sabato 21 maggio 2011

BELLO E BRUTTO.....il significato oltre l'apparenza qual è? -Riflessioni a margine del "Papa secondo Rainaldi"-


"Noi oggi non sperimentiamo solo una crisi dell'arte in quanto tale, e con un'intensità finora sconosciuta.
La crisi dell'arte è un altro sintomo della crisi dell'umanità, che proprio nell'estrema esasperazione del dominio materiale del mondo è precipitata nell'accecamento di fronte alle grandi questioni dell'uomo, a quelle domande sul destino ultimo dell'uomo che vanno 
oltre la dimensione materiale.
Questa situazione può essere certamente definita come 
un accecamento della spirito".

(Joseph Ratzinger- Introduzione allo spirito della Liturgia)

Papa Giovanni Paolo II nell'....interpretazione di Oliviero Rainaldi

Le discussioni recentissime sulla statua di Giovanni Paolo II inaugurata a Roma pochi giorni fa, fanno riflettere ancora una volta sul senso dell' "esteriorità o non esteriorità" delle cose, insomma, sul concetto di bello e di brutto, sul loro significato più profondo, su quello a cui dovrebbero rimandare per non lasciarci come spettatori vuoti dinanzi a cose materiali altrettanto vuote.
Quello che il Card. Ratzinger denunciava ai tempi di "Introduzione allo spirito della Liturgia" era in effetti un momento (piuttosto duraturo!) di crisi dell'arte, non solo di quella sacra, ma più in generale di ogni espressione artistica.
Guardandoci intorno notiamo in effetti la bruttezza che cerca di  spadroneggiare in moltissimi campi, dai quadri in cui non si capisce nulla e che non trasmettono alcunché, alla moda che sembra solo un rifacimento di tovaglia da tavola malmessa addosso ai corpi, alle Chiese che in alcuni casi perdono anche gli elementi di "riconoscibilità", lasciando i fedeli un po' interdetti per le forme, le stranezze, l'assenza di connotati tipici di un edificio destinato alla celebrazione del Santo Sacrificio e che non richiamano la bellezza della Bellezza in Persona!

Ora, nella bagarre sulla nuova statua di Giovanni Paolo II c'è un punto che andrebbe sottolineato: tutti, dai fedeli ai media, stanno bene o male rimarcando il senso di "insoddisfazione" (chiamiamolo così....) per questa opera che non assomiglia al Papa e che appare strana nella concretizzazione di un concetto (il Pontefice che ricopre col suo mantello) di per sè bello, ma reso in maniera tale da creare uno stridore evidente fra il simbolo ed il segno impiegato per evidenziarlo.
Questo "vociare" fa pensare perché, normalmente, non si concede così tanto spazio sui giornali, in televisione, a tante altre cose brutte, a tante altre espressioni artistiche che non trasmettono nulla.
O meglio, se ne parla anche, ma non per sottolinearne la bruttezza, quanto per decantare, lodare quelle cose che, in svariati campi, hanno perso finanche la funzionalità, divenendo solo esteriorità fine a sé stessa.

Il fatto che si parli invece della nuova statua del Papa e che da più parti si levino voci di dissenso, spinge a chiedersi il perché di questa "disparità" di posizione di molti mass-media, ma anche di tanta gente comune.
Tralasciando gli aspetti prettamente "gossippari" che staranno forse sfruttando gli stessi media, ritengo che il punto sia uno: Giovanni Paolo II è un Papa recente, la cui memoria è ancora freschissima in tutti noi, è stato riconosciuto come una persona, oltre che un Pontefice, dotato di connotati particolari e specifici, quali la simpatia, la profondità di pensiero, la bellezza anche fisica, la capacità di trasmettere senso di protezione e di tenerezza.
La statua inaugurata in Piazza dei Cinquecento ci dà invece l'immagine di una persona che non è il Papa, che non gli assomiglia nei tratti somatici, nel gestualità, nella capacità di trasmettere sentimenti.
In sostanza, NON LO RAPPRESENTA.

Fermiamoci a pensare: se noi teniamo in casa la foto di qualcuno che amiamo, lo facciamo perché guardandola, anche quando è lontana geograficamente, possiamo ricordarla nei tratti, nelle caratteristiche che ce la fanno amare.
Lo facciamo affinché la foto ci rappresenti quella persona e ce la faccia "percepire".
Chi è che metterebbe, al posto della foto di un figlio o di un marito, la foto di un brutto pupazzo?

Mi domando allora: perché davanti ad altre brutture non ci indigniamo allo stesso modo, non manifestiamo sconcerto, non protestiamo garbatamente?
Forse abbiamo perso il senso della "bellezza" dell'intera esistenza in tutte le sue manifestazioni, che vanno dal vestire all'arredare una casa, dal quadro che contempliamo in un museo all'auto che utilizziamo per gli spostamenti.
Ogni cosa, se vista nell'ottica di un mondo in cui il materiale è una dimensione voluta e creata da Dio, dovrebbe essere testimone della Sua Bellezza e dunque dovremmo rifiutare a priori il brutto....
Se si perde il senso di questo "guardare oltre" le cose in loro stesse, allora bello e brutto si fondono senza che sia più possibile concepire una linea di demarcazione fra l'uno e l'altro.
Tutto diventa meramente "cosa" e non "segno" che rimanda ad altro. All'Altro.

Quello che sta accadendo con la statua del Papa dovrebbe spingerci a chiedere: riusciamo a ricordare, a tenere impresso nel nostro animo il VOLTO SPLENDIDO DI DIO, di UN DIO INCARNATO, che ha un VOLTO UMANO, TENEREZZA UMANA, che ci vuole trasmettere un senso di PROTEZIONE,di SICUREZZA, tanto da rifiutare tutto quello che è brutto, perché NON LO RAPPRESENTA, NON CI CONSENTE DI RICORDARLO E TENERLO VIVO IN NOI E DI DONARLO AGLI ALTRI PER COME EGLI E'?

Scriveva sempre il Card. Ratzinger, nel suo libro:
"Il nostro mondo delle immagini non supera più l'apparenza sensibile e lo scorrere delle immagini che ci circondano significa, allo stesso tempo, anche la fine dell'immagine:oltre ciò che può essere fotografato non c'è più nulla da vedere.
A questo punto, però, non è impossibile solamente l'arte sacra; l'arte stessa resta priva di un oggetto, in senso letterale.
L'arte diventa sperimentazione con mondi che si crea da sé, una vuota creatività che non percepisce più lo Spirito Creatore.
Essa tenta di prendere il suo posto e non riesce a fare altro che produrre l'arbitrario e il vuoto, che rendere l'uomo cosciente dell'assurdità della sua pretesa creatrice".

In sintesi: abbiamo separato l'arte dal suo oggetto, che è DIO, quel Dio che dovrebbe riflettersi in ogni manifestazione, espressione umana, per essere sempre presente ai nostri occhi, nella nostra realtà, nella nostra esistenza.
Ogni artista finisce col creare una propria visione personale delle cose, che si fanno solo elementi senza rimandi, materialità "finita", a sé stante, limitata, chiusa...come dice il Papa: vuota, priva di rimandi all'Infinito, che non fa comprendere come l'arte non sia un fine, ma un mezzo.
La vera creatività non è la libertà senza regole -che si fa invece arbitrio- in quanto "l'arte non può essere prodotta, così come si commissionano e si producono delle apparecchiature tecniche.
Essa è sempre un dono.
L'ispirazione non la si può decidere, la si deve ricevere- gratuitamente-. 
Il rinnovamento dell'arte nella fede non sarà conseguito né con il denaro né con le commissioni.
Esso presuppone, prima di ogni altra cosa, il dono di una nuova visione.
Per questo tutti noi dovremmo essere preoccupati di giungere nuovamente a una fede capace di vedere.
Dove questo avviene, anche l'arte trova la sua giusta espressione".

Chiediamo al Signore di renderci sempre disponibili a ricevere questo dono, un regalo che si esprime tanto nella capacità di produrre vera arte, quanto anche di rifiutare le espressioni finto-artistiche  brutte e vuote, che al di là del valore economico (troppo spesso sproporzionato), non riescono ad essere rappresentative dell'Unica Vera Bellezza.

Buon fine settimana a tutti.

4 commenti:

  1. Beh, la visuale di un pupazzo, invece del volto di mio figlio, in effetti non lo rappresenta, soprattutto se è decisamente brutto! Si è perso il buon gusto, che in qualche modo ci rapporta alla Bellezza di Dio. E allora mi vien da pensare che non aveva tutti i torti il Signore, quando ha proibito di innalzare idoli e di non adorare statue che vogliano in qualche modo rappresentarlo.
    Quella statua di Papa Giovanni Paolo II non gli rassomiglia, ed è orribile, secondo il mio gusto personale. Forse il pittore voleva rappresentare Karol quando, con un teneressimo gesto, ha accolto un bimbo sotto il suo mantello: un gesto che riporta alla Vergine nell'intento di avvolgere con la Sua dolce protezione, tutti i credenti in Suo Figlio Gesù. E l'intendimento non è sbagliato, ciò che è errato è il modo in cui è rappresentato. Perché rendere brutto ciò che la natura ha fatto bello e Dio lo ha perfezionato nell'anima?

    RispondiElimina
  2. Carissima, sono d'accordo con te su tutta la linea!

    L'idea, se non è supportata da una dose di "oggettività" (e di Verità), rimane solo autoreferenzialismo.

    Buona giornata!

    RispondiElimina
  3. A Rainaldi comunque va riconosciuto almeno «un merito: quello di volersi intenzionalmente distaccare dalla classica iconografia papale per calarla nella modernità»
    l'opera ha un concetto teologico preciso. “Non sono più io che vivo ma tu vivi in me”.
    E’ un’opera popolare, e comunque non doveva essere il santino con la lacrimuccia, altrimenti l’avrebbero commissionata a qualche scultore di Canazei. Eppure, adesso, mi sembra che è proprio questo che in tanti vorrebbero.

    RispondiElimina
  4. Sign. Tomaselli, l'arte vera non è il "santino con la lacrimuccia", come lei ha scritto.
    Lo dimostrano tante opere di grande spessore, antiche e moderne.
    Il moderno senza la verità, perde la Verità con la V maiuscola e distrugge l'arte.

    RispondiElimina