lunedì 11 marzo 2013

IN UNIONE CON BENEDETTO XVI- Omelia del Cardinale Ratzinger nelle "giornate liturgiche"




In unione -non solo di preghiera!- con il nostro amato Benedetto XVI, propongo un testo di grande spessore spirituale, un'omelia tenuta dall'allora Card. Ratzinger presso l'Abbazia di Notre Dame di Fongombault, in occasione delle "Giornate liturgiche".

I testi sono stati pubblicati dalla casa editrice "Nova Millenium Romae".

Buona lettura




LA QUESTIONE LITURGICA

ATTI DELLE “GIORNATE LITURGICHE DI FONTGOMBAULT” 22-24 luglio 2001

Con il Cardinale Joseph Ratzinger – Benedetto XVI









MARIA E MARTA

Omelia di sua eminenza il cardinale Josef Ratzinger  

prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede





Cari fratelli e sorelle,

San Luca lega i due Vangeli, il Vangelo di domenica passata sul buon samaritano  e il Vangelo di oggi su Maria e Marta con la piccola parola greca ”poréuestai”,  essere in cammino”.


Il Vangelo del buon Samaritano finisce con la parola ”va!”: è la stessa cosa.


Il Vangelo di oggi su Maria e Marta inizia con la parola: "Gesu stava andando verso Gerusalemme”. E dunque, questi due Vangeli sono legati dall'idea dell'essere in cammino." 

E noi ci ricordiamo della grande Visione di San Luca secondo la quale tutta la vita pubblica del Signore era di essere in cammino, in marcia verso Gerusalemme, verso il mistero pasquale, il mistero redentore della Croce e della Risurrezione.

E in questo cammino, Gesù cerca il nostro amore, la nostra disponibilità, il nostro ascolto, e ci prepara per il mistero della sua presenza, il dono della sua vita.
E dopo Pasqua, ecco ancora la medesima cosa, il Vangelo ci dice: ”Gesù vi precede in Galilea”. Egli è ancora in cammino verso la Galilea, la Galilea del mondo nel quale noi dobbiamo annunciare ora - con lui, grazie a lui - il regno di Dio, preparare il mondo per la sua presenza.

In questo senso, il Signore che ci precede in Galilea è con noi in cammino verso la nuova Gerusalemme, la Gerusalemme celeste, il Cielo. E dunque in questo legame tra ì due Vangeli, il Signore ci mostra anche le diverse dimensioni dell’ amore del prossimo.



Se nel Vangelo sul samaritano appariva soprattutto l'aspetto esteriore dell'azione sociale, dell'aiuto esteriore e materiale per l'altro, nel Vangelo delle sante Maria e Marta compare un'altra dimensione, la dimensione della presenza della sua parola, la dimensione della meditazione, dell’interiorità.

 E questi due Vangeli insieme ci mostrano che l'amore del prossimo e l'amore di Dio non sono separabili, che essi devono compenetrarsi l'un l'altro, che nell'amore del prossimo ci deve essere sempre anche l'amore per Dio.
Noi dobbiamo donare all'altro non soltanto delle cose materiali, dobbiamo donargli anche Dio. Altrimenti dimentichiamo l'essenziale, ciò che è davvero necessario".

 E d'altra parte nell'amore per Dio deve essere anche presente il prossimo, perché, nel prossimo, è Gesù che viene e domanda la nostra ospitalità. Mi sembra che è un insegnamento molto importante, soprattutto per il nostro tempo.
Perché dopo il Concilio, si è diffusa l'idea che lo sviluppo sociale sarebbe il contenuto del Vangelo, che bisognerebbe fare soprattutto delle cose esteriori, materiali, e che dopo questo si potrebbe forse avere ancora tempo per Dio...


E ne vediamo le conseguenze: anche dei missionari non hanno avuto più il coraggio di annunziare il Vangelo.
Hanno pensato che il loro dovere ora era quello di contribuire allo sviluppo dei paesi sottosviluppati.
Si è dimenticato Dio, e le conseguenze sono terribili: c'è una distruzione dei fondamenti morali di queste società.
Non c'è un nuovo sviluppo verso il meglio.
Nelle grandi epidemie, sono ben visibili le conseguenze di questo oblio dell'Essenziale, del Necessario, di Dio. Un amore del prossimo che dimentica Dio, dimentica l’Essenziale.


Ma torniamo ora al Vangelo di oggi su Maria e Marta.

Ad un primo sguardo, sembra come una istruzione semplicemente umana sulle dimensioni essenziali della vera ospitalità.

Il Signore ci dice: per una vera ospitalità umana non è sufficiente donare il nutrimento, le cose esteriori.
Il vero ospite dona di più, deve donare soprattutto il suo tempo all'altro, essere aperto all'altro, donare un po’ di se stesso, essere all'ascolto dell'altro per poter rispondere ai suoi bisogni. 

Ma in questo insegnamento, a prima vista puramente umano, il quale ci dice che, anche in una ospitalità semplicemente umana, è necessario non dare solamente delle cose esteriori, vediamo brillare dentro di noi una realtà più profonda: la necessità di essere aperti soprattutto all’Essenziale, alla presenza di Dio il quale, nella sua parola, ci dona se stesso.

Ed in questo insegnamento sulla necessità di essere aperti al Signore, di essere ai piedi del Signore per entrare in comunione con lui, il Signore parla anche alla Chiesa di oggi.


Perché gli stessi problemi, diciamo della giusta proporzione tra Maria e Marta, esistono soprattutto in particolare anche oggi nella Chiesa.
Noi facciamo realmente il servizio di Marta. Si fanno tante cose esteriori: ci sono riunioni, commissioni, sinodi, discussioni, decisioni, documenti in abbondanza, ci sono programmazioni pastorali, e tutte queste cose, - si, si fanno molte cose... 

Ma forse in questa attività  permanente di Marta, che vuole preparare tutte le cose per il successo dell'azione pastorale, si dimentica troppo la dimensione di Maria, si dimentica che questa vera disponibilità per il Signore, per il suo regno esige molto di più che soltanto delle azioni esteriori, si dimentica che essa esige soprattutto la nostra disponibilità ad essere ai piedi del Signore, nella meditazione, nell’ ascolto della sua parola, nella’ quale Egli dona se stesso.



In una lettera di S. Teresa di Lisieux a sua sorella Celina c’è un bellissimo brano su questa situazione della Chiesa.
Interpretando le figure di Maria e Marta, Santa Teresa dice: “Quando Maria versa il profumo prezioso sulla testa del Signore, gli Apostoli mormorano”; e continua: “accade la stessa cosa oggi: i cristiani più ferventi, i preti e i vescovi pensano che noi esageriamo, che noi dovremmo servire oggi il Signore come Marta, e non consacrarci al Signore, consolare il Signore. Ma comunque, dai vasi in frantumi delle nostre vite proviene il profumo prezioso che purifica l'aria avvelenata di questo mondo”
(19 agosto 1894).


Questa affermazione –il profumo che purifica l’aria inquinata  di questo mondo, viene dai vasi in frantumi delle vite, da questa dimensione di Maria, - non è soltanto una profondissima teologia della vita contemplativa e della vita della Chiesa in generale, mi sembra che essa è anche una vera e profonda teologia della liturgia.
Certamente nella liturgia noi dobbiamo anche fare il servizio di Santa Marta, dobbiamo offrire al Signore l’ambiente sacro, offrire la nostra preparazione, preparare bene le cerimonie e il canto, offrire i doni di questo mondo, il pane e il vino, tutto questo è molto necessario ed è ugualmente necessario farlo bene. 

Ma comunque, se nella liturgia non c'è anche la dimensione di Maria, la dimensione contemplativa, di stare semplicemente seduti ai piedi del Signore, manca l’essenziale; e d'altra parte, se la liturgia è davvero, in questo senso, ”mariale”, cioè’ se essa ripete il gesto di Maria di stare ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola, per ricevere il dono di lui stesso, se la liturgia è veramente contemplativa, allora è veramente il gesto dal quale viene la purificazione dell'aria inquinata di questo mondo; e io penso che soltanto da una liturgia realmente “mariale” può venire la purificazione dell'aria avvelenata,del mondo di oggi.


In questo senso, sia nella prima lettura di oggi, sull'apparizione della Trinità ad Abramo, sia nel Vangelo, io trovo una profondissima visione della liturgia con le sue due dimensioni: nella Genesi, è Abramo che offre la sua ospitalità con generosità al Signore, alla Trinità.
Offre il vitello, il pane, il formaggio, lava i piedi degli ospiti, dona del suo, ma alla fine, è il Signore che dona l'unico necessario, l'essenziale, gli dona il figlio con il figlio l'avvenire, la speranza, la vita.
E la stessa cosa nel Vangelo: Marta offre delle cose buone al Signore, offre i doni della sua casa, e Maria offre il suo ascolto, la sua disponibilità profonda, e alla fine, è il Signore che non dona soltanto la sua parola, ma che dona se stesso.

E qui sta l'essenziale della liturgia: noi offriamo  o nostri poveri doni e riceviamo dalle mani del Signore il Dono, il Necessario, il Suo Corpo e il suo Sangue; e nel suo Corpo e nel suo Sangue, la vita eterna, il regno di Dio, la Redenzione. Preghiamo il Signore che ci aiuti, che aiuti la Chiesa a ben celebrare la liturgia, ad essere davvero ai piedi del Signore, a ricevere il dono della vita vera, della realtà essenziale e necessaria, per la salvezza di tutti, per la salvezza del mondo.

Amen.

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