domenica 31 luglio 2011

SACRO CUORE DI GESU'-PREZIOSISSIMO SANGUE






Quest'anno, per una coincidenza significativa, la festa del Sacro Cuore Cuore di Gesù si è "sovrapposta" all'inizio del mese del Preziosissimo Sangue.
E' cosa abbastanza rara, visto che l'una cade normalmente in giugno, mentre i trenta giorni dedicati al Sangue di Nostro Signore sono quelli di luglio.
E' però utile meditare su questa "casualità", che ci fa riflettere meglio sul collegamento tra il Cuore ed il Sangue di Nostro Signore e tra la nostra vita e la Vita Divina e per farlo, basta anche semplicemente partire da alcune considerazioni sulla circolazione sanguigna "umana"!

Il cuore è un muscolo cavo che pompa continuamente il sangue, ricevendo quello carico di "scorie"(anidride carbonica) e depurandolo rimettendo poi in circolo il sangue buono, pulito, necessario ad alimentare i nostri organi ossigenando le cellule.
La circolazione sanguigna è "doppia": da un lato, la piccola circolazione collega cuore e polmoni e ci permette di effettuare, appunto, quest'opera generale di "depurazione", inviando al corpo il sangue pulito; la grande circolazione poi, connette il cuore a tutti i tessuti del corpo, per raccogliere il sangue carico di anidride carbonica, che dovrà poi essere purificato.
In sostanza il sangue che va verso il cuore è un sangue "sporco", mentre quello che da esso riparte è un sangue "pulito", salutare, pieno di ossigeno.

Il Cuore di Gesù è un cuore che, umanamente parlando, funziona esattamente come il nostro, ma è anche un cuore che, sul piano spirituale, svolge a livello delle nostre singole anime, del mondo intero, dell'universo, quello che avviene scientificamente in ogni circolazione sanguigna.
Esso raccoglie le nostre "sporcizie" e le brucia nel Suo Amore, restituendoci la Grazia nei Santi Sacramenti (come accade con il Battesimo e la Confessione) o fortificandoci (come avviene invece nella Santa Comunione o nella Confermazione...)
In questo Cuore divino vengono attirati tutti i nostri peccati, le nostre brutture, le nostre cadute, le nostre debolezze es esse trovano un luogo in cui essere purificate, assorbite e trasformate dall'infinita Misericordia di Dio.

Solo grazie a questo Cuore possiamo allora "respirare" e "vivere".
Il Sangue di Gesù, che sgorga e circola a partire dal Suo Cuore è quel sangue ossigenato che ci dona vita....senza questo Cuore non avremmo possibilità di depurarci e di riprendere il cammino dopo le nostre cadute...a partire dalla prima caduta, quella di Adamo ed Eva!

Questa opera di "depurazione" che avviene nel Cuore di Gesù si realizza attraverso i Sacramenti, mezzo efficacissimo con cui noi consegniamo al Signore i nostri peccati (specialmente nella Confessione!) e ne riceviamo sangue buono, attraverso l'assoluzione sacramentale, attraverso la Santa Comunione che ci assimila a Lui mentre noi assimiliamo Lui....
"La Chiesa in tutta la sua vita è il riflesso ed è la diffusione del Cuore di Gesù" ha scritto Don Dolindo Ruotolo.


Dal costato squarciato di Cristo, dal Cuore spezzato dalla lancia, è nata infatti la Chiesa e sono fuoriusciti sangue ed acqua, che stanno a simboleggiare proprio i Sacramenti!
E' sempre Don Dolindo che scrive: "Il Cuore di Gesù manifesta nella Chiesa il grande amore che porta all'umanità.
I Sacramenti non sono che i canali, le arterie per quali la sua vita circola; essi esprimono questa vita".
Pensiamoci bene: nel Sacramento del Battesimo veniamo "lavati" nel Sangue di Cristo dal peccato originale. 
Ritorniamo alla vita di Grazia ed entriamo "ufficialmente" nella Chiesa!
Tutto questo però non è sufficiente, una volta per tutte, a renderci "santi ed immacolati": siamo uomini e cadiamo spesso sotto il pese delle nostre debolezze.
Abbiamo allora continuamente bisogno di essere purificati.
Il Sangue di Gesù, che sgorga dal Suo Cuore, attraverso il Sacramento della Penitenza ci consente di "consegnare" alla Misericordia ed alla Giustizia divina il male commesso.
Chiediamo perdono, ne riceviamo perdono...
Ecco che allora diventa ancora una volta facile comprendere la connessione tra sangue e cuore: noi diamo a Gesù il nostro sangue appesantito dall'anidride carbonica del peccato e Lui ci restituisce il Suo Sangue che dona nuova purezza, nuovo ossigeno a noi!

Don Dolindo Ruotolo ha lasciato scritto: "il peccatore riceve il Sacramento della penitenza e si congiunge alla Passione di Gesù; il suo peccato era stato già da Lui raccolto e trasformato in amore nel suo Cuore; il peccatore, quindi, nel congiungersi con Lui non trova più la miseria, ma la sua attività espiatrice, che è solo amore a Dio; ed ecco che non rimane più il peccato, ma rimane la giustizia, e l'uomo è giustificato e vive in Lui e per Lui"".


Allo stesso modo, nella Santa Comunione, riceviamo il Corpo e Sangue di Cristo, che donandosi a noi ci "trasforma" e ci consente di amare con e nel Suo Cuore divino!
Scrive sempre Don Dolindo: "lo scopo principale dell'Eucaristia: ridurre tutto nella vita di Gesù. Non è tanto la sua vita che si effonde, quanto è la sua vita ci assorbe.
Come il cuore manda il sangue a tutti gli organi, e ne attiva le funzioni, così Egli nell'Eucaristia è il Cuore del suo corpo mistico, e fa circolare il suo Sangue in ogni suo membro".


Potremmo inoltre estendere queste nostre considerazioni ad un livello più generale: il Cuore di Gesù, che è presente realmente nel Suo Corpo (quindi anche nel SANTISSIMO SACRAMENTO) opera allo stesso modo a livello più "globale", oltre le singole vicende umane!
Pensiamo allora ai Tabernacoli del mondo come se fossero tanti scrigni che racchiudono il Cuore di Gesù: da essi si diparte il Sangue Preziosissimo che irrora tutta la terra e che opera misticamente e straordinariamente una continua opera di purificazione e vivificazione della realtà che ci circonda!


Leggiamo negli scritti di Don Dolindo: "Il Cuore di Gesù è come un fiume che scorre senza sosta per fecondare la terra, per dissetarla".
Ecco, da ogni Tabernacolo scorre questo fiume, che va ad alimentare d'amore rigenerato tutto il mondo!
Come potremmo guardare ad ogni Chiesa con occhi differenti se pensassimo più spesso a questo: all'interno di quelle mura si nasconde un Tesoro prezioso, che vivifica il mondo, come un fiume che che bagna le zolle per renderle terreno adatto alla crescita di tutte le diverse specie di piante!
Ecco, il Cuore di Gesù opera proprio in tal modo: da Esso il Sangue Prezioso scorre senza sosta, dall'eternità e per l'eternità, per dar vita a tutto, uomini, animali, elementi naturali.
Senza questo Cuore che batte e che pompa Sangue noi non avremmo vita!

Meditiamo spesso su questo tema, magari con l'aiuto di un bellissimo passo tratto dalle "Rivelazioni" di Santa Gertrude di Hellfta.
A lei, nostro Signore confidò il segreto del "doppio battito del Suo Cuore": un duplice battito che da un lato attira in Lui il nostro peccato, dall'altro ci restituisce grazia e sentimenti santi, desideri di bene, preghiera di lode al Padre!
Che per intercessione di questa grande santa, il Signore ci conceda la grazia grande di amare il Suo Cuore e di rifugiarci spesso in Esso per ritrovare tutto ciò che ci serve per vivere ed amare!

Dalle Rivelazioni di Santa Gertrude:

"Il Signore l'attirò verso di sé facendole accostare il cuore al proprio Cuore divino.
Dopo qualche momento di riposo essa sentì il Cuore del Signore pulsare con un doppio battito mirabile e dolcissimo,
Il Signore le disse: Ciascuno di questi due battiti opera la salvezza degli uomini in tre modi.
Col primo battito -che opera la salvezza dei peccatori- invoco incessantemente Dio Padre, lo placo e lo induco a misericordia.
Poi parlo a tutti i miei santi e dopo aver perorato davanti ad essi la causa dei peccatori li eccito a pregare per loro.
Infine mi rivolgo al peccatore stesso e lo invito misericordiosamente a penitenza, aspettando poi la sua conversione con un desiderio ineffabile.

Col secondo battito -che opera la salvezza dei giusti- invito anzitutto Dio Padre a rallegrarsi con me per il sangue che così efficacemente ho sparso per la redenzione degli eletti, nella cui anima prendo ora le mie delizie.
In secondo luogo eccito la milizia celeste a celebrare l'ammirabile vita dei giusti e a ringraziarmi per tutti i benefici che ho loro concessi e che ancora concederò.
Infine mi rivolgo ai giusti stessi, attestando loro il mio amore ed eccitandoli a progredire di giorno in giorno e di ora in ora nella virtù.
E come il battito del cuore umano non si interrompe mai per alcuna azione che si compia, così neppure l'azione della mia Provvidenza che governa il cielo, la terra e l'universo intero, potrà mai sospendere o rallentare per un istante questo doppio battito del mio Cuore divino".


martedì 26 luglio 2011

MEMORIA DEI SANTI GIOACCHINO ED ANNA


"Il nome Gioacchino è senza dubbio ebraico e vuol dire: Preparazione del Signore, Dio concede.
Mentre Anna è nome assai più comune nell'Antico Testamento e significa Grazia.
Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria".




O Dio dei nostri padri, che ai santi Gioacchino e Anna 
hai dato il privilegio di avere come figlia Maria, madre del Signore, 
per loro intercessione concedi ai tuoi fedeli di godere i beni della salvezza eterna. 
AMEN

Anna accoglie Gioacchino alla porta Aurea- Giotto

"Celebrare la festa dei nonni di Cristo significa per la Chiesa prendere sul serio, fino in fondo, l'inserzione di Dio stesso nelle generazioni umane: significa quindi passione per tutto ciò che è veramente umano, sussulto di compassione permanente per ogfni miseria umana.
I santi sono coloro il cuo cuore è pieno di questa passione e compassione, generate dallo stupore senza fine di fronte alla dignità dell'uomo, che splende nell'Incarnazione di Dio":

                                                                (Mons. Caffarra)

lunedì 25 luglio 2011

FESTA DI SAN GIACOMO APOSTOLO



"Figlio di Zebedeo e fratello dell'apostolo Giovanni, nacque a Betsaida.
Fu presente ai principali miracoli del Signore.
Fu fatto uccidere da Erode verso l'anno 42.
E' venerato soprattutto in Spagna a Compostella, dove esiste la celebre basilica a lui dedicata" 
(Liturgia delle Ore)



Quest'oggi si festeggia San Giacomo Apostolo, autore di una lettera molto bella, che ben si sposa con la Parola di Dio ascoltata nella Liturgia di ieri.
Nella prima lettura, infatti, la XVII Domenica del T.O. ci ha presentato il giovane Salomone che, rispondendo alla domanda del Signore "Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda", affermava: "Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi.
 Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso"?

La Parola ascoltata ieri ha sottolineato quanto Dio apprezzi una tale richiesta e si mostri magnanimo nell'assecondarla: "Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole".

Ebbene, San Giacomo, nella sua lettera, sottolinea gli stessi aspetti che ieri ci sono stati presentati nella Liturgia della Parola:
"Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data.
La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento; e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni".
(Gc 1, 5-8)

Se dunque meditiamo su queste parole, possiamo ben ricollegare le letture di ieri con la festa di quest'oggi e con il messaggio che lo stesso San Giacomo ci ha lasciato.
La sapienza è cosa graditissima agli occhi del Signore, che è la Sapienza stessa e che ha fatto di Maria Santissima proprio la sua sede (nelle litanie lauretanee invochiamo la Madre del Signore come, appunto, "Sede della Sapienza").
La Bibbia dedica un libro intero a questa "qualità", che potremmo definire come la capacità di conoscere le cose e di saper applicare queste conoscenze nel giudicare con equilibrio, nel prendere le varie scelte della vita....
Quanto è dunque importante chiedere ed ottenere la sapienza!
"Donaci la sapienza del cuore" è il ritornello spesso usato in un salmo responsoriale della liturgia domenicale e San Giacomo  ci dice cosa sia questa sapienza "vera" e come vada distinta da quella falsa:
"Chi è saggio e accorto tra voi?
Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza.
Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.
Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni.
La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.
Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace". (Gc 1,  13-18)


Donaci la sapienza del cuore: insegnaci, cioè, Signore, a fare buon uso di ciò che conosciamo non soltanto con la mente, ma anche con l'animo; a saper coniugare il sapere alla virtù, alla carità, alla fede ed alla speranza!

"Quanto amo la tua legge, Signore!"  è il ritornello del Salmo Responsoriale ascoltato ieri: la legge di Dio è, in un certo senso, causa e conseguenza della sapienza!
E questa legge la troviamo espressa proprio nella Parola di Dio e nel Santo Vangelo in particolare.
Non è la legge "antica", ma una legge "della libertà", come la definisce anche l'apostolo che oggi festeggiamo.
Scrive infatti San Giacomo: "Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.
Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era.
Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla". (Gc 1, 21-25)

Anche la Sapienza fa parte di quel "tesoro nel campo" che ieri Gesù ci ha invitato a cercare.

"Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti,
allora il Signore te la concederà"
(Sir 1, 23)

Invochiamo Maria Santissima, affinché imparando a meditare sulla Parola di Dio, entrando nei suoi "tesori nascosti" attraverso la chiave che è la preghiera, possiamo scoprire la sapienza del cuore, per vivere secondo la legge dell'Amore!

domenica 24 luglio 2011

LE CHIAVI DI CASA....



"Avete compreso tutte queste cose?
 Gli risposero: «Sì».
 Ed egli disse loro: Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". (Mt 13, 51-52)

La domanda che Gesù, nel Vangelo di oggi, rivolge ai discepoli, è in realtà una richiesta esplicita fatta anche a noi: comprendiamo quello che ci viene detto nel Santo Vangelo e che ascoltiamo ogni Domenica a Messa?
A volte crediamo che "capire" la Parola di Dio sia difficile....a volte riteniamo che la colpa di una nostra eventuale incomprensione sia di altri che non hanno saputo spiegarcela...e così ragionando applichiamo il classico metodo dello scaricabarile!
Non si può negare che ci siano persone cui "spetti" il dovere (ed anche la gioia!) di illustrare il Santo Vangelo, di porgere a noi fedeli la sua corretta interpretazione, la sua possibilità di applicazione pratica nella vita quotidiana e nel cammino interiore....
ma è altrettanto vero che la Parola, per prima cosa, va accolta personalmente, in un "Cuore a cuore" con Gesù.

Si rende allora necessario, per diventare come  "un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche"...trovare le chiavi di questa nostra casa!
Il padrone, di norma, non bussa alla porta per farsi aprire da altri, ma utilizza le proprie chiavi per aprire  da solo ed entrare ed uscire agevolmente in qualsiasi ora, certo poi di poter sempre rimettere piede nella propria dimora.

Quali sono queste chiavi?
Le chiavi in realtà sono LA chiave: la preghiera, intesa come invocazione allo Spirito Santo affinché ci guidi nel momento in cui andremo a cibarci del Santo Vangelo.
Senza la richiesta di aiuto al Paraclito non potremo far nulla, non potremo entrare in casa, scoprire i misteri che si celano dietro le parole di Nostro Signore!
Pregando, come dice San Paolo, "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio". (Rm 8, 26-27).

Poniamoci dunque, quotidianamente, dinanzi alla Bibbia invocando lo Spirito Santo affinché ci illumini su ciò che andremo a leggere, per farci intendere ciò che il Signore vuole dirci con quelle Sue parole!
Sarebbe molto bello unire a questa preghiera anche un'invocazione a Maria Santissima, la Vergine sapiente, esperta conoscitrice della Scrittura e che fu, potremmo dire, la prima "catechista" di Gesù Bambino (che pure non avrebbe avuto bisogno di imparare niente, ma volle apprendere da Sua madre!).

E' sempre San Paolo che ci conforta, dicendoci: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!
Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.
E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria". (Rm 8, 14-17)

Siamo dunque figli di Dio, coeredi di Cristo: pregando invochiamo lo Spirito che ci "abilita" a questa figliolanza ed in quanto figli e coeredi avremo anche noi le nostre "chiavi di casa" che sarà il nostro stesso Padre Celeste a consegnarci!
Potremo allora fare del Vangelo il nostro "tesoro" ed estrarre da esso "cose nuove e cose antiche", cioè insegnamenti preziosi che già altri prima di noi hanno saputo cogliere, ma anche nuove sfumature del pensiero divino che impareremo a scoprire nelle Parabole, negli episodi della vita di Gesù ed anche nell'Antico Testamento, man mano che rileggeremo le pagine della Santa Bibbia.

Buona Domenica a tutti!

sabato 23 luglio 2011

FESTA DI SANTA BRIGIDA







PREGHIERA A SANTA BRIGIDA

Con cuori confidenti a te ci rivolgiamo, Beata Brigida,
per domandare in questi tempi di oscurità
e di miscredenza la tua intercessione in favore
di quelli che sono separati dalla Chiesa di Gesù Cristo.
Per la chiara cognizione che tu avesti dei
crudeli patimenti del nostro Crocifisso Salvatore,
prezzo della nostra redenzione, ti supplichiamo di ottenere
la grazia della fede a coloro che sono fuori dell'unico ovile,
cosi che le disperse pecorelle possano ritornare all'unico
vero Pastore. Per Cristo nostro Signore.

 AMEN
S. Brigida, intrepida nel servizio di Dio, prega per noi.
S. Brigida, paziente nelle sofferenze e nelle umiliazioni, prega per noi.
S. Brigida, mirabile nell'amore verso Gesù e Maria, prega per noi.
Pater, Ave, Gloria.


Dal libro delle "Rivelazioni", parole della Vergine Maria a Santa Brigida:


"Ti ho detto dei miei dolori.
Ma non fu più piccolo quello che ebbi quando portavo il Figlio mio fuggendo in Egitto e quando udii che ch'erano uccisi i piccoli innocenti e che Erode perseguitava il Figlio mio.
Anche sapendo quel che era scritto del Figlio mio, tuttavia il cuor mio per il grande amore che nutrivo per il Figlio mio si riempì di dolore e tristezza.
Puoi ora chiedermi che cosa faceva il Figlio mio tutto il tempo che precedette la sua passione.
Ti dico che, come afferma il Vangelo, era sottomesso ai genitori e si comportò come gli altri bambini, fino alla maggiore età, né mancarono cose meravigliose nella sua gioventù: le creature servirono al loro Creatore, tacquero gli idoli e molti di essi caddero al suo arrivo in Egitto; i Magi predissero che sarebbe stato segno di grandi cose future; anche gli angeli lo servirono; nessuna immondizia lo macchiò mai, neppure alcun intreccio nei suoi capelli.
Giunto poi alla maggiore età, era sempre orazione e, obbediente, salì con noi alle feste stabilite a Gerusalemme e in altri luoghi.
La sua persona e la sua parola erano così ammirabili e gradite, che molti sconsolati dicevano: Andiamo dal Figlio di Maria per essere consolati.
Crescendo poi di età e di sapienza, di cui era già pieno da principio, lavorava manualmente, anche se questo non era ritenuto decoroso, e diceva a noi in segreto parole confortevoli e divine, sicché eravamo sempre colmi di indicibile gaudio.
Quando poi eravamo nelle preoccupazioni, nella miseria, nelle difficoltà non mise fuori né oro né argento, ma ci esortava alla pazienza e fummo straordinariamente preservati dagli invidiosi.
Talvolta ci provenne il necessario dalla compassione di anime buone; tal altra dal nostro lavoro, tanto che bastasse al nostro sostentamento e non per il superfluo, perché non volevamo altro che servire soltanto a Dio.
Frattanto egli in casa si intratteneva a parlare familiarmente con gli ospiti amici, della legge e della sua interpretazione e dei simboli, e discuteva anche in pubblico con i sapienti e ne stupivano dicendo: ecco, il Figlio di Giuseppe insegna ai maestri; parla in lui qualche  grande spirito".

mercoledì 20 luglio 2011

FESTA DI SANT'ELIA DI PROFETA





(Statua di Sant'Elia in Vaticano)


Dal libro dei Re (1 Re, 17 3-16)

"Il Signore parlò a lui e disse:  "Alzati, và in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. 
Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo". 
 Egli si alzò e andò a Zarepta. 
Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna.
 La chiamò e le disse: "Prendimi un pò d'acqua in un vaso perché io possa bere".
 Mentre quella andava a prenderla, le gridò: "Prendimi anche un pezzo di pane".  
Quella rispose: "Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un pò di olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo".  
Elia le disse: "Non temere; su, fà come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio,  poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra".
 Quella andò e fece come aveva detto Elia.
 Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni.  
La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia". 


 Questo passo tratto dal libro dei Re, richiama alla mente, in un certo senso, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, narrata dai Vangeli ed in cui Gesù si serve dell'intervento dei discepoli per dare da mangiare alle folle che ascoltano la Sua parola.
Lì è nostro Signore che dice "Date voi stessi loro da mangiare" (Mt 14, 16) ed invita gli apostoli a raccogliere i pochi pani e pesci disponibili, i quali, per intervento soprannaturale, si moltiplicheranno al momento della distribuzione ad opera degli stessi discepoli.

Potremmo rileggere allora questo brano biblico in chiave quasi di "anticipazione" di quello che accadrà, molto tempo dopo, in presenza di Gesù: la donna cui Elia chiede di dargli da mangiare è come gli apostoli, inizialmente incredula della possibilità che la poca farina e l'olio a sua disposizione siano in grado di  sfamare lei, il figlio ed anche il profeta.
Qui, a dispetto di quanto accadrà poi nel Vangelo, si potrebbe cogliere un primo moto di "egoismo" da parte della donna, la quale non vorrebbe condividere quel cibo con il profeta, convinta che basti -secondo le conoscenze umane- solo per due persone e non per tre!
Potremmo però intendere questo suo desiderio non solo come sintomo di mancanza di generosità, ma più semplicemente come espressione di un modo ancora tutto "umano" di interpretare le situazioni ed i doni della natura.
Al pari degli apostoli, che nel Vangelo dubitano di poter sfamare tante persone con pochi pani e pochi pesci, la vedova del Libro dei Re è umanamente convinta che quella farina e quell'olio di cui dispone bastino solo per lei e per suo figlio.
E' ancora impregnata di una mentalità materiale, terrena, in cui non riesce a cogliere del tutto l'intervento soprannaturale di Dio, che ha per trampolino di lancio la fiducia illimitata dell'uomo.

Elia dunque, come Gesù, non demorde e la invita ad avere fiducia, a "non temere".
La spinge ad uscire dai suoi ragionamenti ordinari -normali, potremmo dire, quasi ovvi- ed a riconoscere che il Signore può tutto, anche operare sugli elementi naturali, per piegarli al Suo volere e farli fruttare per le necessità dei suoi figli.

Oggi il profeta ci richiama dunque alla fiducia: a Dio nulla è impossibile ed " il Padre vostro  celeste infatti sa che ne avete bisogno". (Mt 6, 32)

Nel Padre Nostro, la preghiera insegnataci dal Salvatore, chiediamo non solo le cose dello spirito, ma anche il "pane quotidiano".
E nel Vangelo è Gesù stesso che ci invita alla confidenza illimitata, dicendoci di pensare prima alle cose dello Spirito e poi al resto, che ci verrà dato in sovrabbondanza!
Ci dice infatti: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6, 33)

Ricordiamo allora l'episodio di Elia e della vedova per rammentarci, quest'oggi, che la fiducia in Dio ed il cercare prima il regno dei Cieli sono anche un modo per "procurarci" indirettamente, il sostentamento quotidiano, il Signore sa che ne abbiamo bisogno e troverà il modo per farcelo ottenere, tramite il lavoro personale, tramite l'assistenza d'altri, tramite gli aiuti insperati della Provvidenza.

Preghiamo dunque il profeta Elia affinché ci ottenga la capacità di confidare in Dio, ben sapendo che Lui ci ama e che desidera provvedere ai nostri bisogni interiori ed anche a quelli materiali, ma che per farlo richiede la nostra fiduciosa collaborazione e la nostra preghiera piena di speranza ferma!

Buona festa a tutti!

PREGHIERA A SANT'ELIA

Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso a Sant'Elia profeta di vivere alla tua presenza e di consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi di cercare sempre il tuo volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.

Amen








domenica 17 luglio 2011

RINNOVATO IL SITO DELL'ARCIDIOCESI DI CATANZARO-SQUILLACE





Il sito web dell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace è stato rinnovato nella grafica ed integrato nei contenuti.
Vi invito a visitarlo, per scoprire un po' della storia della Chiesa locale e per leggere e meditare le omelie di Mons. Bertolone, che trovate nella sezione "Arcivescovo", o direttamente a questo link


Un grazie di tutto cuore al nostro nuovo Arcivescovo, che ha voluto farci questo bellissimo regalo!

sabato 16 luglio 2011

FESTA DELLA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO

Madonna del Carmelo- Chiesa dei Carmelitani Scalzi di Ferrara

PREGHIERA ALLA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO


O Vergine Maria, Madre e Regina dei Carmelo, unita mirabilmente al mistero della Redenzione, Tu hai accolto e custodito nel cuore la Parola di Dio e hai perseverato con gli Apostoli in preghiera nell'attesa dello Spirito Santo. 
In Te, come in una perfetta immagine, noi vediamo realizzato quello che desideriamo e speriamo di essere nella Chiesa. 
0 Vergine Maria, mistica Stella del Monte Carmelo, illuminaci e guidaci sulla via della perfetta carità; attiraci nella contemplazione del volto dei Signore. 
Veglia con amore su di noi tuoi figli rivestiti del tuo Santo Scapolare, segno della tua protezione, e risplendi sul nostro cammino perché giungiamo alla vetta del monte che è Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore.

Salve, o Regina...



In questi giorni del triduo alla Madonna del Carmelo, abbiamo riflettuto sull'importanza del "cuore" umano, chiedendo alla Vergine di custodirlo nel suo Cuore Immacolato, per farne sede e centro di irradiazione dell'Amore di Cristo che abita in noi.
In questo percorso ci ha aiutato il beato Giovanni Paolo II, che anche oggi, nel giorno di festa, ha qualcosa da dirci in tal proposito.

Come si realizza, in concreto, questo nostro "miglioramento" nel momento in cui consacriamo il nostro cuore a Maria, simboleggiato anche dall'indossare lo scapolare e dal portarlo "sul cuore"?
Per capirlo leggiamo quello che il Papa scrisse in "Dono e mistero", a proposito della sua intensissima devozione mariana e del motto che scelse anche per il suo stemma: TOTUS TUUS.

"Maria ci avvicina a Cristo, ci conduce a Lui, a condizione che si viva il suo mistero in Cristo.

Totus Tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. 
                                                         Accipio Te in mea omnia.
Praebe mihi cor tuum, Maria.
SONO TUTTO TUO E TUTTO CIO' CHE E' MIO E TUO, 
TI PRENDO PER OGNI MIO BENE.
DAMMI IL TUO CUORE, O MARIA".

Ecco che si fa chiara, allora, l'importanza della consacrazione, della consegna di noi stessi (e del nostro cuore) al Cuore Immacolato di Maria Santissima: se noi ci doniamo a lei, lei si donerà a noi, trasformerà il nostro cuore in una sorta di riflesso del suo cuore, cioè in un cuore che non palpita che per il Signore, che non ama che il Signore, che non ama gli altri che in Dio!


Padre F. Léthel, ocd, nel corso degli esercizi spirituali predicati a Benedetto XVI lo scorso anno, così disse:
"Qui il Totus Tuus è rivolto a Gesù, per mezzo di Maria, ma è anche rivolto a Maria, sempre per darsi totalmente a Gesù, e soprattutto nella Comunione Eucaristica".


E San Luigi Grignon de Montfort, dai cui scritti deriva il "TOTUS TUUS", ci ha lasciato questa splendida pagina:
"Rinnoverai la tua consacrazione, dicendo: Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt; Io sono tutto tuo, mia cara Signora, con tutto ciò che mi appartiene.
Pregherai questa buona Madre di prestarti il suo cuore, per accogliervi il Figlio suo con le sue stesse disposizioni".

Il TOTUS TUUS è parte poi di quella famosa formula di "schiavitù a Maria" che fu il fulcro della devozione mariana del Beato Giovanni Paolo II, il quale lesse l'opera del Montfort mentre era operaio nella miniera della Solvay.

Ecco come la descrive lui stesso, invitandoci a superare la reticenza nel consegnarci a questa buona Madre come "schiavi":
"La schiavitù d'amore va interepretata alla luce del mirabile scambio tra Dio e l'umanità nel mistero del Verbo incarnato.
E' un vero scambio d'amore tra Dio e la sua creatura nella reciprocità del dono totale di sé".
Per evitare obiezioni contro il concetto di "schiavitù" (che il Montfort intende -in senso positivo- come una "dipendenza totale" da Maria Santissima e da Gesù a cui lei ci conduce), il Beato Giovanni Paolo II scrisse:
"Paradossalmente, questo vincolo di carità, questa schiavitù d'amore, rende l'uomo pienamente libero, con la vera libertà dei figli di Dio.
Si tratta di consegnarsi totalmente a Gesù, rispondendo all'Amore con cui Egli ci ha amato per primo.
Chiunque vive in tale amore può dire come san Paolo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".


Cosa aspettiamo, allora, a consegnarci a Maria Santissima come suoi schiavi d'amore?
Seguiamo l'esempio di Papa Giovanni Paolo II, a sua volta illuminato dalla lettura del
"Trattato della vera devozione a Maria Santissima" del Montfort.
Per consacrarci al Cuore Immacolato di questa buona Madre possiamo utilizzare la formula che lo stesso San Luigi ci propone, e che anche il Beato Giovanni Paolo II fece propria.
BUONA FESTA A TUTTI!
Che Maria Santissima sia veramente la nostra "stella del mattino" che ci aiuti ad orientare al sole, che è Dio, tutta la nostra giornata!



Consacrazione di sé stesso a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per le mani di Maria

O Sapienza eterna e incarnata! o amabilissimo e adorabilissimo Gesù, vero uomo, Figlio unigenito dell'eterno Padre e di Maria sempre vergine!
Vi adoro profondamente nel seno e negli splendori di vostro Padre, nell'eternità, e nel seno verginale di Maria, vostra degnissima Madre, nel tempo della vostra incarnazione.
Vi ringrazio di avere annientato voi stesso, prendendo la forma di uno schiavo, per liberarmi dalla crudele schiavitù dei demonio;
vi lodo e vi glorifico per esservi voluto sottomettere a Maria, vostra santa Madre, in ogni cosa, per rendermi, per mezzo di lei, vostro schiavo fedele.
Ma, ohimè! ingrato e infedele quale sono, non ho mantenuto i voti e le promesse che vi ho così solennemente fatto nel mio battesimo: non ho adempiuto ai miei obblighi, non merito di essere chiamato figlio vostro né vostro schiavo, e, poiché non vi è nulla in me che non meriti i vostri rimproveri e la vostra collera, non oso più da me stesso accostarmi alla vostra santa e augusta Maestà.
Perciò ricorro alla intercessione e alla misericordia della vostra santissima Madre, che mi avete dato come mediatrice presso di voi, e per suo mezzo spero di ottenere da voi la contrizione e il perdono dei miei peccati, l'acquisto e la conservazione della Sapienza.
Vi saluto, dunque, o Maria immacolata, tabernacolo vivente della divinità, in cui la Sapienza eterna nascosta vuole essere adorata dagli angeli e dagli uomini.
Vi saluto, o Regina dei cielo e della terra, al cui comando tutto è sottomesso: tutto quanto è al di sotto di Dio;
vi saluto, o Rifugio sicuro dei peccatori, la cui misericordia non è mancata a nessuno: esaudite i miei desideri della divina Sapienza, e ricevete per questo i voti e le offerte che la mia pochezza vi presenta.
Io, (nome), peccatore infedele, rinnovo e confermo oggi, nelle vostre mani, i voti dei mio battesimo: rinuncio per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere, e mi do interamente a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per portare la mia croce dietro a lui tutti i giorni della mia vita, e affinché gli sia più fedele di quanto non lo sia stato fino a questo punto.
Vi scelgo oggi, in presenza di tutta la corte celeste, come Madre e Signora. Vi abbandono e vi consacro, in qualità di schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esterni, e il valore stesso delle mie buone azioni passate, presenti e future, lasciandovi completo e pieno diritto di disporre di me e di tutto quanto mi appartiene, senza eccezione, secondo il vostro beneplacito, per la maggior gloria di Dio, nel tempo e nella eternità.
Ricevete, o Vergine benigna, questa piccola offerta della mia schiavitù, in onore e in unione della sottomissione che la Sapienza eterna ha voluto avere alla vostra maternità: in omaggio del potere che entrambi avete su questo piccolo verme e questo miserabile peccatore, e in rendimento di grazie [dei privilegi] di cui la santa Trinità vi ha favorito.
Dichiaro do volere ormai, come vostro autentico schiavo, cercare il vostro onore e ubbidirvi in ogni cosa.
O Madre mirabile! presentatemi al vostro caro Figlio in qualità di schiavo eterno, affinché, avendomi riscattato attraverso voi, mi riceva per mezzo vostro.
O Madre di Misericordia! fatemi la grazia di ottenere la vera Sapienza di Dio, e di mettermi, per questo, nel numero di quelli che amate, istruite, guidate, nutrite e proteggete come vostri figli e vostri schiavi.
O Vergine fedele, rendetemi in tutto un così perfetto discepolo, imitatore e schiavo della Sapienza incarnata, Gesù Cristo Figlio vostro, da arrivare, con la vostra intercessione, seguendo il vostro esempio, alla pienezza della sua età sulla terra, e della sua gloria nei cieli. Così sia.