martedì 28 febbraio 2012

NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI!




"Oh, Figlio di Dio 
e mio Signore,
 come potete darci,
 sin dalla prima parola, 
tanto bene?


Dopo esservi umiliato 
a tal punto da unirvi a noi
 nelle nostre richieste
 e farvi fratello 
di creature così povere e miserabili, 
come ci date
 in nome di vostro Padre 
tutto ciò che si può dare, 
volendo che ci abbia 
per figli"?



(Santa Teresa d'Avila, Cammino di Perfezione)




Il Vangelo di oggi  presenta uno spunto interessantissimo sul Pater, la preghiera lasciataci da Gesù.
Leggiamo infatti che Nostro Signore, prima di donarci la possibilità di rivolgerci a Dio come Padre, ci mette in guardia dalla "tentazione" di ricorrere a molte parole per parlare con l'Altissimo, come se Dio -che è Onnisciente- non sapesse già quello che abbiamo nel cuore e nella mente!
Egli ci dice: "Non sprecate parole come i pagani...che credono di venire ascoltati a forza di parole".

Gettando uno sguardo rapidissimo sulla storia dell'umanità, basterebbe fermarsi alla sola epoca greca o a quella romana ed ai culti pagani di quelle civiltà, per rendersi conto del maggiore "inghippo" delle loro religioni.
Leggendo, ad esempio, testi come "La città di Dio" di Sant'Agostino, ci si accorge in effetti con maggior dovizia di particolari di come il rapporto fra l'uomo e la divinità pagana non fosse una relazione di amore-amicizia-donazione, ma una sorta di commistione di timore-richiesta-culto propiziatorio.
La divinità pagana non era vista come "buona in sé", andava sempre "invogliata", propiziata per cercare di ottenerne del bene.... (cosa che non sempre avveniva), ed accanto alle divinità più positive, non mancavano anche quelle negative (basti pensare alla "dea della discordia").

Il pagano non sapeva quello che già l'Antico Testamento ci dice, ma soprattutto quello che Gesù è venuto a rivelarci: DIO E' AMORE.

Ora, se Dio è amore (Deus caritas est, ci dice San Giovanni), noi figli di Dio siamo chiamati a rivolgerci a Lui con il linguaggio dell'amore, quello che usano due amici, due fidanzati, due sposi, un genitore ed un figlio.
Un linguaggio fatto anche solo di vicinanza silenziosa, di poche parole, di ringraziamento per il dono che è l'altro.
Il linguaggio dell'amore umano, però, ci dona anche una prospettiva particolare del rapporto uomo-Dio: come due innamorati, pur comprendendosi al volo, a volte hanno bisogno di sentirsi dire dall'altro "Ho bisogno di questo o quello", perché anche il chiedere esplicito aumenta la fiducia reciproca, allo stesso modo, Dio gradisce che la Sua Creatura si affidi completamente a Lui, aprendoGli il cuore alle proprie necessità.
Il dialogo, l'esposizione dei bisogni...aumenta la fiducia reciproca, alimenta l'affetto....
Sempre, ovviamente, purché ci si esprima con poche parole.

Ecco che allora, il PATER NOSTER racchiude tutto questo "frasario" del linguaggio dell'Amore:
  • è espressione dell'amore sconfinato nel momento in cui chiamiamo Dio PADRE NOSTRO;
  • è riconoscimento della superiorità di Dio nel momento in cui diciamo CHE SEI NEI CIELI, perché nell'amore vero, l'altro si considera sempre come colui che è "più in alto", non in senso per noi umiliante, ma esaltante!;
  • è manifestazione del desiderio di lodare, ringraziare per il dono dell'amore e di affidarci completamente alle cure di Dio -mettendo tutta la nostra vita nelle Sue mani-, nel momento in cui pronunciamo le parole SIA SANTIFICATO IL TUO NOME, VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTA';
  • è una esposizione esplicita dei nostri bisogni particolari, espressione di ulteriore fiducia, di apertura totale, nel momento in cui Gli chiediamo di darci OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO;
  • è un riconoscimento dei "pregio" di Dio di essere Misericordioso, laddove Gli chiediamo di RIMETTERE A NOI I NOSTRI DEBITI;
  • è rinnovo dell'impegno a rispettare le "promesse" dell'Alleanza d'amore, nel momento in cui ci impegniamo a rimettere AI NOSTRI DEBITORI i loro debiti nei nostri riguardi;
  • è espressione dell'estremo e continuo bisogno umano del sostegno divino...senza il quale saremmo "abbandonati" alla tentazione, mentre solo Dio può LIBERARCI DAL MALE!
Il Pater è come una sintesi di tutta la Parola (e specialmente del Vangelo), perché in esso troviamo:

  • l'amore verso Dio: AMERAI IL SIGNORE TUO DIO CON TUTTO IL CUORE, CON LA TUA MENTE, CON TUTTE LE TUE FORZE (Dt 6, 4-9);
  • l'amore verso il prossimo: AMERAI IL PROSSIMO TUO (Mt 19,19);
  • l'amore verso...sé stessi: amerai il prossimo tuo...COME TE STESSO (Mt 19,19).

Amare veramente è volere il bene di chi si ama: mi voglio bene davvero se nella mia vita metto Dio al primo posto...solo così potrò amare veramente anche gli altri!

Mi voglio bene veramente se, pur mettendo Dio al primo posto, riconosco la mia fragilità di uomo e quindi non mi reputo autosufficiente, ma dico al Padre: non mi basta porTi davanti a tutto...solo a parole, per darTi i fatti ho necessità del Tuo sostegno: non abbandonarmi alla tentazione, liberami dal male!




domenica 26 febbraio 2012

"TU INVECE HAI TENUTO DA PARTE IL VINO BUONO FINORA" (GV 2,10): dalla bontà del Signore alle nostre opere buone




Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".
(Gv 2,11)


La soddisfazione del maestro di tavola, alle Nozze di Cana, è grande: l'usanza del tempo era infatti quella di annacquare il vino proprio verso la conclusione del banchetto, quando ormai si era già un po' brilli, incapaci di "apprezzare" la bontà della bevanda raffinata...
Un sistema, se proprio si vuole essere sinceri, da "risparmiatori" un po' avari, pronti a sfruttare ogni occasione  per "dare" di meno e "conservare" di più.

Eppure, proprio nella circostanza del banchetto nuziale, Gesù e Maria dimostrano che non è questo il modo di agire di Dio e che dunque nemmeno quello del discepolo deve essere all'insegna di una "donazione gretta", a tempo determinato e ...conservativa!
I doni sono doni e se il credente li ha ricevuti, deve spenderli, farli fruttare, come insegna anche la parabola dei talenti.

Rileggendo alla luce di questo episodio tutta la Bibbia, ci si può rendere conto di come, fin dagli inizi della Creazione, Dio abbia operato senza risparmiarSi, senza donare tutto il buono solo in principio, per poi lasciare l'uomo nel "vuoto" di una donazione a metà.
Al contrario...la Parola comincia con quella serie di "E Dio vide che era cosa buona", un versetto che risuona ripetutamente nel primo capitolo del libro della Genesi: per ben sette volte possiamo leggerlo, una per ogni giorno della creazione, diventando alla fine -dopo la comparsa di Adamo ed Eva- un "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1,31).
Lo svolgersi successivo della storia, anche in seguito alla caduta, è sempre una continua dimostrazione di questa bontà divina: l'Onnipotente, pur se agendo con Giustizia nei confronti dell'uomo peccatore, accorda ogni volta nuove possibilità di "riscatto", di salvezza, come dimostra, ad esempio, l'alleanza stipulata con Noè.


Da dove deriva questa profusione di bontà?
Innanzitutto dal fatto che Dio stesso sia buono, come più volte sottolineato dalla Parola, in cui -ad esempio- si legge:
"Buono è il Signore verso tutti" (Sal 145)
"Lodate il Signore, perché è buono" (1 Cr 16, 34)
"Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10, 18)


L'etimologia dell'aggettivo "buono" rimanda forse ad un vocabolo sanscrito, con il senso di "omaggio": Dio è buono, ci dice la Bibbia, Dio è colui che dona tutto in...omaggio, gratuitamente, lasciando il ricevente nella totale libertà di accogliere o rifiutare il regalo offerto.


E cosa può donare Dio, all'uomo?
La stessa Parola ce ne dà risposta
, offrendo il "presupposto" di ogni dono del Signore: "Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano"! (Mt 7,11)
Quanto viene da Dio è buono, così è la creazione, così è la vita, così è l'amore...tutto sta nella capacità della creatura di farne ...altrettanto buon uso.
Dice infatti il libro del Siracide: "Tutte le opere del Signore sono buone; egli provvederà a suo tempo. Non c'è da dire: questo è peggiore di quello, a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona". (Sir 39.33)
"Tutto" -infatti- "concorre al bene di coloro che amano Dio". (Rm 8,28)

Il massimo della "bontà", il culmine, l'apice del dono del Signore all'uomo, lo si è avuto nell'offerta del Figlio, Cristo Gesù, il dono dei doni, il dono totale, il dono del "Tutto" e "per sempre".

Di Lui si legge infatti: "Ha fatto bene ogni cosa" (Mc 7,37)!

Il Figlio, perfetto specchio del Padre, è la Bontà divina personificata.

Scegliere di seguire Gesù significa allora incamminarsi su una strada di "bontà", di autodonazione, di offerta per l'altro, un cammino in cui si vuole fare bene ogni cosa, cercando di essere perfetti come il Padre nostro che è nei Cieli.
Mettersi alla sequela di Cristo vuol dire, prima di tutto, rendersi disponibili a "nutrirsi" di cose buone, della bontà stessa che è Dio, realmente presente nell'Eucaristia e nella Parola: "Ascoltatemi e mangerete cose buone" dice infatti il profeta Isaia (Is 55,2) .


E da questo ascolto, da questo alimento ricco di bontà e sapienza, potremo e dovremo attingere la "benzina"necessaria per fare anche noi opere buone, seguendo l'insegnamento di Cristo: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei Cieli" (Mt 5,16)

mercoledì 22 febbraio 2012

IL CAMMINO DI QUARESIMA....."Alzati, prendi il tuo lettuccio e va'"!


Il Vangelo della VII domenica T.O. che precede il mercoledì delle Ceneri, offre uno spunto per una comprensione dei tre elementi centrali del tempo penitenziale di quaresima: preghiera, digiuno, elemosina.

Innanzitutto l'episodio del paralitico ci cala nella dimensione centrale della penitenza che la quaresima ci invita a vivere.
Il povero ammalato, fino a prima della guarigione, ha vissuto un'esistenza di isolamento sociale, di immobilità, di fragilità anche psicologica per una patologia che lo ha reso incapace di svolgere da solo le semplici attività quotidiane.
La penitenza del paralitico è quella di sapersi bisognoso di tutto, ma in una maniera "distorta": la sua è la condizione della dipendenza dagli altri uomini perché non si è "buoni a nulla"...perché non si è capaci di "muovere un passo" in nessuna direzione...
La penitenza del paralitico è anche quella spirituale: quell'uomo è in affannosa ricerca di Qualcuno che sappia vedere in lui un barlume di buono, di speranza, che sappia accogliere il suo desiderio di guarigione non solo fisica, ma anche interiore....Qualcuno che riconosca in lui la dignità di essere umano, a prescindere dalle sue doti "fisiche", esterne.
La penitenza del paralitico è poi quella sociale: si trova nella necessità di incontrare altri disposti a venire in suo soccorso ed anche nel bisogno di accettarne l'aiuto nelle modalità che quelli saranno capaci di mettere a sua disposizione, dimostrandosi grato per quanto riceverà....
Insomma, la penitenza di questo uomo paralizzato è il suo senso di inutilità, l'incertezza, il dubbio sul futuro, sulla possibilità di uscire dalla solitudine, dall' insufficienza, dalla passività, dalla dipendenza dall'aiuto degli altri (magari offerto solo per tornaconto personale).

Ma ecco che interviene l'ELEMOSINA: quella dei quattro uomini che prendono il paralitico, lo caricano sul lettuccio (come si legge nella traduzione del 1974, più rispondente all'edizione greca) e lo portano da Gesù.
Quei quattro -di cui non si conoscono il nome, l'identità sociale, la professione, la provenienza geografica- compaiono nel Vangelo come persone totalmente disinteressate.
Non sappiamo nemmeno in quali rapporti -di parentela o amicizia- fossero con il paralitico!
Teoricamente, nulla vieta di pensare che potessero averlo incontrato anche per caso, o poco tempo prima di condurlo a  Gesù....
Quegli uomini, però, hanno qualcosa da offrire all'ammalato, possono donargli loro stessi, la propria disponibilità, la condivisione della propria fede....possono condurlo a quel QUALCUNO che l'uomo sta cercando forse da sempre!
Possono "contagiarlo" e contagiarsi a vicenda, nella ricerca dell'Unico che ama e che salva!

L'etimologia della parola ELEMOSINA è ricchissima, in questo senso: deriva dal greco eleemosyne, che significa MISERICORDIA, COMPASSIONE, BENEFICENZA, e dalla stessa radice di  eleemon, PIETOSO.
Che splendore, allora, l'elemosina dei quattro a favore del paralitico: condividono con lui la sua pena, "com-patiscono" con lui il dolore fisico e morale; hanno misericordia di lui, vogliono fargli del bene senza riceverne nulla in cambio, hanno pietà -nel senso migliore del termine- del suo male, della sua afflizione "totale"....desiderano che egli guarisca, che "converta" la rotta della sua vita.
E allora partono, prendono il paralitico, lo caricano sulla barella e vanno avanti con fede. 
Con fede sfidano la folla, quelli che sono giunti sul posto prima di loro, forse perché "sgombri" dall' "impiccio-impaccio" dell'ammalato sul lettuccio; che forse sono andati da Gesù per curiosità; che si trovano lì, nella casa del Signore senza sapere quanti tesori di grazia possano ottenerne.

Quei quattro, a differenza di molti altri, vogliono incontrare Gesù perché sono certi di quanto Lui solo possa operare.
Quei quattro danno un "volto" umano e divino alla ricerca del paralitico, a colui che non è in grado di camminare da solo verso l'Assoluto, l'Onnipotente, il Misericordioso.
Quei quattro "prestano" le proprie gambe per fare avanzare l'ammalato, prima che questi sia in grado di continuare da solo il proprio cammino.
Quei quattro prestano -ancora- le loro braccia, per "sollevarlo" in alto e fargli vedere che è possibile incontrare Qualcuno che sia non semplicemente a livello terreno, ma DIVINO.
Quei quattro prestano -infine- le loro mani per praticare un foro nel tetto, per togliere il ciarpame che forse era ancora nell'animo del paralitico...e "calarlo" dentro una realtà nuova: GESU'!

E  tutto questo...non è forse preghiera?
I quattro, insieme al paralitico, non sono quei "due o tre, riuniti nel nome" del Signore (Mt 18,20), a cui verranno accordate le grazie richieste?

Il Vangelo non ci descrive la fase "intermedia" fra il calare il malato dal tetto ed il miracolo operato da Gesù.
Non sappiamo quali parole i quattro uomini -o il paralitico stesso- Gli abbiano rivolto.
Può darsi -semplicemente- che non abbiano detto nulla, che si siano limitati a "deporre" con delicatezza quell'ammalato ai piedi di Gesù, ben sapendo che Lui avrebbe capito, che Lui avrebbe "letto" nei loro cuori la necessità di quell'uomo.
La preghiera non è solo "parola", la preghiera è anche un mettersi -silenziosamente- ai piedi del Signore, come fa Maria di Betania; la preghiera è un presentarci con le nostre miserie davanti a Lui, e farci vedere come siamo: peccatori, deboli, ammalati, ma desiderosi di guarire sotto il Suo sguardo.

In questo brano evangelico, compare anche la dimensione del digiuno, che viene indicata dall'elemento della barella, il "lettuccio" della vecchia traduzione Cei.
Il paralitico guarito, seguendo l'ordine di Gesù, prende la sua barella e va'.
Si potrebbe obiettare: a che serve la barella - o il lettuccio che dir si voglia- ad un malato....sanato, ad un miracolato?
La barella, il lettuccio, sono elementi che indicano una condizione di "malattia": sulla barella vengono deposti gli infermi da portare negli ospedali, sui letti riposano gli ammalati, o semplicemente le persone un po' stanche....il letto è il luogo del riposo, del sonno, che nell'Antico Testamento era simbolo di "morte"...come il peccato è la morte dell'anima!
Il paralitico guarito si sente dire da Gesù: "prendi la tua barella (il tuo lettuccio)...e va'".

La barella (il lettuccio) ricorda al paralitico guarito -e ricorda a tutti noi- che la conversione, la guarigione interiore (ed anche quella fisica) non ci rendono immuni né dal ricordo del passato, né dalle cadute future o dal pericolo degli scivoloni.
Ecco dove sta l'elemento del digiuno.
Digiuno, astinenza: VIGILANZA, perché veniamo da una condizione di peccato e siamo stati guariti dalla Misericordia del Signore, ma quella natura umana che è incline al male, quella radice del peccato originale, ce la portiamo tutti dentro, come un fardello sì pesante, ma non invincibile.

La barella è il digiuno dalla vanagloria di ritenerci "arrivati", sanati al punto da non aver più bisogno di "proteggere" noi stessi da altre cadute che ci paralizzino nuovamente.
La barella, il lettuccio sono il NOSTRO BISOGNO DI UMILTA' per non rischiare di essere guariti che disprezzano il dono della salute interiore, e si ammalino più di prima....
La barella è la necessità di tenerci lontani dalle occasioni di peccato....
Il lettuccio è anche il simbolo di quella ricerca umile di Gesù non negli spazi in cui noi vorremmo trovarlo (le nostre "comodità" ma nella Sua casa...
La pagina evangelica  si apre infatti con una frase precisa: "si seppe che" Gesù "era in casa" (Mc 2,1).
E' in questa casa che i quattro portano il paralitico, è in questa casa che l'ammalato viene guarito.
La nostra guarigione avviene nella CASA DI DIO, NELLA SANTA CHIESA, dove possiamo nutrirci di Lui nella Santa Eucaristia, dopo aver ricevuto il Battesimo e dopo le purificazioni sempre necessarie per ottenere il Suo perdono, attraverso la Santa Confessione.

Noi possiamo essere contemporaneamente paralitico....o uno dei quattro che aiutano l'ammalato ad arrivare da Gesù.
Anzi, noi siamo contemporaneamente -magari in diverse fasi della vita- l'uno e l'altro.
Che il digiuno, l'elemosina, la preghiera, ci aiutino a vivere questo tempo di penitenza nella Santa Chiesa, per avvicinarci di più al Signore che salva.

Buona e santa quaresima a tutti voi.

domenica 19 febbraio 2012

LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI

"Popoli di questo tempo, sappiate che siete sotto la protezione 
della Signora di tutti i Popoli!
Invocatela quale Avvocata e pregatela di allontanare tutte le calamità!
Pregatela di bandire la corruzione da questo mondo.
Dalla corruzione sorgono calamità, dalla corruzione sorgono guerre.

Tramite la mia preghiera chiedete di bandire tutto ciò dal mondo!
Non conoscete la potenza e l'importanza di questa preghiera presso Dio". 

(31-05-1955)



Il titolo di "Signora di tutti i popoli" fu definito dalla stessa Vergine Maria, nel corso delle apparizioni di Amsterdam -approvate dalla Chiesa- che ebbero luogo dal 1945 al 1959.
La veggente Ida Peerdeman vide per la prima volta la Madonna il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, e per 14 anni continuò ad essere favorita di visioni e messaggi della Madre Celeste.
Come si può già evincere dalla preghiera (che è possibile stampare e piegare a mo' di santino) il contenuto di queste apparizioni è tutto fondato sulla necessità di invocare costantemente la protezione di Maria Santissima per salvare il mondo dalla corruzione che ingenera guerre e calamità.
La corruzione è quella del cuore, che si trasforma in corruzione dei costumi, della morale, delle azioni....
Il Vangelo ci ricorda infatti che "dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie" (Mt 15,19).

Il "disordine" nel cuore dell'uomo ingenera lotte, egoismi, cattiverie, superbie....determina un cattivo uso dei mezzi spirituali (di qui anche la corruzione di molti che si dicono cattolici...e finanche di uomini di Chiesa), un altrettanto uso distorto dei mezzi materiali (ed ecco la pornografia, l'abuso di potere...) ed un improprio sfruttamento della natura, che sollecitata in maniera contraria al rispetto delle leggi che la regolano, finisce col "ribellarsi" contro l'uomo...

I castighi, siano quindi essi "naturali" (terremoti, cataclismi, malattie) o "umani" (guerre, crisi economiche...) non sono "opera" di Dio, ma autocondanna dello stesso essere umano, che non sa fare più buon uso di quanto il Creatore gli ha donato!

Apparendo ad Amsterdam, la Vergine ha parlato di un'era di pace, di unità nello Spirito Santo: occorre pregare per ottenere questa epoca di serenità, di vera fede.... affinché il mondo si salvi!



Riporto, dal sito ufficiale delle apparizioni, la descrizione dell'immagine della Vergine Maria quale Signora di tutti i popoli. 

L’IMMAGINE DELLA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI

SIGNIFICATO DELL’IMMAGINE 

LendentuchI messaggi di Amsterdam assumono un carattere di unicità nella storia delle apparizioni della Madonna anche per il fatto che in sei messaggi ella stessa descrive particolareggiatamente la sua immagine. 

Maria si presenta in triplice modo in qualità di CORREDENTRICE:
• Irradiata dalla luce divina, ella sta davanti alla croce del Figlio, al quale è indissolubilmente unita.

• Una fascia le circonda i fianchi: “Ascolta bene ciò che significa. È come il panno attorno ai lombi del Figlio. Io sono la Signora davanti alla croce del Figlio”. (15.04.1951)
• Le sue mani recano delle ferite che emanano raggi. Maria manifesta in questo modo la sofferenza fisica e spirituale patita unitamente al Figlio divino per la redenzione del mondo. 

La Signora rivolge nuovamente lo sguardo alle sue mani e appare così quale MEDIATRICE DI TUTTE LE GRAZIE:“Ora guarda le mie mani e riferisci ciò che vedi”

Nel centro delle mani Ida vede come una ferita, dalla quale scaturiscono tre raggi che s’irradiano sulle pecore. 
La Signora sorride e dice: “Questi sono tre raggi, i raggi di Grazia, Redenzione e Pace”. (31.05.1951) Grazia del Padre, Redenzione del Figlio e Pace dello Spirito Santo. 

“Ho posto i miei piedi fermamente sul globo perché in questo tempo il Padre e il Figlio vuole portarmi in questo mondo come Corredentrice, Mediatrice e Avvocata”. (31.05.1951) “Questo tempo è il nostro tempo”. (2.07.1951)

Con un simbolo biblico, Maria mostra alla veggente la moltitudine di pecore sparse attorno al globo e dice:“Questa rappresentazione del gregge indica i popoli di tutto il mondo, che non troveranno pace fino a quando non sosteranno e con calma alzeranno lo sguardo verso la croce, centro di questo mondo”. (31.05.1951)

giovedì 16 febbraio 2012

"NON VI LASCERO' ORFANI" (Gv 14,18): l'esperienza di un Dio fatto carne...l'esperienza della bontà di un Padre che ama i propri figli!


Gesù e i piccoli- Facciata della Basilica di
Maria Aausiliatrice- Torino




Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 14, sottolinea -facendone un versetto a sé stante, una frase molto intensa di Gesù:

"Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi"
 (Gv 14,18)

A scrivere è San Giovanni Apostolo:
  •  l'amico più caro di Gesù, colui che nell'ultima Cena ebbe il privilegio di ascoltare i battiti del Cuore di Cristo e di comprenderne i sentimenti e i "segreti";
  •  il "fratello" di Gesù, colui al quale Egli affidò sotto la croce, Sua Madre, definendolo "figlio" di lei;
  • il discepolo "che egli amava" (Gv 20,2), l'apostolo più giovane di tutti eppure quello che, in un certo senso, nonostante l'età, percorse e precorse le vie degli altri, scegliendo la strada della donazione totale al Signore nella verginità.
Scrive dunque San Giovanni che è amico, fratello e  sposo...e pone l'accento sulla parola "orfani" che evoca l'idea del rapporto fra un padre ed un figlio.
Il vocabolo orfano indica infatti "chi è privo di uno o di entrambi i genitori, detto specialmente di fanciulli".
Acquista allora un significato particolare l'uso di questa espressione proprio nel Vangelo giovanneo e  proveniente dalla stessa voce di Gesù, che è Dio Figlio.

Usando il termine "orfani", Gesù non vuole "confondere" la Propria identità specifica di Dio Figlio con quella di Dio Padre, né con quella di Dio Spirito -promesso come il Consolatore mandato da Lui agli apostoli- (Gv 14,16-17)
Al contrario, vuole sottolineare l'Unità nella distinzione in Tre Persone della Santa Trinità!
Gesù, infatti, rimane sempre Dio Figlio, ma guardando Lui, seguendo Lui, amando Lui, il discepolo può scoprire il Volto del Padre e ricevere lo Spirito Santo.
"Chi ha visto me, ha visto il Padre" (GV 14,9) "se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin d'ora lo conoscete e lo avete veduto" (Gv 14, 7).

Tutto il capitolo 14 del vangelo giovanneo sottolinea che la relazione con Gesù è relazione con il Padre e quindi anche con lo Spirito Santo.... con la Santa Trinità.
Gesù infatti rivela, manifesta ampiamente, totalmente, definitivamente, la "Paternità" buona, generosa, misericordiosa (ma anche esigente) di Dio  Padre.
Una paternità che ci ha donato il Figlio e che per mezzo Suo ci donerà lo Spirito....

"Non vi lascerò orfani": Gesù è Dio Figlio fattoSi CARNE.
Come tutti gli esseri umani Egli ha agito attraverso la Propria Umanità, parlato con voce reale (di certo una voce splendida, capace di ogni minima sfumatura emozionale!), toccato con mani reali; ha operato esternando un perfetto equilibrio di sentimenti, frutto di un cuore umano e divino insieme.
"Questo" Gesù è stato in mezzo agli uomini e la Vergine Maria, san Giuseppe, i discepoli, la Maddalena, l'amico Lazzaro....ne hanno "vissuto" l'esperienza unica.
Sono stati "avvolti" completamente dall'amore di un Dio che non si è espresso soltanto dalla "lontananza" del Cielo, ma che ha condiviso con loro -in forma umanissima- un "pezzo di vita".
Questo amore:
  • ha saputo prevenire ogni minimo desiderio buono del cuore umano dell'amato; 
  • ha saputo correggere con paterna bontà, incitare e sorreggere con amorevolezza materna; 
  • si è manifestato anche in gesti affettuosi, silenzi, sguardi e sorrisi.
Si tratta di un vero amore di amicizia: l' "agape", "culmine e perfezione" dell'amore di carità, in cui vi è mutuo scambio gratuito di doni!
Gesù, infatti, non solo ha ricevuto affetto (dalla Madre in primo luogo!), ma ne ha anche donato!
Il Signore non è un "amico", un innamorato "geloso": ha condiviso i "segreti" del Padre Suo con i piccoli, parlato della Sua Passione ai Suoi, fatto "ascoltare" il proprio Cuore a Giovanni....apre a noi i misteri di questa "sorgente" da cui scaturisce "acqua viva"!

Questo amore rivela quindi la vicinanza di un Fratello (Dio Figlio), in cui si manifesta l'attenzione unica, speciale, avvolgente di un Padre (Dio Padre), attraverso l'Amore che riempie e muove ogni azione, gesto, pensiero (Dio Spirito).

"Non vi lascerò orfani": chi sperimenta Gesù sperimenta un amore totalmente diverso dagli altri, RICCO DI TUTTO; "perderLo" secondo i canoni umani provoca una "lacerazione", uno strappo nel cuore.
E' la sofferenza della Maddalena, nel sentirsi dire: "Noli me tangere"! (Gv 20,17) , che la versione italiana della Bibbia riporta come un "non mi trattenere", ma alla lettera suona come "non mi toccare"!

Come si può comprendere, alla luce di questo affetto intenso fra Gesù e i Suoi, quel "Mane nobiscum, Domine"- "Resta con noi, Signore" (Lc 24,29), pronunciato dai due discepoli di Emmaus: l'Amore si era fatto riconoscere prima ancora che essi "vedessero" Gesù nelle fattezze "nuove" del Risorto!
Era infatti un amore...inconfondibile, tanto che i discepoli, dopo che Gesù scomparve ai loro occhi, si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture"? (Lc 24, 32)

"Non vi  lascerò orfani": questa frase è l'indice dell' amore sconfinato di Gesù verso i "figli del Padre" che "umanamente" deve lasciare....
Cristo -come uomo- percepisce il dolore del distacco dai Suoi e prevede la loro sofferenza futura...
"Non vi lascerò orfani": è la consolazione del Signore, quasi  un "testamento" in cui Gesù promette ai Suoi una ricchissima "eredità", assicurando loro  tutto il necessario per il futuro....

Infine: la parola orfano, come sottolinea il vocabolario Zanichelli, viene di norma utilizzata con riferimento ai fanciulli.
Per un padre, un figlio è sempre un bambino...ed anche il figlio, nei confronti del padre, quando è veramente amato e si sente amato, si percepisce come tale.
Si vede come sempre bisognoso di cure, dell'affetto specialissimo che lega un papà ad un figlio, a prescindere dall'età anagrafica dei due.

"Non vi lascerò orfani": Gesù esprime allora questa splendida, dolcissima relazione, fra un Padre ed un figlio, ci invita a farci "piccoli" nel senso spirituale del termine, a considerarci sempre bisognosi dell'amore di Dio, ad affidarci a questo amore come fanno i bambini, che non si considerano"grandi" e "autonomi"....

Il "Mane nobiscum Domine" può realizzarsi nella nostra esperienza nella misura in cui sappiamo accogliere il dono di un Dio fattoSi carne, che veramente, come dice in conclusione del Vangelo di Matteo, è con noi "tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,27).
Realmente presente nell'Eucaristia, realmente presente nel dono dello Spirito Santo che ogni battezzato riceve, realmente "amabile" nei fratelli che incontriamo ogni giorno.
Facendoci fanciulli sotto lo sguardo del Padre potremo ricevere da Lui ogni cura, ogni premura paterna e materna assieme...Gesù non ci ha lasciati orfani, è l'Emmanuele, il DIO CON NOI!

lunedì 13 febbraio 2012

"IL MIO CUORE E' A CASA SOLO SE E' ACCANTO AL TUO CUORE" :da un'omelia di don Mario, sdb


Vorrei condividere con gli amici del blog il sunto di una bella e profonda omelia, preparata e "donata" dal pulpito da un sacerdote salesiano, don Mario, che ha acconsentito alla pubblicazione in rete.
Per completezza, riporto anche il Vangelo della II Domenica T.O., cui è riferito questo testo.

Chiedo a voi tutti, quale segno di ringraziamento per questo bel regalo, di offrire per don Mario un ricordo nella preghiera, specialmente nella Santa Messa.





    
Particolare di un antico paliotto d'altare-
Monastero delle carmelitane scalze
Parma

"In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». 
Disse loro: «Venite e vedrete».
 Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro".



INCONTRO 
DI GESU' CON ANDREA E GIOVANNI
(da un'omelia di don Mario, sdb)

"Che cosa cercate? ....."

"Maestro, dove dimori?"

"Venite e vedrete".

Ci troviamo davanti alla richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro.
"....vuoi proprio sapere dove dimoro?".... E' questione di cuore.

IL MIO CUORE E' A CASA SOLO SE E' ACCANTO AL TUO CUORE.

Che cosa cerca l'uomo?
Cerca la casa di Gesù, dove sedersi ai suoi piedi ad ascoltare "Parole" che fanno vivere, come Maria di Betania;
cerca un luogo dove possa vederLo come vive e imparare da Lui come si possa amare veramente,
gioire veramente, dove guarire il nostro cuore malato, dove perdersi per "Qualcuno".

LA FEDE E' RELAZIONE CON GESU'.

D. Bosco diceva: l'educazione è questione di cuore.
ANCHE LA FEDE E' QUESTIONE DI CUORE.

E allora io "Lo" incontrerò solo se mi fermerò, solo se mi prenderò del tempo per l'ascolto del cuore".

venerdì 10 febbraio 2012

TRIDUO ALLA VERGINE DI LOURDES: terzo giorno -la dolcezza di Dio anche nella prova




TRIDUO ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES
TERZO GIORNO: LA DOLCEZZA DI DIO ANCHE NELLA PROVA

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.

3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.






 Bernardette ha udito le prime parole della Vergine, è stata trattata dalla Bella Signora con una deferenza  e dolcezza inusuali nei suoi confronti: quella dolcezza le ha scaldato il cuore.


La Vergine, a questo punto, le dice : "Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell'altro".
E Laurentin commenta: "Queste parole austere sembrano dolci sotto lo sguardo di Colei che le pronuncia".

La porta che conduce al Paradiso è...."stretta", e bisogna "fare sforzo per entrarvi. Costa fatica, costa "sudore spirituale" e spesso molte pene materiali.
Gesù non ci promette la gioia temporale, ma quella eterna.
Abbracciare la fede con questa consapevolezza, significa anche riconoscere che è....segno di premura, di affetto grande dire la VERITA' ai propri figli, fin dal principio!

Dio non ci vuole "ingannare", con una promessa di felicità passeggera su questa terra: Dio è sincero, ci viene incontro mettendoci in guardia dal rischio di credere che la vita spirituale sia un cammino semplice e pieno di consolazione....

Ma possiamo trovare, in questa Sua premura, anche la consolazione rassicurante della Sua presenza, che Gesù stesso -Dio Figlio- ci assicura doppiamente, sia col dono di Sè stesso ("Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" Mt 28, 20) che dello Spirito Santo ("Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre" Gv 14, 16).

Dio è presente in mezzo a noi, nella Parola, nell'Eucaristia, nel dono dello Spirito.
Sono queste le "dolcezze", le premure con cui l'Amore del Padre continua ad abbracciarci, giorno dopo giorno, anche nelle prove della vita.

Che la Vergine di Lourdes ci ottenga la grazia di ascoltare la voce di Dio Padre come sempre piena di dolcezza soprattutto nei momenti più difficili del cammino, sapendo che il Suo Amore non mente e che "grandi cose ha fatto il Signore per noi" e che cose ancora più grandi sono state preparate per coloro che Lo amano e che Egli ama!

giovedì 9 febbraio 2012

TRIDUO ALLA VERGINE DI LOURDES: secondo giorno -Dio "chiede" con dolcezza


TRIDUO  ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES
SECONDO GIORNO: DIO "CHIEDE" CON DOLCEZZA

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.

3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.




18 febbraio 1858, terza apparizione della Vergine di Lourdes.
E' la prima volta che Bernardette sente la sua voce, un voce "fine e dolce".
La Vergine le chiede: "Volete avete la cortesia di venire qui per quindici giorni"?
Laurentin prosegue così il racconto: "La piccola Soubirous, non abituata a tanta deferenza, rimane interdetta.
Aquerò dice voi alla mocciosa cui tutti danno del tu, dice volete avere la cortesia, un'espressione di gentilezza del dialetto di Lourdes.
Bernardette risponde con uno slancio del cuore, senza pensare alle conseguenze".


La storia della fede...è una storia di "scelte libere": Dio, fin dal principio, creando il Cielo e la Terra mise l'uomo in condizione di decidere per il bene o per il male.
Il Signore non forza nessuno...ripete sempre quel "Sto alla porta e busso": se vuoi, apri tu stesso la porta, faMMi entrare, invitami a prendere parte alla tua vita. Io non ti forzo, non ti costringo....

L'atto stesso del "bussare" rivela una grande cortesia, una dolcezza infinita di Dio Padre nei nostri confronti.
Lui che è Onnipotente, Lui che è Onnisciente, Lui che è l'Autore della vita....rimane come un "forestiero", fuori dalla porta.
Non entra con la prepotenza, perché non è uno scassinatore; non bussa con violenza, perché non è un...maleducato; non rimane nemmeno in silenzio, perché ci ama e VUOLE che noi apriamo quella porticina del nostro cuore....

Quante finezze, come di madre, Dio ha per i suoi figli...come quella finezza per la quale la Vergine usa il voi con Bernardette, e le chiede...la "cortesia" di recarsi in quel luogo delle apparizioni, per quindici giorni.

Quando Dio chiede qualcosa, o quando chiede di più, lo fa sempre usando questa grande tenerezza, questa bontà infinita di Padre buono, dal cuore materno.

Che la Vergine ci ottenga la grazia di commuoverci davanti a tanta affettuosità di Padre, affinché anche noi -come la pastorella di Lourdes- rispondiamo "con uno slancio del cuore".