PER ARRIVARE ALLA SANTITÀ
La religione
La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani.
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio.
E ha dimorato con Lui.
Ma per arrivare alla santità, l'eterno abitare nella casa di Dio, tre sono i mezzi indicati da don Bosco: la ragione, la religione, l'amorevolezza.
PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO
O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.
Amen.
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Lo stile di vita che don Bosco adotta fin da piccolo, uno stile impregnato di lavoro e preghiera, è proprio sintomatico dell'importanza della religione quale pilastro del metodo educativo, ma anche per il raggiungimento della santità.
Un mezzo che si declina come elemento fondamentale anche nella vita oratoriana,
dove si fa catechismo, si prega e, pur senza costrizione per i nuovi arrivati, il clima è tale che, poco a poco, a parte rare eccezioni, anche i cuori dei ragazzi più refrattari si sciolgono, e si avvicinano così ai Sacramenti.
Se ci si sofferma sull'aspetto specifico della preghiera, si può dire che per don Bosco essa si presenta in una sorta di bilanciamento tra la preghiera vocale e la preghiera mentale. Per es. egli consigliava ai laici di fare almeno un quarto d'ora di orazione al mattino e alla sera, ma non tralasciava neppure l'invito alle novene, come quelle a Maria Ausiliatrice. In oratorio è tassativa la recita del Rosario, una preghiera che per tutta la vita del santo occuperà un posto speciale.
Si organizzano in modo particolare i tridui e le novene ad alcuni santi, come san Giuseppe e san Luigi Gonzaga; si prega per le anime del Purgatorio, si celebrano in modo speciale le feste mariane; quando don Bosco ha bisogno di alcune grazie invita i giovani a mettersi in preghiera davanti al Santissimo Sacramento.
Le Memorie Biografiche attestano su don Bosco che, «allorché pregava ad alta voce, pronunciava le parole con una specie di vibrazione armoniosa, che dava a conoscere come queste partissero da un cuore infiammato di carità e da un'anima che possedeva il gran dono della sapienza. Talora quando era troppo stanco sospendeva i suoi lavori e si faceva leggere buoni libri. Con tutto ciò non di rado si doleva di non poter dare una più larga parte del suo tempo all'orazione vocale e mentale: e suppliva con molte giaculatorie, il cui suono però non usciva dalle sue labbra. Così affermano i primi allievi dell'Oratorio fra i quali D. Michele Rua e D. Turchi Giovanni» [1].
Dunque «sarebbe sbagliato rappresentarci Don Bosco che recita sempre preghiere vocali, così come sarebbe erroneo immaginare che non ci fossero in lui espressioni esterne di pietà» [2].
La sua stessa convinzione, manifestata anche ai suoi salesiani, lo attesta: «la preghiera fa violenza al cuore di Dio» [3]. Ma, nello stile di don Bosco, questa è la preghiera fatta non solo per stanca abitudine o con frasi trite e ritrite: è la preghiera del cuore, di chi sa stare con Dio, di chi trova Dio nella preghiera.
Questo è lo stile che don Bosco ha imparato nel corso della propria vita, e di cui è stato maestro con quanti ha avvicinato.
NOTE
[1] MB II»I, 7,8.
[2] Juan Vecchi, Spiritualità salesiana. Temi fondamentali, Elledici, 2001, p. 94.
[3] MB XII, 626.
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