lunedì 20 settembre 2010

Scissors' staircase (la scala delle forbici): il sapiente lavoro dell'architetto Benedetto XVI


C'è un'immagine che potrebbe ben rendere, con eloquenza "visiva" e immediata, l'idea del viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra, un viaggio che si preannunciava, per tanti aspetti e per tanti motivi, come un percorso dagli equilibri più delicati rispetto ai precedenti.


(Torino, Palazzo Reale
La scala delle forbici-Filippo Juvarra)


Fattori politici, religiosi, sociali, sembravano schierati in campo come soldatini dell'esercito avversario, pronti a scagliare frecce contro il Romano Pontefice.
E anche ignoranza, tanta ignoranza, di chi ha messo in piedi traballanti (per chi conosce la realtà) articoli giornalistici e spettacoli televisivi infarciti di bugie, luoghi comuni e frasi fatte.
Il classico "boccone amaro" propinato per preparare il terreno antipapale ad un passo (e non solo) dall'arrivo di Benedetto XVI in Gran Bretagna.

Poi, il Papa è arrivato, ed è parso di non essere davanti alla "compassata" Inghilterra, quella delle freddure, dello stile "british" cortese, ma distaccato, poco "smancerioso" (passatemi il termine).
Non che con le smancerie si cambi il mondo....ma, si sa, a volte, fanno bene anche quelle...






E penso che al Papa abbia fatto bene l'accoglienza calorosa che l'Inghilterra gli ha riservato, con folle assiepate per strada e per le celebrazioni delle due Messe all'aperto (ma anche nella splendida cattedrale di Westminster), così come le positive reazioni della stampa, che quasi per non "fare brutta figura", si è dovuta "adeguare" all'inaspettato (per le malelingua dei media) successo della visita del Santo Padre.

Così come credo si sia presentato superiore alle aspettative anche l' "approccio" del mondo politico verso il "Papa di Roma".

E allora arrivo a svelare l'immagine che associo a questo viaggio papale, un'immagine che poco ha di religioso, ma che tanto mi pare calzi a pennello all'intera situazione.
Si tratta della foto inserita in apertura, che ritrae la "Scala delle forbici", dell'architetto Filippo Juvarra, messinese, che operò a lungo a Torino, al servizio dei Savoia.
La scala da lui realizzata risale al 1720, per il riallestimento delle stanze del Palazzo Reale in occasione del matrimonio di Carlo Emanuele III.
La particolarità  è data dalla presenza, nella volta centrale del pianerottolo, di una "forbice", che alluderebbe al taglio delle maldicenze che avevano preceduto e accompagnato l'inizio e la realizzazione di questo lavoro.
Si diceva che l'architetto non avrebbe potuto realizzare una scala "innovativa" nel poco spazio che aveva a disposizione, e anche nel poco tempo a lui concesso...invece, l'opera fu completata, piacque ai committenti, e ancora oggi, i visitatori di Palazzo Reale, la percorrono per accedere al primo piano e l'ammirano....

Dunque, il viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna sembra proprio il lavoro di un sapiente architetto, che con grande cura ha saputo preparare la sua "scala", dosando le parole, usando fermezza, calibrando i "pesi" dei discorsi e adeguandoli all'ambiente, alle circostanze, agli uditori.
La "scala" di Benedetto XVI è come quella di Filippo Juvarra, una scala a "tenaglia", inserita alla perfezione in un contesto che si direbbe poco favorevole, poco ospitale, ma che riesce poi a contenere ciò per cui è preparata, ad offrirsi come innovativa, bella a vedersi, comoda da salire, utilizzabile anche dalle generazioni a venire...

Il lavoro del Papa, che si è a noi rivelato attraverso i suoi discorsi, le sue omelie e la sua gestualità, si è presentato come una scala in cui non manca nessun gradino: c'è il riferimento alla storia inglese, al ruolo che la religione, la coscienza morale ha giocato in essa; c'è l'invito a lavorare, oggi, nelle circostanze attuali, ricordandosi delle responsabilità istituzionali verso la persona umana; c'è poi l'aspetto più prettamente "spirituale" che si è rivelato nelle omelie, negli incontri con gli studenti cattolici....
C'è stato l'immancabile (considerando la grande delicatezza di Benedetto XVI e la sua cura per le anime) riferimento alla piaga della pedofilia nella Chiesa, seguito poi dall'incontro con alcune delle vittime.
Ci sono, ancora, due importanti gradini: la presenza fisica del Papa, con la sua naturale timidezza che ha reso ancora più significativo ogni gesto di vicinanza alle persone incontrate (dai religiosi, agli esponenti del mondo politico, ai bambini, alle folle), e i riferimenti alla "verità  cristiana" che non può mai essere sacrificata nella ricerca dell'unità fra le Chiese (discorso in occasione della visita di cortesia all'Arcivescovo di Canterbury), e il richiamo alla "generosità" (valida anche oggi!), nell'attuare la Costituzione Anglicanorum Coetibus (discorso ai Vescovi d'Inghilterra, Galles e Scozia).

Insomma, se l'affetto inglese non è parso "falso", altrettanto sincera è stata la presenza del Papa sul suolo britannico: una presenza a 360° gradi, che ha saputo destreggiarsi fra argomenti non solo spirituali, ma che ha costruito una scala, nuova, preceduta da un sapiente studio architettonico (basti pensare proprio all'Anglicanorum Coetibus); un'opera che forse, appare adesso solo come invito a dare un taglio alle malelingue malpensanti, che si fanno falsi profeti di sventura prima di ogni viaggio del Santo Padre.
Ma, in futuro, questa scala si rivelerà di certo sorprendente, perché si farà strumento di passaggio verso l'alto (e l'Alto), non solo a livello puramente spirituale, ma in ogni settore della realtà umana, illuminata dalla fede.

Con l'augurio che, realmente, il popolo inglese sappia fare tesoro della "scala di Benedetto XVI", conservandola come patrimonio anche per il futuro, ringrazio il Papa dello splendido dono (di magistero e non solo), che ci ha regalato con la sua visita in Inghilterra, con la beatificazione del Card. Newman e con il suo coraggio.

Nessun commento:

Posta un commento