In unione -non solo di preghiera!- con il nostro amato Benedetto XVI, propongo un testo di grande spessore spirituale, un'omelia tenuta dall'allora Card. Ratzinger presso l'Abbazia di Notre Dame di Fongombault, in occasione delle "Giornate liturgiche".
I testi sono stati pubblicati dalla casa editrice "Nova Millenium Romae".
I testi sono stati pubblicati dalla casa editrice "Nova Millenium Romae".
Buona lettura
LA QUESTIONE LITURGICA
ATTI DELLE “GIORNATE LITURGICHE DI FONTGOMBAULT” 22-24 luglio 2001
Con il Cardinale Joseph Ratzinger – Benedetto XVI
MARIA E MARTA
Omelia di sua
eminenza il cardinale Josef Ratzinger
prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede
Cari fratelli e sorelle,
San Luca lega i due Vangeli, il
Vangelo di domenica passata sul buon samaritano e il Vangelo di oggi su Maria e Marta con la
piccola parola greca ”poréuestai”, essere
in cammino”.
Il Vangelo del buon Samaritano
finisce con la parola ”va!”: è la stessa cosa.
Il Vangelo di oggi su Maria e
Marta inizia con la parola: "Gesu stava andando verso Gerusalemme”. E dunque,
questi due Vangeli sono legati dall'idea dell'essere in cammino."
E noi ci ricordiamo della grande
Visione di San Luca secondo la quale tutta la vita pubblica del Signore era di
essere in cammino, in marcia verso Gerusalemme, verso il mistero pasquale, il
mistero redentore della Croce e della Risurrezione.
E in questo cammino, Gesù cerca
il nostro amore, la nostra disponibilità, il nostro ascolto, e ci prepara per
il mistero della sua presenza, il dono della sua vita.
E dopo Pasqua, ecco
ancora la medesima cosa, il Vangelo ci dice: ”Gesù vi precede in Galilea”. Egli
è ancora in cammino verso la Galilea, la Galilea del mondo nel quale noi dobbiamo
annunciare ora - con lui, grazie a lui - il regno di Dio, preparare il mondo per
la sua presenza.
In questo senso, il Signore che
ci precede in Galilea è con noi in cammino verso la nuova Gerusalemme, la
Gerusalemme celeste, il Cielo. E dunque in questo legame tra ì due Vangeli, il
Signore ci mostra anche le diverse dimensioni dell’ amore del prossimo.
Se nel Vangelo sul samaritano
appariva soprattutto l'aspetto esteriore dell'azione sociale, dell'aiuto esteriore
e materiale per l'altro, nel Vangelo delle sante Maria e Marta compare un'altra
dimensione, la dimensione della presenza della sua parola, la dimensione della
meditazione, dell’interiorità.
E questi due Vangeli insieme ci mostrano che
l'amore del prossimo e l'amore di Dio non sono separabili, che essi devono
compenetrarsi l'un l'altro, che nell'amore del prossimo ci deve essere sempre anche
l'amore per Dio.
Noi dobbiamo donare all'altro non soltanto delle cose materiali,
dobbiamo donargli anche Dio. Altrimenti dimentichiamo l'essenziale, ciò che è
davvero necessario".
E d'altra parte nell'amore per Dio deve essere
anche presente il prossimo, perché, nel prossimo, è Gesù che viene e domanda la
nostra ospitalità. Mi sembra che è un insegnamento molto importante, soprattutto
per il nostro tempo.
Perché dopo il Concilio, si è diffusa l'idea che lo sviluppo
sociale sarebbe il contenuto del Vangelo, che bisognerebbe fare soprattutto
delle cose esteriori, materiali, e che dopo questo si potrebbe forse avere
ancora tempo per Dio...
E ne vediamo le conseguenze:
anche dei missionari non hanno avuto più il coraggio di annunziare il Vangelo.
Hanno pensato che il loro dovere ora era quello di contribuire allo sviluppo dei
paesi sottosviluppati.
Si è dimenticato Dio, e le conseguenze sono terribili:
c'è una distruzione dei fondamenti morali di queste società.
Non c'è un nuovo sviluppo
verso il meglio.
Nelle grandi epidemie, sono ben visibili le conseguenze di
questo oblio dell'Essenziale, del Necessario, di Dio. Un amore del prossimo che
dimentica Dio, dimentica l’Essenziale.
Ma torniamo ora al Vangelo di
oggi su Maria e Marta.
Ad un primo sguardo, sembra come
una istruzione semplicemente umana sulle dimensioni essenziali della vera ospitalità.
Il Signore ci dice: per una vera
ospitalità umana non è sufficiente donare il nutrimento, le cose esteriori.
Il
vero ospite dona di più, deve donare soprattutto il suo tempo all'altro, essere
aperto all'altro, donare un po’ di se stesso, essere all'ascolto dell'altro per
poter rispondere ai suoi bisogni.
Ma in questo insegnamento, a
prima vista puramente umano, il quale ci dice che, anche in una ospitalità semplicemente
umana, è necessario non dare solamente delle cose esteriori, vediamo brillare
dentro di noi una realtà più profonda: la necessità di essere aperti
soprattutto all’Essenziale, alla presenza di Dio il quale, nella sua parola, ci
dona se stesso.
Ed in questo insegnamento sulla
necessità di essere aperti al Signore, di essere ai piedi del Signore per entrare
in comunione con lui, il Signore parla anche alla Chiesa di oggi.
Perché gli stessi problemi,
diciamo della giusta proporzione tra Maria e Marta, esistono soprattutto in
particolare anche oggi nella Chiesa.
Noi facciamo realmente il servizio di
Marta. Si fanno tante cose esteriori: ci sono riunioni, commissioni, sinodi,
discussioni, decisioni, documenti in abbondanza, ci sono programmazioni
pastorali, e tutte queste cose, - si, si fanno molte cose...
Ma forse in questa attività permanente di Marta, che vuole preparare
tutte le cose per il successo dell'azione pastorale, si dimentica troppo la
dimensione di Maria, si dimentica che questa vera disponibilità per il Signore,
per il suo regno esige molto di più che soltanto delle azioni esteriori, si
dimentica che essa esige soprattutto la nostra disponibilità ad essere ai piedi
del Signore, nella meditazione, nell’ ascolto della sua parola, nella’ quale
Egli dona se stesso.
In una lettera di S. Teresa di
Lisieux a sua sorella Celina c’è un bellissimo brano su questa situazione della
Chiesa.
Interpretando le figure di Maria e Marta, Santa Teresa dice: “Quando
Maria versa il profumo prezioso sulla testa del Signore, gli Apostoli mormorano”;
e continua: “accade la stessa cosa oggi: i cristiani più ferventi, i preti e i
vescovi pensano che noi esageriamo, che noi dovremmo servire oggi il Signore
come Marta, e non consacrarci al Signore, consolare il Signore. Ma comunque,
dai vasi in frantumi delle nostre vite proviene il profumo prezioso che
purifica l'aria avvelenata di questo mondo”
(19 agosto 1894).
Questa affermazione –il profumo
che purifica l’aria inquinata di questo
mondo, viene dai vasi in frantumi delle vite, da questa dimensione di Maria, -
non è soltanto una profondissima teologia della vita contemplativa e della vita
della Chiesa in generale, mi sembra che essa è anche una vera e profonda
teologia della liturgia.
Certamente nella liturgia noi dobbiamo anche fare il
servizio di Santa Marta, dobbiamo offrire al Signore l’ambiente sacro, offrire
la nostra preparazione, preparare bene le cerimonie e il canto, offrire i doni
di questo mondo, il pane e il vino, tutto questo è molto necessario ed è
ugualmente necessario farlo bene.
Ma comunque, se nella liturgia
non c'è anche la dimensione di Maria, la dimensione contemplativa, di stare
semplicemente seduti ai piedi del Signore, manca l’essenziale; e d'altra parte,
se la liturgia è davvero, in questo senso, ”mariale”, cioè’ se essa ripete il
gesto di Maria di stare ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola, per
ricevere il dono di lui stesso, se la liturgia è veramente contemplativa,
allora è veramente il gesto dal quale viene la purificazione dell'aria
inquinata di questo mondo; e io penso che soltanto da una liturgia realmente “mariale”
può venire la purificazione dell'aria avvelenata,del mondo di oggi.
In questo senso, sia nella prima
lettura di oggi, sull'apparizione della Trinità ad Abramo, sia nel Vangelo, io trovo
una profondissima visione della liturgia con le sue due dimensioni: nella
Genesi, è Abramo che offre la sua ospitalità con generosità al Signore, alla
Trinità.
Offre il vitello, il pane, il formaggio, lava i piedi degli ospiti, dona
del suo, ma alla fine, è il Signore che dona l'unico necessario, l'essenziale,
gli dona il figlio con il figlio l'avvenire, la speranza, la vita.
E la stessa
cosa nel Vangelo: Marta offre delle cose buone al Signore, offre i doni della sua
casa, e Maria offre il suo ascolto, la sua disponibilità profonda, e alla fine,
è il Signore che non dona soltanto la sua parola, ma che dona se stesso.
E qui
sta l'essenziale della liturgia: noi offriamo o nostri poveri doni e riceviamo dalle mani
del Signore il Dono, il Necessario, il Suo Corpo e il suo Sangue; e nel suo
Corpo e nel suo Sangue, la vita eterna, il regno di Dio, la Redenzione.
Preghiamo il Signore che ci aiuti, che aiuti la Chiesa a ben celebrare la
liturgia, ad essere davvero ai piedi del Signore, a ricevere il dono della vita
vera, della realtà essenziale e necessaria, per la salvezza di tutti, per la salvezza
del mondo.
Amen.
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