lunedì 29 ottobre 2012

SECONDO ANNO DI PREPARAZIONE AL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI DON BOSCO: la sua pedagogia. GIOCHI E ROSARIO....



Dal libro "Don Bosco", Edizioni SEI, 1965:

"A dieci anni, Giovannino chiede alla mamma il permesso di recarsi alle fiere e ai mercati nei paesi vicini.
Vuole imparare i trucchi dei saltimbanchi.
Giovannino osserva e coglie i movimenti delle dita dei giocolieri, il loro scatto, il lancio, l'equilibrio.
Tornato a casa esercita i polpacci, le spalle, le reni a fare altrettanto.

C'è vicino ai Becchi un prato. Un luogo ideale per dare spettacolo.

La domenica vi si raduna la gente.
Fanno cerchio attorno a Giovannino.
Giovannino srotola sull'erba il tappeto per i salti, depone su un tavolo la bisaccia delle meraviglie, lega a due alberi la corda per le passeggiate aree.

La gente ama quel ragazzo ricciuto, che ha la voce chiara e il dono di affascinare.

Eccolo: salta sulla sedia, caccia una mano in tasca.
Che ne esce?
Una corona del rosario.
Se si vuole vedere lo spettacolo, non c'è altra scelta.
Bisogna pagare lo scotto: recitare la terza parte del rosario, dieci minuti.

Non basta: -Adesso vi ripeto la predica del cappellanno di Murialdo- dice Giovannino.

Alcuni ridacchiano, alzano le spalle, fanno finta di ritirarsi.
Ma sono pochi, e poi la curiosità li trattiene.
Rimangono...

Preghiera e predica; gli tengono dietro con la voce e ascoltano con un orecchio.

Giovannino diverte e fa del bene.
A dieci anni, organizza per la gente dei divertimenti a puro beneficio di Dio".





Questo è San Giovanni Bosco a dieci anni: ha già compreso quello che poi ripeterà, in forma concettuale più articolata, da adulto.
Che cioè, bisogna che l'educatore ami le cose che amano i suoi giovani....in modo che questi, sentendosi "compresi" nelle proprie preferenze, gusti, attività, si lascino prendere dall'amore per le cose ben più belle (e più sante) che amano gli educatori!

E' un principio che vale in qualunque rapporto interpersonale, se veramente si vuole creare un meccanismo di scambio: posso dare qualcosa ad una persona se mi rendo capace di circondarla, di interessarmi a quello che fa, che la attira, che cattura la sua attenzione (ovvio, sempre si tratti di cose moralmente lecite e non dannose ad alcuno) .

In chiunque -ma a maggior ragione nel giovane- questo "interessarmi agli interessi dell'altro", fa scattare proprio il senso del sentirsi amato: l'altro mi tiene in considerazione, l'altro vuole conoscermi in quello che mi piace, l'altro ha il desiderio di studiare il modo in cui vivo, quello che faccio, quello che mi appassiona. 
L'altro mi ama per come sono!

Se la dinamica è quella di una rapporto fra persone già mature, allora questo scambio avverrà -seppure con intensità e modalità differenti- fin da subito da e verso entrambe le direzioni; altrimenti comincerà la persona che è più avanti nello spirito, per portare un beneficio a chi ha ancora da camminare.

Qui don Bosco si mostra, ancora ragazzino, capace di avvicinare molti coetanei (ma magari anche bimbi più piccoli e ragazzi un po' più grandicelli) studiandosi di "farsi amare" attraverso i giochi a loro graditi.
Da questo espediente si crea l'atmosfera utile e propizia per seminare semi di bene: la preghiera, qualche consiglio spirituale....

Giovannino dirà: STUDIA DI FARTI AMARE....

Già, ama veramente chi ti sta intorno, amalo nel senso di volerlo conoscere, di trovare quegli interessi tali che, stimolati, possano rendertelo più vicino...
Inizialmente la vicinanza potrà anche essere solo di "comodo" (i ragazzini sul prato volevano assistere ai giochi di don Bosco...), ma toccando i tasti giusti, si trasformerà, molto spesso, in affetto vero e sincero, che renderà l'amico pronto ad intraprendere un percorso più intenso di crescita, soprattutto sul piano spirituale.

"Studia di farti amare, piuttosto che di farti temere"! 

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