L'etimologia della parola tenerezza rimanda all'atto del "tendere" verso l'altro, del "tendersi".
Farsi quasi "sottile" per avvicinarsi a chi ci sta accanto.
Non mi viene in mente nessun'altra parola, in questo momento, per esprimere la dolcezza dell'incontro tra Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI.
Noi ne abbiamo visto solo pochi frammenti, ma significativi, colmi di delicatezza, di "tensione" verso l'altro.
Quella tensione che è appunto premura, tenerezza.
D'altronde, Papa Francesco, nella sua omelia di inizio pontificato (19 marzo 2013) ci ha esortato con questa frase:
"Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!".
E la tenerezza, la "tensione" mi fa tornare ancora una volta alla mente, la "Passione", la Croce.
L'atto supremo di un Dio fattoSi Uomo che Si tende verso la Sua creatura.
Tendersi verso l'altro è sempre saper entrare nel suo mondo fatto anche di responsabilità, di sofferenza, di "mistero".
E' un incontro di due "croci", di due pesi, che avvicinandosi, si comunicano qualcosa.
E -forse solo per un attimo- si alleggeriscono.
Benedetto XVI, nella sua ultima catechesi del mercoledì, tornando a parlare della sua chiamata a "salire sul monte" (Angelus- 24 febbraio 2013), ci aveva detto:
"Non abbandono la Croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore crocifisso. Non porto più l’ufficio della potestà della Chiesa, ma resto nella preghiera".
(Benedetto XVI- udienza generale 27 febbraio 2013)
(Benedetto XVI- udienza generale 27 febbraio 2013)
Papa Francesco, parlando ai confratelli cardinali nella sua omelia in Cappella Sistina, il 14 marzo scorso, si è ben riagganciato a questo concetto:
"Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore".
Mi piace pensare che l'incontro di oggi, la tenerezza di oggi, l'umiltà che "due" papi (uno regnante, l'altro...orante!) non hanno avuto paura di mostrare al mondo intero, sia una tensione di due persone che, davanti a Dio, portano veramente un "peso", una responsabilità, una "Croce": seguire Cristo, nel modo differente che a ciascuno di essi viene richiesto in questo momento.
Il mistero della Croce è così "vasto" che non lo si può racchiudere solo e semplicemente nell'angusto e limitante spazio del dolore fisico: è come un ventaglio di note che arpeggia dai tasti della malattia a quelli di una rinuncia a qualcosa che ci è molto caro, dai toni di una sofferenza morale a quelli di una grande responsabilità caricata sulle spalle di qualcuno....
Allora mi piace concludere -lasciandole quasi come commento di questo meraviglioso incontro- con le parole che Papa Ratzinger ebbe a pronunciare nel suo viaggio in Cameroun (2009), rivolgendosi al "mondo della sofferenza":
"Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce, il silenzio rispettoso, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto, uno sguardo, un sorriso, possono fare più che tanti discorsi".
(Incontro con il mondo della sofferenza -19 marzo 2009)
Un grande grazie a questi due Uomini di Dio che oggi hanno saputo toccare il cuore di molti, attraverso la semplicità -disarmante e, nel migliore dei sensi, fanciullesca- di una "virtù" quasi dimenticata: la tenerezza!
Sì, è vero sono stati l'immagine della tenerezza. Gesti, sguardi, sorrisi e quel parlare sommesso... Non finiremo mai d'imparare da chi davvero si fa piccolo per far spazio a Dio solo
RispondiEliminaE non fineremo neanche mai di commuoverci, davanti alla tenerezza!
RispondiEliminaE' vero! Bellissimo video! Colgo l'occasione per augurare a tutti, ma in particolare a Maria e alla sua famiglia, una buona e Santa Pasqua di Risurrezione!
RispondiEliminaGesù è veramente risorto!