" State attenti che quella cosa non vi porti via" dice Toinette, a sua sorella Bernadette, mentre entrambe si recano alla grotta, poco prima della seconda apparizione. E' il 14 febbraio 1858.
“La frase non spezza lo slancio del gruppo ma riaccende anche se non sembra segreti timori :quell'inquietudine che una delle attrazioni della gita, salvo che per Bernadette. In cima al pendio che domina le rocce di Massabielle lei è scattata nel viottolo cavato dallo scalpiccio dei maiali. Semina tutti, scivola, si riprende con una disinvoltura sconcertante, come sospesa alla gioia e plana su di lei.”
La scena di una Bernadette insolitamente agile e scattante si ripeterà ancora prima delle successive soste in attesa della Vergine. Eppure la pastorella di Lourdes soffre d'asma, è gracile e per tale motivo è l'unica nella famiglia Soubirous a godere del privilegio di un paio di calze.
Da dove le arriva dunque quella forza inaspettata che la trascina verso la grotta seminando le sue compagne?
La risposta ce la offre lei stessa in una lettera del 1873 indirizzata alla sorella Maria, alla quale scrive: "La croce diventava più leggera e le sofferenze dolci quando pensavo che avrei avuto la visita di Gesù, e l'insigne favore di trattenerlo nel mio cuore. Lui che viene a soffrire con quelli che soffrono, a piangere con quelli che piangono. Dove trovare un amico che sappia compatire e allo stesso tempo addolcire i nostri dolori come Gesù? Amiamolo e uniamoci a lui con tutto il nostro cuore”.
La Vergine, che appare nella grotta di Massabielle, vuole condurci a Dio, ci offre Dio, attraverso le sue materne premure di mamma che vuole salvi tutti i suoi figli.
La forza che anima Bernadette viene dunque dall'Amore di un Signore che non si stanca di offrirsi a noi, e che per farLo, ha scelto di “passare” attraverso il grembo verginale di Maria Santissima.
Aprirsi a questo amore, riceverlo in noi, ci consentirà di affrontare con spirito nuovo ogni cosa, anche le nostre eventuali debolezze di salute. Forse non riusciremo a correre realmente, come faceva Bernadette nell'andare a trovare la “bella Signora”, ma sicuramente correremo con lo spirito, superando noi stessi ed i nostri limiti. Forse il dolore fisico non ci abbandonerà, ma sapremo il più delle volte accantonarlo -dimenticando noi stessi- per fare posto all'altro che ci è vicino e nel quale dobbiamo vedere Dio stesso.
Lourdes con le sue tante guarigioni miracolose, ma -prima ancora- con le tante e tante conversioni di ammalati che tali rimangono nonostante il pellegrinaggio, ci testimonia proprio questo.
La malattia non deve impedirci di “correre” verso il Signore che ci attende, non deve essere ostacolo alla carità fraterna, non deve condurci all'egoismo, ma al dono di noi stessi.
Guardiamo a Bernadette, malata, derisa, incompresa da molti. Guardiamo a quella fanciulla che ha saputo essere gioiosa nonostante la sofferenza, che si è spesa per gli altri pur rimanendo quasi sempre nell'infermeria del convento di Nevers. Ci sono molti modi di donarsi: non solo con azioni materiali, ma anche e soprattutto con la preghiera, con il sopportare pazientemente i nostri mali -grandi o piccoli che siano- senza farne motivo di continua lagnanza, per essere noi il centro dell'attenzione.
La malattia può insegnarci due cose: la pazienza e la capacità di uscire da noi stessi, per arrivare a non mettere sempre in primo piano il nostro “io sofferente”, ma il fratello che mi è accanto.
Proviamo, con l'aiuto di Maria Santissima, a fare dei nostri punti deboli quelli della nostra forza.
Potremo allora dire, come San Paolo : “Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.” (2 Cor 12,10)
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