Nel 1967, Papa Paolo VI indisse un Anno della Fede, in occasione del XIX centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo.
L' allora Patriarca di Venezia, Albino Luciani (che undici anni dopo sarebbe stato eletto Papa, col nome di Giovanni Paolo I), indirizzò ai suoi sacerdoti una lettera dedicata -proprio per l'a cicostanza- all'Annus Fidei-
Ve ne ripropongo uno stracio, quello forse più significativo per i nostri giorni, in cui spesso sentiamo ripeterci (anche dal Papa!) che il cristiano deve manifestare la gioia di essere tale!
All'epoca di Luciani, molto si parlava ancora degli "errori contro la fede" e lo stesso patriarca ne aveva scritto su un giornale.
Ai suoi presbiteri volle però, prima di passare in rassegna tali "errori", rimarcare un concetto importantissimo: la fede è POSITIVITA'!
Facciamo nostro questo "slogan": guardiamo alla fede per quanto di positivo, gioioso ci indica: abbiamo ricevuto la BUONA, la "gioiosa novella" ("Vi annuncio una grande gioia" : dice l'angelo ai pastori di Betlemme!).
Testimoniamo la gioia di un Cristo che è nato per noi.
Testimoniamo la gioia di un Dio Incarnato che ci ha dimostrato l'Amore Assoluto verso la Sua Creatura, donando la Sua Vita sulla Croce.
Testimoniamo la gioia del Cristo Risorto, speranza per tutti noi: "Cristo, mia speranza, è risorto"!
I consigli che il Patriarca Luciani intese offrire ai suoi presbiteri, possiamo adattarli e farli nostri: per chi è sacerdote andranno bene così come sono, per tutti gli altri (consacrati, religiosi, fedeli laici), basterà farli propri secondo il personale stato di vita.
All'epoca di Luciani, molto si parlava ancora degli "errori contro la fede" e lo stesso patriarca ne aveva scritto su un giornale.
Ai suoi presbiteri volle però, prima di passare in rassegna tali "errori", rimarcare un concetto importantissimo: la fede è POSITIVITA'!
Facciamo nostro questo "slogan": guardiamo alla fede per quanto di positivo, gioioso ci indica: abbiamo ricevuto la BUONA, la "gioiosa novella" ("Vi annuncio una grande gioia" : dice l'angelo ai pastori di Betlemme!).
Testimoniamo la gioia di un Cristo che è nato per noi.
Testimoniamo la gioia di un Dio Incarnato che ci ha dimostrato l'Amore Assoluto verso la Sua Creatura, donando la Sua Vita sulla Croce.
Testimoniamo la gioia del Cristo Risorto, speranza per tutti noi: "Cristo, mia speranza, è risorto"!
I consigli che il Patriarca Luciani intese offrire ai suoi presbiteri, possiamo adattarli e farli nostri: per chi è sacerdote andranno bene così come sono, per tutti gli altri (consacrati, religiosi, fedeli laici), basterà farli propri secondo il personale stato di vita.
La versione integrale della lettera si trova nel volume 4 dell'Opera Omnia di Albino Luciani.
LETTERA AI SACERDOTI
SULL'ANNO DELLA FEDE
del Patriarca di Venezia Albino Luciani
8 settembre 1967
"L'anno della fede è positività, non un sillabo di errori.
E' professione aperta, sia individuale che collettiva, della fede, a vantaggio sia proprio che altrui; è testimonianza chiara ossia traduzione della fede interna in azioni virtuose esterne e in vita cristianamente vissuta.
Ascoltate me: puntate su un anno della fede di Gesù, della chiesa, più che di errori.
E non accontentavi che i vostri uditori si persuadano, ma che, persuasi, facciano, facciano!
E, anche voi, fate!
E, anche voi, fate!
Come Paolo, cercate che la parola del Signore si diffonda e sia tenuta in onore (2 Ts 3,1).
Mostrate in opere e in parole ardenti, con la vita casta e caritatevole, che continuate a correre per conquistare Cristo, perché anche voi siete stati conquistati da lui (cfr Fil 3,12).
Dite della chiesa che Cristo l'ha amata ed ha sacrificato se stesso per lei, purificandola...affinché potesse presentare Egli a se stesso la chiesa senza macchia o ruga...perché fosse santa e immacolata. (cfr Ef 5,25-27)!
L'anno della fede è anche illuminazione sulla fede.
Ora, fede è dire sì a Dio, aderendo a lui con tutto il nostro essere spirituale e facendo nostre le verità che egli ci ha rivelato e ci propone per mezzo del magistero della chiesa.
Spiegatelo ai fedeli: quel sì è nel medesimo tempo atto di amorosa fiducia in Dio e accettazione delle sue verità.
Non si crede, perché le tali verità ci piacciono o ci convengono o vanno d'accordo con i dati della scienza o colla moda del giorno, ma perché le ha rivelate Lui, che ci ama e non può né vuole ingannarci.
Se non fosse per Lui non si crederebbe.
Gli apostoli e i loro successori, papa e vescovi, voluti da Cristo come maestri ufficiali della fede, sono a quel posto non come padroni, ma come semplici servitori della parola di Dio: la custodiscono, ce la spiegano autenticamente senza nulla togliere e aggiungere.
Accettare e venerare il loro magistero è mezzo ordinariamente necessario per arrivare alla vera fede ed essere membri della chiesa nella maniera migliore".
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