze, che cosa leggono? che cosa vedono? che cosa pensano? che cosa desiderano?
E fa tanto male, per chi ama le anime e per chi ama la vita, vedere questo spettacolo di profanazione collettiva, direi, che penetra un po' dappertutto, a vedere spesso, tutti i giorni forse, che questa dilagante degradazione, questa coltivata tendenza al pansessualismo, questa invadente passionalità pervade ogni cosa.
Quante anime profanate! Quante famiglie spezzate! Quante persone hanno una doppia vita! Quanti amori diventano tradimenti! Quale dissipazione di energia umana, proprio in questo groviglio di indisciplina del costume e di vizi ormai tollerati, di questa esibizione della passione e del vizio.
Si parla tanto di libertà e non si ha più la libertà di non essere assaliti da questa pervesione, che in tanti punti ci assale". 
(G.B. Montini, Sulla Madonna - Discorsi e Scritti - p. 153; Edizioni Studium) 

L'Immacolata è un'àncora di salvezza, per sfuggire a questa spirale di impurità che tenta di avvilupparci.
Scrive sempre Papa Montini:
"Ma che faremo noi cristiani? Nascono doveri nuovi, appunto, dai malanni nuovi.
Il primo dovere è quello di accorgersi e di non assuefarci e di non voler essere mitridatizzati da questo graduale e stupefacente veleno, cioè da questo intossicamento progressivo". 
 (nb. "mitridatizzare" è assuefare qualcuno a delle sostanze tossiche. Il verbo utilizzato da Papa Montini è quantomai attuale: lo scopo degli immorali è "assuefare" gli altri all'immoralità, facendola diventare la normalità...)
"Vogliamo restare cristiani e uomini!Vogliamo restare integri e forti anche nel godimento delle belle manifestazioni del mondo moderno, dell'arte e dello spettacolo e non lasciare che queste manifestazioni divengano merceneraie del malcostume e capaci di prostituire la nostra civiltà cristiana ad un costume neo-pagano.
Vogliamo che il nostro popolo sia buono e sia sano, goda e si diverta, ma che le manifestazioni che la vita moderna gli può dare, siano sane ed oneste.
Guardiamo di mantenere in noi almeno un giudizio retto, forte e chiaro su questi fenomeni del nostro tempo; e non dimentichiamo che il dovere di difesa, dal momento che la legge e l'autorità sono deboli, diventa di tutti.
Siamo impegnati tutti, secondo la nostra possibilità, e secondo la misura legale, ad essere sensibili e a non adattarci a questa sopraffazione del malcostume.
Dobbiamo tutti essere capaci, nella nostra conversazione, nei nostri gusti, nei nostri pensieri, almeno di reagire.
Sì, ristabiliamo dapprima l'ordine nell'interno delle nostre anime.
Cerchiamo di purificare interiormente le nostre impressioni.
Conserviamo immacolati e puri i nostri pensieri.
Disertiamo le cose cattive e gli spettacoli che non vanno bene.
Conserviamoci cristiani in mezzo ad un mondo che non lo è più; e se lo vogliamo - ecco che ritorna il grande conforto, ritorna la grande speranza - , riguardiamo alla Madonna.
La devozione a Maria Santissima, diventa, in un certo senso, un grande rimendio
La bianca figura di Maria, della Madonna, viene a confortarci e a dirci che c'è la virtù, che è possibile essere onesti e puri.
La Madonna è lì per dirci: guardate me, guardate il mio privilegio; esclusivo nel dono, non è esclusivo nei risultati.
Esso è anche per vostro esempio; è dato per essere il principio della vostra stessa rigenerazione e principio di una virtù comunicabile a voi.
E' stato dati infatti a voi il battesimo, che vi conferisce qualche csa della mia perfezione.
Potete essere anche voi immacolati, se guardate a me, se imitate me". (Ib. pp.157-158)

Nell'Anno della Vita Consacrata, che ieri si è ufficialmente aperto con una veglia a Santa Maria Maggiore, Maria Immacolata diventa modello di purezza specialmente per i consacrati, ma attraverso lei e loro, per tutti.
Il logo ufficiale dell'Anno della Vita Consacrata

Nel suo video messaggio diffuso ieri durante la veglia, il Santo Padre ha detto:
"la vita consacrata consiste essenzialmente nell'adesione personale a Lui. Cercate, cari consacrati, Cristo costantemente, cercate il suo Volto".
Ecco che torna il messaggio iniziale di questo secondo giorno della nostra novena: Maria Immacolata, Maria Consacrata totalmente a Dio, ha sempre cercato il Volto di Cristo, che è "Incarnazione" del Volto del Padre.
E ce Lo ha mostrato, e ce Lo mostra anche oggi!
Guardando alla Madonna sforziamoci di capire come imitarla per cercare anche noi il Volto Bellissimo di Gesù e riprodurLo in noi, che siamo chiamati a non auto-sfigurarci , ma a renderci visibilmente ciò che Dio ha fatto di noi, creandoci: immagine e somiglianza Sua.

Buona Domenica a tutti!

sabato 29 novembre 2014

NOVENA A MARIA 'IMMACOLATA - Primo giorno: IL LIBRO DI CUI CONOSCIAMO LA FINE! -



PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA
Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.    AMEN


Quest'anno ho pensato di centrare la novena su un tema che ci si rende possibile per la coincidenza dell'inizio contemporaneo anche dell'Avvento, cui ci siamo preparati attraverso una serie di letture tratte dall'Apocalisse, che la Liturgia della Parola ci ha sapientemente fatto ascoltare fino a questa mattina, ultima Liturgia Eucaristica del vecchio anno liturgico - anno pari -.
In questi testi abbiamo ascoltato di ciò che avverrà negli ultimi tempi, e finanche il Vangelo ci ha presentato scene apocalittiche, come quella del Giudizio Finale.
In sostanza, la Chiesa ci ha ammaestrato, mostrandoci il destino ultimo che ci attende.

C'è un elemento che ci colpisce, se ci facciamo caso: Dio è l'Autore di ...molti libri: le nostre vite.
Ed è l'autore della "vita" in senso lato anche del cosmo, dell'intero universo.
Tuttavia Dio è l'unico Scrittore che in un altro Suo Libro, nel Libro per eccellenza, la Bibbia, ci dice anche come vanno a finire, tutti gli altri libri...
Dio ci ha creati e ci ha donato anche il manuale di istruzioni. Per vivere, per vivere bene, per morire bene. Per risorgere.
E' interessante notare la bontà e la "solidarietà" di Dio autore della Vita, con l'uomo, fruitore di vita.
Dio è buono perché attraverso la Parola e attraverso Suo Figlio Incarnato e Maria, Sua Madre, ci mostra "come" vivere, quale debba essere la qualità della nostra esistenza.
Scorrendo le pagine della Scrittura noi possiamo imparare come amare(senza misura) e chi amare (tutti...).
Questo non ci viene detto in termini tecnici e generali: è declinato attraverso persone vere, vive come noi: dai profeti dell'Antico Testamento agli sposi del Cantico dei Cantici; dai peccatori convertiti del Vangelo, fino - e soprattutto - a Gesù, che di quell'agire di Dio snodato nell'Antico Testamento, diviene il compimento.
Dietro di Lui, però, ricordiamolo, c'è sempre Maria: la Madre.
Colei che è anche Sposa dello Spirito Santo e Figlia del Padre, scelta dall'eternità per essere Immacolata, Vergine e Madre.
Se in Gesù Risorto noi scopriamo la "fine" del libro della nostra vita in quanto sappiamo che tutto sarà ricapitolato in Lui (nostra meta!) e che da Lui avremo la vita eterna, in Maria noi vediamo la "fine" del libro delle nostre esistenze perché Maria è "umana", solamente umana come noi, ma è diventata la creatura più "simile" a Dio nella capacità di amore incondizionato, totale, esclusivo e fedele.
L'Immacolata è questo: lo specchio del nostro io futuro.
Maria è ciò che noi saremo, se lasciandoci prendere docilmente per mano da lei, giungeremo al Figlio.
Perché Maria è specchio del Figlio, l'Uomo-Dio, il Risorto, il Vivente.
Se a volte temiamo di alzare lo sguardo fino a Dio, non abbiamo paura di sollevare gli occhi all'Immacolata! Lei è qui per questo, è Madre per essere guardata, imitata, seguita, ascoltata.
Maria è Immacolata perché noi possiamo imparare da lei ad essere "santi ed immacolati nella carità" (Ef 1,4)
Sforziamoci di imitare Maria nel suo candore: ripuliamoci da ogni cosa che ci impedisce questo splendore limpido davanti a Dio.
Affidiamoci a Lei, che da buona Madre ci aiuterà a ristabilire in noi l'ordine, la mondezza, la "chiarezza" e ci darà "occhi limipidi" per vincere "le torbide suggestioni del male"!

lunedì 24 novembre 2014

"GETTA NEL SIGNORE IL TUO AFFANNO"! - riflessioni a margine del Vangelo di oggi -


Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte 
nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 
e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, 
ha gettato tutto quello che aveva per vivere». 
 (Lc 21,1-4)


L’obolo da parte della vedova (sec. VI), Sant’Apollinare nuovo, Ravenna.



Meditando sul Vangelo di oggi si è presentata alla mia mente un'antifona che la Liturgia delle Ore ci propone in relazione al Salmo 55 e che così ci fa pregare: "Getta nel Signore il tuo affanno: egli ti salverà".
Per comprendere bene a cosa ci introduca l'antifona, e perché mi piace ricollegarla alla Parola di oggi, occorre fare riferimento proprio al Salmo 55: in esso l'Autore Sacro esprime tutta la fiducia riposta dall'uomo in Dio nelle prove, nei torti subiti e finanche nei tradimenti da parte di quelli che si ritenevano essere amici.
L'anima che si affida al Signore nelle vicende affannose, angoscianti della vita, sa che solo in Lui troverà la vera salvezza.
Mi piace riportare la versione CEI del 1974, perché è quella che ancora oggi si ritrova nella Liturgia delle Ore:
 
"Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli". 
(Sal 55, 23 ed.CEI 1974) 


La vedova del Vangelo di oggi la possiamo definire come una donna giusta?
"Giusto è l’uomo che è immerso nella Parola di Dio, che vive nella Parola di Dio, che vive la Legge non come giogo, ma come gioia, vive – potremmo dire – la Legge come Vangelo".
Così si esprimeva Benedetto XVI, a conclusione degli esercizi spirituali della curia romana, nel 2011.
Gesù loda questa vedova che getta nel tesoro del tempio tutto quello che possiede, quasi dimentica di ciò che avrebbe potuto o dovuto fare di quel denaro.
Indubbiamente, se arriva a compiere un simile gesto, tanto diverso da quello dei ricchi che "donano" il superfluo, è perché nutre una fiducia illimitata in Dio, nella Sua provvidenza senza misura.
I ricchi stanno trattando Dio come un povero e lo fanno con pesantezza, come chi si sente stretto da un laccio attorno al collo: agiscono come chi fa l'elemosina e non si rendono conto che Colui al quale danno, è tanto più ricco e potente di loro e che non cerca "elemosina", ma "dono" d'amore.
Nel gesto del superfluo consegnato non c'è vera donazione del sé, non c'è fede intesa come affidamento. C'è al massimo il rigorismo del senso del "dovere", come in un aut aut: dare a Dio la tariffa minima richiesta per assolvere un compito verso di Lui e assicurarsi così d'aver fatto quanto si doveva fare.
La vedova, per giunta povera, è invece colei che donando tutto con gioia sta dimostrando veramente di offrire qualcosa: sta gettando nel Signore tutto il proprio affanno, la preoccupazione per la propria vita, la mancanza di cibo, del necessario, la propria miseria. 
Sta donando tutta sé stessa a Dio, consapevole che solo in Lui vi è liberazione da ogni problema, da ogni mancanza materiale, da ogni povertà.
Questa donna lodata da Gesù diventa allora per noi il prototipo del come offrirci al Tesoro che è Dio stesso: consegnarci a Lui nei Sacramenti consegnandoGli tutto il nostro "io". DonarGli i nostri difetti, accompagnati dal pentimento per i peccati, affinché ci aiuti a migliorarci; regalarGli le nostre angosce, affinché le tramuti in sereno abbandono al Suo volere e ci doni la capacità di risolvere i problemi, quando possibile o di accettare le situazioni immutabili nella speranza della gioia eterna; mettere la nostra stessa vita a Sua disposizione, perché è un dono che abbiamo ricevuto per farlo fruttare secondo la vocazione personale, una vocazione che si snoda in grandi scelte di un momento unico ed in piccole scelte del quotidiano.
Donarci a Lui gettando nel Signore il proprio affanno è fidarci ed affidarci alla Sua Parola: Parola di verità, di vita; Parola che è Via, lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino (Sal 119,105); Parola Incarnata che sola può saziare il vero bisogno dell'uomo: la fame di Dio. 

Gettiamo nel Signore il nostro affanno, come la vedova che il Vangelo oggi ci ha presentato: il Signore ci libererà da tutti i cattivi gioghi che ci opprimono e ci farà gustare la bellezza del Suo "giogo d'amore", legame dolce e dal peso leggero (cfr Mt 11,30).

domenica 9 novembre 2014

"FIUMI D'ACQUA VIVA SGORGHERANNO DAL SUO SENO" - riflessioni a margine della Parola di oggi


Cari amici, la riflessione sulla Parola di oggi mi ha portato a meditare sul mistero del Cuore trafitto di Cristo, per cui riporto anche qui il testo postato sul blog dedicato al Sacro Cuore.
"Gesù, ritto in piedi, gridò: 
«Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. 
Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato". 

(Gv 7,37-39)






La Parola di oggi ci rimanda sottilmente al mistero del Cuore trafitto di Cristo: ritroviamo la descrizione del fiume che scorre accanto al Tempio e le cui acque sgorgano dal Santuario, dotate del potere di  risanare chi rimane in esse (Ez 1-2; 8-9:12); il Salmista (Sal 46) ci parla di un fiume che rallegra la Citta' di Dio e Gesù, nel Vangelo, ci dice che il Suo Corpio è Tempio Santo di Dio (Gv 2,13-22).

L'idea del fiume e del Tempio riportano alla mente proprio le parole che Cristo stesso ha proferito nel Vangelo di Giovanni sopra riportato, ricapitolando una serie di passi dell'Antico Testamento, specialmente del profeta Isaia: 

"O voi tutti assetati, venite all'acqua,
voi che non avete denaro, venite,
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte"

(Is 55,1)

E' dal Cuore di Cristo - Tempio Santo di Dio e Tabernacolo dell'Altissimo  - che questo fiume di acqua viva sgorga e scorre... nel momento in cui viene trafitto. Da Esso fuoriescono Sangue ed Acqua, simbolo dei Sacramenti della Chiesa.
Non a caso, in Ezechiele, nella prima lettura, si parla di un fiume che sfociando nel mare, ne risana le acque.
Il mare - dalle forti connotazioni negative - diventava così il simbolo di quell'abisso di peccato in cui l'uomo era caduto, e da cui Gesù Cristo è venuto a salvarlo.
In realtà, si può dire che già la vita stessa di Gesù è uno scorrere incessante di questo fiume di acqua che risana: quanti malati curati! quanti indemoniati liberati! quante perversioni umane risanate! quanti poveri arricchiti della Sua presenza!
Il Cuore di Gesù che cessa di battere sulla Croce, quel Cuore che viene trafitto da una lancia, fino a dare "tutto" anche le ultime Gocce, è proprio la fonte inesauribile di questa acqua viva che purifica e guarisce. Soprattutto, di questa acqua che da' la vita vera, la vita eterna.

Il mistero del fiume, allora, per noi è già oggi motivo di gioia; col salmista possiamo esultare e rallegrarci anche noi: il Cuore di Gesù, da cui sgorga l'acqua viva, è già con noi.
Lo ritroviamo presente nell'Eucaristia, laddove vi è il "Cuore eucaristico" di Gesù; lo ritroviamo negli altri Sacramenti, con i quali sempre torniamo ad essere "lavati" dalle Sue acque che risanano e dissetati nel nostro bisogno di amore vero.

San Paolo, però, nella seconda lettura (1Cor 3,9-11.16-17) ci ha detto che anche noi siamo tempio di Dio.
Ciò vuol dire che vivendo in grazia, Dio abita in noi e farLo dimorare nella nostra anima significa conformarsi ai sentimenti e ai desideri del Cuore di Gesù, come Egli ha vissuto conformandosi in tutto alla volontà del Padre.
Il Suo Cuore ci lascia un comando grande, bello, a volte difficile da vivere, ma possibile in Colui che ci da' forza: amarci come Egli ci ha amato. Lo Spirito Santo ci darà questa forza!
Ecco perché nella prima lettura, Ezechiele parla degli alberi da frutto che crescono sulla riva, lungo il torrente, le cui foglie non appassiranno e che saranno medicina, così come i frutti saranno cibo.
Siamo chiamati ad essere nutrimento per gli altri: a donarci per i fratelli, a soccorrerli non solo materialmente, ma anche spiritualmente.
"Voi stessi date loro da mangiare" (Mc 6,37). E' l'invito forte che oggi risuona per noi.
Nutriti di Lui, potremo nutrire gli altri di noi stessi, se Lui sarà in noi, con noi e per noi.

venerdì 7 novembre 2014

MEDITAZIONE PER IL PRIMO VENERDI' DEL MESE - Cuore di Gesù, abisso di Misericordia!


Cari amici, come da consuetudine, riporto anche qui la meditazione che ho preparato per il primo venerdì, postata sul blog dedicato al Sacro Cuore.




Certezza del perdono divino

Quale dio è come te,
che toglie l'iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare 
tutti i nostri peccati. Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi. 

(Mich 7, 18-20) 




Nel profeta Michea leggiamo di come Dio getterà i nostri peccati "in fondo al mare": è un'espressione che potremmo "tradurre" ricorrendo al concetto di "abissi" lontanissimi, irragiungibili da noi, quelle profondità in cui più nulla si vede, più nulla si ricorda.
E' il paradosso dell'amore di Dio: Colui che porta in Sè la memoria di tutti i tempi della storia, del passato, presente e futuro; Colui che è Eternità in cui niente si perde, decide di far scendere i peccati dell'uomo laddove diventano sedimento, sul fondale marino, a profondità impensabili.
Dio "vuole" dimenticare il peccato dell'uomo che si pente.
L'idea del mare - in questo suo forte valore simbolico - è anche accentuato dall'idea che gli antichi ebrei avevano di esso: mare era sinonimo di pericolo, di morte, di forze tenebrose; era spesso associato alla tempesta ed alla possibilità di perire, come ci dimostra il libro di Giona e come leggiamo anche nei Salmi, in cui ricorre l'idea che Dio sollevi dalle acque (Sal 18,17;20). Viene in mente anche la storia di Mosè ancora in fasce "salvato dalle acque" in cui altrimenti, certamente, sarebbe morto. 
La connotazione del mare era così negativa tanto che nella Bibbia Giovanni descrisse la Gerusalemme nuova come una terra in cui il mare non vi sarà più (Ap 21,1), perché proprio dal mare risalirà la bestia distruttrice negli ultimi tempi (Ap 13,1).
L'episodio della tempesta sedata (Mc 4,35-41), però, ci mostra che Gesù è Colui che ha il potere sulle forze oscure che muovono  le acque a tempesta, e che quello che per l'ebreo era simbolo di oscurità e potente incontrollabili, in mano Sua diventa acqua placida.
Ecco, se il mare può essere fonte di morte, se in esso l'uomo antico vedeva la rappresentazione ideale per eccellenza di tutto ciò che è negativo, oscuro, pericoloso, Dio ci dice: "i vostri peccati li farò morire in un abisso che non sarà più segno di morte, ma della mia misericordia"!

Questo abisso in cui il peccato è sconfitto, altri non è che il Cuore Crocifisso e Risorto di Cristo: il Fuoco della Sua Misericordia brucia il nostro peccato affinché Egli più non lo ricordi.
Il Fuoco della Giustizia divina tutto dispone, nella Sua infinita Provvidenza, affinché il malvagio si converta ed i buoni siano ricompensati;
il Fuoco dell'Amore ama.. 

"A scanso di equivoci, è da notare che la misericordia di Gesù non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale. 
Per Gesù, il bene è bene, il male è male. La misericordia non cambia i connotati del peccato, ma lo brucia in un fuoco di amore. 
Questo effetto purificante e sanante si realizza se c’è nell’uomo una corrispondenza di amore, che implica il riconoscimento della legge di Dio, il pentimento sincero, il proposito di una vita nuova". 

Nel Cuore di Gesù, simbolo e segno concreto dell'Amore di Dio, "fornace ardente di carità" - come Lo definiscono le litanie proprie - possiamo trovare ciò che San Paolo descrive nel suo "Inno alla Carità".
Nel Cuore di Gesù il Fuoco altri non è che quella carità inestinguibile che consuma il peccato, non appena l'uomo si penta, gettandolo nell'Abisso misericordioso del Dio Amore.
Possiamo allora rileggere le parole paoline pensando a come questa carità "bruci" infinitamente ed eternamente nel Sacratissimo Cuore di Nostro Signore, e meditare oggi, primo venerdì del mese, sul modo sublime che Cristo ha di amarci, chiedendoGli di donare anche a noi questa carità che tutto scusa, tutto sopporta, tutto spera!


La carità è magnanima, 
benevola è la carità; 
non è invidiosa, 
non si vanta, 
non si gonfia d'orgoglio, 
non manca di rispetto, 
non cerca il proprio interesse, 
non si adira, 
non tiene conto del male ricevuto, 
non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. 
Tutto scusa, 
tutto crede,
 tutto spera,
 tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine.

(1 Cor 13, 4-8)

lunedì 3 novembre 2014

"QUANDO OFFRI UN PRANZO O UNA CENA"... Riflessioni a margine del Vangelo di oggi


Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, 
non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, 
perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. 
Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

(Lc 14,12-14) 



Maria, donna Eucaristica, è colei che assieme al Figlio, per volere del Padre e per opera dello Spirito Santo ha contribuito ad offrire all'umanità di zoppi, storpi, poveri e ciechi, il più bel banchetto di tutti i tempi.
Lo ha fatto accettando di accogliere in sé la Vita Incarnata;
accudendo quel Bimbo Divino con le sue materne cure, nutrendo di pane e Parola Colui che è Pane e Parola;
lasciando il Figlio libero di seguire la Sua strada, quando a trentatrè anni comincia la vita pubblica;
lo ha reso possibile a Cana di Galilea, anticipando l'Ora di Gesù, quella "Passione" in cui il Banchetto di "cibi succulenti e di vini raffinati" (Is 25,6) ci sarebbe stato offerto per sempre;
lo ha ratificato sotto la Croce, quando il Figlio ce la dona per Madre e lei accetta di "partorirci"
alla Vita nuova in Cristo che muore in croce per l'umanità.
In quel momento Maria allarga le braccia, come il Cristo Crocifisso, e ci dice:
Venite, venite al banchetto preparato dal Figlio che ho donato al mondo, dandoGli la vita umana!

Quale è stata, quale è allora, la ricompensa in Cielo, per una Madre come Maria...
La Piena di Grazia, la Tutta Santa, la Tutta Pura.
Colei che ha donato il Pane della Vita ed il Sangue Salutare a tutta l'umanità e che ancora oggi, continua a donarceLo, non poteva che essere assunta in Cielo in anima e corpo, ed essere resa Regina del Cielo e della terra...per l'eternità.

Ma il pensiero va anche a san Giuseppe, perché anche lui ha acceettato di cooperare al piano della salvezza divina; anch'egli si è fatto offerente di Gesù, come ben si vede nell'epidosio della presentazione al Tempio; allora, volgendo lo sguardo a Maria, non dimentichiamo nemmeno di ringraziare ed affidarci a quell'uomo che il Vangelo dipinge come "uomo giusto" (Mt 1,19) e del quale nessuna parola ci viene riportata, ma che la Chiesa, riconoscendone la grandezza, ha proclamato suo patrono e protettore.

Possa così, la Santa Famiglia, spingerci a nutrirci con sempre maggiore preparazione, consapevolezza e gratitudine, di quel Pane e di quel Vino donati per la nostra salvezza.

Buona giornata a tutti!

sabato 1 novembre 2014

SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI






Da "Cristo Risorto, leva della storia", di don Sabino Palumbieri, sdb:


Il cielo-paradiso non può non interessarmi.
E' il mio essere eterno.
E' il mio io nella forma più perfetta dell'essere. 
Devo rendermente conto in termini di concretezza, riflettendomi e proiettandomi, al di là delle meschine riduzioni di talune sottoculture di ieri e di oggi.
Per evadere dai miei compiti terrestri?
Tutt'altro.
"L'attesa di una terra nuova - attesta il Concilio Vaticano II - non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce che quel corpo della umanità nuova, che già riesce ad offrire una certa prefigurazione, che adombra il mondo nuovo".

Il riferimento, dunque, alla patria pasquale non si deve porre per evadere, ma piuttosto per pervadere.
Di che?
Di cielo, questa terrra.
Proprio come nell'incarnazione, ove il cielo si interra, affinché la terra si incieli.
L'obiettivo supremo della incarnazione è che il cielo si riempia di terra.
Ci saranno cieli nuovi e terra.
La storia del mondo non è una vincenda di nuvole che si formano, si sminuzzano, scompiaiono, si riformano, per poi dissolversi nel nulla.
La storia è un passaggio verso Qualcuno o non ha senso, perché non ha meta.
Alla luce della pasqua, la storia è esodo verso la terra promessa.
E' ritorno a Dio per le strade della libertà.
E' salita al monte delle beatitudini, non più solo proclamate, ma realmente sperimentate.


BUONA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI!