Portento, miracolo, straordinario......prodigio, che dir si voglia.
Quando qualcosa ci appare come meravigliosamente fuori dal comune o dalle possibilità umane, logiche, razionali, diciamo che è qualcosa di "prodigioso".
La parola prodigio compare anche nella Sacra Scrittura e per parecchie volte - anche nella sua versione di aggettivo "prodigioso", o al plurale "prodigi".
La ripetizione di questo termine si aggira intorno ai 110 utilizzi.
Deve essere una parolina allora di grande spessore, se la Bibbia ne fa così largo uso, fino a trovare il culmine nel Salmo 138, in cui il salmista prorompe in questo stupendo canto di lode:
"Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio"
(Sal 138, 14)
L'uomo è un prodigio di Dio: è la creatura più "completa", perfetta, l'opera più riuscita del capolavoro della Creazione intera.
Rompe questa perfezione nel momento in cui cade nel peccato originale, allorché spezza l'elemento che lo rendeva effettivamente "prodigioso", superiore a tutto il resto delle cose esistenti: la somiglianza e l'immagine di Dio.
Tuttavia, l' immagine e somiglianza divina, anche se travolti dal peccato, l'essere umano li recupera con la venuta di Cristo Redentore, che ci ricrea -nel donarci la vita di Grazia- come esseri prodigiosi, secondo l'originario progetto divino di salvezza.
L'uomo ed il Verbo -quest'ultimo in quanto Uomo-Dio", sono entrambi un prodigio, sebbene il "prototipo" di ogni prodigio sia proprio quel Verbo Incarnato che riabilita il primo uomo, l'Adamo nostro progenitore incappato nella colpa originale.
L'etimologia della parola "prodigio" ci fa comprendere meglio questa realtà:
PRODIGIO dal latino PROD-IGIUM, nel senso di "DIRE AVANTI" e anche di "COSA SPINTA O POSTA INNANZI".
In che senso, l'uomo e l'Uomo-Dio sono prodigi?
Prima di tutto, il Verbo è Colui che da sempre è: prima di tutti è stato "detto avanti"...anzi, è Colui che "dice avanti".....il Verbo è fin dal Principio!
Come Uomo, poi, Dio che si incarna diventa quella Parola vivente che dice, parla di Dio Padre mettendo l'uomo, la creatura, davanti alla "realtà", alla verità dell'Amore divino, affinché si lasci affascinare, conquistare da Lui e si converta con tutto il cuore.
Ma anche noi, come discepoli, siamo chiamati a "dire avanti", a proclamare la Parola che abbiamo ricevuto, gli insegnamenti di Cristo (come ci sta ripetendo in questi giorni la Liturgia della Parola).
Siamo chiamati ad essere sale del mondo e luce della terra, siamo chiamati ad essere "profeti", annunciatori di Colui che viene nella vita di ciascuno!
Questo è il primo modo di spiegare l'origine della parola prodigio...rimane poi il secondo: "Cosa spinta o posta innanzi".
Parto sempre dal Cristo, dal Verbo che è fin dal Principio: Egli è posto prima di tutte le cose, perché tutto è stato fatto in vista di Lui e per mezzo di Lui, niente di ciò che esiste esiste senza di Lui e tutte le cose saranno ricapitolate in Lui (è quanto ci dicono Giovanni e Paolo!).
Non solo: Cristo è posto innanzi a noi tutti perché, a maggior ragione essendo venuto nel mondo per redimerci, si è "interposto" fra noi ed il Padre, come "vittima volontaria" della Giustizia divina, e come Mediatore assoluto ed unico fra noi e Dio stesso.
Come uomini -e per giunta come peccatori- non potremmo avvicinarci al Padre: in Cristo, incarnatoSi e morto per la nostra salvezza, noi otteniamo questa possibilità, di poter avere accesso al Padre, di chiamarLo ABBA' -Papà- e di essere Suoi Figli!
E anche noi siamo in realtà "spinti innanzi": il salmo 138 ci ricorda infatti che nel pensiero (una volta le nostre mamme ci insegnavano così), nell'Amore di Dio, noi esistiamo da sempre, da prima ancora che nascessimo a questa vita "materiale", assumendo carne umana.
Il salmista infatti si esprime con questi termini:
"ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno".
(Sal 138,16)
L'amore pone noi, piccole creature "insignificanti", come beni preziosi dinnanzi agli occhi di Dio,anzi di più: nel nostro amore noi chiediamo a Dio di custodirci come la pupilla dell'occhio (Sal 17,8)! Di diventare come il "filtro" che consente a Dio Padre di vedere ogni cosa, siamo proprio quello che è la pupilla nell'organismo umano: il foro nell'iride che consente alla luce di entrare, ed attraverso la luce, vedere....
Dio ci ama a tal punto di accettare che noi Gli chiediamo questo. da acconsentire al paradosso di fare dell'uomo, della creatura, lo strumento di luce per vedere, per fare ogni cosa a beneficio dell'essere umano!
Sì, Ti rendo lode Padre, perché mi hai fatto come un prodigio, perché poco meno degli angeli mi hai fatto e di gloria e di onore mi hai coronato, mettendo nelle mie mani la creazione intera, perché tutto, in essa, Ti renda lode! (Sal 8)
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