PER ARRIVARE ALLA SANTITÀ
L'amorevolezza
La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani.
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio.
E ha dimorato con Lui.
Ma per arrivare alla santità, l'eterno abitare nella casa di Dio, tre sono i mezzi indicati da don Bosco: la ragione, la religione, l'amorevolezza.
PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO
O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.
Amen.
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«L'amore del salesiano è, come dice don E. Viganò, quello che sa farsi corrispondere, perché ha intuito che con questa corrispondenza fa crescere il giovane. Sentendosi stimato, questi impara a stimarsi, ad avere fiducia e a donare anche lui gratuitamente» [1].
Don Bosco «era convinto che il "cuore" aperto finisce per darsi effettivamente a Dio, purché ci si prenda cura di orientarlo verso di lui. "Dobbiamo cercar di imprimere per quanto è possibile la religione nel cuore di tutti e di imprimerla più profondamente che si possa", ricordava ai suoi direttori di case nel 1877, in occasione del primo capitolo generale della società." Tuttavia, è chiaro che il cuore dell'educando non appartiene al suo educatore — anche se il discepolo, rispondendo ai suoi desideri, glielo offre —ma appartiene a Dio al quale bisogna sempre ritornare: "Io voglio che tutti mi diate il vostro cuore, affinché ogni giorno lo possa offerire a Gesù nel SS. Sacramento mentre dico la santa messa", scriveva Don Bosco agli allievi della scuola di Mirabello prima di recarsi a trovarli. Era il linguaggio della sua vita.
Così si spiega parzialmente la sua grande sollecitudine per le frequenti e convinte confessioni dei ragazzi: esse gli consentivano la padronanza provvisoria dei loro "cuori", per purificarli e rimetterli in pace con Dio.
Se, infine, si dovesse decidere circa l'importanza primaria fra la ragione e l'amore nella ricerca di Dio, così com'era considerata da san Giovanni Bosco, converrebbe senza dubbio dare il primato all'amore. La familiarità e l'amorevolezza, cioè uno spirito fatto di cordialità e di affetto, per lui contavano più, tutto sommato, dell'indispensabile ragione. Tutti i progressi spirituali dei suoi discepoli avrebbero dovuto essere penetrati di amore affettivo o, per riprendere il suo modo di dire, dettati dal "cuore". L'amorevolezza rivestì i suoi consigli e la sua dottrina. Questo composto di saggezza amabile e di affetto chiaroveggente gli meritò "de' maravigliosi effetti e delle emendazioni che sembravano impossibili"» [2].
NOTE
[1] Juan E. Vecchi, Spiritualità Salesiana. Temi fondamentali, Elledici, 2001, pp. 114-115.
[2] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, p. 66-67.
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