venerdì 5 febbraio 2010

Quarto giorno della novena alla Vergine di Lourdes. L'obbedienza come scala verso il Cielo

22 e 25 febbraio 1858. Le autorità vietano a Bernadette di recarsi alla grotta di Massabielle, ma la pastorella -sentendo il richiamo all'obbedienza promessa alla Vergine- decide di andarvi ugualmente.
Ha infatti promesso a “Aquerò” -quella là, che non ha ancora rivelato il suo nome- di recarvisi per quindici giorni di seguito e non vuole mancare alla parola data.

Tuttavia, la pronta obbedienza di Bernadette non dà gli esiti sperati. La Vergine non appare, facendosi -lei, la Madre del Signore- in un certo senso “obbediente” al divieto imposto alla fanciulla, divieto eluso per non deludere la “Signora vestita di bianco”.
Da un fatto apparentemente sconcertante (la Vergine chiede la presenza della pastorella per quindici giorni e poi non si presenta), che tanto dolore cagione alla piccola (avrà fatto indispettire la bella signora????), Dio riesce a trarre un bene: al primo “appuntamento mancato” il dispiacere è tale in Bernadette, da diventare una vera e propria “testimonianza” per i suoi genitori, fino a quel momento anche loro a favore del divieto, per paura che le conseguenze di un “mettersi contro” le autorità, si sarebbero potute riversare sulla loro famiglia povera e malvista (proprio la sua indigenza!).
Al secondo “forfait”, il Signore riesce invece a far capire a molti che Bernadette non mente: se lo facesse, avrebbe finto anche questa volta!
Tutto questo ci aiuta a comprendere come l'obbedienza, nel senso ampio del termine, sia elemento prezioso nella vita di un cristiano.
Bernadette obbedisce alla Vergine, la Vergine sembra quasi “ribassarsi” all'obbedienza agli uomini, che volevano impedire alla piccola di recarsi sul luogo delle apparizioni. Da queste “obbedienze”, ne ricava un bene, nascosto dietro l'apparente fallimento delle due apparizioni mancate.
Questi episodi dovrebbero allora essere anche un monito per ciascuno di noi. Dietro l'obbedienza a qualcuno cui la dobbiamo (Dio stesso ed i suoi precetti, la Chiesa -in particolare il Papa-, le autorità civili e poi tutti quelli che, in base al nostro stato, possiamo considerare nostri “superiori” -come ad es. i genitori per un figlio-) si nasconde il Signore, che opera disponendo o permettendo quello che viene “imposto” o “richiesto” per obbedienza.
Se Lo lasciamo operare -anche attraverso le persone di cui si serve nella nostra vita reale- di sicuro ne ricaveremo un bene maggiore, anche se inizialmente non riuscissimo a comprenderlo o a intuire questo “miglioramento”.
In ogni caso, ne trarremo un grande beneficio spirituale: l'esercizio del controllo della volontà.
Pensiamo a Nostro Signore, che ci dimostrò l'obbedienza massima nel fare eseguire -su Lui stesso- l'ingiusta condanna a morte decretata dal governo romano e dai suoi stessi fratelli ebrei.
Pensiamo al Si della Vergine Maria, che pur non potendo comprendere in toto quello che le sarebbe accaduto, acconsentì a divenire - “miracolosamente” - la Vergine Madre di Dio.
Santa Teresa d'Avila, dottore della Chiesa, così si esprime nel “Castello interiore” : Ciò che mi sembra sarebbe molto utile è esercitarsi nella prontezza dell'obbedienza. Anche se non appartengono allo stato religioso, sarebbe assai utile avere qualcuno a cui obbedire per non fare in nulla la propria volontà, che è in generale la causa della nostra rovina” procurandosi che la persona cui obbedire sia “del tutto disingannata sulle cose terrene”.
Perché, a parere di Santa Teresa, è tanto importante ricorrere all'obbedienza?
Ce lo spiega meglio nelle “Fondazioni”: “L'obbedienza è il mezzo più rapido e anche il migliore che esista per arrivare” alla perfezione; “il fatto è che, siccome non siamo minimamente padroni della nostra volontà, in modo da poter applicarla solamente e chiaramente tutta a servizio di Dio, se non dopo averla assoggettata alla ragione, l'obbedienza è il vero cammino per arrivare a questo. […] Allora, divenuti padroni di noi stessi, possiamo con perfezione dedicarci a Dio, consegnandogli una volontà pura affinché la unisca alla sua, pregandolo di mandare dal cielo il fuoco del suo amore che consumi questo sacrificio distruggendo tutto quello che può dispiacergli. Così facendo non avremo omesso nulla da parte nostra: sia pure con grandi sacrifici, abbiamo posto la vittima sull'altare e, per quanto è in noi, non tocca più la terra”.
Seguiamo l'esempio che ci viene dalla grotta di Massabielle, facciamo nostre le parole di Santa Teresa e, anche a costo della pena che a volte ci cagiona il “conformarci a quello che ci comandano”, facciamo dell'obbedienza una scala verso il Cielo!

2 commenti:

  1. Sembra fatto su misura per me, questo post!!!
    E mi piace il fatto che segui René Laurentin: Lourdes: cronaca di un mistero (o storia?), che lessi tre anni fa, bevendolo d'un fiato, tanto è particolareggiato e intenso!!
    Come sempre: GRAZIE!!!

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  2. Sai, è lo stesso effetto che sto sperimentando io (sono alle ultime pagine del volume): lo si legge d'un fiato e si ha come l'impressione di essere davvero li', a Lourdes, tanta è la vivezza della narrazione!
    Grazie :)

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