lunedì 15 ottobre 2012

RIFLESSIONI SULL'AMICIZIA -con Santa Teresa d'Avila e San Francesco di Sales



O Santa Teresa di Gesù,
 che in terra hai tanto amato il tuo e nostro Dio
 ed ora in cielo lo ami con amore più puro e più grande: 
tu che hai sempre desiderato di vederlo amato da tutti gli uomini, 
ottieni, ti preghiamo, anche per noi 
la scintilla di questo santo amore. 
Fa' che tutte le nostre opere siano sempre impiegate 
nel compiere la volontà di Dio, 
che merita di essere infinitamente ubbidito e amato. 
Ottienici queste grazie, tu che tanto puoi presso di Lui, 
affinché veniamo a goderLo con te,  nella beata eternità del Paradiso.   AMEN




Nel libro della Vita di Santa Teresa d'Avila (di cui oggi ricorre la memoria liturgica) troviamo un'affermazione molto interessante: "L'infallibile risorsa di un'anima è trattare con gli amici di Dio". (Libro della Vita cap. 23,4)
Sembra quasi di poterne dedurre -in via immediatissima- un criterio nella scelta e nella coltivazione delle amicizie, ma quante volte, invece, andiamo, come si suol dire, con gli zoppi per imparare a zoppicare, anziché coi più sani, per sanarci anche noi? 
O, detta in termini spirituali: scegliamo come amici i più santi, per farci santi insieme a loro e grazie a loro?

Eppure, a ben pensarci, è il Vangelo stesso che ci presenta questo "standard" qualitativo dell'amicizia, laddove Gesù afferma:
"Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". (Gv 15,13)

Siamo al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, Giuda il traditore è già uscito, rimangono gli "undici fedelissimi" e ricevono le coordinate per essere amici di Gesù, amico dell'Amico!


Ci si potrebbe chiedere: nel trattare con gli amici di Dio, come ci sprona a fare santa Teresa, che cosa ne guadagniamo?

La risposta la troviamo nelle parole di Cristo: gli amici di Dio sanno quello che fa "il padrone", conoscono meglio di noi il Modello da imitare,  possono forgiarci come veri alter Christus (cosa che già diveniamo in forza del Santo Battesimo) ed insieme si può percorrere un bellissimo tratto di strada verso la santità.
Hanno acquisito una certa esperienza spirituale, umana, religiosa: possono diventare per noi maestri e compagni di viaggio.

Per chi è ancora indietro nelle vie dello spirito, ma vuole cominciare seriamente a praticare "la virtù" il vantaggio è descrivibile in termini di "convenienza": una parola che non ha una connotazione negativa, ma va invece identificata come una tensione verso il "bene".
Santa Teresa è di questa opinione, infatti mette in guardia dallo strepito del demonio, che molto si adopera per impedire alle anime di avvicinarsi ai veri amici di Dio, onde trarne beneficio spirituale (la carmelitana ne parla sempre nell'autobiografia).



San Francesco di Sales, nel "Trattato dell'Amor di Dio", scrive:

"La volontà ha una convenienza così grande con il bene che, appena lo scorge, si volge dalla sua parte per compiacersi in lui.
Il compiacimento è la prima scossa o la prima emozione che il bene provoca nella volontà". 
(San Francesco di Sales, Trattato dell'Amor di Dio, Libro I- Cap. 7)

In termini semplici, la compiacenza è un po' quella simpatia a pelle verso qualcuno che -sia che lo intuiamo soltanto, sia che lo sappiamo con certezza- farà del bene alla nostra anima., ragion per cui siamo portati ad avvicinarci a quella persona e a stringere amicizia.

Dalla compiacenza si passa poi al "movimento, lo scorrere e l'avanzare del cuore verso il bene".

San Francesco di Sales chiarisce poi un punto importante: la "convenienza" non per forza è frutto della somiglianza fra gli amici.
Pensiamo proprio a Cristo-Amico e noi, Suoi amici: ci può essere somiglianza fra Dio e l'uomo? 
Eppure Dio ha assunto natura umana per farsi "simile a noi", ed in questo ci ha lasciato una lezione importante, che si comprende anche dallo scritto di San Francesco di Sales:

"Chi non sa che i vecchi più saggi amano teneramente e prediligono i bambini e sono da essi riamati?
Che i dotti amano gli ignoranti, se questi sono docili, e i malati i loro medici?
La convenienza che causa l'amore non si trova sempre nella somiglianza, ma nella proporzione, rapporto o rispondenza tra l'amante e la cosa amata: infatti, non è la somiglianza che rende amabile il medico al malato, ma la rispondenza della necessità dell'uno alla capacità dell'altro; perché uno ha bisogno dell'aiuto che l'altro può offrire, il medico vuol bene all'ammalato e il dotto  al discepolo perché possono esercitare i propri talenti nei loro confronti.
I vecchi vogliono bene ai bambini perché la grande semplicità, la debolezza e la tenerezza degli uni esalta e mette meglio in evidenza la prudenza e la sicurezza degli altri.
I bambini amano i vecchi perché di vedono divertiti e bisognosi di loro e, per un sentimento inconscio, riconoscono di aver bisogno della loro guida".

Dio ama le Sue creature perché -nel Suo essere Amore Incontenibile, solo attraverso di esse può manifestare questo Suo Amore che è Benevolenza, Misericordia, Giustizia....e via dicendo per tutti gli attributi divini!
E al contempo le ama perché solo amandole può avvicinarle a Lui e, come dice una canto: "Dio si è fatto come noi per farci come Lui"!

Ci sono però anche dei casi in cui l'amicizia nasce dalla "somiglianza": pensiamo a coppie molto famose di amici, come ad esempio San Francesco e Santa Chiara.
In questi casi l'amicizia è ad un livello più "elevato": conduce ad una condivisione maggiore della vita spirituale, unisce maggiormente gli animi degli amici, diventa un balsamo ed un conforto per entrambi, uno stimolo a fare meglio nel percorso verso la santità.

E' sempre San Francesco di Sales che ci illustra bene questo concetto:
" Quando tale rispondenza è unita alla somiglianza, senza dubbio ne nasce un amore molto più forte; perché essendo la somiglianza la vera immagine dell'unità, quando due cose simili si uniscono perché tendono allo stesso fine, sembra trattarsi più di unità che di unione".

E' molto bella la definizione di "amici" che si trova nel Dizionario di spiritualità: una sola anima in due corpi.

E Simon Weil scrive: 
"In una amicizia perfetta i due amici hanno concordato di essere due in uno.
L'amicizia è un miracolo per il quale una persona accetta di guardare da lontano senza avvicinarsi di più alla persona che gli è necessaria come il pane".

Esagerazioni? No, se pensiamo che Colui che è la Parola, origine e fonte di ogni parola umana, ci ha chiamati AMICI, laddove l'etimologia ci dice che AMICO deriva dal latino AMICUS, che a sua volta proviene dalla STESSA RADICE DI AMORE.

DIO E' AMORE!
DIO E' L'AMICO e vuole che l'uomo faccia esperienza di amicizia con Lui e con i Suoi amici!

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