venerdì 6 gennaio 2012

EPIFANIA DEL SIGNORE




La festa dell'Epifania ci presenta nel Santo Vangelo la scena dell'offerta dei doni che i Re Magi consegnano a Gesù Bambino (Mt 2,1-12), doni per altro simbolici, in quanto rimandano alla regalità, alla divinità ed alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il concetto del "dono" è presente anche nella Liturgia delle Ore di questo giorno: già nei primi vespri, si fa memoria di come il Signore "diede la loro terra in eredità a Israele, a Israele suo popolo" (Sal 134).

Ora, il nome "ISRAELE" altro non è che il nome nuovo concesso da Dio a Giacobbe, figlio di Isacco, nipote di Abramo.
La storia di quest'uomo che faticosamente (ma con l'aiuto divino!) riesce a diventare grande da piccolo che era, ci dimostra come in verità non sia l'uomo a donare qualche cosa a Dio, ma tutto il contrario: è Dio che si dona all'uomo, in uno scambio d'amore senza pari!
E l'essere umano è invitato a fare altrettanto: donare al proprio fratello, anzi, donarsi all'altro!
Il capitolo 32 della Genesi, presenta infatti Giacobbe finalmente sfuggito allo "sfruttamento" del suocero Labano che voleva egoisticamente trattenere presso di sè beni materiali e le proprie figlie; il figlio di Isacco si è finalmente arricchito -riuscendo così a recuperare quanto Labano stesso gli aveva sottratto- ed è in cammino verso la terra promessa.
A quel punto accade però....l'imprevedibile: egli viene a sapere che gli viene incontro il fratello Esaù, esacerbato per la perdita della primogenitura e della benedizione paterna, che proprio Giacobbe gli aveva "carpito"...la prima in cambio di un piatto di lenticchie, la seconda con una "tranello" organizzato con la complicità della madre Rebecca (Gn, capitoli 25 e 27).

A quel punto...Giacobbe, dopo aver riconosciuto che ogni cosa ottenuta fino ad allora era puro dono gratuito di Dio, agisce sotto l'impulso di un'idea che oggi diremmo "geniale", ma potremmo anche definire di certo ispirata dal Signore: mandare avanti, prima di lui, ed incontro al fratello, i propri servitori con vari beni, per placarne l'ira.
Il dono diventa lo strumento del...perdono: è vero che Giacobbe agisce anche per paura, ma nonostante questo continua a chiamare ancora Esaù con il titolo di "fratello"!
Il dono diventa quindi un espediente di...riconciliazione!

Quella stessa notte avviene la lotta di Giacobbe con Dio, apparsogli in forma umana.
E' una lotta in cui, apparentemente, Giacobbe perde, perché gli viene slogata l'articolazione del femore, ma proprio qui si verifica "l'assurdo", la "follia dell'amore di Dio" per l'uomo.
Dio gli dice: "Non ti chiamerai più Giacobbe,  ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto"! (Gn 32,29)

In che cosa ha vinto, Giacobbe?
Ha vinto prima di tutto con Dio perché...Dio si è fatto vincere! IL SIGNORE SI E' FATTO...CONQUISTARE DALL'AMORE DEL SUO SERVO!
  • Giacobbe, preso dalla paura del fratello non ha rinnegato la propria fede, non ha accusato Dio dell'ennesimo rovescio della propria vita avvenuto subito dopo un momento di sollievo; al contrario, ha invocato, pregato l'Onnipotente affinchè lo liberasse dal pericolo!
  • Giacobbe ha vinto perché ha resistito a quella "lotta" contro Dio, o meglio, alla tentazione della sfiducia...la parte più psicologicamente umana della creatura, davanti a certe sventure, a certe sofferenze, prenderebbe facilmente il sopravvento....travolgerebbe la fede se l'uomo non si consegnasse totalmente al Signore, in una sorta di "martirio" interiore che slega le ossa, ma lo rende docile nelle mani di Dio.

Apparentemente, quindi, l'uomo "perde" qualcosa nel darsi: le proprie passioni, anche i propri beni materiali, ma soprattutto quel modo di ragionare puramente umano, soltanto razionale, per cui, davanti a certe difficoltà si sarebbe tentati di dire che Dio non esiste, che Egli non ci protegga.

Giaccobbe accetta questa sfida: si dona a Dio offrendo la propria umanità come dono, rinuncia alla parte più debole del proprio io, si lascia "lavorare" dal Signore attraverso la prova e Gli accorda fiducia.
A quel punto Dio lo benedice e gli concede il buon esito della sua iniziativa di inviare i doni ad Esaù.
E' dunque Dio che si dona a Giacobbe, superando di gran lunga l'offerta che l'uomo fa di sé stesso all'Altissimo!

In questa Epifania di Gesù, in questa "manifestazione" del Bambino Divino, accade la stessa cosa: come Dio si rivelò a Giacobbe in forma umana, qui Dio si rivela nelle sembianze di un Bambino....quel Bimbo, cui offriamo i nostri poveri doni, fatti di preghiera, sacrifici, ci chiede soprattutto una cosa: FEDE VIVA IN LUI, FEDE CHE VADA OLTRE LA RAGIONE CHE A VOLTE VORREBBE SPINGERE L'UOMO A DIRE CHE UN BAMBINO NON POSSA PORTARE SALVEZZA!

  • Quel Bambino ci benedice, come Dio benedisse Giacobbe; 
  • quel Bambino ci dice: "Abbiate fede, io ho vinto il mondo"(Gv 16,33) ed invita noi a vincere il male che popola questa terra!; 
  • quel Bambino ci dice: fatevi, da piccoli che siete, miei coeredi di un Regno immenso, che non avrà mai fine, come Dio promise ad Abramo e poi ancora a Giacobbe che il suo nome sarebbe stato quello di Israele, la generazione numerosa come le stelle del cielo!
Quel Bambino che oggi si manifesta in tutto il Suo splendore ci dona un regalo incommensurabile: Sè Stesso nella Santissima Eucaristia!
E' Lui il dono che va incontro al Padre, la cui Giustizia avrebbe motivo di essere esacerbata per le tante mancanze umane.... 
E' Lui il dono che placa l'ira divina e ci fa riconciliare con il Padre!
Noi siamo Giacobbe, che mandiamo avanti, come nostro dono, L' UNICO MEDIATORE, L' UNICO SALVATORE,L' UNICO RICONCILIATORE COL PADRE: il Figlio Suo, Gesù Cristo!

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"! (Mt 28.20)
Se questo "dono" di Dio all'umanità è sempre con noi....allora ogni giorno può essere "epifania del Signore", manifestazione del volto di un Dio buono e misericordioso, che non si fa vincere in generosità, perché ci ha dato il dono più bello: il Suo Figlio Unigenito!

Buona Epifania a tutti!


1 commento:

  1. Gesù è con noi sempre, è vero, lo sperimentiamo ogni giorno, anche quando siamo nei momenti di difficoltà. E' necessario lasciarci rivestire, attraversare dalla sua luce, per diventare trasparenza del suo amore. Epifania, manifestazione di un AMORE che ci trascende, che ci conduce per mano e ci porta verso l'Eternità. Se sentiamo parlare e vivere di questa bellezza, non possiamo restare immobili, ma diventiamo solleciti per rispondere all'infinito amore con il suo stesso e gratuito amore.
    A tutte le persone che leggono questo blog che getta semi di speranza nel cuore, il mio augurio di pace e bene!

    Paolisa

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