LA CHIESA PELLEGRINA
Che cosa vuol dire questo pellegrinaggio?
L’immagine del pellegrinaggio è chiara, e dice molte cose assai importanti, ma non certo semplici, né di facile comprensione.
Dice questa immagine del pellegrinaggio che la Chiesa ha una duplice vita: una nel tempo, ch’è quella in cui noi ora ci troviamo, l’altra oltre il tempo, nell’eternità, quella verso cui è incamminato il nostro pellegrinaggio; e avere coscienza di questa realtà, che pone nella mobilità del tempo la esistenza della Chiesa, come quella d’ogni creatura, d’ogni singolo uomo, ci porta ad avere coscienza, una coscienza non solo speculativa, ma altresì pratica e quindi morale, della precarietà, della caducità di tutto ciò che forma il nostro mondo presente.
Noi sappiamo che tutto è labile, che tutto passa e che noi stessi siamo effimeri e mortali, ma in pratica pensiamo e viviamo come se invece le cose e la vita fossero stabili e dovessero sempre rimanere; anche quando, assecondando la legge inesorabile del tempo, noi cerchiamo di muoverci verso qualche punto d’arrivo nel futuro, sempre pensiamo che quello sarà un punto d’arrivo, sarà un termine fisso, di riposo.
Questa è una delle illusioni abituali, dalla quale il Signore ci ha risvegliato continuamente.
(Paolo VI, catechesi del 13 maggio 1970)
Spaziando fra i colonnati-alberi della Sagrada Familia -anche se solo attraverso la televisione- si ha nettamente l'impressione di trovarsi davanti ad un grande "mistero": quello di un Dio-Bellezza che mani e mente umane, materiali poveri e più ricchi, luci e colori, possono provare a descrivere, pur rimanendo sempre un barlume, un accenno, dell'infinità Maestà che è l'Assoluto.
Eppure, inerpicandosi con gli occhi su per i quarantacinque metri di altezza della navata centrale, mentre le telecamere creano una sorta di "vortice" ottico, la storia di quella Chiesa e le parole del Santo Padre, la sua stessa presenza, la splendida Liturgia che lì ha avuto luogo Domenica-insomma, ogni cosa- hanno trasmesso con forza un messaggio che a volte si tende a dimenticare, o a sottovalutare: LA CHIESA E' PELLEGRINA SULLA TERRA.
E' un concetto che già aveva illustrato Sant'Agostino, ne "La città di Dio" e che anche la Lumen Gentium ha ripreso, affermando che: "La Chiesa avanza nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunciando la croce e la morte del Signore fino a che Egli venga.
Dalla potenza del Signore risorto viene fortificata, per poter superare con pazienza e amore le afflizioni e difficoltà tanto interne che esterne, e per svelare fedelmente al mondo il mistero del Signore, anche se sotto l'ombra dei segni, fino al giorno in cui finalmente risplenderà nella pienezza della luce" .
L'idea del "pellegrinaggio", della ricerca continua, del cammino senza posa per arrivare alla meta, sembrano essere quasi una "simbologia nella simbologia" della Sagrada Familia e dell'omelia che il Santo Padre ha pronunciato nella Messa della sua dedicazione.
La storia di questa Basilica, avviata più di cento anni fa, dedicata solo da pochi giorni e ancora un vero e proprio cantiere, rappresentano molto bene quello che è il concetto di "Chiesa pellegrina".
Così come la Chiesa-edificio materiale ha visto la partecipazione intellettuale e materiale di molti uomini, la "mescolanza" di materiali e simbologie differenti (la pietra, il vetro, i riferimenti ai Santi, ai Santuari) e ancora molti altri elementi e uomini serviranno per concluderne la realizzazione, anche la Chiesa-Edificio spirituale, si costruisce in un continuum che richiede l'intervento e l'apporto di personalità diverse, di svariati carismi, di doni che ciascuno può condividere, nella comune salita verso Dio.
In questo pellegrinaggio della Chiesa militante sulla terra, ogni fedele prende parte alla meravigliosa opera di "perfezionamento", di "completamento" dell'Edificio Spirituale, rimanendo saldi sul fondamento che è Cristo.
Lo ha ricordato proprio Papa Benedetto XVI, nel corso della sua omelia di Domenica:
"Il Signore Gesù è la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dell’umanità.
In Lui abbiamo la Parola e la Presenza di Dio, e da Lui la Chiesa riceve la propria vita, la propria dottrina e la propria missione.
La Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato.
L’unico Cristo fonda l’unica Chiesa; Egli è la roccia sulla quale si fonda la nostra fede".
Solo riconoscendo che la roccia è Gesù, la Chiesa, pellegrina sulla Terra, può fare quell'esperienza che fu propria di Gaudì, e che il Papa ha così rammentato:
"superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza".
Passare oltre il punto di divisione fra il nostro essere uomini ed il nostro essere cristiani, significa vivere realmente come membri della Chiesa, cioè, calati in un contesto naturale, materiale, umano, si, ma originato, incardinato e destinato all'eterno!
Solo prendendo atto di questa importante verità, l'essere umano, la Chiesa di cui egli è parte, possono vivere allargando il proprio orizzonte, spaziando oltre l'apparente banalità delle cose, cercando di raggiungere i vertici più elevati dell'esistenza, andando alla ricerca di quel "di più" che bene ha illustrato Benedetto XVI, parlando ai giovani dell'Azione Cattolica.
Come si viene "spinti" a guardare verso l'alto, dalle colonne-albero della Sagrada Familia, così anche noi, fissati sul fondamento sicuro di Gesù Cristo, ancorati ai libri "della natura, della Sacra Scrittura, della liturgia", siamo invitati a non fermarci in basso, ma a mirare a ciò che è bello, elevato, "superiore" e a riprodurlo nella nostra vita!
Il "di più", diventa allora la capacità di ricercare e creare il bello, guardando al modello che è Gesù nella sua "umanità e divinità", per unire "la verità e la dignità di Dio con la verità e la dignità dell’uomo".
La dignità degli uomini è quella che deriva dall'essere figli di Dio, e conciliarla con la verità e la dignità divina, implica una costante tensione verso ciò che è santo, puro...in ogni campo....anche a costo di "fermarsi", come si fermarono più volte i lavori della Sagrada Familia, per non correre il rischio di lavorare frettolosamente, senza mezzi, realizzando opere incapaci di trasmettere bellezza e di reggersi realmente in piedi per l'eternità.
Le pause, in questa ottica, non sono momenti di stasi, bensì di riflessione, di consolidamento di ciò che già è stato costruito..in attesa di ricevere ciò che serve per proseguire nell'opera.
La Sagrada Familia, ne è un esempio concreto!
Non a caso, il Santo Padre, nella sua omelia ha fatto riferimento al "libro della liturgia", si è soffermato sul concetto di arte che sappia essere testimonianza di Bellezza, su quello di famiglia fondata sulla fedeltà e a cui la società garantisca la piena realizzazione dei suoi membri, anche sul piano sociale e lavorativo.
Oggi più che mai, questi elementi appaiono come quelle "navate", incardinate sul pilastro che è Cristo, che possano sostenere l'edificio della Chiesa e produrre quei nuovi "testimoni di santità" auspicati dal Santo Padre.
Che la Vergine Maria ci ottenga dal Signore l'impegno costante in questa tensione verso l'Alto, per fare anche della nostra vita un capolavoro di bellezza, fondato su Cristo e capace di mostrare agli altri, il Bellissimo Volto del Dio Amore.
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