"Che l'uomo è in pericolo e che mette in pericolo e stesso e il mondo, oggi è confermato anche da dati scientifici.
Può essere salvato se nel suo cuore crescono le forze morali; forze che possono arrivare solo dall'incontro con Dio".
(Benedetto XVI- Luce del Mondo)
Quando si affrontano temi come il disastro ambientale, la necessità di scelte eco-sostenibili, la salute umana minacciata da esperimenti e da prodotti di vario genere, siamo portati a ritenere che non ci riguardino in via diretta, pensando di non avere -anche noi- alternative da attuare o comportamenti errati da modificare.
Sbagliamo, invece, perché quello che ci ricorda il Papa (e non solo nell'ultimo libro-intervista), ci interessa da vicino, ci coglie forse anche alla sprovvista, proprio perché non sempre ci rendiamo conto del potenziale "dannoso" di molti dei nostri gesti, quotidiani e non.
Per esemplificare il discorso, si potrebbe partire dal concetto di raccolta differenziata: si, differenziare il pattume va bene (dove si ha la fortuna di comuni organizzati in tal senso), ma proviamo noi -prima di cestinare- a riciclare quello che abbiamo in casa, per evitare un ulteriore spreco di risorse? (ulteriore in quanto la raccolta differenziata ha già un suo costo, a cui noi aggiungiamo quello di destinarvi prodotti che potrebbero essere intanto già riutilizzati da noi)
Quante volte, tanto per citare casi "a caso", cestiniamo subito un foglio di carta uscito male dalla stampante, o riempiamo la spazzatura di bicchieri di carta, perché ci secca utilizzare quelli di vetro...o buttiamo i vestiti ancora in buone condizioni -ma che non ci piacciono o non ci vanno più bene- anziché darli ad un centro di raccolta caritas o a qualche nostro parente?
Questo discorso, è fattibile con molte altre cose che ci troviamo in casa!
Niente è "gratis", solo perché ce lo possiamo permettere: tutto è il frutto di lavoro, di risorse della natura, tutto costa anche un prezzo all'ambiente -in termini di "riassorbimento di sostanze"- e tutto costa alla società -in termini di riciclaggio (quando possibile), o di smaltimento che sprigiona sostanze non degradabili-!
Niente è "gratis", solo perché ce lo possiamo permettere: tutto è il frutto di lavoro, di risorse della natura, tutto costa anche un prezzo all'ambiente -in termini di "riassorbimento di sostanze"- e tutto costa alla società -in termini di riciclaggio (quando possibile), o di smaltimento che sprigiona sostanze non degradabili-!
Proprio pochi giorni fa è "scoppiato" lo scandalo diossina in Germania, è stata pubblicata la notizia delle cozze -sempre alla diossina- allevate a Taranto...e ancora, si è avviata la sostituzione dei sacchetti di plastica con altri biodegradabili, ma va ricordato che la plastica delle buste ancora in circolo rimarrà nell'ambiente per altri MILLE ANNI.
E ancora, sul corriere venivano pubblicati gli inquietanti dati di una ricerca americana, che ha rintracciato nell'organismo delle donne incinte, un'alta percentuale di sostanze tossiche "acquisite" da varie fonti, da prodotti di cosmetica alle pentole antiaderenti.
Evidentemente, qualcosa non torna: produciamo molto e ci sentiamo innovativi perché godiamo di comfort che non avevano i nostri avi, ma COME produciamo e di COSA ci serviamo per farlo?
In un certo senso, potremmo dire, è anche un fattore insito nella stessa natura del mondo umano che, come ci dice San Paolo, "geme nelle doglie del parto".
Vale a dire: il mondo creato porta in sè la conseguenza del peccato originale, che si riflette nell'imperfezione del mondo attuale.
Ma, in molti casi, c'è vera e propria malafede delle ditte, che inseriscono sostanze nocive nei vari beni di consumo per differenti motivi (dal più facile reperimento, al più basso costo, al riciclaggio di sostanze sporche).
Benedetto XVI in "Luce del Mondo" parla proprio di come le ricerche scientifiche avvalorino la mancata sinergia tra progresso e "civiltà": è infatti sotto gli occhi di tutti uno spropositato aumento di allergie, malattie, irritazioni e quanto altro si possa correlare, in molti (ovvio, non in tutti, altrimenti saremmo estremisti!) casi, proprio a questa marea di sostanze non necessarie, che le varie case -farmaceutiche, alimentari, cosmetiche- inseriscono nei loro prodotti.
E che, di conseguenza, vengono poi continuamente reimmessi in circolo nell'ambiente, quindi nel cibo, nell'acqua, nell'aria.
E che, di conseguenza, vengono poi continuamente reimmessi in circolo nell'ambiente, quindi nel cibo, nell'acqua, nell'aria.
il risultato, purtroppo, è tragico: l'uomo uccide l'uomo!
Ma non c'è bisogno di far riferimento a casi particolarmente drammatici, per verificare quanto poco ci ricordiamo che l'essere umano e l'ambiente siano due beni da custodire.
Spesso e volentieri, ad esempio, diveniamo schiavi di quella mentalità finto-salutistica che ci spinge a voler curare disturbi non gravi e non pericolosi per la salute, in maniera immediata...così ci riempiamo gli armadietti di farmaci o integratori, spesso non rendendoci conto di quanto, atteggiamenti simili, non ci avvantaggino affatto, sia perché in casi come quello dell'antibiotico preso al primo sintomo di raffreddore non facciamo che "assuefare" il nostro organismo a quelle sostanze, che poi non faranno effetto quando ne avremmo realmente bisogno (sulla resistenza ormai diffusa agli antibiotici, ci sono miriadi di articoli scientifici!), sia perché poi, nella maggior parte dei casi, buttiamo molti farmaci non consumati, che abbiamo deciso di acquistare "per ogni evenienza" (e l'evenienza poi, si riduce all'una tantum, o magari non c'è affatto).
Non solo: ci sottoponiamo a radiografie al minimo dolore (magari anche senza effettiva richiesta medica), pensando che i raggi X non cagionino danno né al nostro organismo, né all'ambiente....
Se pensassimo che non solo noi stessi, ma soprattutto l'ambiente è un bene da preservare per le generazioni future, penseremmo -e agiremmo- in termini differenti!
E' vero che spesso le stesse case farmaceutiche non ci aiutano: non esiste la produzione di farmaci da banco in "monodose", da prendere solo nelle quantità necessarie, non esiste nemmeno la possibilità di riciclare i farmaci scaduti....e allora bisognerebbe farsi un po' furbi e ricorrere, per i "piccoli malanni" (raffreddore, mal di pancia etc etc), a rimedi alternativi, come quelli erboristici ed omeopatici (sotto consiglio di un professionista, in quest'ultimo caso), o ai vecchi "rimedi della nonna" (e chi non ha mai fatto i bagni di vapore contro il naso chiuso?????).
Ne ricaveremmo un vantaggio triplice:
La produzione dei beni di consumo è in mano alle grandi multinazionali, che non sempre rispettano gli standard qualitativi e le normative su determinate sostanze....
Ma noi possiamo cominciare o continuare ad impegnarci in un percorso fatto anche di tante piccole scelte (e per chi può o ne ha voglia, anche di maggiore conoscenza, attraverso vari siti informativi), che ci consentano di dire il nostro NO ad una politica del progresso errata, consapevoli dell'impossibilità di cambiare tutto il mondo, ma almeno di poter dare il nostro contributo ed esempio.
Se è vero che, su scala globale, non siamo in grado di modificare direttamente le logiche di mercato, possiamo farci sentire nelle "tendenze" di mercato, sulla base della nostra capacità di saper riutilizzare beni di consumo -oltre che di raccogliere in via differenziata-, di effettuare acquisti eco-compatibili, di iniziare a documentarci su quello che mangiamo, ci spalmiamo, con cui ci curiamo.
E da questo possiamo passare ad una maggiore sensibilizzazione di chi ci sta intorno.
O, almeno, sapere di aver fatto -nei limiti del possibile- qualcosa di maggiormente "sano".
Benedetto XVI parla proprio di progresso in "Luce del mondo", e afferma:
Spesso e volentieri, ad esempio, diveniamo schiavi di quella mentalità finto-salutistica che ci spinge a voler curare disturbi non gravi e non pericolosi per la salute, in maniera immediata...così ci riempiamo gli armadietti di farmaci o integratori, spesso non rendendoci conto di quanto, atteggiamenti simili, non ci avvantaggino affatto, sia perché in casi come quello dell'antibiotico preso al primo sintomo di raffreddore non facciamo che "assuefare" il nostro organismo a quelle sostanze, che poi non faranno effetto quando ne avremmo realmente bisogno (sulla resistenza ormai diffusa agli antibiotici, ci sono miriadi di articoli scientifici!), sia perché poi, nella maggior parte dei casi, buttiamo molti farmaci non consumati, che abbiamo deciso di acquistare "per ogni evenienza" (e l'evenienza poi, si riduce all'una tantum, o magari non c'è affatto).
Non solo: ci sottoponiamo a radiografie al minimo dolore (magari anche senza effettiva richiesta medica), pensando che i raggi X non cagionino danno né al nostro organismo, né all'ambiente....
Se pensassimo che non solo noi stessi, ma soprattutto l'ambiente è un bene da preservare per le generazioni future, penseremmo -e agiremmo- in termini differenti!
E' vero che spesso le stesse case farmaceutiche non ci aiutano: non esiste la produzione di farmaci da banco in "monodose", da prendere solo nelle quantità necessarie, non esiste nemmeno la possibilità di riciclare i farmaci scaduti....e allora bisognerebbe farsi un po' furbi e ricorrere, per i "piccoli malanni" (raffreddore, mal di pancia etc etc), a rimedi alternativi, come quelli erboristici ed omeopatici (sotto consiglio di un professionista, in quest'ultimo caso), o ai vecchi "rimedi della nonna" (e chi non ha mai fatto i bagni di vapore contro il naso chiuso?????).
Ne ricaveremmo un vantaggio triplice:
- maggiore e vera attenzione al nostro corpo, che non intaseremmo, per qualsiasi minimo fastidio, di sostanze chimiche
- migliore cura dell'ambiente, nel quale non disperderemmo sostanze non biodegradabili (e chi fa la raccolta differenziata dei farmaci scaduti?)
- salvaguardia anche del...portafogli, perché, normalmente, un farmaco costa di più del rimedio semplice di altro genere.... e qui non mi riferisco al semplice esborso di denaro in farmacia: un medicinale ci costa anche quando è mutuabile, sotto altre forme (tasse in primis)
La produzione dei beni di consumo è in mano alle grandi multinazionali, che non sempre rispettano gli standard qualitativi e le normative su determinate sostanze....
Ma noi possiamo cominciare o continuare ad impegnarci in un percorso fatto anche di tante piccole scelte (e per chi può o ne ha voglia, anche di maggiore conoscenza, attraverso vari siti informativi), che ci consentano di dire il nostro NO ad una politica del progresso errata, consapevoli dell'impossibilità di cambiare tutto il mondo, ma almeno di poter dare il nostro contributo ed esempio.
Se è vero che, su scala globale, non siamo in grado di modificare direttamente le logiche di mercato, possiamo farci sentire nelle "tendenze" di mercato, sulla base della nostra capacità di saper riutilizzare beni di consumo -oltre che di raccogliere in via differenziata-, di effettuare acquisti eco-compatibili, di iniziare a documentarci su quello che mangiamo, ci spalmiamo, con cui ci curiamo.
E da questo possiamo passare ad una maggiore sensibilizzazione di chi ci sta intorno.
O, almeno, sapere di aver fatto -nei limiti del possibile- qualcosa di maggiormente "sano".
Benedetto XVI parla proprio di progresso in "Luce del mondo", e afferma:
"Emerge la problematicità del termine progresso.
La modernità ha cercato la propria strada guidata dall'idea di progresso e da quella di libertà.
Ma cos'è il progresso?
Oggi vediamo che il progresso può essere anche distruttivo.
Per questo dobbiamo riflettere sui criteri da adottare affinché il progresso sia veramente progresso. Il concetto di progresso, in origine, aveva due aspetti: da un lato c'era il progresso nella conoscenza. E la conoscenza è potere.
Significa che se conosco posso anche disporre.
La conoscenza ha portato potere, ma in modo tale che con quel potere noi possiamo distruggere quel mondo del quale siamo ormai convinti di sapere tutto.
Così diviene evidente che nel concetto di progresso, così come inteso sino ad oggi, e cioè quale combinazione di conoscenza e potere, manca un terzo punto di vista essenziale: che è l'aspetto del bene.
Si tratta della domanda: cosa è bene? Dove la conoscenza deve condurre il potere? Si tratta solo del potere di disporre prima o poi di qualcosa, oppure è necessario anche porsi la domanda sui metri di giudizio interiori, su quello che è bene per l'uomo, per il mondo?".
Credo che gli interrogativi con cui ci lascia il Papa, siano tali da farci riflettere da soli...
In quanto cattolici, siamo chiamati a rispettare il dono del nostro stesso essere, la nostra vita, ma anche l'ambiente nel quale siamo stati chiamati a questa esistenza terrena e che dovremmo lasciare ai nostri figli, nipoti...alle generazioni future.
"Vediamo che il potere dell'uomo è cresciuto in modo abnorme.
Quello che però non è cresciuto di pari passo è il suo potenziale etico.
Questa sproporzione si rispecchia oggi nei frutti di un progresso privo di fondamenta morali".
In effetti se il sapere andasse di pari passo con la fede, l'attenzione all'uomo ed all'ambiente non sarebbero così difficili da attuare...sarebbero la naturale causa e conseguenza della ricerca stessa!
Non lasciamoci spaventare dal fatto che "noi non possiamo fare nulla per cambiare l'ordine delle cose".
Agiamo responsabilmente, pensando che ogni nostro atto d'amore, verso la natura, verso la salute nostra e degli altri, si andrà a riversare nel Cuore di Gesù, il quale da ogni nostro piccolo contributo può ricavare grandi beni...perché ha deciso di farci servitori del bene!
Concludo queste riflessioni con qualche passo tratto dalla "Gaudium et Spes", Costituzione pastorale del Vaticano II:
"Per i credenti una cosa è certa: l'attività umana individuale e collettiva, ossia quell'ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio.
L'uomo, infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di fovernare il mondo nella giustizia e nella santità, riconoscendo in Lui il Creatore di tutte le cose; in modo che, nella subordinazione di tutte le realtà all'uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra.
I cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell'ingegno e della potenza dell'uomo alla potenza di Dio, quasi che l creatura razionale sia rivale del Creatore; al contrario piuttosto, essi sono persuasi che le vittorie dell'umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
E quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità sia individuale che collettiva.
La Sacra Scrittura, con cui è d'accordo l'esperienza di secoli, insegnaa agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l'ordine dei alori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano.
Per questo la Chiesa di Cristo, fidandosi del piano provvedienzale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttabia fare a meno di far risuonare il detto dell'apostolo: "Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo (Rm 12,2) e cioà a quello spirito di vanità e di malizia, che stravolge in strumento di peccato l'operasità umana, ordinata al servizio di Dio e dell'uomo".
Concludo queste riflessioni con qualche passo tratto dalla "Gaudium et Spes", Costituzione pastorale del Vaticano II:
"Per i credenti una cosa è certa: l'attività umana individuale e collettiva, ossia quell'ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio.
L'uomo, infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di fovernare il mondo nella giustizia e nella santità, riconoscendo in Lui il Creatore di tutte le cose; in modo che, nella subordinazione di tutte le realtà all'uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra.
I cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell'ingegno e della potenza dell'uomo alla potenza di Dio, quasi che l creatura razionale sia rivale del Creatore; al contrario piuttosto, essi sono persuasi che le vittorie dell'umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
E quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità sia individuale che collettiva.
La Sacra Scrittura, con cui è d'accordo l'esperienza di secoli, insegnaa agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l'ordine dei alori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano.
Per questo la Chiesa di Cristo, fidandosi del piano provvedienzale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttabia fare a meno di far risuonare il detto dell'apostolo: "Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo (Rm 12,2) e cioà a quello spirito di vanità e di malizia, che stravolge in strumento di peccato l'operasità umana, ordinata al servizio di Dio e dell'uomo".
Un argomento che sta tanto a cuore anche a me, un discorso che è necessario portare avanti per il bene dell'umanità, un articolo davvero istruttivo e che spero leggano in molti!
RispondiEliminaTi abbraccio!