venerdì 15 gennaio 2010

Pensieri per lo spirito / 7


VEDERE CON GLI OCCHI DELL'ANIMA
La santa Comunione


Nella Chiesa di San Legonziano in Lanciano, officiata dai Monaci Basiliani, un monaco celebrava il Santo Sacrificio della Messa. Fatta la doppia consacrazione, era tormentato dal dubbio circa la presenza Reale di Gesù nel Ss. Sacramento e, agitato dalla tentazione senza sua colpa, Dio veniva in aiuto della sua fede confermandola in modo evidente; il prodigio si verificò tra le sue mani. L'Ostia Santa si convertì in Carne, rimanendovi in alcuni punti le apparenze della materia sacramentale e il Vino diventò vivo Sangue raggrumandosi in cinque piccoli globuli irregolari e diversi per forma e grandezza. L'Ostia-Carne, come oggi si conserva molto bene, ha la grandezza dell'Ostia magna attualmente in uso nella Chiesa Latina, è leggermente bruna ed appare rosea se vi si pone dietro un lume. Il colore dei cinque grumi di sangue coagulato è terreo, tendente al giallo (giallo d'ocra). 

(Don.G. Tomaselli, “L'Ostia consacrata -Prodigi Eucaristici-1952)

Venerdì scorso, mentre mi trovavo davanti a Gesù, esposto sull'Altare per l'adorazione Eucaristica, la figura un signore non vedente, che si trovava poco davanti a me, alla mia sinistra, mi ha sinceramente commossa, apparendomi la “dimostrazione reale”, di come, per “vedere” le realtà soprannaturali, non servano tanto gli occhi del corpo, quanto quelli dell'anima.
I fedeli “vedenti” avevano lo sguardo fisso su Gesù, a Lui indirizzavano preghiere vocali e invocazioni silenziose, specie durante i momenti di adorazione personale e muta.
Lui, invece, il “fedele non vedente”, pur non potendo usare gli occhi del corpo, appariva composto, seduto sulla sua carrozzina, in atteggiamento orante e contemplativo, pur non avendo quel Gesù da osservare materialmente per non lasciarsi distrarre dai pensieri che spesso, involontariamente, la mente rincorre anche durante la preghiera.
Se qualcuno, magari un non credente, fosse entrato in Chiesa, durante quell'ora di orazione, si sarebbe potuto chiedere: “Che senso ha che un cieco venga ad adorare qualcosa che non vede? che un cieco rimanga in silenzio davanti al buio?”
La risposta, può venire solo dalla Fede e solo da Gesù, che ci ha detto “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del Mondo”. (Mt 28,20)
Chi ama contemplare la natura, sa bene che la splendida realtà che ci circonda non è semplicemente fatta di elementi da “vedere”, ma che ogni scenario nasconde una sinfonia di suoni che, anche ad occhi chiusi, consente di riconoscere ciascun paesaggio nella sua diversità, imprimendolo nei nostri ricordi, al pari di ciò che contempliamo con la vista, di quanto tocchiamo con mano, di ciò che possiamo percepire attraverso i profumi.
Se ci sedessimo in riva al mare, nell'assoluto silenzio dei rumori esterni, forse, ad un certo momento, colti e stupiti da tanta bellezza che si offre a noi gratuitamente, chiuderemmo gli occhi e rimarremo a contemplare la maestosità delle acque, donata a noi attraverso il fragore delle onde, il garrire dei gabbiani, il calore del sole.
Sapremmo di essere dove siamo pur non vedendo più nulla con gli occhi del corpo e non meno di chi osserva il mare, sentimenti ed emozioni si agiterebbero in noi.
Allo stesso modo, la Fede, a tutti -non solo a chi non ha il dono della vista materiale- richiede questo “salto nel buio”, che impone un “passaggio qualitativo obbligato” nel momento stesso in cui diciamo di credere in qualcosa, o meglio, in Qualcuno che, in definitiva, non possiamo “vedere faccia a faccia”, ma conoscere attraverso il Figlio, venuto sulla terra come Dio e come Uomo e che ancora oggi rimane presente, in mezzo a noi, sotto le Sacre Specie.
L'adorazione Eucaristica è “simbolicamente” espressione di questo nostro atto di Fede: noi contempliamo un'Ostia, che, nella sua "apparenza", altro non è se non “pane”, ma sapendo che, nel momento della sua consacrazione, diviene Corpo e Sangue di Gesù, possiamo ben dire di compiere quel salto di qualità che ci fa “vedere oltre”, “vedere con gli occhi dell'anima”, sapendo, e credendo, per atto di pura fede, che ciò che è presente nei Tabernacoli di tutto il Mondo, è in verità Gesù Cristo, Nostro Signore!
Ecco perché i grandi Santi hanno tanto sottolineato l'importanza enorme della “devozione eucaristica”!
Diceva infatti S. Pio X : “La devozione all'Eucarestia è la più nobile perché ha per oggetto Dio; è la più salutare perché ci dà l'Autore della grazia; è la più soave perché soave è il Signore”.
Nel libro “Gesù Eucaristico Amore”, Padre Stefano Manelli, così “definisce”, la natura della Santa Eucaristia: “Gesù Eucaristico è AMORE CROCIFISSO nel S. Sacrificio della Messa, in cui rinnova l'immolazione di sé per noi; è AMORE UNITIVO nella Comunione Sacramentale e spirituale, in cui si fa “uno” con chi Lo riceve; è AMORE ADORANTE nel S. Tabernacolo, in cui è presente come olocausto di Adorazione al Padre; è AMORE CONTEMPLATIVO nell'incontro con le anime che amano “stare ai suoi piedi” come Maria di Betania; è AMORE ORANTE nella sua incessante intercessione per noi al cospetto del Padre”.
Non dimentichiamo, inoltre, che quell'Ostia che rimane sempre “nascosta” nei Tabernacoli del Mondo, si offre quotidianamente a noi, consentendoci di essere noi stessi, Tabernacoli viventi di Gesù.
Diceva -a tal proposito- San Giovanni Crisostomo: “Venite all'altare e voi Lo vedrete, Lo toccherete, Gli donerete baci santi, Lo bagnerete con le vostre lacrime, Lo porterete dentro di voi come Maria SS.”.
Portare Gesù nel proprio cuore, farLo divenire nostro “ospite”, significa ricevere Colui che ci può “unire” a tutta la Chiesa, come afferma P. Manelli:  “Quando Gesù è mio, esulta la Chiesa intera, quella dei Cieli, quella del Purgatorio, quella della terra”.
Riceviamo infatti una delle tre Persone della Santissima Trinità, che essendo “relazione inscindibile”, ci “associa” all'intera schiera dei fedeli, viventi e defunti, sia che questi ultimi si trovino già in Paradiso a lodare il Signore, sia che attendano il momento di vedere faccia a faccia Dio, purificandosi in Purgatorio.
Se tali sono le grazie (e solo alcune!)della Santa Comunione, accurata dovrà essere la nostra preparazione per fare di noi stessi un degno tabernacolo per il Signore, dunque, occorrerà preparare bene la Santa Confessione, ossia il Sacramento che è in grado di “ripulire” la stanza del cuore, quella in cui andremo a ricevere Gesù!
S.Antonio M.Claret, ci spiega anche il perché : “Quando ci comunichiamo, tutti noi riceviamo il medesimo Signore Gesù, ma non tutti riceviamo le medesime grazie, né produce in tutti gli stessi effetti. Ciò proviene dalla nostra maggiore o minore disposizione. Per spiegare questo fatto, mi serve un paragone naturale: l'innesto. Così, quanta più rassomiglianza ci sarà tra chi si comunica e Gesù, tanto migliori saranno i frutti della S. Comunione”.
La confessione, specie se frequente -come anche i Santi consigliano- aiuta molto nell'estirpare dall'anima difetti e tendenze al peccato, perché ci rafforza nel proposito di non tornare ad offendere Dio, con le nostre mancanze!
"Rimanete in me e io in voi" (GV 15,4): che la Santa Comunione, l'Adorazione Eucaristica e le "Comunioni Spirituali", possano essere per noi tutti-con l'ausilio di Maria Santissima, modello perfetto di Tabernacolo vivente-  il "mezzo" migliore, per portare molto frutto!




Per approfondire la storia del Miracolo Eucaristico di Lanciano, potete visitare il sito del Santuario, al seguente link: http://www.miracoloeucaristico.eu/
Per consultare il catalogo dei volumi editi dalla "Casa Mariana" (che ha pubblicato il libro di Padre Manelli), potete invece collegarvi al seguente link:


2 commenti:

  1. Ecco come il Signore si fa presente nella vita di ogni credente: attraverso le due specie, attraverso la Parola, e attraverso un'anima così sensibile al Suo fascino, da desiderare di far amare Gesù da tutti coloro che leggono questo post! Un post credente, intelligente, sapiente!!
    Grazie Maria!!!

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  2. Grazie a te, sei sempre tanto affettuosa :)

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