mercoledì 17 febbraio 2010

Quaresima 2010. Riflessioni sul digiuno in compagnia di Sant'Antonio da Padova

Sull'argomento "digiuno" ho già scritto un post, contenente in verità considerazioni generali sulla questione, non riferite direttamente al Mercoledì delle Ceneri.
Ma  questo tempo forte della nostra vita cristiana, mi spinge a riprendere in "mano" la tastiera, per sprecare ancora qualche parolina in merito.
Comincio col ricordare che esiste una nota della CEI che bene illustra origine biblico-storica, significato e modalità del digiuno e dell'astinenza.
In particolare, per quanto riguarda le "norme" da osservare quest'oggi, mercoledì delle ceneri, la nota precisa che :
"1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate»  (speriamo così di poterci "difendere" quando qualcuno ci verrà a dire che il digiuno -guarda caso solo quando lo si fa per questioni di fede e non di dieta!- fa male....perchè la Chiesa non ci invita a fare la fame, ma a "rinunciare" ad un pò di "superfluo"....)
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi. (...ogni giorno, chissà quante cose poco conformi al nostro spirito cristiano acquistiamo e mangiamo. Mi viene in mente specialmente il caro euro, che ha portato alle stelle i prezzi di molti prodotti alimentari. A volte ci viene difficile rinunciarci e preferiamo spendere in maniera irragionevole, piuttosto che dire "ne faccio a meno" e dirottarci su altro!)
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale
4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo).
In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età." 
(rimangono ovviamente salve le eccezioni per motivi seri di salute!)
Ricordate queste "coordinate" principali per navigare bene nel mare magnum del digiuno quaresimale, si può lasciare spazio a qualche riflessione personale, alimentata dalla lettura di un sermone di Sant'Antonio, di cui ricorre in questi giorni l'evento dell'ostensione.
Il pensiero Antoniano ci aiuta a comprendere a cosa serva, spiritualmente parlando, il digiuno e quali tesori sia in grado di offrirci. Scrive il Santo: "Tu, o superbo, richiama agli occhi della tua mente la corruzione del tuo corpo, il marciume e il fetore che manderà. Dove sarà allora quella tua superbia del cuore, quella tua ostentazione di ricchezze"?
Queste le parole che Antonio utilizza per spiegare il versetto del Vangelo di Matteo: "Tu, invece, quando digiuni, ungiti il capo e lavati il volto".
Aggiunge infatti il frate francescano: "Queste verità, meditate nell'intimo, ungono il capo pustoloso, umiliano cioè la mente orgogliosa".

Chissà di quante cose crediamo di essere "ricchi" e ne facciamo un vanto! Magari anche solo nel nostro intimo! Anche questa è superbia. Il digiuno ha allora lo scopo di farci ricordare la nostra "piccolezza", il nostro essere poveri e sempre bisognosi di qualcosa, finanche del materiale, per sopravvivere. Privarcene nel corso della Quaresima, ci fa riappropriare della nostra dimensione di "esseri dipendenti da", prima di tutto, dipendenti da Dio, che è l'unico a poterci dare la ricchezza vera, la vita eterna, il Suo amore, l'alito di vita che ci tiene in piedi! Non è quindi solo "il digiuno dei ricchi", che potranno così pensare a quanto siano più fortunati di altri. Tutti possiamo ritenerci ricchi di qualcosa e tutti poveri d'altro. La rinuncia al cibo serve a riflettere anche su questi aspetti della nostra vita materiale e spirituale.
Sant'Antonio, prosegue così: "E tu, avaro, ricordati dell'ultimo esame, dove ci sarà il Giudice sdegnato, ci sarà il carnefice pronto a tormentare, vi saranno i demoni che accusano e la coscienza che rimorde. Allora il tuo argento sarà gettato via, l'oro diventerà sudiciume; il tuo oro e il tuo argento non potranno liberarti dal giorno dell'ita del Signore. Queste verità, meditate con attenzione, consumano e staccano le verruche della superfluità, e le dividono tra coloro che mancano anche del necessario. Perciò, quando digiuni, cospargi il tuo capo con questo unguento, affinchè ciò che sottrai a te stesso venga elargito al povero".
Anche in questo caso, oltre alla naturale riflessione sul "materiale" risparmiato (cibo, denaro), si può allargare lo sguardo e pensare a quanto, di ciò che oggi "metteremo da parte", potremo donare agli altri. Potremmo innanzitutto fare dono del tempo che sottraremo alla cucina. Quelle ore che di norma passiamo a preparare o a consumare il pasto, potremo impiegarle per aiutare un amico, per trovare un ammalato, per ascoltare qualcuno al quale di solito diciamo: "non ho tempo". Potremo dedicarle a Dio, attraverso la preghiera, che poi raggiungerà le persone più disparate, magari a noi sconosciute.
Allora avremo fatto dono del nostro "risparmio", in molti e diversi modi.
Ma Sant'Antonio non si ferma qui. Scrive infatti: "Tu poi, o lussurioso, pensa alla geenna dal fuoco inestinguibile, dove ci sarà morte senza morte, fine senza fine [...] Ecco l'unguento che punge, capace di risanare la più ostinata lussuria. Come chiodo scaccia chiodo, così, queste verità, meditate assiduamente, sono in grado di reprimere gli stimoli della lussuria. Tu, quindi, quando digiuni, ungiti il capo con questo unguento".
Credo che in tempi come i nostri, in cui dappertutto si fa e si vede esibizione del corpo e della sessualità, il discorso di Antonio non faccia una piega. Anzi, sia più attuale che mai, in una società stracolma di segnali che anzichè preservare, sbandierano e sviliscono la relazione tra uomo e donna (per non parlare di quella tra persone dello stesso sesso!), bombardandoci di messaggi contrari alla morale (non solo cristiana!) ed al buon gusto. E purtroppo, lo dico con rammarico, non di rado sono persone che si definoscono cristiane, a sponsorizzare le cose meno cristiane in materia, come i rapporti prematrimoniali o la necessità dell'uso del preservativo...tanto per citarne solo due.
Digiunare dunque serve, ma solo se riusciamo a vedervi un "significato interiore". In caso contrario diventa solo un vuoto astenersi dal cibo o dalle sue quantità eccessive.
Se impieghiamo il tempo di norma dedicato al pasto, per guardare le allegre signorine che a qualsiasi ora si mostrano poco vestite in tv, di certo non ne avremo molto vantaggio....se andiamo dalla vicina per spettegolare, visto che tanto "non si può mangiare", men che meno! Ancora una volta, ci viene in aiuto Sant'Antonio, che ci ha già invitati ad utilizzare i minuti sottratti al pensiero del cibo, in una sana meditazione.
"Se ci comportiamo secondo la carne, nascondiamo i tesori nella terra, vale a dire che, mentre occupiamo i preziosi sensi del corpo nei desideri terreni o della carne, la ruggine, cioè la libidine, li consuma. Inoltre la superbia, l'ira e gli altri vizi distruggono la veste dei buoni consumi, e se resta ancora qualche cosa i demoni la rubano, poichè sono sempre intenti proprio a questo: spogliare dei beni spirituali".  
Il digiuno quaresimale (non solo quello di oggi!) ci offre allora del "tempo prezioso" per riflettere su quanto in noi va ancora smussato, eliminato, in una parola ancora più forte: scartavetrato.
Ecco il consiglio antoniano: "il penitente ogni anno, durante questa quaresima deve perquisire la propria coscienza, che è la casa di Dio, e tutto ciò che vi trova di nocivo o di superfluo deve circonciderlo nell'umiltà della contrizione; e deve anche considerare il tempo passato, cercando diligentemente ciò che ha commesso, ciò che ha omesso, e, dopo tutto questo, ritornare sempre al pensiero della morte, che deve avere davanti agli occhi, anzi in questo pensiero deve dimorare. [...] Allora le spine, cioè la coscienza piena di triboli e di rimorsi, e i rovi, vale a dire la tormentosa lussuria, tutto viene distrutto, perchè all'interno e all'esterno viene riportata la pace. Tutto ciò che c'è d'immondo, sia nell'anima che nel corpo, viene consumato dal fuoco della contrizione".
Sant'Antonio spiega in maniera chiarissima perchè allora la quaresima sia considerata "tempo penitenziale" e come farne davvero un momento di penitenza personale, e di dono di sè, attraverso l'elemosina (che non è solo quella materiale!): "Ecco finalmente il tempo della quaresima, istituito dalla Chiesa per espiare i peccati e salvare le anime: in esso è preparata la grazia della contrizione, che ora sta spiritualmente alla porta e bussa; se vorrai aprirle e accoglierla, cenerà con te tu con lei".
Cogliamo l'invito di Sant'Antonio: meditiamo su noi stessi e sulle nostre imperfezioni, in questo modo potremo non solo andare incontro alla "riconciliazione" con Dio (tramite il Sacramento della Confessione) con spirito nuovo, ma, come ci dice anche Santa Teresa d'Avila, impareremo a conoscere noi stessi (e quindi i nostri punti "deboli", su cui lavorare!) e quindi Dio, somma purezza, grandezza ed umiltà. Dice la monaca carmelitana: "In ciò vi sono due vantaggi: il primo, perchè è evidente che una cosa bianca appare molto più bianca vicino a una nera; il secondo, perchè la nostra intelligenza e la nostra volontà restano nobilitate e più disposte ad ogni specie di bene, essendo volte alternativamente su Dio e su di noi".
L'apparentemente "desolante" quadro delle nostre mancanze, sarà allora uno stimolo per fare meglio, per avvicinarci di più a Nostro Signore, fonte di ogni bene e ci darà un nuovo spirito per vivere in pienezza questo tempo di Quaresima.


Buona e santa Quaresima a tutti voi!

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