Nelle riflessioni postate ieri sera, sul Vangelo di Giovanni che la Liturgia della Parola ci proponeva, ho accennato alla poesia di Santa Teresa d'Avila, in cui la mistica carmelitana scriveva "Muoio di non morire".
Alcune traduzioni riportano il testo come "mi è morte il non morire".
Il senso è lo stesso, cambia soltanto la forma linguistica impiegata.
A completamento del posto cui faccio riferimento, inserisco la poesia di Santa Teresa, tanto nella forma originale in spagnolo, che certamente sarà comprensibile a molti di voi, quanto nella traduzione italiana in lingua corrente, come riportata nel volume delle "Opere complete" della Santa Madre, edito dalle Edizioni Paoline.
VIVO SIN VIVIR EN MÍ
Vivo sin vivir en mí,
y tan alta vida espero,que muero porque no muero.
Vivo ya fuera de mí,
después que muero de amor;
porque vivo en el Señor,
que me quiso para sí:
cuando el corazón le di
puso en él este letrero,
que muero porque no muero.
Esta divina prisión,
del amor en que yo vivo,
ha hecho a Dios mi cautivo,
y libre mi corazón;
y causa en mí tal pasión
ver a Dios mi prisionero,
que muero porque no muero.
¡Ay, qué larga es esta vida!
¡Qué duros estos destierros,
esta cárcel, estos hierros
en que el alma está metida!
Sólo esperar la salida
me causa dolor tan fiero,
que muero porque no muero.
¡Ay, qué vida tan amarga
do no se goza el Señor!
Porque si es dulce el amor,
no lo es la esperanza larga:
quíteme Dios esta carga,
más pesada que el acero,
que muero porque no muero.
Sólo con la confianza
vivo de que he de morir,
porque muriendo el vivir
me asegura mi esperanza;
muerte do el vivir se alcanza,
no te tardes, que te espero,
que muero porque no muero.
Mira que el amor es fuerte;
vida, no me seas molesta,
mira que sólo me resta,
para ganarte perderte.
Venga ya la dulce muerte,
el morir venga ligero
que muero porque no muero.
Aquella vida de arriba,
que es la vida verdadera,
hasta que esta vida muera,
no se goza estando viva:
muerte, no me seas esquiva;
viva muriendo primero,
que muero porque no muero.
Vida, ¿qué puedo yo darle
a mi Dios que vive en mí,
si no es el perderte a ti,
para merecer ganarle?
Quiero muriendo alcanzarle,
pues tanto a mi Amado quiero,
que muero porque no muero.
ASPIRAZIONI DI VITA ETERNA
Vivo, eppur non vivo in me,
aspettando sì alta vita,
ché mi è morte il non morire.
Vivo ormai fuori di me,
dacché muoio del mio amore;
vivo, infatti, del Signore,
che mi volle sol per sé.
Quando il cuore gli donai,
tale scritta egli vi pose:
mi è di morte il non morire.
Questo carcere divino
dell’amore con cui vivo,
fatto Dio di me prigione,
reso ha libero il mio cuore;
e per me è una tal passione
veder Dio di me prigione,
che mi è morte il non morire.
Com’è lunga questa vita!
Come duro quest’esilio!
Questo carcer, questi ceppi
in cui l’anima è rinchiusa!
Sol l’attesa d’uscir d’essi
causa in me strazio sì vivo,
che mi è morte il non morire.
Oh, che vita amara è quella
che non gode del Signore!
Se l’amore, infatti, è dolce,
non lo è la lunga attesa:
Dio mi tolga tal gravame,
che più pesa dell’acciaio,
sì ch’è morte il non morire.
Vivo sol per la certezza
di dovere un dì morire,
ché, morendo, della vita
mi assicura la speranza.
Morte, in cui vita s’acquista,
non tardare, ch’io ti attendo,
che mi è morte il non morire.
Vita, assai forte è l’amore:
non devi essermi molesta;
vedi, solo orami mi resta
perder te per guadagnarti.
Venga, orsù, la dolce morte,
il trapasso giunga presto,
che mi è morte il non morire.
L’altra vita di lassù,
quella ch’è la vita vera,
fino a che questa non muoia,
non si gode, essendo vivi.
Morte, a me non rifiutarti;
possa io viver morendo,
che mi è morte il non morire.
Vita, che altro posso dare
al mio Dio che vive in me,
se non perder proprio te,
per riuscire a guadagnarti?
Col morir voglio acquistarti,
ché il mio Amato amo talmente,
da morir perché non muoio.
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