domenica 22 aprile 2012

"I SANTI AMANO PIU' DEI MONDANI" (San Pio da Pietrelcina): l'affettività nel percorso verso la santità



Ultima Cena- particolare- Ghirlandaio
San Giovanni reclina il capo sul petto di Gesù


Madonna con Bambino-particolare- Orazio Gentileschi
Stupendo questo abbraccio tenerissimo fra Madre e Figlio e lo sguardo di Gesù su Maria!

In un precedente post ho condiviso con voi alcune riflessioni sul capitolo 14 del Vangelo di Giovanni, relativamente alla Santa Trinità ed a quella stupenda espressione di Gesù :"Non vi lascerò orfani".
Invitandovi a rileggere quel testo, per collegare gli argomenti, ricordo soltanto che il punto di partenza di quella meditazione era il seguente: Gesù può utilizzare il termine "orfani", che evoca il rapporto genitori-figli più quello maestro-discepolo, perché in Lui noi abbiamo la possibilità di contemplare il volto amabile del Padre e dunque, vedendo il Cristo, possiamo vedere Dio Padre e rivolgerci a Lui con quelle parole che il Figlio stesso ci ha insegnato: ABBA', PADRE!
L'amore di Gesù verso i Suoi è come l'amore affettuoso, premuroso di un papà; l'esperienza della morte "fisica" del Signore è per i discepoli causa di strazio, ma anche lo stesso Gesù ne prova dispiacere....e si premura allora di consolarli, con questa meravigliosa promessa: "Non vi lascerò orfani, vi manderò il consolatore", cioè lo Spirito Santo, l'AMORE di Dio Padre e di Dio Figlio.


C'è un aspetto interessante in questa relazione trinitaria: Gesù "riflette" il Padre, perché è così puro, così immacolato, da consentirci di vedere in Lui la luce di Dio Padre, la luce infinitamente pura, abbagliante, che non ha eguali.
Si può portare un esempio che viene dalla natura e dalla scienza, per comprendere questo aspetto della divinità-umanità di Nostro Signore e della Trinità.
La neve è considerata da sempre simbolo della purezza, perché è bianchissima, così bianca che anche un piccolo punto nero, su di essa spicca subito.
La proprietà della neve è però anche un'altra: riflette la luce in maniera molto più "intensa" di altre superfici, tanto che chi va in montagna, deve usare degli occhiali da sole con una protezione molto più elevata, per evitare danni agli occhi.


Pensiamo allora a CHI è Gesù: l'Agnello IMMACOLATO,SENZA MACCHIA che quando si trasfigura davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, si mostra nelle sue vesti bianchissime, tanto bianche -ci dice il Vangelo- che nessun lavandaio della terra potrebbe renderle tali.
L'Ostia è anch'Essa bianca: è di una purezza tale da riflettere perfettamente, completamente, intensamente, la Luce di Dio Padre.
Questo avviene a livello "soprannaturale", nel senso che noi -con gli occhi fisici- non possiamo contemplare questo miracolo...ma per fede crediamo in ciò che non constatiamo scientificamente.
Ecco perché il Padre può dire: "Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". (Mt 17,5)
Gesù è Dio, ha quindi natura divina, ma come Seconda Persona della Trinità, "riflette" perfettamente la Prima: il Figlio "riflette" il Padre, ciascuna delle due Persone della Trinità mantiene la propria identità, ma al contempo "mostra" l'aspetto relazionale che le lega.
Sant'Anselmo d'Aosta utilizzerebbe il termine di "relazione di opposizione", per spiegare come le Persone della Trinità siano "uguali e distinte".


In questo aspetto della relazione trinitaria si  inserisce un elemento nuovo "la predilezione".
In Matteo -nella vecchia versione del 1974- si legge "prediletto", termine che però gli studiosi ugualmente traducono anche con amato, caro.
Tuttavia, il concetto di predilezione torna utilissimo ai fini di questa riflessione.


Innanzitutto, il concetto di "predilezione" rimanda a due diversi significati, tratti anche dallo studio etimologico del verbo prediligere.
"PRE DILIGERE" 
Pre=avanti         
DILIGERE= amare

Preferire nell'affetto...ma anche "amare prima" di tutti gli altri.


"IN PRINCIPIO ERA IL VERBO" (Gv 1,1) , ci rammenta San Giovanni.
Dunque, se Dio Padre esiste da sempre e se Dio Figlio parimenti esiste da sempre...ovvio che Dio Padre abbia amato fin dal principio Dio Figlio, prima che "storicamente" noi uomini, figli 
di Dio per adozione , venissimo al mondo; prima ancora della stessa Incarnazione del Verbo, il Figlio, nel seno del Padre, era amato...dall'Eternità!


Ma il verbo "prediligere" e l'aggettivo "prediletto" vanno anche ricollegati alla parola che segue, nel versetto del Vangelo di Matteo: COMPIACIUTO.


COMPIACERE: 
dal latino "CUM" e "PLACERE" ,
piacere a più persone.

Ma il significato di compiacere è anche :
"Fare di buon grado la volontà altrui, fare quanto l'altro chiede".


In Gesù, Dio Padre trova il Suo compiacimento: si mostra agli altri, si mostra agli uomini attraverso il volto del Figlio, dunque si fa amare da più persone...si fa amare dalle Sue creature!
Ma, in Gesù che è Dio Figlio, Dio Padre trova il Suo compiacimento anche e soprattutto perché il Verbo Incarnato compie la Sua volontà.
Infatti, il Signore stesso dice :"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato" (Gv 4,34).
Se, dunque, Dio ama con amore di predilezione il Verbo...non è solo perché entrambi esistono fin da sempre (quindi il Figlio esiste prima di tutti noi), non solo perché la natura stessa di Dio è Amore Trinitario...ma anche per i meriti di Gesù Cristo, che è l'Uomo-Dio che più ha amato il Padre!


C'è un aspetto interessante di questa relazione Padre-Figlio che si perpetua nella storia della spiritualità in maniera a volte evidente, molto bella.
Si può pensare all'amore di predilezione del Verbo nei confronti di Maria Santissima, che le litanie lauretane acclamano come "Specchio della santità divina".
Maria è la "prediletta" di Gesù, perché riflette come in uno specchio purissimo il Figlio, di cui si è fatta la prima e più perfetta imitatrice.



Una cosa simile si è spesso verificata anche in alcuni rapporti di direzione spirituale, basti pensare a San Francesco Saverio e Santa Francesca Chantal, a San Giovanni Bosco e San Domenico Savio, a San Claudio la Colombière e Santa Margherita Maria Alacoque, a San Pio da Pietrelcina e Cleonice Morcaldi.
In tutti questi casi, quello che si nota, è una perfetta assonanza fra direttore e diretto, ovvio, il direttore rimane sempre la guida, ma c'è una certa "affinità" di "spiritualità", di devozioni, un' intesa fra gli uni e gli altri.


Il diretto risponde pienamente alle direttive della guida spirituale, si lascia forgiare,  e così, ecco che Santa Margherita Maria trova in San Claudio un altro innamorato del Cuore di Cristo ed in lui la guida ed il supporto concreto (oltre che spirituale) per attuare i piani di Gesù sulla diffusione dell devozione al Suo Cuore; Cleonice trova in Padre Pio un innamorato della Croce, e  ne diventa, per certi versi, la confidente, il supporto nel momento delle prove più atroci, tanto che il Santo cappuccino la definì "il San Giovanni della mia Passione".


La comunanza di "devozione", di amore per un particolare aspetto della spiritualità cristologica o mariana (e la spiritualità mariana è sempre e comunque cristologica!) permette il pieno fiorire di questa "propensione" nel diretto; ma anche il padre spirituale trova rispondenza di affetto, a volte anche consolazioni in periodi di particolare prova....
Cleonice Morcaldi, ad esempio, veniva definita da Padre Pio come una sua "emanazione", per indicare che vi era una comunanza nel modo di intendere e vivere la vita spirituale e che la "figlia spirituale" aveva "assorbito" dal Padre questi elementi, che il Padre spirituale la "generava" in un certo senso, nel progresso spirituale; d'altro canto, la stessa Cleonice, oltre che obbedire al proprio Padre spirituale, gli manifestava anche un santo affetto, con modalità umanissime, come il bigliettino giornaliero che gli faceva recapitare da un compaesano.
Un mezzo modesto, semplice, ma molto caro al Padre, che in questo trovava anche un po' di conforto umano in mezzo alla fatica della sua missione ed alle molte prove patite.


Non sono mancati -e non mancano neanche oggi- i "detrattori" di queste modalità anche umanamente spirituali e spiritualmente umane di manifestare l'affetto fra persone che tendono ad una più alta perfezione cristiana.
Non c'è che da dire una cosa: chi si appiglia a questi elementi per screditare il cammino di santità di questi grandi testimoni della nostra fede non ha compreso nulla degli affetti vissuti fra gli uomini in Dio.
A quanti -preoccupati dall'affetto particolare che sentivano verso di lui- si rivolgevano a Padre Pio chiedendo se fosse un male, il cappuccino rispondeva dicendo che ci si deve staccare da chi allontana da Dio, non da chi ci avvicina a Lui!
E la "prova del nove" che suggeriva il Padre era questa: se la fedeltà al Vangelo, alla Chiesa, avrebbe superato eventuali (e ovviamente ipotetiche per assurdo!) richieste contrarie del Padre....non c'era da preoccuparsi. Padre Pio e l'affetto verso la sua persona e la sua spiritualità, diventavano un mezzo per arrivare a Dio, non per esserne allontanati!


D'altronde, pensiamo per un attimo a molte scene del Santo Vangelo: Gesù si è lasciato circondare da discepoli e da discepole.
Alcuni di loro hanno rivolto attenzioni tipicamente, squisitamente, umanamente affettuose  nei Suoi confronti: la Maddalena cosparse di profumo i Suoi piedi; San Giovanni apostolo -nell'Ultima Cena- poggiò il capo sul Suo Cuore; il Signore stesso, a Simon Pietro, chiese:  "MI AMI TU PIU' DI COSTORO"? (Gv 21,15)

Guardiamo poi a San Giuseppe e alla Vergine Maria, genitori di Gesù: quante modalità anche umane avranno trovato, i membri della Sacra Famiglia, per esprimere SANTAMENTE, TENERAMENTE, UMANAMENTE E PIENAMENTE, l'AFFETTO ANCHE SPIRITUALE che li legava!
Un affetto così santo e umano al contempo, che va oltre la morte: con quale delicatezza, con quale intensità la Vergine avrà ricevuto il Corpo senza vita del Figlio Suo, con quale materna dolcezza avrà pulito le Sue Piaghe!


La persona non è un corpo staccato dall'anima o viceversa: è interezza, totalità, integrazione.
Più si avanza nella vita spirituale, tanto più questa "completezza" della persona emerge e rende la persona stessa capace di vivere la spiritualità anche in una partecipazione intensa -MA SOBRIA, EQUILIBRATA, MISURATA- dei gesti di affetto "esterni".
La dimensione corporale non è più vista come fine a sé stessa, ma come frutto di questo amore sincero, PURO, SPIRITUALE, che nell'interiorità cresce di pari passo con la crescita dell'amore verso Dio.


Concludo con una frase che Padre Pio rivolgeva a Cleonice Morcaldi, che tutto dice senza bisogno di sprecare tante parole: "I SANTI AMANO PIU' DEI MONDANI"!
Meditando su queste parole, proviamo a vivere i nostri affetti ricordandoci di questa integrità anima-corpo, evitando di scantonare o verso un'eccessiva manifestazione affettiva fatta solo di esteriorità, o verso un'impropria "aridità" di gesti!

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