Anche quest'anno preghiamo insieme un triduo in onore di San Francesco di Paola, santo calabrese, patrono della mia Regione e protettore della gente di mare.
Lo facciamo usando, come nella novena del 2011, alcuni spunti tratti dal volume di P. Roberti "San Francesco di Paola, storia della sua vita".
TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA
Primo giorno la penitenza come arma per propiziare l'aiuto del Cielo contro i nemici.
Genova, Convento dei frati minimi |
O Dio, con la vita povera di Cristo,
ci hai voluto
arricchire dei beni celesti:
concedici che, sull'esempio del nostro
protettore san Francesco,
possiamo vivere col cuore distaccato
dai beni di quaggiù e
rivolto sempre ai beni del tuo Regno.
AMEN
Lo scorso anno il P. Roberti ci ha aiutato a comprendere la dimensione del binomio preghiera-penitenza in San Francesco di Paola, come strumento per ottenere l'emendamento dal peccato.
Ma c'è anche un'altra valenza a cui ci richiama il santo paolano e che rimane comunque sempre in linea con il periodo quaresimale che stiamo vivendo.
Siamo intorno al 1479, l'Italia è sotto le mire degli invasori stranieri.
Il santo "ai suoi frati, agli operai, ai cittadini e ai forestieri, laici o sacerdoti, che si recavano a visitarlo, non lasciava mai d'inculcare l'emendamento dei costumi, il fervore dell preghiera e la pratica della penitenza, per propiziarsi l'aiuto del cielo contro il nemico del nome cristiano".
La penitenza dunque, non ha solo una dimensione "personale", di perfezionamento del solo singolo, ma ne ha anche una "sociale-collettiva": diventa lo strumento per implorare la Misericordia di Dio ed il Suo aiuto contro i nemici della fede, dell'ordine civile, della pace.
Guardando alla storia nella sua globalità, a partire da quella biblica, non di rado si nota che le grandi invasioni, le grandi crisi di civiltà, corrispondono ad un pregresso decadimento dei costumi, che di conseguenza fa "allentare" la presa , il livello di guardia a livello generale.
Spesso, in sostanza, è lo stesso essere umano che apre una breccia alle "invasioni" dei nemici della fede.
Guardiamo alla crisi economica dei nostri tempi: per molti anni abbiamo lasciato correre sugli sprechi della politica, contenti di avere ciascuno di che mangiare; abbiamo spesso tollerato le ingiustizie, gli "aggregamenti" poco leciti, pur di trovare un posto di lavoro.
Presi dalla prassi del "lo fanno tutti", abbiamo chiuso entrambi gli occhi.
Presi dalla prassi del "lo fanno tutti", abbiamo chiuso entrambi gli occhi.
Così si è passato di spreco in spreco, sempre maggiore, così anche noi abbiamo iniziato a sprecare in tecnologia, investimenti di vario tipo; così abbiamo chiuso gli occhi sulle presunte immoralità dei nostri capi politici...
La crisi non è allora un "castigo" di Dio, ma è permessa da Dio perché apriamo gli occhi dinanzi al nostro modo di agire malamente....
La penitenza, in questa ottica, assolve al duplice scopo di ricordare a noi stessi dove dobbiamo ritornare -alla sorgente della Vita vera -e dove dobbiamo condurre anche il nostro tessuto sociale.
Dal primo punto di vista, la penitenza ha una valenza personale, mi riguarda come singolo uomo che vuole riprendere o intraprendere un cammino di fede sincera; sotto il secondo aspetto si fa preghiera per ottenere la conversione di altri uomini e "stimolo" nei loro confronti: diamo al fratello che ancora è insozzato da mille brutture, un esempio di "risalita" concreto e fattibile!
Che San Francesco ci aiuti ad essere uomini di penitenza e di preghiera in questo senso, consapevoli che tutti siamo pur sempre peccatori, perché anche "il giusto cade sette volte" (Prv 24,16) al giorno!
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