sabato 6 aprile 2013

MESSA ESEQUIALE DI PADRE CHRISTIAN: L'OMELIA DI MONS. VINCENZO BERTOLONE



OMELIA DI SUA ECCELLENZA MONS. VINCENZO BERTOLONE,

ARCIVESCOVO DELLA DIOCESI DI CATANZARO SQUILLACE,

PRONUNCIATA NEL CORSO DELLA MESSA ESEQUIALE DI PADRE CHRISTIAN

CELEBRATA NELLA CAPPELLA DELLE BEATITUDINI

DELLA "VILLA DELLA FRATERNITA'"

(05/04/13 Sant'Andrea Ap. sullo Ionio- Cz)


Padre Christian



Come ha ben descritto nel saluto iniziale la dirigente di questa casa della fraternità, la dipartita del nostro fratello Christian, che vede tanta gente, tanti sacerdoti, qui presenti, è la manifestazione che questo crocifisso dalla sofferenza, soprattutto negli ultimi 4-5 anni, è diventato un samaritano.

E' diventato un annunciatore della salvezza, un annunciatore di Cristo Risorto.
La morte lo ha colto nell'ottava di Pasqua, come è stato ben ricordato, quasi a voler dire, come risorto con Cristo.
Il Concilio Vaticano II ha detto alla Chiesa intera, quindi anche ai laici: dobbiamo predicare di più la storia della salvezza.
Come Gesù è stato il buon samaritano della storia, così  anche ogni buon credente.

Il silenzio della certosa prima, il silenzio della malattia dopo, non gli ha impedito, anzi, lo ha fatto diventare una calamita, anche con uno sguardo, con un sorriso.

Samaritano, annunciatore della salvezza.
La sua vita agli occhi degli stolti, è stata inutile, chiuso in un monastero.
Ma agli occhi di Dio è stata preziosa, e ripeto, la testimonianza di tanti fedeli è la dimostrazione che non conta nella vita svolgere questo o quell'altro ruolo, ma quello che conta agli occhi di Dio è quello di vivere santamente, santamente, cristianamente, evangelicamente.
Allora quando la morte arriva e ci coglie non ci trova impreparati, diventa il giorno della nostra pasqua, il giorno della nostra risurrezione.
Il mistero della morte e risurrezione diventa un segno visibile, concreto, nella vita di questo nostro fratello.

Come in un tutte le riflessioni che faccio quando celebro l'Eucaristia in occasione della morte di un fratello, anche oggi non posso esimermi  dal ripetere un concetto che dico sempre: noi siamo qui per manifestare vicinanza umana, l'ultimo saluto si dice, ma anche cristiana.
Pregare il buon Dio, perché se ne avesse bisogno, usi la Sua misericordia per accogliere tra le Sue braccia il nostro fratello, perché nel momento in  cui chiudiamo gli occhi, il giudizio è riservto al Signore.
Ma noi possiamo pregare il Signore per i nostri fratelli defunti, così come possiamo pregare gli uni per gli altri, a maggior ragione possiamo pregare per chi non è più.
E' un  gesto squisito, di vera carità, un gesto nobile, bellissimo, ma questo motivo di preghiera, alla riflessione sul richiamare alla nostra mente la verità della Passione, della morte e della risurrezione di Cristo, resta un terzo elemento, quello che riguarda noi che continuiamo a vivere, e non sappiamo ancora per quanto tempo.

Che ne abbiamo fatto, che ne facciamo, che ne vogliamo fare della nostra vita?
Siamo dei credenti?
Allora domandiamoci, la qualità della nostra vita e della nostra fede è alta, o la nostra fede è proprio molto bassa?
Emotiva, convenzionale, superficiale, litigiosa, priva di qualsiasi concretizzazione.
Mi sento Chiesa o penso che la Chiesa sia solo il vescovo, i sacerdoti, e io debba pretendere tutto, senza sentirmi coinvolto in questa Chiesa?
Ho una fede devozionale, da ateo devoto?
Vado in Chiesa e poi ho adempiuto tutti i miei  doveri, poi se fuori mi comporto in un' altra maniera, conta poco.
Una morte deve scuoterci, deve insegnarci qualcosa, deve dirci: "come voglio vivere"?, perché un giorno capiterà anche a noi, capiterà anche a me.
Allora diventa un momento di grande riflessione, di grande meditazione, non possiamo lasciarla passare solo come una circostanza nella quale ci vogliamo  trovare vicini perché vogliamo manifestare il nostro affetto, senza che la vita di questo nostro fratello a cui abbiamo voluto bene non ha insegnato nulla a noi.

Ecco la parola che ho detto all'inizio: da crocifisso a samaritano.
Diventa un samaritano per noi -come Gesù- questo nostro fratello.

Un samaritano.
Se mi permettete una applicazione, non forzata, perchè parte dal cuore: quando -per un eccesso bellissimo di generosità- una persona dona i suoi organi a un'altra persona, quando chi ha donato muore, continua a vivere nell'amore e in alcuni organi in chi continua a vivere.

In che maniera, il nostro fratello ha donato molto di più che degli organi fisici?
Si è sforzato di donare l'amore di Dio attraverso l'esempio, la testimonianza della sua vita, continua a vivere nei nostri cuori, più che un parente, più che un maestro, più che un fratello.
Continua a vivere .

E' stato un religioso, un consacrato al Signore.
Una delle caratteristiche della vita consacrata è questa: quella di anticipare, già sin da questa terra, la visione beatifica di Dio.
Con una parola difficile si dice: l'aspetto escatologico della vita consacrata.
Perché chi vive in povertà, castità e obbedienza, senza nulla, e i certosini, pure nel silenzio, nella preghiera, quindi anticipano, già da questa terra, lo stare con Dio. nella visione beatifica.

Allora questo nostro fratello, con tutti questi insegnamenti  -e gli ultimi anni li ha offerti col suo silenzio, col suo sorriso, con i suoi occhi, con i suoi gesti, con le palpebre- vive nei nostri cuori , è un richiamo per noi.

E come sarebbe bello, come è bello, come vorrei che fosse -per noi- un insegnamento, fra i tanti che può lasciarci, di fare dire ad ognuno di noi: anche io devo essere, posso essere un buon samaritano per gli altri, anche nel momento della crocifissione, cioè della sofferenza, edlla solitudine, della malattia.

Chiediamo al Signore di essere Padre Misericordioso per il nostro fratello Christian, e ad ognuno di noi, di sapere accogliere questo momento, apparentemente triste e buio, ma per un credente è un momento di risurrezione, perché si incontra lo Sposo che il consacrato ha amato, ha scelto, e adesso Lo raggiunge, ne viene accolto.

Possa essere per noi un esempo di vita e che continua a vivere nei nostri cuori, col suo esempio, con la sua parola, con la sua preghiera, con la sua testimonianza cristiana. 

Amen

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