mercoledì 25 febbraio 2015

TEMPO DI CONVERSIONE - riflessioni a margine della Parola di oggi


La liturgia della Parola di oggi ci presenta in maniera preponderante la figura di Giona, che compare nella prima Lettura, tratta dal libro omonimo della Bibba, e poi viene richiamato da Gesù nel Vangelo, con riferimento al "segno" dei tre giorni.
Il tutto intervallato dal Salmo strettamente penitenziale, che spesso peraltro viene anche cantato in questo tempo di Quaresima.

La  chiave di volta è proprio data dal versetto responsoriale
Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.

La prima Lettura ci rimanda infatti alla predicazione di Giona ai niniviti, peccatori incalliti che però accettano l' "ultimatum" dato da Dio
"Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta" (Gio 3,4)
e si pentono, sperando (e ottenendo) la misericordia del Signore.

Giona rigettato dal pesce sull'asciutto

La figura di Giona ci fa tuttavia pensare anche ad altro: al percorso di conversione che è chiamato a vivere sempre anche l' "uomo di Dio".
Sappiamo come comincia la storia di Giona: chiamato dal Signore alla missione di annunciare a Ninive l'invito alla conversione per evitare la distruzione della città (e lo sterminio dei suoi abitanti), il profeta inizialmente fugge, non sopportando l'idea della "giustizia misericordiosa" di Dio, il Quale si dimostra pronto a perdonare anche dei grandi peccatori, in caso di un loro immediato e sincero pentimento.
Solo dopo varie peripezie, attraverso cui comprende di essere anche lui bisognoso della misericordia divina, Giona si incammina verso Ninive. Eppure il libro termina mostrandoci una certa "ottusità" spirituale del protagonista, che si dimostra capace di invocare l'aiuto di Dio per sé stesso, riconoscendo la propria colpa; capace di sentire compassione per una pianta di ricino che secca dopo avergli offerto ombra per un giorno, ma incapace di "compatire" i niniviti e di gioire per il loro ravvedimento e per la loro salvezza.
In verità, quel che accade dopo l'ultimo dialogo tra Dio e Giona non ci è dato saperlo, perché la storia si chiude con le parole divine; può darsi che l'espediente della pianta di ricino e la sapiente pedagogia divina abbiano ottenuto il cambiamento del cuore di Giona.
Quel che è certo che ci troviamo davanti ad un punto interrogativo: come viviamo noi la Misericordia di Dio? Come ci rapportiamo al "tempo per" la conversione che Egli ci offre?

Il libro dell'Ecclesiaste ci ricorda che c'è un tempo per ogni cosa:

"C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace
".
(Qo 3,2-8)


Il segno di Giona, a cui Gesù stesso rimanda nel Vangelo di oggi, ci rammenta che con la venuta di Gesù sulla terra si è definitivamente "compiuto il tempo". Non nel senso che la storia sia terminata (va infatti ancora avanti), ma che è stato "compiuto" nel senso di "portato a perfezione, a compimento", perché in Cristo l'uomo è stato finalmente riconciliato con Dio, secondo il piano di salvezza del Padre.
Si è dunque instaurato il "regno di Dio in mezzo a noi", e il tempo per guadagnarsi il regno eterno, quello vero e definitivo è quello attuale: ci è chiesto "oggi" di impegnarci, in "questo tempo" possiamo  morire a noi stessi per vivere in Cristo (la simbologia dell'entrare nel pesce, simbolo cristologico e battesimale), sradincando il male che è in noi.

Le parole stesse del Verbo Incarnato ci pongono dinanzi al mistero del tempo, in cui non vince chi rimanda a domani, ma agisce oggi, nella consapevolezza della preziosità e unicità di ogni istante: 

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (Mt 1,15)

giovedì 19 febbraio 2015

TEMPO DI QUARESIMA...

 
"Se qualcuno vuole venire 
dietro a me, 
rinneghi se stesso,
 prenda la sua croce 
e mi segua".

(Mt 16,24) 

Via Crucis - Giuseppe Allamprese, Pasquale Nava - Via della Conciliazione, 2011


Rinnegare sè stessi:  
 "Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi
(Sal 100,3)


Solo riconoscendoci "proprietà" di Colui che ci ha creati sarà possibile staccarci da noi stessi e dal nostro desiderio di felicità "immediata" e

prendere la Croce:     
"Se da Dio accettiamo il bene, 
perché non dovremmo accettare il male"?
(Gb 2,10) 

e diventerà più facile non lasciarsi sviare da falsi idoli, da conquiste facili, da soddisfazioni usa e getta, sapendo che solo Uno è Colui che occorre

seguire:  
"amando il Signore, tuo Dio, 
obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, 
poiché è lui la tua vita e la tua longevità, 
per poter così abitare
 nel paese che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, 
Abramo, Isacco e Giacobbe".
(Dt 30,20)

La Parola di Dio non fa che comunicarci lo stesso messaggio, dall'inizio alla fine:

"E non vi sarà più maledizione.
Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello:
i suoi servi lo adoreranno;
vedranno il suo volto
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte,
e non avranno più bisogno
di luce di lampada né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà.
E regneranno nei secoli".
(Ap 22,3-5)


BUON CAMMINO DI QUARESIMA A TUTTI!

lunedì 16 febbraio 2015

L'IPOCRISIA CHE OCCULTA LA VERITA' - riflessioni a margine della Parola di oggi -


"Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa".
(Sal 50)



La Parola di oggi non ci presenta espressamente il termine "ipocrisia", ma lo possiamo leggere tra le righe tanto della Prima Lettura, tratta dalla Genesi (Gen 4,1-15.25), quanto nel Vangelo (Mc 8,11-13).
Ci troviamo di fronte all'uomo che vuole negare l'evidenza dei fatti, pur consapevole nel proprio cuore di ciò che sta facendo.
Da un lato, Caino finge di non comprendere il motivo dell'indignazione di Dio e, prima ancora, del mancato gradimento da parte Sua dell'offerta presentataGli.
Dall'altro, i farisei chiedono un segno a Gesù con il solo intento di "metterlo alla prova".
E' chiaro, dunque, che da un lato hanno consapevolezza che Egli abbia già compiuto molti di questi segni, dall'altro, lo "tentano" pur non essendo affatto disposti a credere...perché chiedere un segno è già in anticpo un rifiuto della fede, che è tale se si fonda su una fiducia a prescindere da altri elementi oltre a quelli già dati da Dio.

Il Salmo ci da' la chiave di lettura di questi atteggiamenti falsi: l'uomo che osserva solo esteriormente la Legge, ma poi non mette in pratica la Parola di Dio e non vive di carità, è come il sepolcro imbiancato sul quale si può passare. E' un uomo "morto dentro" perché non vive di amore, ma si ritiene salvo per la semplice osservanza di precetti.
Dio che è Amore "Vero" agisce come il padre che rimprovera il figlio sbandato per scuoterlo dal suo torpore e dalla sua cattiveria e ricondurlo alla via giusta.
Nel responsorio (cfr Pro 3,11;12 - Eb 12,7) dell'Ufficio delle Letture di oggi leggiamo quest'esortazione a noi rivolta:

"Non rifiutare l'istruzione del Signore, non abbatterti quando ti castiga.
Il Signore corregge chi gli è caro, come un padre il figlio prediletto.
Dio vi tratta come figli; e quale figlio non è corretto dal padre?
Il Signore corregge chi gli è caro, come un padre il figlio prediletto".

Un uomo che trascina così la propria esistenza è un ipocrita che tenta di occultare la verità a Colui che è l'Eterna Verità.
Caino offre a Dio dei sacrifici mentre cova già desideri di male nel suo cuore e finanche quando li attua pretende di occultarli agli occhi del Creatore.
I farisei offrono a Dio una pratica esteriore della Legge, e si arrogano  il diritto di nascondere al Signore Gesù la loro incredulità.

A pochi passi dalla Quaresima, queste Letture possono essere uno spunto di riflessione e di impegno: che l'inizio del tempo penitenziale ci colga 
  • con il cuore pronto alla conversione sincera, che mai si finisce di mettere in atto su questa terra;
  •  con tutto il nostro essere pieno di gesti di vera carità;
  • con l'orecchio pronto ad ascoltare la Parola...
  • e la nostra vita disponibile ad attuarla.  
Sarà questo il sacrificio più gradito a Dio! E sarà questa la condotta per riconoscere quanto Gesù ci dice nell'Antifona al Vangelo:
"Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".
(Gv 14,6)

domenica 15 febbraio 2015

PURIFICAMI O SIGNORE! Riflessioni a margine della Parola di oggi


«Lo voglio, sii purificato!»
(Mc 1,42)


E' interessante notare la "coincidenza" del ciclo di Letture dell'anno B, che ci portano ad affrontare, nella Liturgia odierna, tematiche dal sapore tipicamente quaresimale ad un passo proprio dall' inizio del Tempo di Quaresima.
Soprattutto la Prima Lettura ed il Salmo, assieme poi al Vangelo, ci rimandano all'idea dell'essere purificati da Dio per mezzo di Cristo Gesù, che "toccandoci" con le Sue Carni immacolate che si caricano del nostro peccato, ci libera dalle nostre impurità esteriori ed interiori.

A pochi giorni dal Mercoledì delle Ceneri, queste letture divengono allora un input per riflettere seriamente sul mistero della nostra vita "spirituale": quante volte - e magari senza neanche chiederlo! - siamo stati avvicinati da Gesù e toccati dal Suo abbraccio di salvezza?
Quante volte il Signore ci ha strappati dalla nostra condizione di impurità, di esclusione dalla comunità del redenti, donandoci un tocco della Sua stessa vita che fa rinascere?


Comprendere di essere dei salvati da questa vicinanza di Amore ci proietta sull'atteggiamento che san Paolo descrive nella seconda Lettura: qualsiasi cosa facciamo, facciamola per la gloria di Dio!
Ecco che allora ha senso finanche questa alternanza di cibo/non cibo che la società e la Chiesa ci presentano in questi giorni.
Si passa dal carnevale, con gli annessi piatti tipici che le tradizioni delle varie regioni ci presentano, al digiuno del Mercoledì delle Ceneri e all'astinenza dalla carne e dai cibi raffinati nei venerdì di Quaresima.

San Paolo ci invita a non essere estremisti: il cristiano può dare un SENSO ed una MISURA a tutto, anche alle tradizioni della cucina tipica, così come alle prescrizioni del digiuno cattolico.
Il non essere di "scandalo" ci invita alla moderazione: tanto nel seguire quello che le tradizioni ci offrono, prendendone solo il lato migliore o riscoprendolo, tanto nel digiuno.
Ne è prova che proprio nel digiuno la Chiesa ci invita comunque a fare un pasto completo e a prendere un po' di cibo negli altri momenti dedicati normalmente al desinare.
L'arco troppo teso si spezza sempre. La Chiesa è maestra nel ricordarcelo.

La Parola di Dio di oggi lo sottolinea con fermezza, pur evidenziando la nostra condizione di peccatori sempre bisognosi della Misericordia di Dio, e che, proprio per questo, non possono che permettersi la strada della sobrietà, per non eccedere in nessuna delle due direzioni opposte, né in quella della totale estraniazione dal mondo in cui siamo chiamati a vivere con altri fratelli (e non sempre dalla fede solida!), né in quella della completa immersione nel mondo, tralasciando le esigenze dello spirito, che devono invece essere primarie e contemperate a quelle del corpo che il Signore ci ha donato, creandoci.

A noi la capacità di trovare il giusto equilibrio, ricordando che se il male è sempre male, anche "l'ottimo è nemico del bene", come diceva don Bosco, perché la ricerca della perfezione estrema rischia di diventare fine a sé stessa, e di distogliere dal vero obiettivo: la salvezza nostra e di chi ci sta intorno.
Possa la nostra preghiera essere anche questa: Signore, purificaci dalla tentazione di estremizzare le nostre decisioni, i nostri pensieri, i nostri giudizi!
Donaci quella libertà che ci mette al riparo dall'emarginare - peccando noi stessi per "eccesso" di falsa giustizia - quanti hanno bisogno nel corpo e nello spirito;
e quella che ci salva dal pericolo di eccedere nella finta misericordia, dimenticando che anche la correzione fraterna è un dovere che la stessa tua Parola ci ha consegnato!

mercoledì 11 febbraio 2015

MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI LOURDES - riflessioni a margine del Vangelo di oggi -


O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.

3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.



Nel Vangelo odierno (Mc 7, 14-23) ascoltiamo queste parole di Gesù:


"Siete anche voi così privi di intelletto? 
Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna? 
Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. 
Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. 
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, 
invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 
Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". 

E' interessante rileggere queste pericopi alla luce della memoria mariana che ricorre quest'oggi, quella di Nostra Signora di Lourdes, che a Bernadette si presentò come l' "Immacolata Concezione".

In primo luogo si può affermare che dal Cuore di Dio non possono che uscire cose buone e belle: ecco perché da Lui ci viene data per Madre una creatura tutta pura e santa, immacolata, appunto.
In Gesù - Uomo-Dio dal Cuore di carne - tocchiamo con mano questa verità: Cristo ha vissuto in mezzo agli uomini e intorno a Sé ha percepito cattiveria, invidie, gelosie, avidità.
Questi sentimenti negativi hanno fatto soffrire il Suo Cuore, ma non sono risgorgati da Esso.
Al contrario, dove l'uomo ha seminato male, Cristo ha seminato il bene.
Si può dire di più: in quanto vittima di espiazione, il Cuore di Gesù ha vissuto la tentazione, si è caricato delle brutture del male. Le notti oscure vissute dai santi e descritte dalla mistica cattolica, ci danno un'idea di quanto deve essere accaduto anche al Signore Gesù.
Eppure, ancora una volta, il Maestro ci ha donato l'esempio di quanto non sia ciò che entra nel cuore a contaminare l'uomo....perché Egli ha sconfitto ogni tentazione e finanche la morte.

Maria stessa ci dimostra la medesima possibilità di sconfiggere la cattiveria di ciò che penetra nel cuore, facendone invece fuoriscire solo del bene.
In lei vediamo pienamente applicato il consiglio paolino:
"Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita" (Fil 2,14-16).

Teniamo salda questa Parola che ci invita ad opporre la luce alla tenebra, il bene al male, la giustizia all'ingiustizia, la santità al peccato.
Rimanendo ancorati a Cristo, come anche Maria ha fatto, giungeremo anche noi ad essere immacolati, astri nel mondo in mezzo ad una generazione che produce germi di male.
La Madonna ci assista, con la sua purezza, con la sua dolcezza, con la sua carità materna.

Buona festa a tutti!

sabato 7 febbraio 2015

ANNO DELLA VITA CONSACRATA: La necessità di fare spazio all'amore - un testo di don Divo Barsotti -


Siamo nel mese di febbraio che ci ha visto fare in modo particolare memoria dei consacrati lunedì scorso, festa della Presentazione al Tempio del Signore.
Rispondendo all'appello di Papa Francesco a "valorizzare" la vita consacrata in questo anno giubilare, proporrò dei post specifici su questo tema, seguendo la linea già adottata per altri anni speciali, come quello della Fede.
Quest'oggi condivido con voi un testo estrapolato da un libro di don Divo Barsotti (1914-2006), mistico, sacerdote, fondatore di una comunità monastica e di cui è in corso la causa di beatificazione.
E' uno scritto che parla dei claustrali, dunque di chi vive la consacrazione nella vita contemplativa.
Il Signore ci aiuti a ringraziare per il dono dei fratelli e delle sorelle che, immersi nel silenzio e nella meditazione, vivono la loro vocazione non come isolamento dal mondo, ma come donazione al mondo, nell'apparente paradosso del distacco totale da tutto e tutti.
E' il concetto che santa Teresa di Lisieux espresse nei suoi scritti autobiografici, affermando: "Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore"!

 


LA NECESSITA' DI FARE SPAZIO ALL'AMORE

(don Divo Barsotti, "Il mio cammino con santa Maria Maddalena de' Pazzi",
pp.58-61 , 2008, Nerbini)



"Noi dobbiamo capire che siamo stati chiamati da Dio, prima ancora che per un esercizio pastorale, per vivere la nostra unione con Dio.
La nostra vocazione monastica implica che noi vogliamo soprattutto e principalmente vivere per il Signore, scartando ogni ministero a meno che non sia del tutto necessario.
Ma la nostra è essenzialmente una vita contemplativa, una vita di preghia, una vita di unione con Dio.
La verginità alla quale ci siamo consacrati non ci ha reso sterili, non ci ha allontanato dalla vita, ma ha dato a noi un dono grande, differente da coloro che vivono un impegno nelle opere.
Infatti, essi hanno bisogno dell'azione della grazia che fecondi il loro lavoro.
E l'azione della grazia è meritata ed è ottenuta dalla Vergine Maria per quanto riguarda tutta la Chiesa e anche da ogni santo e santa che viva nella sua verginità la sua consacrazione al Signore.
Non è vero che noi viviamo ai margini della Chiesa.
Noi ne siamo il cuore.
Non è facile per noi vedere il cuore perché rimane nascosto nel petto, non lo si vede, ma è per il cuore che il corpo vive.
Così è per la Chiesa.
Noi viviamo nell'ombra.
Noi viviamo nel silenzio.
Ma vivendo nell'ombra e nel silenzio, non per questo cessiamo di essere un organo fondamentale della sua vita, ne siamo il cuore.
Non è vero solo per santa Teresa di Gesù Bambino.
E' vero per ogni anima contemplativa!
E' vero per ogni anima che si apre ad accogliere Dio nel suo cuore!
Ecco il perché della nostra vita, la ragione della nostra vocaizone.
In un momento così grave per la Chiesa come quello che viviamo, c'è una necessità ancora più grande di anime consacrate a Dio nella verginità perché, consacrandosi a Dio nell'amore, possano ottenere da Dio di essere fecondate da Lui e poter essere nella Chiesa elemento di vita.
Viviamo la nostra verginità consacrata in un amore esclusivo per Dio, un amore totale per Dio, quell'amore che il Signore ci ha comandato dai tempi antichi, dall'Antico Testamento.
E' tutto l'essere umano che deve bruciare nell'amore di Dio, che deve consumarsi nell'amore di Dio.
Doniamoci allo Spirito Santo perché consumi in noi ogni resistenza, ogni imperfezione e tutta la nostra vita non sia più che un'unica fiamma, una fiamma pura senza fumo.
Tutto questo lo saremo se vivremo precisamente quello che abbiamo promesso, la scelta assoluta di Dio in una vita di preghiera, di silenzio, di umiltà, in una vita soprattutto di amore, perché l'umiltà, il silenzio, sono tutte manifestazioni di quell'amore che deve totalmente trasformarci per essere anche noi uniti al Signore in una medesima vita, in una stessa missione.
Abbiamo bisogno di accogliere gli altri nei loro limiti, nelle loro imperfezioni.
Che Egli rimanda sempre vivo per noi!
Che la nostra vita religiosa sia a un rapporto reale, vivo, con Lui presente, che non decada mai in un certo formalismo, se pure nell'esercizio delle virtù.
Quanto abbiamo da chiedere questo a Dio!
E consentiamo che la nostra preghiera è troppo fredda.
Troppo poco noi ci sentiamo impegnati per ottenere da Dio quello che chiediamo.
Per tutta la nostra miseria, per tutta la nostra mediocrità, imploriamo il perdono di Dio e la grazia di rinnovarci nel nostro spirito per essere sempre più generosi e fedeli".

lunedì 2 febbraio 2015

GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA




Signore, a Te ci rivolgiamo! 


Figlio di Dio,
mandato dal Padre agli uomini di tutti i tempi
e di ogni parte della terra!
Fà che nella Chiesa non manchino le vocazioni,
in particolare quelle di speciale dedizione al tuo Regno.


Gesù, unico Salvatore dell'uomo!
Ti preghiamo per i nostri fratelli e sorelle
che hanno risposto “sì” alla tua chiamata alla vita consacrata.
Fà che le loro esistenze si rinnovino di giorno
                               in  giorno, e diventino Vangelo vivente.
 
 
Signore misericordioso e santo,
continua ad inviare nuovi operai
nella messe del tuo Regno!
Aiuta coloro che chiami a seguirti in questo nostro tempo:
fà che, contemplando il tuo volto,
rispondano con gioia alla stupenda missioneche affidi loro per il bene del tuo Popolo
                               e di tutti gli uomini.
 
 
 Tu che sei Dio e vivi e regni
con il Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
 
 
 




"Noi dobbiamo ascoltare Dio.
Dobbiamo aver coscienza che la vita" consacrata "suppone una vocazione divina e continuerà nella misura che questa vocazione persiste.
Se Dio ci dice una parola, non la dice soltanto passando.
La parola di Dio rimane.
E' quella parola che ti crea.
E fintanto che tu non l'avrai realizzata s'impone a te come legge della tua vita.
E siccome non la realizzeremo mai fino in fondo nella nostra vita mortale, per questo dobbiamo mantenerci sempre in ascolto.
Dovete mantenere questo contatto con la Parola che vi chiama.
Dio disse: - Sia fatta la la luce -, e la luce fu.
La creazione dell'uomo non è immediata.
Disse Dio:- Creiamo l'uomo -.
E' un atto continuativo.
La Parola che ci crea, o piuttosto, che è rivolta a noi per realizzare in noi un piano divino, è una Parola che si realizzerà attraverso tutto il nostro cammino terrestre.
Noi dobbiamo mantenerci in ascolto di quella Parola.
Vi ripeto: rinnovatevi davanti al Signore; rinnovate, nel silenzio della vostra anima davanti al Signore, l'ascolto della vocazione che avete un giorno ricevuto.
Troppo spesso ci si stanca di ascoltare, ci si riposa, si dorme.
Quando si dorme non si ascolta; la vita diviene l'adempimento di un regolamento, più o meno quello di sempre.
E così la nostra vita si appiattisce, s'impoverisce, diviene una vita mediocre, vuota.
Bisogna mantenerci in ascolto.
Se noi dobbiamo vivere di fede, rendiamoci conto che la nostra fede personale è nata per noi dall'incontro che Egli ha fatto con noi quando ci ha chiamato per nome.
Ritorniamo ad ascoltare quella parola.
Il rinnovamento della nostra vocazione dipende dal ritorno all'ascolto.
Allora forse non capimmo quel che il Signore voleva da noi; e tuttavia in quella parola che ci disse era già contenuto, in germe, tutto lo sviluppo che avrebbe avuto la nostra vita se si fosse mantenuta in ascolto di quella parola.
Era un seme che, piccolo in sé, portava in sé virtualmente l'albero che dal seme sarebbe scaturito.
In quella vocazione prima vi era già in potenza tutto lo sviluppo, vi era l'esigenza di tutto un processo che avrebbe dovuto portarvi alla santità, che avrebbe comunque dato un volto irripetibile, un senso ultimo, un'unità misteriorsa, ma reale, alla vostra vita.

Riandate al vostro passato.

Ritornate a quel primo incontro con Dio e rinnovate a Dio la vostra risposta.

- Forse non ho risposto. Forse ho dimenticato anche che Tu mi hai chiamato. Forse non ho più voluto ascoltarti. Ora mi rimetto di nuovo in ascolto di Te.
Ora voglio veramente che tutta la mia vita dipenda dalla Tua Parola che mi crea continuamente e mi solleva a Te. 
Perché, se non Ti ascolto, io cado nel nulla -"

(Don Divo Barsotti, 
"Esci dalla tua terra - il cammino della vita religiosa",
 pp. 14-15, Edizioni Parva, 2011)



Nella sua Lettera Apostolica indirizzata a tutti i consacrati, papa Francesco ha individuato alcuni "obiettivi" per l'anno in corso, ed uno di questi (il primo indicato) è: "Guardare il passato con gratitudine".

Scrive il Santo Padre: 
"Ogni nostro Istituto viene da una ricca storia carismatica. 
Alle sue origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla sequela ravvicinata di Cristo, a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita, a leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi, a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa. 
Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. Non si tratta di fare dell’archeologia o di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di ripercorrere il cammino delle generazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti, i valori che le hanno mosse, a iniziare dai Fondatori, dalle Fondatrici e dalle prime comunità. 
E' un modo anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze, frutto delle debolezze umane, a volte forse anche l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma.  
Tutto è istruttivo e insieme diventa appello alla conversione. 
Narrare la propria storia è rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni".

Credo sia interessante ricollegare idealmente i due testi che ho citato: il primo, di don Divo Barsotti, religioso, sacerdote, fondatore di una Comunità Religiosa e mistico di cui è stata recentemente aperta la causa di beatificazione; il secondo, di papa Francesco, religioso, sacerdote, Sommo Pontefice.
In entrambi gli scritti si invita a puntare lo sguardo sul passato, in uno in chiave personale e nell'altro comunitaria.
Per un consacrato sono necessarie entrambe le prospettive: la vocazione è qualcosa di personale, che coinvolge il singolo nel rapporto a tu per tu e questo si colloca in un momento preciso della propria storia, in quell'essere "chiamati per nome" dal Signore.
D'altro canto, la vocazione è anche qualcosa di "comunitario" che rimanda ad un determinato carisma, quello della Famiglia Religiosa di appartenenza (cosa valida tanto per i religiosi, quanto per i laici consacrati). 
La scelta della consacrazione riguarda il soggetto singolo coinvolto e abbracciato in e da una storia d'amore con il Signore, ma è anche inserimento all'interno di un carisma ben determinato (almeno per la maggior parte dei consacrati è così, anche nell'ambito di molte consacrazioni diocesane, vi è sempre un modello di riferimento).
Ma se la vita consacrata diventa "appello" anche per i non consacrati, riandare al passato può essere uno stimolo per ogni cattolico: c'è stato un momento della storia personale in cui le esigenze del Battesimo si sono fatte più pressanti, in cui è scattata una "nuova" e più profonda conversione, in cui si è sentitito rivolgersi una Parola di cambiamento più coerente al Vangelo? C'è stata una fase della vita in cui si è percepito il fascino di un carisma ben preciso, rintracciato nel modello di un santo, di un beato?

La festa di oggi è un richiamo principalmente per i consacrati, invitati a fare memoria della loro scelta di seguire Cristo casto, povero e obbediente; ma è anche un richiamo anche per i non consacrati, invitati a dimostrare che è possibile vivere - anche nella loro condizione di chiamati a vocazioni differenti dalla vita consacrata - quelle promesse battesimali che nella consacrazione vengono rinnovate con radicalità assoluta.

Lo stesso papa Francesco, indicendo questo speciale anno giubilare, ha voluto indirizzarsi a tutti, spingendo tutti i membri del popolo di Dio a ringraziare per il dono della vita consacrata e  valorizzarla in maniera conveniente (cfr. Francesco, Video-messaggio per la veglia di preghiera a S. Maria Maggiore in occasione dell'apertura dell'Anno della Vita Consacrata, 29 novembre 2014).

Possa dunque, questa giornata, diventare giornata della memoria, della gratitudine e dell'impegno per i consacrati e momento di riflessione per i non consacrati, nella consapevolezza che le due vocazioni sono complementari, manifestazione in maniera diversa di quella "sponsalità" con Cristo Sposo di tutta la Chiesa, di tutte le anime.

Buona festa a tutti i consacrati!