lunedì 31 gennaio 2011

FESTA DI DON BOSCO



O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 
Amen.


Mi è molto piaciuto un pensiero, lasciatoci dal sacerdote celebrante della Messa Vespertina della scorsa Domenica: noi spesso diciamo "Don Bosco" e non "San Giovanni Bosco".
Non è un lapsus, non è qualcosa senza significato!
Noi sentiamo che Don Bosco è una presenza viva, e lo avvertiamo così vicino da chiamarlo come faremmo se fosse qui, con noi, in carne ed ossa: Don Bosco!

Nel fare gli auguri a tutti gli amici di Don Bosco, che oggi festeggiano l'anniversario della sua nascita al Cielo, vi invito a guardare questo video, che è lo stesso che viene proiettato nel corso della visita alle "Camerette di Don Bosco", ossia le stanze del Santo a Torino-Valdocco.

Buona visione e buona festa!





domenica 30 gennaio 2011

TRIDUO A SAN GIOVANNI BOSCO- Terzo giorno: come evitare gli scrupoli



O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,

che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 
Amen.




Nei primi due giorni del triduo, Don Bosco ci ha invitati a confessarci spesso ed accordando piena fiducia al confessore.
Tuttavia, può a volte capitare, per sensibilità di coscienza o per tentazione del demonio, di essere colpiti da una malattia spirituale di cui oggi si parla poco è quella degli "scrupoli"....
Padre Angelo Bellon, sul sito amicidomenicani, così descrive questo "malanno":
 "Lo scrupolo è una malattia, un danno, un pericolo, un inciampo, una tentazione; si vede il peccato anche dove non c’è; lo si vede grave anche dove non può esser che lieve.
Il soggetto opera una erronea maggiorazione. 
Ed anche quando la materia è lieve, egli teme di avere una interiore disposizione ed intenzione viziata da grave malizia. 
Perciò per lo scrupoloso non esiste di fatto la distinzione fra peccato grave e peccato lieve: il peccato (commesso o da commettersi) lo pensa sempre grave (se lo ritenesse veniale non avrebbe l’angoscia della colpa).
 Nel campo religioso la coscienza scrupolosa si manifesta frequentemente in una eccessiva meticolosità nell’accusa dei peccati e delle loro circostanze e nella paura di non informare (o di non aver, pel passato, informato) sufficientemente il confessore. 
Nonostante questi dia la decisa assicurazione che l’accusa è sufficiente, il penitente trova difficoltà ad acquistare l’intima sicurezza perché manifesta e ripete sempre gli stessi timori e turbamenti".


Don Gianni Asti, nel suo libro, fa riferimento anche a questo tema, ricordando i consigli di Don Bosco:
"Questa malattia, con grande facilità, si fa strada nella mente dei giovanetti quando vogliono darsi davvero a servire il Signore.
Il danno è grave, perché con questo mezzo il demonio turba la mente, agita il cuore, rende gravosa la pratica dell religione; e spesso fa tornare ad una vita cattiva coloro che avevano già fatti molti passi nella virtù.
Il mezzo più facile per liberarci da tale sciagura è l'abbandonarci all'obbedienza illimitata del confessore.
Quando esso dice che una cosa è cattiva, facciamo quanto possiamo per non più commetterla.
Dice invece che in questa o in quel'altra azione non c'è alcun male?
Si segua il suo consiglio, e si vada avanti con pace ed allegria di cuore.

Insomma, l'obbedienza al confessore è il mezzo più efficace per liberarci dagli scrupoli e perseverare nella grazia del Signore".

sabato 29 gennaio 2011

TRIDUO A SAN GIOVANNI BOSCO- Secondo giorno: "la confidenza è la chiave di tutto"



O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 
Amen.


-Don Bosco ed i suoi ragazzi "in posa per una foto-


Continuiamo a meditare sulla figura di San Giovanni Bosco, servendoci di alcuni passi del libro "Don Bosco confessa i suoi ragazzi" di Gianni Asti sdb.

"Don Bosco parlando ai giovani dirà: 
Non abbiate paura di manifestare al confessore i vostri difetti, le vostre mancanze.
L'essere buono non consiste nel non commettere mancanza alcuna: oh no!
Purtroppo tutti siamo soggetti a commetterne.
L'essere buono consiste in ciò: nell'avere volontà di correggersi...
Il confessore guarda alla volontà e non si meraviglia: anzi prova la maggiore delle consolazioni che possa avere in questo mondo, vedendo che quel giovane ha confidenza con lui, che desidera vincere il demonio e mettersi in grazia di Dio, che vuole crescere  nella virtà.
Nulla,  miei cari figlioli, vi tolga questa confidenza.
Non la vergogna: le miserie umane, si sa, sono miserie umane.
Non andate mica a confessarvi per raccontare miracoli...non la paura che il confessore possa rivelare un segreto così terribile per lui...Non il timore che si ricordi poi di ciò che avete confessato: fuori di confessione è suo dovere il non pensarvi...
Coraggio dunque, o figliuoli miei: non facciamo ridere il demonio.
Confessatevi bene dicendo tutto".

Don Gianni Asti sintetizza la "forza educativa di Don Bosco" nell' "avere confidenza dei suoi giovani".
Il santo salesiano diceva: "la confidenza è la chiave di tutto. Ho bisogno che tra me e voi regni vera amicizia e confidenza.
Pensate che il confessore ha da Dio il potere di rimettervi ogni qualità, ogni numero di peccati.
Più gravi saranno le colpe confessate e più egli godrà in cuor suo perché sa che è assai più grande la misericordia divina che per mezzo suo vi offre il perdono, ed applica i meriti infiniti del prezioso sangue di Cristo Gesù, con cui egli può lavare tutte le macchie dell'anima vostra.
Giovani miei, ricordatevi che il confessore è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male.

Non temete di perdere la stima presso di lui confessandovi di cose gravi, oppure che egli venga a svelarle ad altri.
Anzi posso assicurarvi che più sarete sinceri ed avrete confidenza con lui, egli pure accrescerà la sua confidenza in voi e sarà sempre più in grado di darvi quei consigli ed avvisi che gli sembreranno maggiormente opportuni per le anime vostre".

venerdì 28 gennaio 2011

TRIDUO A SAN GIOVANNI BOSCO- Primo giorno: la confessione frequente




O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,

che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 
Amen.

-Domenico Savio e la scritta "Dammi le anime, prenditi  tutto il resto- motto di Don Bosco-
Torino Valdocco, Camerette di Don Bosco


Dal libro "Don Bosco confessa i suoi ragazzi" di Gianni Asti sdb ecco alcuni pensieri su e di Don Bosco...non solo per ragazzi, ma anche per noi tutti, che a volte, al pari degli adolescenti, ci lasciamo "appassionare", in un primo momento, da tante cose (anche dalla vita spirituale)...per poi battere la fiacca, abbandonandoci alla tiepidezza.
Il consiglio che oggi ci dà allora Don Bosco, anche se originariamente rivolto ai suoi ragazzi, è: confessarsi spesso!

"Don Bosco insiste sulla frequenza al sacramento della confessione perché sa che gli adolescenti spesso sono incostanti.
Si entusiasmano anche delle esperienze spirituali, ma poi si scoraggiano facilmente o sono deboli nella volontà.
Perciò hanno bisogno di chi ricordi loro gli impegni presi e li aiuti a non arrendersi davanti ai fallimenti.
Don Bosco ricorda la fedeltà di Domenico Savio ai suoi insegnamenti".

Ecco come, Don Bosco stesso, ricorda proprio il piccolo santo:

"Il Savio diceva: Se ho qualche pena in cuore vado dal confessore, che mi consiglia secondo la volontà di Dio; giacché Gesù Cristo ha detto che la voce del confessore per noi è come la voce di Dio...
Con questi pensieri Domenico viveva i suoi giorni veramente felici. Di qui nasceva quella ilarità quella gioia celeste che traspariva in tutte le sue azioni.
Ma non manchiamo d'imitare il Savio nella frequenza  del sacramento della confessione, che fu il suo sostegno nella pratica costante della virtù, e fu la guida sicura che lo condusse ad un termine di vita così glorioso.
Accostiamoci con frequenza e con le dovute disposizioni  questo bagno di salute nel corso della vita; ma tutte le volte che ci accosteremo non manchiamo di volgere un pensiero alle confessioni passate, per assicurarci che siano state ben fatte e, se ne scorgiamo il bisogno, rimediamo ai difetti che per caso fossero occorsi.
A me sembra che questo sia il mezzo più sicuro per vivere giorni felici in mezzo alle afflizioni della vita, alla fine dei quali vedremo anche noi con calma avvicinarsi il momento della morte.
E allora con l'ilarità sul volto, colla pace nel cuore andremo incontro a nostro Signore Gesù Cristo, che benigno ci accoglierà, per giudicarci secondo la sua grande misericordia e condurci, come spero per me e per te, o lettore, dalle tribolazioni della vita alla beata eternità, per lodarlo e benedirlo per tutti i secoli. Così sia.
Confidate anche nelle preghiere del confessore, il quale nella santa Messa prega ogni giorno per i suoi penitenti, affinché Dio conceda loro di fare delle buone confessioni e possano perseverare nel bene; pregate anche voi per lui".

Don Gianni Asti, nel suo volume, lancia un ammonimento ai giovani, ma anche ai loro "educatori" ed a tutti noi. 
Facciamone tesoro, per non ricorrere a scuse, quando arriva il momento di ricorrere al Sacramento della riconciliazione!

"Ci meravigliamo come ai nostri giorni si dimentichino facilmente queste debolezze dei nostri giovani, proponendo loro solo due o tre appuntamenti annuali per il sacramento della riconciliazione, e si insista così poco sulla scelta di un confessore stabile e di una guida spirituale.
E' vero che sono venuti meno tanti sacerdoti disponibili per questo ministero ed anche il tempo da dedicare a questo prezioso servizio, eppure è questo il segreto per accompagnare il cammino vocazionale dei giovani, nella formazione alla vita familiare o a quella di speciale consacrazione".

lunedì 24 gennaio 2011

Festa di San Francesco di Sales


Oggi si festeggia San Francesco di Sales (1567-1622), sacerdote, vescovo, dottore della Chiesa.


O Dio che hai voluto che il santo vescovo Francesco di Sales si facesse tutto a tutti nella carità apostolica: concedi anche a noi di testimoniare sempre, nel servizio dei fratelli, la dolcezza del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.
AMEN


Autore di vari testi, uno dei più famosi è la "Filotea, introduzione alla vita devota", nato come insieme di scritti che il Santo aveva indirizzato a Luisa de Charmoisy, per guidarla nella vita spirituale.
Infatti, all'epoca, il termine devozione era utilizzato come sinonimo di vita spirituale impegnata, tesa ad una crescita costante.
Il titolo deriva dal nome "Filotea" che in greco significa "amica di Dio", nome utilizzato dallo stesso San Francesco di Sales per indirizzarsi alla sua destinataria, ma anche ai lettori di ogni epoca.

Molto bella, all'interno del testo, la parte dedicata ai "Consigli opportuni contro le tentazioni più correnti".
 Uno dei capitolo è intitolato "Non lasciarsi scoraggiare dalle chiacchere della gente".
Eccone un estratto:

"Appena la gente si accorgerà che hai deciso di seguire la vita devota, scoccherà contro di te mille frecciatine di compatimento e altrettanti dardi di pesante maldicenza.
I più arrabbiati daranno al tuo cambiamento il nome di ipocrisia, di bigotteria, di tratimento.
I tuoi amici poi, si affretteranno a sommergerti di rimproveri, ritenuti prudenti e pieni di carità. 
Ti ricorderanno che bisogna vivere nel mondo stando alle sue regole, che l'anima si può salvare anche senza tante storie; e simili sciocchezze.
Credimi, sono tutte chicchere stupide e inutili.
A quella brava gente non importa proprio niente della tua salute, né dei tuoi affari.

Se voi foste del mondo, dice il Salvatore, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma siccome voi non siete del mondo, vi odia.

Passa trenta notti a ballare e nessuno troverà da ridire.
Per la sola veglia della notte di Natale, il giorno dopo, chi ha la tosse e chi il mal di pancia.

Chi non si accorge subito che il mondo è un giudice ingiusto?
Gentile ed accomodante con i suoi figli, ma duro e senza pietà per i figli di Dio.


Per andare a genio al mondo dobbiamo andare a braccetto con lui.
E poi non riesci ad accontentarlo lo stesso perché è matto.
Ci guarda tanto di traverso che per quanto ci sforiaaamo, non gli ndremo mai a genio.
Le nostre imperfezioni le ingigantisce e le classifica peccati, i nostri peccati veniali li fa mortali; i nostri peccati di debolezza li trasaforma in peccati di malizia,
Invece, secondo San Paolo, la carità è benigna, il mondo al contrario, è cattivo; la carità non pensa male; al contrario, il mondo pensa sempre male, e se proprio non gli riesce di accusare le nostre azioni, accusa le nostre intenzioni.
Sorveglierà tutti i nostri movimenti e per un piccolo scatto di collera dirà che siamo insopportabili.

La cura dei nostri affari la chiamerà avarizia, la nostra dolcezza, stupidità; quanto i figli del mondo, la loro collera è sincerità, la loro avarizia abilità amministrativa; le libertà che si prendono, franchezza.

Filotea, lasciamo perdere questo cieco: lascialo urlare finché non si stancherà, come fa il barbagianni per spaventare gli uccelli del giorno.

Restiamo saldi nei nostri propositi,
Sarà la perseveranza a dimostrare che sul serio e con sincerità ci siamo votati a Dio e incamminati nella vita devota.

Le comete e i pianeti hanno apparentemente la stessa luminosità.
Solo che le comete scompaiono in poco tempo, perché hanno soltanto una luminosità transitoria, mentre i pianeti godono di una luce continua.

Lo stesso di può dire dell'iprocrisia e della virtù.
Esternamente si assomigliano molto ma volendo, si possono distinguere con sicurezza l'una dall'altra: l'ipocrisia non dura nel tempo e si sciolgie come nebbia al sole, mentre la virtù autentica rimane stabile e costante.


Non è un vantaggio da poco, per ben cominciare il cammino della devozione, ricevere calunnie e improperi.
Evitiamo, in tal modo, il pericolo della vanità e dell'orgoglio.

Noi siamo crocifissi per il mondo e il mondo è crocifisso per noi; il mondo ci considera pazzi?
E NOI CONSIDERIAMOLO MATTO"!

sabato 22 gennaio 2011

IL PROGRESSO AIUTA L'UOMO, QUANDO DIMENTICA DIO?


"Che l'uomo è in pericolo e che mette in pericolo e stesso e il mondo, oggi è confermato anche da dati scientifici. 

Può essere salvato se nel suo cuore crescono le forze morali; forze che possono arrivare solo dall'incontro con Dio". 
(Benedetto XVI- Luce del Mondo)


(Costa calabrese in primavera)

Quando si affrontano temi come il disastro ambientale, la necessità di scelte eco-sostenibili, la salute umana minacciata da esperimenti e da prodotti di vario genere, siamo portati a ritenere che non ci riguardino in via diretta, pensando di non avere -anche noi- alternative da attuare o comportamenti errati da modificare.
Sbagliamo, invece, perché quello che ci ricorda il Papa (e non solo nell'ultimo libro-intervista), ci interessa da vicino, ci coglie forse anche alla sprovvista, proprio perché non sempre ci rendiamo conto del potenziale "dannoso"  di molti dei nostri gesti, quotidiani e non.

Per esemplificare il discorso, si potrebbe partire dal concetto di raccolta differenziata: si, differenziare il pattume va bene (dove si ha la fortuna di comuni organizzati in tal senso), ma proviamo noi -prima di cestinare- a riciclare quello che abbiamo in casa, per evitare un ulteriore spreco di risorse? (ulteriore in quanto la raccolta differenziata ha già un suo costo, a cui noi aggiungiamo quello di destinarvi prodotti che potrebbero essere intanto già riutilizzati da noi)
Non è da sottovalutare il fatto che spesso non siamo abituati a questo  modo di operare: per noi, tante cose, tanti prodotti, vanno bene finché assolvono alla loro principale funzione, poi, sono buoni solo per la spazzatura!


Quante volte, tanto per citare casi "a caso", cestiniamo subito un foglio di carta uscito male dalla stampante, o riempiamo la spazzatura di bicchieri di carta, perché ci secca utilizzare quelli di vetro...o buttiamo i vestiti ancora in buone condizioni -ma che non ci piacciono o non ci vanno più bene- anziché darli ad un centro di raccolta caritas o a qualche nostro parente?
Questo discorso, è fattibile con molte altre cose che ci troviamo in casa!
Niente è "gratis", solo perché ce lo possiamo permettere: tutto è il frutto di lavoro, di risorse della natura, tutto costa anche un prezzo all'ambiente -in termini di "riassorbimento di sostanze"- e tutto costa alla società -in termini di riciclaggio (quando possibile), o di smaltimento che sprigiona sostanze non degradabili-!


Proprio pochi giorni fa è "scoppiato" lo scandalo diossina in Germania, è stata pubblicata la notizia delle cozze -sempre alla diossina- allevate a Taranto...e ancora, si è avviata la sostituzione dei sacchetti di plastica con altri biodegradabili, ma va ricordato che la plastica delle buste ancora in circolo rimarrà nell'ambiente per altri MILLE ANNI.
E ancora, sul corriere venivano pubblicati gli inquietanti dati di una ricerca americana, che ha rintracciato nell'organismo delle donne incinte, un'alta percentuale di sostanze tossiche "acquisite" da varie fonti, da prodotti di cosmetica alle pentole antiaderenti.


Evidentemente, qualcosa non torna: produciamo molto e ci sentiamo innovativi perché godiamo di comfort che non avevano i nostri avi, ma COME produciamo e di COSA ci serviamo per farlo?

In un certo senso, potremmo dire, è anche un fattore insito nella stessa natura del mondo umano che, come ci dice San Paolo, "geme nelle doglie del parto".
Vale a dire: il mondo creato porta in sè la conseguenza del peccato originale, che si riflette nell'imperfezione del mondo attuale.
Ma, in molti casi, c'è vera e propria malafede delle ditte, che inseriscono sostanze nocive nei vari beni di consumo per differenti motivi (dal più facile reperimento, al più basso costo, al riciclaggio di sostanze sporche).

Benedetto XVI in "Luce del Mondo" parla proprio di come le ricerche scientifiche avvalorino la mancata sinergia tra progresso e "civiltà": è infatti sotto gli occhi di tutti uno spropositato aumento di allergie, malattie, irritazioni e quanto altro si possa correlare, in molti (ovvio, non in tutti, altrimenti saremmo estremisti!) casi, proprio a questa marea di sostanze non necessarie, che le varie case -farmaceutiche, alimentari, cosmetiche- inseriscono nei loro prodotti.
E che, di conseguenza, vengono poi continuamente reimmessi in circolo nell'ambiente, quindi nel cibo, nell'acqua, nell'aria.


il risultato, purtroppo, è tragico: l'uomo uccide l'uomo!

Ma non c'è bisogno di far riferimento a casi particolarmente drammatici, per verificare quanto poco ci ricordiamo che l'essere umano e l'ambiente siano due beni da custodire.


Spesso e volentieri, ad esempio, diveniamo schiavi di quella mentalità finto-salutistica che ci spinge a voler curare disturbi non gravi e non pericolosi per la salute, in maniera immediata...così ci riempiamo gli armadietti di farmaci o integratori, spesso non rendendoci conto di quanto, atteggiamenti simili, non ci avvantaggino affatto, sia perché in casi come quello dell'antibiotico preso al primo sintomo di raffreddore non facciamo che "assuefare" il nostro organismo a quelle sostanze, che poi non faranno effetto quando ne avremmo realmente bisogno (sulla resistenza ormai diffusa agli antibiotici, ci sono miriadi di articoli scientifici!), sia perché poi, nella maggior parte dei casi, buttiamo molti farmaci non consumati, che abbiamo deciso di acquistare "per ogni evenienza" (e l'evenienza poi, si riduce all'una tantum, o magari non c'è affatto).


Non solo: ci sottoponiamo a radiografie al minimo dolore (magari anche senza effettiva richiesta medica), pensando che i raggi X non cagionino danno né al nostro organismo, né all'ambiente....


Se pensassimo che non solo noi stessi, ma soprattutto l'ambiente è un bene da preservare per le generazioni future, penseremmo -e agiremmo- in termini differenti!


E' vero che spesso le stesse case farmaceutiche non ci aiutano: non esiste la produzione di farmaci da banco in "monodose", da prendere solo nelle quantità necessarie, non esiste nemmeno la possibilità di riciclare i farmaci scaduti....e allora bisognerebbe farsi un po' furbi e ricorrere, per i "piccoli malanni" (raffreddore, mal di pancia etc etc), a rimedi alternativi, come quelli erboristici ed omeopatici (sotto consiglio di un professionista, in quest'ultimo caso), o ai vecchi "rimedi della nonna" (e chi non ha mai fatto i bagni di vapore contro il naso chiuso?????).
Ne ricaveremmo un vantaggio triplice:
  • maggiore e vera attenzione al nostro corpo, che non intaseremmo, per qualsiasi minimo fastidio, di sostanze chimiche
  • migliore cura dell'ambiente, nel quale non disperderemmo sostanze non biodegradabili (e chi fa la raccolta differenziata dei farmaci scaduti?)
  • salvaguardia anche del...portafogli, perché, normalmente, un farmaco costa di più del rimedio semplice di altro genere.... e qui non mi riferisco al semplice esborso di denaro in farmacia: un medicinale ci costa anche quando è mutuabile, sotto altre forme (tasse in primis)
E' innegabile che  tante cose non siano nella nostra disponibilità: a detenere il potere sono spesso le grandi case farmaceutiche, i centri di ricerca privati (che lavorano per le prime) e non i ricercatori del settore pubblico, che, lo sappiamo bene, non godono né di grande stima né di grandi fondi, nel nostro Paese.
La produzione dei beni di consumo è in mano alle grandi multinazionali, che non sempre rispettano gli standard qualitativi e le normative su determinate sostanze....


Ma noi possiamo cominciare o continuare ad impegnarci in un percorso fatto anche di tante piccole scelte (e per chi può o ne ha voglia, anche di maggiore conoscenza, attraverso vari siti informativi), che ci consentano di dire il nostro NO ad una politica del progresso errata, consapevoli dell'impossibilità di cambiare tutto il mondo, ma almeno di poter dare il nostro contributo ed esempio.
Se è vero che, su scala globale, non siamo in grado di modificare direttamente le logiche di mercato, possiamo farci sentire nelle "tendenze" di mercato, sulla base della nostra capacità di saper riutilizzare beni di consumo -oltre che di raccogliere in via differenziata-, di effettuare acquisti eco-compatibili, di iniziare a documentarci su quello che mangiamo, ci spalmiamo, con cui ci curiamo. 
E da questo possiamo passare ad una maggiore sensibilizzazione di chi ci sta intorno.
O, almeno, sapere di aver fatto -nei limiti del possibile- qualcosa di maggiormente "sano".




Benedetto XVI parla proprio di progresso in "Luce del mondo", e afferma: 
"Emerge la problematicità del termine progresso.
La modernità ha cercato la propria strada guidata dall'idea di progresso e da quella di libertà.
Ma cos'è il progresso?

Oggi vediamo che il progresso può essere anche distruttivo.
Per questo dobbiamo riflettere sui criteri da adottare affinché il progresso sia veramente progresso. Il concetto di progresso, in origine, aveva due aspetti: da un lato c'era il progresso nella conoscenza. E la conoscenza è potere.
Significa che se conosco posso anche disporre.
La conoscenza ha portato potere, ma in modo tale che con quel potere noi possiamo distruggere quel mondo del quale siamo ormai convinti di sapere tutto.
Così diviene evidente che nel concetto di progresso, così come inteso sino ad oggi, e cioè quale combinazione di conoscenza e potere, manca un terzo punto di vista essenziale: che è l'aspetto del bene.
Si tratta della domanda: cosa è bene? Dove la conoscenza deve condurre il potere? Si tratta solo del potere di disporre prima o poi di qualcosa, oppure è necessario anche porsi la domanda sui metri di giudizio interiori, su quello che è bene per l'uomo, per il mondo?".

Credo che gli interrogativi con cui ci lascia il Papa, siano tali da farci riflettere da soli...
In quanto cattolici, siamo chiamati a rispettare il dono del nostro stesso essere, la nostra vita, ma anche l'ambiente nel quale siamo stati chiamati a questa esistenza terrena e che dovremmo lasciare ai nostri figli, nipoti...alle generazioni future.


"Vediamo che il potere dell'uomo è cresciuto in modo abnorme.
Quello che però non è cresciuto di pari passo è il suo potenziale etico.
Questa sproporzione si rispecchia oggi nei frutti di un progresso privo di fondamenta morali".

In effetti se il sapere andasse di pari passo con la fede, l'attenzione all'uomo ed all'ambiente non sarebbero così difficili da attuare...sarebbero la naturale causa e conseguenza della ricerca stessa!
Non lasciamoci spaventare dal fatto che "noi non possiamo fare nulla per cambiare l'ordine delle cose".
Agiamo responsabilmente, pensando che ogni nostro atto d'amore, verso la natura, verso la salute nostra e degli altri, si andrà a riversare nel Cuore di Gesù, il quale da ogni nostro piccolo contributo può ricavare grandi beni...perché ha deciso di farci servitori del bene!


Concludo queste riflessioni con qualche passo tratto dalla "Gaudium et Spes", Costituzione pastorale del Vaticano II:


"Per i credenti una cosa è certa: l'attività umana individuale e collettiva, ossia quell'ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio.
L'uomo, infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di fovernare il mondo nella giustizia e nella santità, riconoscendo in Lui il Creatore di tutte le cose; in modo che, nella subordinazione di tutte le realtà all'uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra.

I cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell'ingegno e della potenza dell'uomo alla potenza di Dio, quasi che l creatura razionale sia rivale del Creatore; al contrario piuttosto, essi sono persuasi che le vittorie dell'umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.



E quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità sia individuale che collettiva.


La Sacra Scrittura, con cui è d'accordo l'esperienza di secoli, insegnaa agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l'ordine dei alori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano.
Per questo la Chiesa di Cristo, fidandosi del piano provvedienzale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttabia fare a meno di far risuonare il detto dell'apostolo: "Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo (Rm 12,2) e cioà a quello spirito di vanità e di malizia, che stravolge in strumento di peccato l'operasità umana, ordinata al servizio di Dio e dell'uomo".

martedì 18 gennaio 2011

VOCAZIONE: testimonianza di Suor Benedetta, clarissa cappuccina



Prosegue il nostro viaggio fra alcune testimonianze vocazionali: eccovi quella di Suor Benedetta, clarissa cappuccina nel monastero Sacro Cuore di Moncalieri!


(Interno del Monastero delle Clarisse Cappuccine di
 Moncalieri- Moriondo)

Sono una monaca clarissa cappuccina e vorrei condividere alcune tappe della mia vita spirituale: ricordo con grande emozione e gratitudine i momenti che ho trascorso spesso in una casa di preghiera particolarmente cara al mio cuore, dove la guida spirituale mi ha aiutata nel cammino di ricerca e di incontro col Dio della speranza e della misericordia. 

Ho sperimentato come Lui può trasformare con il suo amore la vita di una persona in modo misterioso e molto discreto, attraverso un cammino di fede snodato nel tempo e fatto di tanti piccoli passi.

Sono vissuta in una famiglia che mi ha aiutata a coltivare la fede e dopo gli anni di studio ho iniziato a lavorare in un ufficio contabile; vivevo però la mia quotidianità chiedendomi che cosa mi avrebbe riservato il futuro, senza conoscerne la risposta.

Intanto cresceva dentro di me il desiderio di intensificare la preghiera lasciando da parte altri interessi che sentivo sempre più effimeri e tramite alcuni amici, ho iniziato a frequentare con assiduità gli incontri spirituali in un gruppo di preghiera. 

Dopo questa svolta importante che mi ha fatta crescere e maturare, ho sentito che il Signore mi invitava a trovare momenti di solitudine per incontrarmi più intensamente con Lui e ascoltare la sua voce….. Ho conosciuto così le Clarisse Cappuccine di questo monastero e questa realtà di vita per me nuova e inaspettata, l’ho sentita meravigliosa: è una lode incessante al Signore nella liturgia di ogni ora del giorno ed una preghiera universale per i bisogni dell’umanità.

La prima piacevolissima impressione che ho provato nel varcare la soglia del monastero è il senso infinito di pace. “Pace e bene!” è il saluto francescano che mi ha accolta e che è anche un bell’augurio al di là del nostro credo personale: chi a questo mondo non ha bisogno di pace e di bene….?!

Ho poi assaporato profondamente il silenzio, quello che aiuta a pensare, a misurare la propria capacità di ritrovarsi e di stare soli con se stessi. Dal silenzio si approda alla pienezza della preghiera: la preghiera liturgica e personale che sono il “cuore” dell’intensa giornata in monastero. 
Una giornata sempre nuova perché costruita momento per momento sulla forza e sull’amore della vita fraterna: la Comunità delle Sorelle è la mia famiglia e sento di amarla tanto!
 San Francesco e Santa Chiara hanno insistito molto sul valore della fraternità che è una grande testimonianza ancora oggi, tempo di individualismo in cui la ricerca della felicità nell’effimero vuoto e freddo ci fa dimenticare il Dio che è Padre ed ama infinitamente ciascuno di noi.

E’ ormai trascorso qualche anno dall’incontro che ha cambiato la mia vita e da quando ho pronunciato i voti di povertà, castità e obbedienza nella Professione Perpetua; nel mio cuore è sempre più insistente lo stupore che mi fa ripetere con Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Ringrazio infinitamente il Signore per tutti i suoi doni e con la preghiera sono vicina a tutti.

Suor Benedetta della Madre di Dio
Monastero Sacro Cuore
Moncalieri To

sabato 15 gennaio 2011

MEDITIAMO IL SANTO ROSARIO. I misteri della Luce



Qui potete leggere la meditazione del quarto mistero



5° MISTERO LUMINOSO


L'ISTITUZIONE DELLA SANTA EUCARISTIA





Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".

Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,

perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”.  (Mt 26, 26-28)


Pensiamo a Nostro Signore, conservato, nelle Santissime Specie Eucaristiche, dentro a tutti i Tabernacoli della terra.
Pensiamo, ancora, ai momenti in cui noi stessi ci facciamo “tabernacolo” e Gesù acconsente a scendere nei nostri cuori -di certo non puri come dovrebbero essere per accoglierLo degnamente-.
Pensiamo anche a quante volte, questo stesso Nostro Signore, scende in cuori che non vogliono realmente essere in “comunione” con Lui, cuori in cui si compiono salicregi, cuori che pensano di salvarsi solo perché “adempiono al precetto”, dimenticando poi di agire con amore...sempre e con tutti, come Dio desidera.
Quanta umiltà, in questo Re dei re che accetta, anzi, VOLONTARIAMENTE si OFFRE “prigioniero” dei Tabernacoli della terra e anche del tabernacolo della nostra anima, Lui, che avrebbe diritto ad ogni comodità, bellezza, purezza, si accontenta, per amore nostro, di una dimora piccola ed in nessun caso paragonabile alla Sua Maestà, al Suo splendore, al Suo Infinito Amore...

Quanto siamo diversi noi uomini che, quando crediamo di aver raggiunto dei risultati brillanti, nel lavoro come in altri campi, riteniamo che gli altri siano in dovere di tributarci degli onori, pretendiamo di essere trattati come dei principi e cominciamo a crescere non in umiltà, bensì in sciocco orgoglio umano!

Prendiamo esempio da Gesù, che si accontenta anche del più semplice ed umile Tabernacolo della più sperduta e povera Chiesa del mondo....quello stesso Gesù che con gioia accetta di scendere nei nostri cuori, quando sono disposti ad amarLo, nonostante le naturali debolezze umane; quello stesso Gesù che, con infinita pazienza, viene a trovare anche i cuori più sporchi, aspettando, nel rispetto della libertà delle creature, che finalmente si dica “si” al Suo Amore Misericordioso....



Chiediamo a Maria Santissima, che ci conceda la stessa paziente umiltà, per amare Nostro Signore riconoscendoci sempre “servi inutili”, e per amare il nostro prossimo, disinteressatamente, senza sentirci superiori per posizione sociale, successi lavorativi o quanto altro ci possa portare a peccare d'orgoglio, dimenticando che tutti siamo Figli di Dio!

Buon fine settimana a tutti!