AMARE GLI UOMINI
PERCHÉ SI AMA DIO
PERCHÉ SI AMA DIO
La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani.
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio.
E ha dimorato con Lui, dimorando in mezzo agli uomini.
Ma come, in concreto, si traduceva nel suo apostolato tra i giovani, questa capacità di contemperare umanità e spiritualità?
PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO
O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.
Amen.
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Don Bosco riesce a vivere come se vedesse l'Invisibile anche e soprattutto nel suo relazionarsi con gli altri. I confratelli e i giovani oratoriani sono un riflesso del Volto di Dio. E vanno amati in modo unico, totale, così come Dio li ama.
È «splendida la testimonianza di don Paolo Albera suo secondo successore: "Bisogna dire che don Bosco ci prediligeva in modo unico tutto suo: se ne provava il fascino irresistibile. Io mi sentivo come fatto prigioniero da una potenza affettiva che mi alimentava i pensieri, le parole e le azioni. Sentivo di essere amato in modo non mai provato prima, singolarmente, superiore a qualunque effetto. Ci avvolgeva tutti interamente quasi in una atmosfera di contentezza e di felicità. Tutto in lui aveva una potenza di attrazione, operava sui nostri cuori giovanili a mo' di calamita a cui non era possibile sottrarsi e, anche se l'avessimo potuto, non l'avremmo fatto per tutto l'oro del mondo, tanto si era felici di questo singolarissimo ascendente sopra di noi, che in lui era la cosa più naturale senza studio e senza sforzo alcuno; e non poteva essere altrimenti, perché da ogni sua parola e atto emanava la santità dell'unione con Dio che è carità perfetta.
Egli ci attirava a sé per la pienezza dell'amore soprannaturale che gli divampava in cuore. Da questa singolare attrazione scaturiva l'opera conquistatrice dei nostri cuori. In lui i molteplici doni naturali erano resi soprannaturali dalla santità della sua vita". "Sempre padre", don Bosco non fu però mai un padre permissivo ed imbelle; non dimissionò mai dalle sue responsabilità. Le parti odiose le lasciava ai suoi collaboratori; tutti però sapevano che era intransigente e fermo, specialmente in fatto di furto, di bestemmia e di scandalo. "Don Bosco – diceva – è il più gran bonomo che vi sia sulla terra: rovinate, rompete, fate birichinate, saprà compatirvi; ma non state a rovinare le anime, perché allora egli diventa inesorabile". Non castigava il colpevole ma lo chiamava a sé, gli faceva comprendere la gravità del male fatto; lo esortava a pentirsi, poi, sempre a malincuore, lo rimetteva ai parenti o ai benefattori; gli restava tuttavia ancora amico. La disobbedienza voluta, ostinata lo trovava particolarmente severo. Paterno, ma intransigente, anche con i suoi diretti collaboratori. Non finiremo mai di esplorare lo spessore della bontà paterna di don Bosco: ma se al suo interno non trovassimo unite, in positiva complementarità, dolcezza e fermezza, bontà e severità, non saremmo più di fronte a vera paternità» [1]. Una paternità concretamente specchio di quella divina.
NOTE
[1] Pietro Brocardo, Don Bosco. Profondamente uomo profondamente santo, LAS, 2001, pp. 42-43.
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