sabato 21 maggio 2016

Novena a Maria Ausiliatrice 2016 /7


MARIA AUSILIATRICE
DONNA MISERICORDIOSA
Consigliare i dubbiosi


L'Anno Santo della Misericordia diventa occasione propizia per riflettere su Maria Ausiliatrice quale Madre di misericordia: proprio perché misericordiosa ella si fa aiuto dell'uomo. Così è possibile parlare della Vergine in correlazione alle opere di misericordia, in una mirabile sintesi di gesti e parole concrete che il Vangelo ci ha tramandato, e analizzando i loro significati simbolici e spirituali.




PREGHIERA A MARIA AUSILIATRICE
(composta da San Giovanni Bosco)

O Maria, Vergine potente,
Tu grande e illustre difesa della Chiesa,
Tu aiuto mirabile dei cristiani,
Tu terribile come esercito schierato a battaglia,
Tu, che hai distrutto da sola
tutti gli errori del mondo,
Tu, nelle angustie, nelle lotte, nelle necessità
difendici dal nemico
e nell'ora della morte
accoglici nei gaudii eterni.
AMEN






«Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti". Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, 
egli è per me fratello, sorella e madre"».
 (Mt 12, 46-50)

MARIA, MAESTRA DI SPERANZA

«"Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50). Con queste parole Gesù lascia un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che stabilisce la vera appartenenza a Lui. Perciò Maria instaura un legame di parentela con Gesù prima ancora di darlo alla luce: diventa discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole dell’Angelo e dice: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38). Questo “avvenga” non è solo accettazione, ma anche apertura fiduciosa al futuro. Questo “avvenga” è speranza!
Maria è la madre della speranza, l’icona più espressiva della speranza cristiana. Tutta la sua vita è un insieme di atteggiamenti di speranza, a cominciare dal “sì” al momento dell’annunciazione. Di fronte a tutte queste difficoltà e sorprese del progetto di Dio, la speranza della Vergine non vacilla mai! Donna di speranza. Questo ci dice che la speranza si nutre di ascolto, di contemplazione, di pazienza perché i tempi del Signore maturino» [1].

Una «maternità di fede» e di speranza da cui lasciarsi aiutare

«I Padri del primo millennio cristiano amavano ripetere che Maria ha concepito il Cristo prima con la fede che con il grembo materno» [2], desiderando lo stesso desiderio di Dio, nutrendo - per dirla in termini più semplici -, la stessa "speranza" di Dio. Di un Dio che ha delle "speranze", dei desideri, dei progetti sull'uomo: «Iil verbo con cui Maria esprime il suo consenso, e che è tradotto con "fiat" o con "si faccia", nell'originale non esprime una semplice rassegnata accettazione, ma vivo desiderio. Come se dicesse: "desidero anch'io, con tutto il mio essere, quello che Dio desidera; si compia presto ciò che egli vuole"» [3].
La maternità di Maria è dunque segno eloquente della sua fede e della sua speranza. Una fede e una speranza che la Madre mette a disposizione dei suoi figli terreni, quale aiuto nel loro percorso verso Dio. «Ogni uomo che di sì alla parola di Dio, le consente di incarnarsi in lui, le dà la propria carne (la totalità di sé), e in tal senso la genera nella propria vita. Dunque, produrre (= concepire) un atto di fede equivale ad entrare in un rapporto analogo a quello della generazione fisica del Cristo» [4]. Generare spiritualmente Cristo significa realizzare - come ha fatto Maria - un atto di fede e di speranza (oltre che di "carità", di amore). La Vergine di Nazaret, nel Magnificat, aveva riconosciuto nell'Incarnazione del Figlio di Dio il grande segno della misericordia inesauribile del Signore, quella misericordia che si stende su quelli che lo temono, di generazione in generazione (cfr. Lc 1,50). Così facendo lascia un esempio e un invito, aiutando l'uomo ad aprire gli occhi sui tanti segni concreti di misericordia che Dio dissemina sul loro cammino. 

Consigliare i dubbiosi

Sperare nella misericordia divina, così come ha fatto Maria, è l'insegnamento che si può trarre dai suoi gesti e dalle sue azioni. Gesti e azioni che Gesù, in Mt 12,50, non svilisce, ma, al contrario, esalta. Il credente può diventare "madre", testimone della speranza, modello di fede, apostolo della misericordia, proprio come lo è stata Maria.
Con la sua fede incrollabile, con la sua speranza anche in mezzo alle vicende più umanamente paradossali, con la sua carità quasi sovrumana, Maria si offre quale consigliera dell'uomo dubbioso, dell'uomo al binario tra fede e non-fede, di quello assalito dal problema della scelta tra razionale e soprannaturale, tra fede pura e comprensione di ogni dato. Questo ruolo è aiuto e stimolo: aiuto per superare il dubbio, stimolo affinché il dubbioso, una volta approdato alla Verità, sappia a sua volta farsi dispensatore di consiglio.
«Consigliare i dubbiosi è la prima indicazione che ci viene data. Prima ancora di insegnare agli ignoranti e di ammonire i peccatori; di consolare gli afflitti e perdonare l’offesa ricevuta; prima ancora di pregare Dio per i vivi e per i morti e di sopportare con pazienza le persone moleste, viene chiesto di consigliare chi è nel dubbio. Perché questo primato e cosa comporta? Il dubbio - ἀπορία come dice il greco - indica lo stato di incertezza in cui si trova una persona. E’ la condizione di chi non sa scegliere, di chi esita e rimane sospeso perché manca di una visione chiara e sicura. La problematicità della vita si fa sentire nel dubbioso in maniera sconvolgente, così da renderlo debole, insicuro e per questo esposto a ogni sorta di rischio. La vita del dubbioso, purtroppo, oscilla pericolosamente dalla paura all’angoscia, creando situazione di vera sofferenza. L’estensione del dubbio oltre misura, tuttavia, non consente all’uomo di ritrovare più se stesso e di dare alla sua vita il fondamento e la certezza di cui ha bisogno. Il dubbio va in qualche modo sostenuto purché giunga a cogliere la verità che ricerca. Il fine a cui tendere, dunque, è la verità non la permanenza infinita nel dubbio. In questo contesto, non si può trascurare il dubbio che entra nella mente del credente circa i contenuti della sua fede. Questo dubbio è paradossale e contraddittorio, perché chi crede non può dubitare. Il cristiano vive con la certezza della verità che accoglie liberamente nella sua vita, e sa che questa gli è data attraverso la rivelazione di Dio. Per dirla con s. Anselmo, chi crede fa esperienza di Dio e quindi ha certezza della sua verità. Ciò che muove a conoscere e dare fondamento non è altro che il desiderio stesso della fede di voler conoscere di più. 
La ricerca della verità, quindi, è un dovere di carità e la vicinanza al dubbioso è una responsabilità che chi ama non può rifiutare di offrire. Al contrario, la ricerca e la condivide perché il cammino verso la verità non è mai un percorso solitario, ma sempre un sentiero condiviso» [5]. 


NOTE


[2] Giorgio Gozzelino, Ecco tua Madre! Breve saggio di mariologia sistematica, Elledici, 1998, p. 64. 

[3] Raniero Cantalamessa in Ibidem, p. 64.

[4] Ibidem, p. 65.

[5] Rino Fisichella, Consigliare i dubbiosi. Le prediche di Spoleto, in Avvenire 29 giugno 2013.

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