venerdì 6 gennaio 2017

Riflessioni spirituali



UNA MANIFESTAZIONE
DI LUCE
L'Epifania di Gesù


La solennità dell'Epifania ci rimanda con forza al tema della luce: i Magi sono guidati da una stella all'incontro con Colui che è la luce stessa, venuta nel mondo.
L'etimologia della parola Epifania permette di cogliere ulteriori rimandi, che abbracciano tutta la storia della salvezza e, soprattutto, avvolgono la storia di ogni uomo, inondandola di nuova luce.




«I Magi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, 
si prostrarono e lo adorarono. 
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra».

(Mt 2, 7-11)


«Il termine epiphánia è prelevato dalla famiglia del verbo epiphaíno "apparire, manifestarsi" (l’accento è graficamente sulla i, ma foneticamente sulla a). Il verbo phaíno (senza il prefisso epi-) significa letteralmente "venire alla luce" (quindi "apparire"), infatti deriva dalla radice indoeuropea bha-"luce", che ha formato sempre in greco la parola phós "luce", diventata in italiano una specie di prefisso (tecnicamente si definisce prefissoide), alla base di parole come fotosintesi, fotografia, fotocellula» [1]. 

L'etimologia aiuta a cogliere il significato più simbolico, spirituale – ma proprio per questo più importante ed essenziale – della festa dell'Epifania, un evento che rimanda inevitabilmente al tema della luce
.
In realtà è tutto il racconto evangelico del tempo di Natale a condurci su questo concetto. Un concetto materiale, ma soprattutto evocativo di un mistero più grande di quello che la luce – come elemento naturale (o artificiale) – rappresenta in sé. In tal senso lo ritroviamo nelle canzoni tradizionali dedicate al Dio Bambino sceso sulla Terra, come Astro del Ciel, Tu scendi dalle stelle, o Venite, adoriamo, i cui versi rammentano che «La luce del mondo brilla in una grotta».
Questi canti non hanno fatto altro che attingere alla sapienza biblica, alla Scrittura, in cui il tema della luce è strettamente connesso alla storia della salvezza. 
Benedetto XVI ben lo sottolineò nel 2006: 

«L'apostolo Giovanni scrive nella sua Prima Lettera: "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre" (1 Gv 1, 5); e più avanti aggiunge: "Dio è amore". Queste due affermazioni, unite insieme, ci aiutano a meglio comprendere: la luce, spuntata a Natale, che oggi si manifesta alle genti, è l'amore di Dio, rivelato nella Persona del Verbo incarnato. Attratti da questa luce, giungono i Magi dall'Oriente. 
Nel mistero dell'Epifania, dunque, accanto ad un movimento di irradiazione verso l'esterno, si manifesta un movimento di attrazione verso il centro, che porta a compimento il movimento già inscritto nell'Antica Alleanza. La sorgente di tale dinamismo è Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle Persone, che tutto e tutti attira a sé. La Persona incarnata del Verbo si presenta così come principio di riconciliazione e di ricapitolazione universale (cfr Ef 1, 9-10). Egli è la meta finale della storia, il punto di arrivo di un "esodo", di un provvidenziale cammino di redenzione, che culmina nella sua morte e risurrezione. 
Per questo, nella solennità dell'Epifania, la liturgia prevede il cosiddetto "Annuncio della Pasqua": l'anno liturgico, infatti, riassume l'intera parabola della storia della salvezza, al cui centro sta "il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto"» [2].

Non vi è contrapposizione tra la nascita e la morte, saldamente legate dal concetto della luce. Può esservi – continuando a usare un linguaggio metaforico – una luce più forte, più abbagliante, di quella della risurrezione dai morti?
Cristo Risorto «è la luce che vince la notte», come recita un canto liturgico; Egli è la luce che vince ogni notte: quella del peccato, della sofferenza, della povertà, della solitudine, della malattia e, non da ultima, quella della morte sia spirituale che materiale.
Alla luce di questa luce l'uomo può vedere la luce (cfr. Sal 36,10), perché solo in Lui «è la sorgente della vita» (Ibidem).
È una luce di speranza, una luce che orienta in modo diverso la storia dell'uomo e dell'umanità: non si cammina verso il nulla, ma verso un futuro escatologico che comincia a realizzarsi già in questo pellegrinaggio terreno, nel cammino dell'homo viator. È una luce che illumina il tragitto da percorre, aiuta a discernere tra le diverse scelte possibili, cambia la prospettiva da cui guardare la vita intera, il mondo, gli altri e finanche se stessi.
Il mistero della risurrezione diventa così un mistero di gloria e di luce, e questo consente al credente di vivere l'epifania del Signore ogni giorno, riconoscendo nelle piccole e grandi esperienze quotidiane, nell'esistenza stessa, nella speranza nutrita per il futuro prossimo e remoto, la manifestazione di quella che Simeone descrive nel suo cantico (Lc 2, 30-32): 
«i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
L'Epifania del Signore deve suscitare anche oggi stupore per le meraviglie operate da Dio, un Dio che non ha avuto limiti di fantasia, tanto da arrivare a nascere come uno di Dio, morire come uno di noi e... risorgere, come ancora noi non risorgiamo, ma così come risorgeremo, alla sua stessa maniera.
Fantasia, fantasmagorico, fenomenabile: tutte parole ricavate dallo stesso verbo phaíno da cui deriva la parola epifania [3]; tutti termini che ci ricordano che Dio non è apparso come un fantasma (secondo l'uso che a questo termine diamo nell'uso comune, e che pur nasce dalla stessa radice di epifania), perché al di là della straordinarietà dell'Incarnazione non si nasconde un sogno effimero, una realtà evanescente, ma il Dio con noi, quel Dio che è sceso per essere con l'uomo «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), e per sempre, nell'eternità della nuova Gerusalemme celeste (cfr. Ap 21, 3-4). Quella Gerusalemme che nell'Apocalisse ci appare descritta con parole, ancora una volta, di luce (Ap 22, 5):
«Non vi sarà più notte,
e non avranno più bisogno
di luce di lampada né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà.
E regneranno nei secoli dei secoli».


NOTE

[1] Il significato di epifania viene alla luce, Fabio Ruggiano, 
http://www.academia.edu/25632613/Il_significato_di_epifania_viene_alla_luce

[2] Benedetto XVI, Omelia, 6 gennaio 2006.

[3] Si rimanda al testo del prof. Fabio Ruggiano, cit.


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