mercoledì 11 aprile 2012

QUESTIONE DI FIDUCIA: Don Bosco e Bartolomeo Garelli



Chi conosce un po' la storia di don Bosco e del suo oratorio, sa che la nascita di quest'opera si ricorda ogni anno, l'8 dicembre solennità dell'Immacolata.
Il motivo è molto semplice, l'8 dicembre del 1841, don Bosco  incontrò il suo primo...oratoriano, un ragazzo di 16 anni, Bartolomeo Garelli.
La scena che riguarda il giovane, almeno inizialmente, ha poco di idilliaco....come raccontano infatti le Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco, il ragazzo era stato male accolto dal sacrestano della Chiesa, perché pur recandosi in sacrestia non sapeva servire Messa.
Don Bosco fa richiamare il ragazzo, dicendo al sacrestano: "E' UN MIO AMICO".
A quel punto comincia il....lavoro del santo dei giovani: conquistare la fiducia di quel ragazzo e soprattutto dargli fiducia in sé stesso e avvicinarlo a Dio.
Invitato ad ascoltare la Messa, dopo la funzione il ragazzo viene nuovamente accolto da don Bosco....e qui comincia la raffica di domande: Come ti chiami, di dove sei....
Non è niente di casuale o di semplicemente umano: Don Bosco cerca di creare un ambiente di "familiarità" col giovane, vuole conoscerlo e capire quale sia la sua situazione.
Vuole interessarsi alle cose che lo riguardano, per farlo sentire amato e compreso.
Scopre così che il ragazzo è orfani di entrambi i genitori, viene da Asti e lavora come muratore.
A quel punto, però, comincia il difficile: 


"-Sai leggere e scrivere?

-Non so niente.

-Si cantare?
-No".

Insomma: dove trovare un punto di accesso alla fiducia di quel giovane, già provato dalla vita e già convinto (anche dopo essere stato malmenato dal sacrestano!) di non essere buono a niente?

Don Bosco trova l'espediente:

"SAI FISCHIARE"?

Quadro che raffigura l'incontro di don Bosco con Bartolomeo Garelli
Torino, Sacrestia della Basilica di Maria Ausiliatrice
E le memorie biografiche riportano così la "risposta" del giovane:
"Il giovanetto si mise a ridere, ed era questo che don Bosco voleva, perché indizio di guadagnata confidenza".

Da questa domanda, che sblocca la psicologia abbattuta di Bartolomeo Garelli, nasce l'oratorio di San Giovanni Bosco. 
Garelli sarà il primo suo "piccolo oratoriano", bisognoso di ricominciare, sul piano spirituale, tutto da capo, a partire dal reimparare a fare il segno di Croce!



L'episodio di Garelli rimane sempre attuale per il suo motivo pedagogico di fondo: la FIDUCIA.
In realtà, parlando di don Bosco si dovrebbe usare il termine AMOREVOLEZZA: il giovane che si sente amato, a sua volta ama....e questo amore lo stimola ad impegnarsi nella vita (anche in quella spirituale).

La domanda di don Bosco, quel "Sai fischiare"? assume allora una valenza speciale.
Non è una frasetta buttata casualmente nel discorso, non è semplicemente un "appiglio" d'urgenza per non spegnere il dialogo.
E' il frutto di una ricerca accurata, l'espediente di un educatore che riesce  a scavare anche fra le cose apparentemente più banali della vita.
E' il mezzo per fare finalmente dire un "SI" a quel ragazzo sfiduciato, per strappargli un sorriso, per fargli comprendere: Vedi, c'è qualcosa che sai fare anche tu....! Allora possiamo impegnarci per fare di più!

Oggi questo tipo di meccanismo dell'amorevolezza e della fiducia è come caduto in disuso: gli educatori (anche i genitori!) non sempre riescono a coniugare questi due elementi; i giovani imparano a fare tante cose "tecniche", come usare i nuovi mezzi di comunicazione, ma poi si ritrovano un po' impreparati alle cose "vere" della vita, perché non sono stati stimolati con questa fiducia amorevole, con questo desiderio dell'educatore di "scavare" nella vita dei ragazzi per trovare quel punto di accesso al bene utile per stimolarli a fare di più e meglio.
Perché non c'è, da parte di tanti educatori, l'interesse vero al mondo, alla realtà dei loro giovani.

FIDUCIA, etimologicamente parlando, deriva da FIDERE, AVER FEDE.
E' il paradosso dell'amore, se così si può dire: io mi fido a tal punto dell'latro che, anche quando lo vedo in condizioni disperate, con le ruote bucate e sgonfie, credo che possa ripartire da zero, che possa rialzarsi, ricominciare e fare più di quanto non abbia fatto finora.
E' il paradosso dell'amore di Dio: Lui, che è Colui  in cui noi dobbiamo riporre la nostra fede, ha fede nell'essere umano.
Dio dice ad ogni Sua creatura: non guardare indietro, anche se sei caduto, ricomincia da capo, perché puoi farcela e Io ti sostengo!
Nella Sua Misericordia di Padre, Dio spinge l'uomo -sempre peccatore- a guardare il passato non per raccoglierne le memorie di "male", ma quelle di bene e farne uno sprone per andare avanti.
Dio dice alla Sua creatura, quello che diceva don Bosco ai suoi ragazzi:
"Se fate uno sbaglio piccolo, don Bosco non ci bada.
Se fate uno sbaglio grosso, don Bosco vi perdona".

Accogliamo con gioia, allora, questa meravigliosa fiducia amorevole di Dio, frutto della Sua Misericordia.
Accogliamola con lo stesso sorriso che don Bosco riuscì a strappare a Bartolomeo Garelli.
Si, anche noi sappiamo fare qualcosa, anche noi possiamo fare di più....anche noi abbiamo un Padre che ci ama che ci dà fiducia!
E che da noi, si aspetta solo una cosa: CONFIDENZA ILLIMITATA! 

FIDIAMOCI DI DIO, AFFIDIAMOCI A DIO, CONFIDIAMO IN DIO: perché anche Lui si fida di noi!

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