giovedì 30 settembre 2010

Ultimo giorno della novena a Santa Teresina. Le delicatezze che piacciono a Gesù!

"Gesù è certamente abbastanza potente per tener vivo il fuoco da solo, tuttavia è contento di vederci mettere qualcosa che lo alimenti: è una delicatezza che gli fa piacere e allora Egli getta nel fuoco molta legna.
Noi non lo vediamo, ma sentiamo la forza del calore dell'amore. 
Quando non sento niente, quando sono incapace di pregare, di praticare la virtù: è allora il momento di cercare delle piccole occasioni, delle cose da niente che fanno piacere, più piacere a Gesù dell'impero del mondo o perfino del martirio sopportato generosamente: per esempio, un sorriso, una parola amabile quando avrei desiderio di non dire nulla o di avere l'aria scontrosa, ecc., ecc."

(lettera alla sorella Celina, LT 143)


Teresina ci ha aiutato, nel corso di questa novena, a capire cosa sia l'aridità spirituale e come sia possibile, proprio nei momenti di maggiore "freddezza", dimostrare il nostro amore a Gesù: quest'oggi, ci dice anche, concretamente, come offrire delle piccole delicatezze che Lo faranno ancora più felice della nostra fedeltà e del nostro affetto!

Capita spesso, quando siamo più aridi e incontriamo difficoltà anche nel pregare, di manifestare una certa apatia nel carattere....come se quella insensibilità spirituale, ci spingesse anche sul piano psicologico, ad una minor "prontezza" nell'agire, proprio perché non avvertiamo il piacere sensibile di fare del bene e vorremmo rimanere "soli", in silenzio, o, al contrario, rispondere sgarbatamente a chi ci sta intorno.

Santa Teresina ci invita, proprio quando attraversiamo una di queste fasi, a vincere la nostra naturale, umana tendenza all'isolamento o alla scontrosità, per offrire dei fiori a Gesù, delle "delicatezze", come lei stessa le chiama.
E' questo è anche un esercizio ottimo della "carità più perfetta": se mi trovo a parlare con qualcuno e non è necessario che dica qualcosa, ma sarebbe maggiore carità usare una frase gentile, magari di incoraggiamento o di conforto, verso qualcuno....allora, la dirò, anche se per naturale indisposizione, preferirei il silenzio!
Se qualcuno mi "importuna", mentre sto facendo qualcosa e so che l'altro in questione capirebbe anche una mia eventuale risposta poco garbata, e mi perdonerebbe, offrirò a Gesù la delicatezza di rivolgermi a quella persona, con il mio miglior sorriso, "superando" la mia naturale inclinazione del momento, alla parola brusca.... e anche in questo, mi sarò esercitata nella carità più perfetta!

Allora, alla fine, riusciremo a fare della nostra vita un continuo atto d'amore, quasi senza accorgercene, mettendoci, man mano che camminiamo, sulla via della "perfetta carità"!

Buona vigilia della festa di Santa Teresina a tutti voi!

O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.


mercoledì 29 settembre 2010

Ottavo giorno della novena a Santa Teresina. Gesù deve essere la nostra ricompensa!


" Ah, se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili, senza dubbio non ce ne sarebbe una sola che l'avrebbe rifiutato; ma Egli non vuole che lo amiamo per i suoi doni, è Lui stesso che deve essere la nostra ricompensa"!
(Lettera alla sorella Celina, LT 145)


(Santa Teresa di Lisieux, Roma Basilica di Santa Maria degli Angeli)

Santa Teresina ci invita a dimostrare il nostro amore a Gesù, anche quando non proviamo alcuna "consolazione sensibile" nell'amarLo e nel sentirci amati da Lui.
In questo senso, la dottrina dell'infanzia spirituale ci è di grande aiuto: se ci facciamo bambini e vogliamo veramente essere ubbidienti alla mamma, allora dovremo esserlo anche quando ci sembrerà, apparentemente, che la mamma non ci veda compiere il bene, magari perché impegnata fisicamente lontano da noi, o perché comincia a metterci alla prova, dandoci un pò di autonomia, per vedere se possiamo camminare veramente sulle nostre gambette di "piccoli".
A noi sembra di non essere "visti", ma la mamma, in verità, ci controlla sempre e legge nel nostro sguardo, se abbiamo o meno agito bene in sua "assenza".

Se impariamo ad amare la nostra mamma non per i doni che ci farà ogni singola volta che abbiamo agito correttamente, bensì per il dono "generale" del suo amore, che non ci viene e non ci verrà mai a mancare, allora saremo sulla strada giusta!
Altrettanto dobbiamo fare con il Signore, che, come una mamma, dopo averci fatto camminare tenendoci per mano, comincia a lasciarci "liberi", per far sì che impariamo a progredire sulla strada del bene non come quelli che aspettano una ricompensa per ogni nostro atto d'amore, ma che amano disinteressatamente, contenti di avere, non doni a ogni buona azione, ma il dono più grande della fedeltà di Dio, che non viene mai meno alle Sue promesse di felicità eterna!


O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.

martedì 28 settembre 2010

Settimo giorno della novena a Santa Teresina. La debolezza nella pratica della virtù

"Tu ti inganni, mia diletta, se credi che la tua piccola Teresa cammini sempre con ardore nella strada della virtù: lei è debole e molto debole; tutti i giorni ne fa una nuova esperienza.
Ma Gesù si compiace d'insegnarle, come a San Paolo, la scienza di vantarsi nelle sue infermità: questa è una grande grazia e io prego Gesù di insegnartela, poiché solo in questo si trova la pace e il riposo del cuore.
Quando ci si vede così miserabili, non ci si vuole più prendere in considerazione e non si guarda che l'unico Diletto"!

(Lettera a Maria Guérin- LT 109)

(Santa Teresina, Roma-Chiesa di Santa Maria della Vittoria)

La strada della santità è spesso ardua: bisogna armarsi di "pazienza" non solo per compiere il bene specialmente quando ci costa (per una nostra indisposizione, per una naturale antipatia verso qualcuno e via dicendo), ma anche per accettare le personali debolezze, difficoltà, lentezze, nel percorrere la strada della virtù.

Il pericolo che si corre, nel rendersi conto delle proprie fragilità, è quello di abbattersi, dicendosi che non si riuscirà mai a raggiungere la meta.
E dalla presa di coscienza di questa debolezza, allo scoraggiamento che allontana dalla via della perfezione cristiana, il passo potrebbe essere breve.

Teresina ci dice, invece, che proprio le nostre difficoltà non devono spingerci alla diserzione, bensì alla perseveranza, fidandoci non di noi stessi, che siamo creature con limiti "umani", psicologici, fisici, ma solo di Gesù, che ci prende amorevolmente in braccio ogni volta che cadiamo, sollevandoci verso di Lui, quando noi fatichiamo ad andare verso .... l'alto!
E' la famosa teoria dell'ascensore, di cui Santa Teresa di Lisieux parla nel suo manoscritto autobiografico, Storia di un'anima.

Se noi ci facciamo "piccoli", riconoscendo la nostra debolezza, non possiamo che crescere anche nella strada dell'umiltà e rendere così contento Nostro Signore, che ci verrà incontro, aiutandoci a rialzarci.
E' proprio questa la grazia di cui parla Teresina: l'accettazione dei propri limiti non è motivo di  sconfitta, ma ulteriore spinta ad appoggiarci a Gesù, unica nostra vera forza!



O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.

lunedì 27 settembre 2010

Sesto giorno della novena a Santa Teresina. Ogni istante è un tesoro!

"Non crediamo di poter amare senza soffrire, senza soffrire molto.
La nostra povera natura c'è e non è lì per nulla.
E' la nostra ricchezza, il nostro mezzo di sostentamento!
E' così preziosa che Gesù è venuto sulla terra proprio per possederla.
La santità non consiste nel dire cose belle, non consiste neppure nel pensarle o nel sentirle!
La santità consiste nel soffrire e nel soffrire di tutto.
Approfittiamo del nostro unico momento di sofferenza!
Non guardiamo che l'istante presente: un istante è un tesoro!...
Un solo atto d'amore ci farà meglio conoscere Gesù, ci avvicinerà a Lui per tutta l'Eternità"
(Lettera alla sorella Celina, LT 89)
(Santa Teresa di Lisieux- Roma, Basilica di Santa Croce in Gerusalemme)


Santa Teresa di Lisieux ci ha più volte invitati a farci carico della sofferenza che "incrociamo" nel corso della nostra vita.
Ci ha invogliati a non perdere nessuna delle punture di spillo con cui essa ci "visita", affermando che proprio attraverso questi dolori, possiamo amare Gesù e salvare le anime, guadagnandoci il Paradiso.
Quest'oggi, Teresina ci dice anche che ogni istante è un "tesoro", introducendoci così nel discorso del "tempo prezioso" in maniera ancora più esplicita.

Siamo spesso portati a rimandare tante cose di momento in momento, usando espressioni come "un attimo", oppure "fra un istante" e ancora "un secondo solo"....e poi farò, verrò, ti aiuterò, cercherò di capire di cosa hai bisogno....
Si, ma intanto, quell'istante che era un tesoro, sarà andato perduto e non potrà più essere recuperato.
E insieme a quel tesoro di tempo, anche un tesoro di grazie sarà stato "sciupato".

Pensiamo, vedendo le cose nell'ottica che Teresina ci indica, a quanto sarebbe più proficuo impiegare subito l'istante, il momento presente, compiendo bene i doveri del nostro stato (di studio, di lavoro, di madre, moglie, marito, figlio) oppure "regalando" un atto d'amore, una carità, una gentilezza.
Proviamo a rispondere subito il nostro si, anche nelle piccole e apparentemente banali situazioni di ogni momento "qualsiasi" e vedremo, poco a poco, quanto la carità pronta, senza rimandi, ci aiuterà realmente a conoscere meglio Nostro Signore, la sua infinita pazienza, misericordia, bontà.

Possiamo realizzare questo "esperimento" dell'istante da far fruttificare, in mille modi: impegnandoci senza perdere tempo nelle nostre singole attività, compiendo subito le lecite richieste, anche di favori, che ci vengono indirizzate....e così via. 
Capiremo allora quanto sarà stato completamente a "nostro servizio" anche Gesù, che si fece uomo e, da ricco che era si fece povero...e "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo". (Fil 2, 6-7)
Facciamoci anche noi "servi per amore", impiegando ogni istante del tempo che Dio ci ha donato, per la nostra santificazione, per la salvezza delle anime e a consolazione di Gesù, offeso dai nostri peccati!


O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.
                                                                                                                                                                                     

domenica 26 settembre 2010

Quinto giorno della novena a Santa Teresina. Soffrire in pace...

"Guardiamo la vita sotto la sua vera luce: è un istante tra due eternità...
Soffriamo in pace...
Confesso che questa parola 'pace' mi sembrava un pò forte, ma l'altro giorno, riflettendovi, ho scoperto il segreto del soffrire in pace.
Chi dice pace non dice gioia, o almeno gioia sentita.
Per soffrire in pace, basta volere davvero tutto quello che vuole Gesù".
(Lettera alla sorella Celina LT 87)


(Santa Teresa di Lisieux- Roma, Chiesa di Santa Teresa al Corso d'Italia)

Santa Teresina ci ha più volte indicato la via della "sofferenza" accettata e vissuta nell'amore, come la strada che ci conduce alla santità e ci permette di "partecipare" alla salvezza delle anime dei nostri fratelli più lontani da Dio.
E' però vero che vivere il dolore nell'accettazione e nella tranquillità non è semplice.
La nostra naturale disposizione d'animo, davanti alla sofferenza, è spesso quella della contrarietà, del desiderio di fuga...di ribellione.
Tuttavia, Gesù stesso, nel Vangelo, ci dice di prendere Lui come esempio, Lui che, umile e mite di cuore, afferma: "Il mio giogo è soave e il mio carico è leggero".
Sono parole difficili da comprendere subito, come anche Santa Teresina afferma, scrivendo di aver considerato, inizialmente, un pò forte la parola "pace" riferita alla sopportazione delle sofferenze.

Cosa, dunque, rende leggero il carico del dolore e soave il giogo?



E' proprio il nostro atto di....affidamento!
Noi, creature fragili, in primo  luogo, accettiamo la nostra debolezza, riconoscendo che non è semplice vivere gioiosamente il dolore.

In secondo luogo, ci affidiamo al Signore nel momento in cui, consapevoli della fragilità umana, ci consegniamo a Lui, accettando di fare il Suo volere, ben sapendo che anche dal male Dio può trarre un bene e che il dolore può essere il mezzo della nostra ed altrui salvezza.
Ci affidiamo anche nel momento in cui prendiamo coscienza dell'impossibilità di essere "felici" nel dolore....ma possiamo vivere in pace nella misura in cui sappiamo che quello che ci succede è volontà di Dio e, dunque, ci lasciamo "cullare" ugualmente dalle Sue mani, sicuri che non ci lascerà cadere, anche se a noi sembra di ...volare senza sostegno!.
Se saremo assolutamente convinti (anche solo con la forza di volontà, qualora non lo sentissimo sensibilmente), che siamo comunque in buone mani, non avremo paura di affrontare la sofferenza, gli apparenti dossi, le discese del nostro percorso di vita.
Il nostro atto di affidamento, capace di darci la pace nel soffrire, ci condurrà infatti in Cielo, in quella che Teresina amava definire la Patria.
Coraggio! Soffriamo in pace, pensando che dopo il dolore, ci attende la felicità immensa...per l'eternità!




O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 
Amen.


sabato 25 settembre 2010

Quarto giorno della novena a Santa Teresina. La scena di questo mondo passa!

(Santa Teresa di Lisieux- Roma, Chiesa di Sant'Alfonso)



"Ho bisogno di dimenticare la terra...Quaggiù tutto mi affatica, tutto mi è di peso.
Trovo solo una gioia: quella di soffrire per Gesù e questa gioia non sentita è al di sopra di ogni gioia!....
La vita passa, l'eternità avanza a grandi passi.
Presto vivremo della vita stessa di Gesù.
Dopo essere state abbeverate alla sorgente di tutte le amarezze, saremo deificate alla sorgente stessa di tutte le gioie, di tutte le delizie.
La scena di questo mondo PASSA....Presto vedremo nuovi cieli; un Sole più radioso con i suoi splendori illuminerà mari eterei, orizzonti infiniti!
L'immensità sarà il nostro spazio.
L'amore si paga solo con l'amore e le piaghe dell'amore si guariscono solo con l'amore.
Offriamo volentieri le nostre sofferenze a Gesù per salvare le anime.
Povere anime!
Esse hanno meno grazie di noi e tuttavia tutto il sangue di un Dio è stato versato per salvarle.
E peraltro Gesù desidera far dipendere la loro salvezza da un sospiro del nostro cuore.
Che mistero!
Se un sospiro può salvare un'anima, cosa non potranno fare le sofferenze come le nostre?
Non rifiutiamo nulla a Gesù"!
(Lettera di Santa Teresina alla sorella Celina, LT 85)

Quante volte, davanti al bene da compiere, siamo ritrosi....in quante occasioni, per via delle nostre personali sofferenze, tendiamo ad abbatterci, a lamentarci eccessivamente, dimenticando di offrire al Signore queste nostre amarezze, i nostri dispiaceri, le nostre difficoltà, per farne "moneta di scambio" per la salvezza di un'anima!
Teresina ci ricorda che il dono del Sangue Preziosissimo di Nostro Signore è stato versato per tutti, ma che non tutti sanno accogliere quel dono e che tanti, troppi, vivono completamente lontani da Lui.
E' come se un ricco signore avesse preparato un banchetto di cibi succulenti, chiamando a raccolta tutti i poveri del mondo....ma questi poveri preferissero andare a rovistare nei cassonetti dell'immondizia, piuttosto che sedersi alla tavola di questo ricco offerente.
Che apparente "spreco", che gran rifiuto verso un dono offerto gratuitamente!

Teresina ci ricorda allora che, nonostante ciò che appaia "un dono perso", il Signore vuole usarci come strumento per dare noi da mangiare agli altri, per "nutrirli" spiritualmente.
Un nostro sacrificio, un dolore sopportato con amore, un atto di carità, equivalgono, nella scena del ricco che offre il pranzo, al gesto di essere noi quelli che, seduti alla mensa del ricco signore, prendiamo del cibo e andiamo per le strade, a portarlo a chi, paradossalmente, lo rifiuta.
Certo, è "faticoso", rinunciare a mangiare noi stessi i succulenti piatti disposti sulla tavola, e altrettanto faticoso è mettersi in cammino per andare a donarli ad altri, ma noi siamo già fortunati ad aver compreso il grande dono che ci è stato fatto...mentre non tutti hanno già capito quanto viene loro spontaneamente offerto.
Noi sappiamo che, quando avremo concluso il nostro compito di cibare gli altri, troveremo ancora un posto libero, alla mensa che ci è stata preparata.
Altri, quelli a cui noi daremo da mangiare, potrebbero non capirlo mai, senza il nostro piccolo sforzo e l'aiuto della Grazia Divina.

Il nostro tempo terreno, rispetto all'eternità, è un soffio....passa....
Ce lo dice anche la Bibbia, quando sentenzia che per il Signore, mille anni sono come un giorno e un giorno come mille anni!
Allora, in questo "soffio", animati dalla certezza che le difficoltà di questa vita passeranno, e che nulla delle sofferenze del momento presente è paragonabile alla gloria che ci attende (è San Paolo a dircelo!), dobbiamo trovare in Dio il "coraggio" per vivere ogni amarezza, ogni sofferenza, nella piena certezza che, la nostra sopportazione amorevole del dolore, non solo consolerà Nostro Signore, ma che Lui stesso potrà utilizzare il nostro atto d'amore, per salvare delle anime.
Certo, questo è un mistero, ma a Dio, nulla è impossibile!
Il nostro amore è come il sassolino che, gettato nell'oceano, produce dei cerchi che si allargano sempre più....fino a toccare le acque più lontane.
Diventiamo il "sassolino" nell'oceano dell'Amore Misericordioso di Dio e seguiamo il consiglio di Santa Teresina!



O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.

venerdì 24 settembre 2010

Terzo giorno della novena a Santa Teresina

"Non ti affliggere perché non senti nessuna consolazione nelle tue Comunioni: è una prova che occorre sopportare con amore. 

Non perdere nessuna delle spine che incontri ogni giorno: con una di esse puoi salvare un'anima!

Ah, se tu sapessi quanto viene offeso il buon Dio! La tua anima è fatto apposta per consolarLo. 

AmaLo alla follia, per tutti coloro che non Lo amano"!

(Santa Teresa di Lisieux, lettera a Maria Guérin LT 93)


(Statua di Santa Teresina- Santuario di Arenzano)



Si è spesso portati a pensare che, la devozione consista nel "sentire", nel provare emozioni, trasporto, in una parola, nell'avvertire coi sensi la presenza dell'amore per il Signore.


E' invece una concezione sbagliata, perché, lo possiamo sperimentare anche nella realtà di tutti i giorni, qualunque esperienza affettiva (fra sposi, fra genitori e figli, anche fra amici!), va incontro ad un naturale percorso di sentire/non sentire. 

O meglio: non sempre sentiamo "sensibilmente" l'affetto, non sempre proviamo la stessa intensità di trasporto verso chi amiamo; capita anche, in certi momenti, di essere spinti verso sentimenti opposti all'amore, come la rabbia, la delusione, o l'apparente...non sentire.


Basta fare pochi esempi per capire meglio questo discorso: se un figlio commette una  mancanza grave, probabilmente, di primo acchito, un genitore si arrabbierà; se il coniuge dimentica una cosa importante o trascura l'altro, ecco che allora insorgerà la delusione...se tanti sono gli impegni di lavoro o quelli educativi con i figli, non si potrà dare spazio al "romanticismo" e sentirsi sulla classica....nuvoletta rosa!

Insomma, a ben guardare, nella dimensione degli affetti, il termometro giusto, quello che veramente misura la "febbre del nostro amore", non è quello che indica i gradi dell'intensità con cui noi "sentiamo", ma quello che ci dice con quale intensità "operiamo" con amore, anche quando, per via della stessa natura umana o delle situazioni, saremmo spinti verso sentimenti opposti o verso il non sentire.
E' proprio in questi ultimi due casi, che possiamo maggiormente dimostrare il nostro affetto sincero e disinteressato: se il genitore "controlla" il naturale arrabbiamento con il figlio disobbediente, sarà in grado di scegliere la punizione educativa corretta, quella che Don Bosco definirebbe sotto il concetto di "educare con amorevolezza"; se un coniuge comprende che la dimenticanza dell'altro è dovuta non a cattiveria, ma a impegni seri di lavoro, o ad una naturale distrazione, non si offenderà, ma agirà come nulla fosse....e via dicendo.

Ecco, l'amore verso il Signore ha bisogno dello stesso termometro, e a maggior ragione, quando si parla di cose spirituali, è più facili essere preda di aridità, di momenti in cui non si "sente" l'amore che noi proviamo per Lui.

Parliamo infatti di realtà che superano spesso gli stessi mezzi "materiali", umani, corporali, che noi abbiamo a disposizione per sentire questo amore!



Il consiglio di Santa Teresina, diventa allora per noi un prezioso stimolo ad andare avanti, amando il Signore e coloro in cui Lo possiamo incontrare ogni giorno (amici, parenti, colleghi etc.) anche quando non percepiamo coi sensi, alcuna consolazione spirituale, e particolarmente se nella Santa Comunione, rimaniamo (non per nostra volontà) "freddi".

Semplicemente, in questi casi, non facciamocene un cruccio eccessivo, sarà naturale (perché tale è la natura umana!) esserne dispiaciuti e desiderare di sentire l'amore verso Dio, ma, consapevoli che il Signore stesso sa tutto quello che passa nel nostro animo, offriamoGli anche la nostra aridità e accogliamo con gioia tutte le piccole occasioni di merito che potremo incontrare sul nostro cammino.
Saranno proprio queste ultime, sotto forma di incomprensioni, di mortificazioni, di piccoli servizi da rendere quando magari non ne avremmo voglia, quando non sentiamo lo "slancio" dell'amore, che ci daranno la misura reale della "febbre" del nostro affetto per il Signore.
Più sapremo operare con tale costanza, pur nelle aridità, più Gesù, che viene in noi Sacramentalmente, si sentirà amato!





O Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, che nella tua breve esistenza sei stata esempio di angelica purezza, di forte amore e di generoso abbandono a Dio, volgi uno sguardo di compassione a noi che confidiamo in te.
 Fa' tuoi i nostri desideri, e rivolgi per noi una parola alla Vergine Maria di cui fosti figlia prediletta e "che ti sorrise sul mattino della vita". 
Dille che, come Madre di Dio e degli uomini, ci ottenga con la sua potente intercessione la grazia che tanto desideriamo, e che l'accompagni con una benedizione che ci fortifichi in vita, ci assista in morte e ci conduca alla beata eternità. 

Amen.