sabato 16 marzo 2013

TRIDUO A SAN GIUSEPPE - Primo giorno: San Giuseppe uomo giusto


Il triduo a San Giuseppe comincia, quest'anno, a seguiro della rinuncia da parte di Papa Benedetto XVI al ministero petrino.

In unione di preghiera con Sua Santità e come omaggio personale, quest'anno le riflessioni saranno articolate a partire da alcuni brani del suo ultimo libro "L'infanzia di Gesù", pubblicato pochi mesi fa.

Invochiamo la protezione di San Giuseppe sul nostro nuovo Papa Francesco e affidiamo al Santo Patriarca anche il nostro amato Papa Emerito Benedetto XVI, al quale rimaniamo veramente uniti e legati nella preghiera quotidiana.


TRIDUO A SAN GIUSEPPE: primo giorno

"San Giuseppe, uomo giusto"


Particolare della statua di San Giuseppe con Bambino presso la Chiesa di Santa Maria in Traspontina, Roma

O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare
gli inizi della nostra redenzione
alla custodia premurosa di san Giuseppe,
per sua intercessione
concedi alla tua Chiesa
di cooperare fedelmente
al compimento dell'opera di salvezza.


AMEN


















Da "L'infanzia di Gesù" di Benedetto XVI- Joseph Ratzinger:

"Giuseppe dovette constatare che Maria «si trovò incinta per opera dello Spirito Santo». 
(Mt 1,18) 

Ma ciò che Matteo anticipa qui sulla provenienza del bambino, Giuseppe ancora non lo sa.
Egli deve supporre che Maria abbia rotto il fidanzamento e-secondo la Legge- deve abbandonarla; al riguardo, egli può decidere tra un atto giuridico pubblico e una forma privata: può portare Maria davanti a un tribunale o rilasciarle una lettera privata di ripudo.
Giuseppe sceglie la seconda via, per non «accusarla pubblicamente» (1,19).
In questa decisione Matteo vede un segno che Giuseppe era «uomo giusto »


La qualificazione di Giuseppe come uomo giusto va ben al di là della decisione di quel momento: offre un quadro completo di san Giuseppe e al contempo lo inserisce tra le grandi figure dell'Antica Alleanza -a cominciare da Abramo, il giusto.

Giusto, secondo il Salmo 1, è un uomo che vive in intenso contatto con la Parola di Dio; che «nella Legge del Signore trova la sua gioia» (v.2).
E' come un albero che, piantato lungo corsi d'acqua, porta costantemente il suo frutto.
Con l'immagine dei corsi d'acqua, dei quali esso si nutre, s'intende naturalmente la Parola viva di Dio, in cui il giusto fa calare le radici della sua esistenza.
La volontà di Dio per lui non è una legge imposta dall'esterno, ma «gioia».

La Legge gli diventa spontaneamente «vangelo», buona novella, perché egli la interpreta in atteggiamento di apertura personale e piena di amore verso Dio, e così impara a comprenderla e a viverla dal di dentro.

Se il Salmo 1 considera come caratteristica dell' «uomo beato» il suo dimorare nella Torà, nella Parola di Dio, il testo parallelo in Geremia 17,7 chiama «benedetto» colui che «confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia».

Qui emerge, in modo più forte che non nel salmo, il carattere personale della giustizia -il fidarsi di Dio, un atteggiamento che dà speranza all'uomo.

Dopo la scoperta che Giuseppe ha fatto, si tratta di interpretare ed applicare la legge in modo giusto.
Egli lo fa con amore: non vuole esporre Maria pubblicamente all'ignominia.
Le vuole bene, anche nel momento della grande delusione.


Non incarna quella forma di legalità esteriorizzata che Gesù denuncia in Matteo 23 e contro la quale lotta san Paolo.
Egli vive la legge come vangelo, cerca la via dell'unità tra diritto e amore.
E così è interiormente preparato al messaggio nuovo, inatteso e umanamente incredibile, che gli verrà da Dio
".



San Giuseppe ci insegna ad agire secondo verità e carità, un connubio che deve trovare spazio anche nella nostra vita quotidiana, anche davanti a scelte meno importanti di quelle che dovette prendere il Santo, anche a fronte di situazioni meno straordinarie...
Dio è Amore, Dio è Verità...Dio, il Dio fattoSi Carne è anche VIA. (cfr Gv 14,6)
SeguirLo è seguire la Sua Strada fatta di Amore e di Verità, di Giustizia e di Carità.

Premesso che il caso di San Giuseppe è unico, perchè Maria era ovviamente senza peccato, applicare la "metodologia" giuseppina nella nostra realtà, significa che  vivere secondo la Legge di Dio non è "turarsi gli occhi" davanti agli sbagli degli altri.
Il Santo Vangelo stesso ci esorta, ad esempio, a correggere i fratelli in errore.
Tuttavia, nell'indicarci questa massima, Cristo ci insegna il "come" ammonire: prima in un a tu per tu con chi ha sbagliato, poi conducendolo davanti ad alcuni testimoni, successivamente davanti all'assemblea, infine, se non accetta la correzione, considerandolo come "un pagano e un pubblicano" (cfr Mt 18,15-18).

Non è un caso che il paragrafo di questo capitolo di San Matteo si intitoli "correzione fraterna".
Senza amore, senza misericordia, nessuna correzione sarebbe vera: la animerebbe uno spirito farisaico di superiorità e se ne perderebbe la parte migliore.
Diventerebbe quell'imporre agli altri il pesante fardello, senza muoverlo con un dito.  (cfr Mt 23,4).

San Giuseppe ci insegni, allora, l'arte del giusto equilibrio fra amore verso Dio, carità verso i fratelli e verità.
Imploriamo anche l'aiuto di Maria Santissima, che di certo accompagnò con la sua ardente preghiera proprio San Giuseppe, nel momento di difficile discernimento allorché si accorse dello stato di gravidanza della sua promessa Sposa.
Solo un'orazione costante, un colloquio perenne col Signore possono renderci capaci di non rispondere con superbia o "correzionismi" all'errore del fratello.
Solo la preghiera ci fa capaci di un ammonimento che ha finalità di riconciliazione fra noi e con Dio.



Nessun commento:

Posta un commento