venerdì 1 gennaio 2010

Sguardo cristiano su notizie di attualità / 3


IL PAPA CHE PARLA COI GESTI
Il Magistero non verbale di Benedetto XVI

Il Papa, caduto a terra per la spinta dell'italo-svizzera Susanna Maiolo, si è rialzato senza fare una piega ed è andato a dire Messa” (Domitilla Conte, Gazzetta del Sud, 28 dicembre 2009).


Il Papa, tranquillamente ha ripreso a incedere verso l'altare. Ha celebrato, ha pronunciato l'omelia, come se niente di così strano fosse poi successo.” (Marina Corradi, Avvenire, 27 Dicembre 2009)


Il Papa- leggermente scosso per il gesto- ha tuttavia letto l'intera omelia con voce ferma” (Agenzia di stampa Apcom, 25 dicembre 2009)

Queste, e altre piu' o meno simili, le frasi con cui le testate giornalistiche degli ultimi giorni hanno descritto la fortezza e la serenità di Benedetto XVI, a seguito dell'aggressione subita in Vaticano, nel corso della Santa Messa della vigilia di Natale.
Da tali espressioni si evincono indubbiamente la forza e la serenità d'animo di un Pontefice che, amante quale è del contatto con la gente (cosa peraltro sottolineata da molta stampa recente), sa bene di non potersi sottrarre meccanicamente "in toto" ad ogni rischio....ma...
Ma ci sarebbero in realtà anche altre cose da scrivere, per evidenziare ancora una volta, quanto un Papa possa realmente parlare con i gesti, anche al di la' dell'usuale e personalissimo linguaggio "non verbale"!



Vero è, come sottolineato dalla stampa, che il Sommo Pontefice, a seguito dello strattonamento e della caduta, ad opera dell'italo-svizzera Susanna Maiolo, non ha fatto interrompere la processione, né alterato il protocollo della celebrazione, ma mentre i giornali hanno tratteggiato -e continuano a farlo- un Papa che è stato fatto rialzare, rivestito della mitria e che ha proseguito indisturbato la sua avanzata verso il baldacchino di San Pietro, i fatti visibili, portano alla luce anche altre "sfumature" della reazione del nostro amato Papa.
Personalmente, posso dire che seguivo la diretta trasmessa da Rai1, che non avevo con me computer o cellulari, per cui, potevo basarmi solo ed esclusivamente su quello che il commentatore Giuseppe de Carli affermava e su quello che il mio stesso occhio poteva percepire.
Nessuna fonte esterna a confermarmi sospetti o fornirmi nuovi “indizi”.
L'unica mia “fonte informativa” era semplicemente l'affetto con cui ho seguito e seguo il Santo Padre, imparandolo a conoscere anche come uomo che parla con gli occhi, con i gesti, con il sorriso.
Se da un lato è ammirevole, da parte della stampa -anche non cattolica- evidenziare la compostezza dignitosa del Santo Padre, che realmente non ha “approfittato” dell'accaduto per interrompere la celebrazione (anche semplicemente per chiedere un bicchiere d'acqua!), affermando così con i fatti, quel “primato di Dio” che tante volte ha proclamato nelle sue omelie (non da ultima proprio quella della notte di Natale!) nelle sue udienze, nei suoi Angelus, d'altro canto è innegabile che i media abbiano descritto solo una faccia della medaglia, lasciando fuori dalle trame giornalistiche l'immagine di un Papa che non ha vergogna di esternare, in vario modo, il proprio essere anche lui, come noi tutti, umanamente esposto alle emozioni, ma anche in grado di dominarle, per insegnarci veramente quale sia il modo di affrontare la vita, ed i suoi imprevisti, da cristiani.
Chi segue da tempo il Santo Padre, sa bene che il suo occhio, sempre vigile, sempre “indagatore”, esprime una dolcezza ed una pacatezza di fondo che, pur nel suo continuo “scrutare nei cuori”, rassicura, perché da esso traspare la limpidezza della dottrina, la linearità dell'ortodossia, in una parola, la sicurezza del Pastore che ci guida alla Fede vissuta.
Dopo la caduta in San Pietro, almeno fino all'omelia, lo sguardo del Papa ha avuto un che di visibilmente preoccupato, pur rimanendo "specchio" dell'abbandono fiducioso in Dio: in esso si è letto il naturale spavento per una caduta (quale essere umano non si sarebbe spaventato pensando all'accaduto?), la preoccupazione per il Cardinale Etchegaray -portato via, in carrozzella, perché caduto nel trambusto di quei momenti iniziali- e, non da ultimo, l'indagare sul perché di un gesto simile, da parte di una ragazza, nella Notte Santa.
In una parola: la naturale confusione “interiore” che segue, nell'animo umano, ad ogni accadimento imprevisto e non piacevole.
Chi segue il Santo Padre conosce bene anche il suo bellissimo sorriso, che spesso accompagna le benedizioni da lui impartite, i suoi discorsi, il suo rivolgersi alla gente.
Quel sorriso, subito dopo l'aggressione in Vaticano, ha lasciato invece posto ad un accenno di esso, quasi a voler rassicurare i fedeli sul suo stare bene, nonostante la caduta e la naturale apprensione per un avvenimento che poteva lasciare conseguenze, anche gravi.
E ancora: chi conosce il Santo Padre, sa bene che il suo parlare è fluente, ma a volte intervallato da qualche naturale lapsus, dovuto indubbiamente al suo essere straniero e al fatto di parlare molte lingue e sa anche che, normalmente, le parole di Papa Ratzinger sono accompagnate da un gesticolare attento, volto a puntualizzare i passaggi più importanti dei testi da lui pronunciati.
L'omelia della Notte Santa, ha lasciato invece trapelare una voce che, diciamolo bene, non è stata sempre così ferma come i giornali affermano; i lapsus, in circostanze ordinarie veramente pochi e comprensibili per le ragioni sopra illustrate, si sono susseguiti in numero più consistente, fino ad arrivare ad un fraseggio incerto, in cui il Santo Padre è “inciampato” sulle parole e, pur provando a rimettere ordine nella frase, non ci è riuscito.
Quello è stato il momento della celebrazione in cui è trasparito, forse più che in tutti gli altri, l'uomo con le sue emozioni, che tuttavia vuole andare avanti, ribadendo che Dio viene prima di ogni altra cosa, anche delle proprie naturali paure, o più semplicemente, del proprio essere scosso per una caduta imprevista e provocata da una terza persona.
La compostezza del Papa si è stagliata allora con maggior forza quanto più, agli occhi di chi segue il Santo Padre, si sono fatti strada questi piccoli momenti di “emozione”.
In quegli istanti è venuta fuori tutta la lotta interiore di un uomo di 82 anni che non vuole lasciarsi andare all'emozione del momento, non per insensibilità, ma  per continuare a svolgere il proprio ruolo di Pastore, di "umile lavoratore nella vigna del Signore" (parafrasando lo stesso Papa!),per rassicurare i fedeli che lo seguono e che lo amano.
I momenti seguenti della celebrazione in San Pietro ci hanno fanno invece ritrovare un Papa più tranquillo, che davanti ai bambini, nel corso dell'offertorio, ha sfoggiato nuovamente il suo meraviglioso sorriso e ci ha ridonato il suo sguardo sereno.
Spero che in molti, al di la' del giornalismo che ha preferito sottolineare uno degli aspetti della personalità del Sommo Pontefice, manifestatasi nella notte Santa, si siano resi conto di tali “dettagli”, particolari che rendono ancora più speciale il nostro Benedetto XVI, perché lo avvicinano a noi, tanto nella gioia e nel sorriso, quanto anche nel naturale sgomento dinanzi all'inatteso gesto di una ragazza in Vaticano, facendolo divenire, a dispetto di tanta cultura della “teatralità dei sentimenti”, vera “omelia vivente” del mettere Dio al posto d'onore, vincendo noi stessi e le nostre paure, nella "sobrietà" della fiducia in Dio.



Il magistero di Benedetto XVI è anche questo.

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