La semplicità dei “piccoli” ha un che di disarmante.
La si osserva, la si ascolta, la si custodisce come un dono prezioso, inatteso e luminoso.
Si fa portavoce di una verità splendente, coraggiosa, molto spessa temuta o non proferita per paura di quella difficile simbiosi tra diplomazia e correttezza, correzione e dolcezza, fermezza e amorevolezza.
La si osserva, la si ascolta, la si custodisce come un dono prezioso, inatteso e luminoso.
Si fa portavoce di una verità splendente, coraggiosa, molto spessa temuta o non proferita per paura di quella difficile simbiosi tra diplomazia e correttezza, correzione e dolcezza, fermezza e amorevolezza.
Poi, improvvisamente, ci si ritrova davanti a qualcuno che -quasi sbucato “dal nulla”- riesce a dire quello che molti di noi sentono, meditano, trattengono nelle proprie menti e nei propri cuori.
Le parole, finalmente, prendono voce in un'armonica sintesi di concetti forse pesanti nella loro sostanza, ma anche carichi di speranza.
Sembra allora tutto “facile”,forse più di quanto si pensasse, e ci si rende conto di quanto sia doveroso annunciare la "fiducia" -in Dio e nell'umanità- anche a fronte della nostra povertà e fragilità.
Le parole, finalmente, prendono voce in un'armonica sintesi di concetti forse pesanti nella loro sostanza, ma anche carichi di speranza.
Sembra allora tutto “facile”,forse più di quanto si pensasse, e ci si rende conto di quanto sia doveroso annunciare la "fiducia" -in Dio e nell'umanità- anche a fronte della nostra povertà e fragilità.
“Porti con sé l'esortazione a condurre questo gregge a volte così smarrito, così insufficiente, così inadeguato. Un gregge che però è il suo gregge e che alla sua guida si affida e che nella sua guida confida”.
Sono le parole -toccanti e sincere- pronunciate Domenica scorsa da Giovanna Cataldo -una delle ospiti dell'Ostello Don Luigi di Liegro- in occasione della visita del Santo Padre, Benedetto XVI.
Davanti alla donna, visibilmente emozionata -dalle mani tremanti che lasciano ondeggiare i fogli del suo discorso- siede un Papa straordinariamente umile pur dall'alto della sua “sterminata sapienza” -per dirlo con le parole di Giovanna- un Papa che ascolta con attenzione, che partecipa a quella sofferenza accennata e carica di speranza, con gli occhi lucidi, emozionandosi come uno di noi, rendendosi uno di noi...
Proprio come il Cristo mutilato di Onna, offertogli in dono - un crocifisso senza più gambe né mani, che “si fa carico del dolore di tutti”- così il Santo Padre dimostra una tenerezza che viene dall'amore, dalla condivisione delle miserie del mondo, della sofferenza dell'umanità in tutte le sue sfaccettature.
E' commovente allora il momento di intenso dialogo fra quel Crocifisso e Benedetto XVI. I loro occhi si incontrano, mentre il Santo Padre sembra quasi trattenerlo dal cuscino bianco sul quale gli viene offerto. C'è uno scambio di pensieri che a noi sfugge -in quegli istanti di profonda comunione fra Cristo ed il Suo Vicario- ma ciò che si imprime nei cuori è la bellezza di quella “fusione” che alimenta tutto il suo pontificato, un' “alleanza” resasi “visibile” in questo gesto così vero, pur nella sua simbolicità.
Da quel Crocifisso il Santo Padre attinge la sua forza ed in tempi in cui la barca della Chiesa sembra vacillare ogni giorno sferzata da nuove intemperie, è ancora una volta la “voce dei semplici” ad affermare una verità a volte nascosta dallo stesso “popolo di Dio”, che troppo spesso si maschera dietro una facciata di buonismo e perbenismo.
“Le chiediamo di resistere alle fatiche del mondo”, afferma Giovanna, che non vuole occultare i momenti buii di un Pontificato alle prese con scandali interni ed esterni alla Chiesa, macchinazioni e false verità alimentate in nome del dio denaro e del dio potere.
“Quando i giorni di pioggia si alterneranno ancora a quelli di sole non pensi a noi, ma anche a noi, che da qui non cessiamo di inviarle il nostro saluto”.
La voce dei semplici non è una voce ingenua. E' una voce consapevole dell'accidentalità di un terreno -quello percorso dal Santo Padre- in cui si vuole riportare ordine, per indicare un cammino di fede in cui andare incontro al Signore e alla Sua Verità. Ma è anche una voce piena di speranza, sicura dell'efficacia della preghiera, fiduciosa nell'amore di un Papa che è Padre di tutti, che abbraccia tutti, che ama in Cristo il gregge che gli è stato affidato. “La verità vi farà liberi”(GV 8,31). Ma anche la libertà rende veri. Una libertà a volte imposta, non scelta. La libertà che viene dalla povertà e dal recupero di sé stessi con l'aiuto amorevole di tanti fratelli che fanno della carità la propria scelta di vita. E' la stessa libertà a cui siamo chiamati tutti -quella del distacco interiore dalle cose e dalle seduzioni mondane-, è quella libertà che il Santo Padre possiede. E' quella libertà che lo ha reso così partecipe delle parole di Giovanna, delle parole di tutti i poveri del mondo, di coloro che veramente sono “il tesoro della Chiesa”.
Potete leggere questo post anche sul sito pontifex.roma
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Ho letto, un discorso straordinario quello di Giovanna, molto meno "semplice" di quanto possa sembrare, in quanto colmo di fede, di speranza e di carità!!! Il tuo è un magnifico intervento!! Grazie di averci fatto parte di un evento così importante, quale la visita del Santo Padre alla Caritas di Roma!!
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