lunedì 7 giugno 2010

IL “CASTIGO” DI DIO E' OPERA DI MISERICORDIA. Riflessioni sul senso della “punizione” nell'ottica divina di un Dio Amore. ULTIMA PARTE

(Francesco Boneri, Cacciata dei mercanti dal Tempio)

Qui, potete leggere la prima parte.

Vale la pena, prima di leggere cosa scrisse Padre Roggio, ascoltare invece il pensiero di Mons. Galli: “Il vero problema è proprio questo: non si vuole riconoscere che Dio castiga”. 
Guardiamoci intorno e analizziamo quanto ciò sia più che mai sotto i nostri occhi!
Finanche fra i cristiani cattolici, c'è chi nega finanche l'esistenza del demonio e dell'inferno!
Se il male non esiste, Dio smette di essere “Giudice”, ma non è più nemmeno Misericordia, è solo “buonismo”. Dunque, largo spazio a comportamenti umani di ogni genere (e di dubbia moralità), tanto “Dio perdona sempre tutti”!
In realtà, anche il messaggio di Fatima parlava di “castigo”:  Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio manda per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre”.
Torniamo però al pensiero di Padre Roggio: “Quel braccio così duro, così pesante, che la Madonna non riesce a sostenere. Siamo al limite della dottrina cristiana. Dobbiamo dunque pensare che Gesù sia un giudice pronto a giudicare un mondo cattivo in maniera definitiva, come con un altro diluvio, oppure con l'avvento definitivo del suo ritorno in questa prospettiva escatologica”?
La risposta di Mons. Galli è veramente interessante: “Non solo lo pensiamo, ma dobbiamo crederlo. L'escatologia cristiana, che occupa interamente l'ultimo libro della Bibbia, con i suoi paurosi e terrificanti scenari, non è nata certo sulle pendici del Planeau. Sono duemila anni che noi crediamo in un giudice, il quale verrà a giudicare i vivi e i morti. Naturalmente sarà clemente con i buoni e severo con gli empi. Sono duemila anni che il Vangelo pone sulla bocca di Gesù la predizione d'un nuovo diluvio, in prossimità della sua seconda venuta. Sono duemila anni che esiste la parabola della zizzania, la quale verrà raccolta e bruciata, prima della fine di questo mondo. Cancellare il più scomodo dei quattro novissimi (l'inferno) nell'illusione che ciò giovi ad attirare più anime alla fede, equivale a bendare gli occhi perché non si veda il pericolo verso cui si cammina Un errore fatale”!
Il Signore ci mette bene in guardia dal serpente, dall'astuto incantatore e ci ricorda più volte, nei Vangeli, che nella nostra esistenza terrena si gioca la partita per la nostra salvezza, la nostra decisione fra il Paradiso -Patria dei santi- e l'inferno, -dove ci sarà pianto e stridore di denti-.
Finché rimaniamo sulla terra, noi stessi rimaniamo liberi di scegliere, e il Signore usa la dolcezza per attirarci a sé, nella nostra libertà, ma, qualora noi diventiamo sordi alla Sua Voce, allora ricorre all'arma del “castigo” che non è punizione in sé, ma un ulteriore strumento di conversione, di purificazione!
L'origine etimologica del verbo “castigare” è infatti “casto”, esso richiama quindi quell'insieme di espedienti volti a “purificare”, perfezionare
A questa parola è stata però attribuita una valenza oggi fortemente negativa, così che l'amore appaia in netto contrasto con il “castigo”.
Ma se il castigo viene inteso nel suo significato reale, allora è facile capire che Dio castiga, o permette il castigo su questa terra, non con cattiveria, ma in un eccesso di bontà: Egli vuole, spera che, tramite quella “punizione”, l'essere umano si emendi dal peccato e torni a Lui.
La Bibbia è stracolma di “castighi” intesi correttamente, dalla cacciata dal Paradiso terrestre -che, da atto “giustamente” corrispondete all'infrazione di Adamo ed Eva, diventa l'occasione “misericordiosa” per “riguadagnare” il Paradiso perduto, ai consigli dispensati nei libri sapienziali (dove il tema del genitore che corregge il figlio è ricorrente), fino all'episodio della cacciata dei venditori dal Tempio.
Mons. Joao Scognamiglio, così commenta questo brano evangelico: Si è trattato di un atto di santa ira. In sè, la collera è una passione dell'appetito irascibile, neutra, ossia, nel bene e nel male. Se essa sarà conforme alla retta ragione, sarà buona; nel caso contrario, sarà cattiva. In Cristo Gesù, tutte le passioni sono sempre state ordinate e buone.
In concreto, non solo non si dovrebbe mai attribuire a questo Suo atto di vendetta il carattere di peccato, e neppure di imperfezione, ma, del tutto al contrario, esso è consistito in un'applicazione della virtù di zelo ad un grado eroico. Gesù cercò, con questo atteggiamento, di reprimere gli abusi e le offese contro il Suo adorato Padre. Quello che discredita un uomo preso dall'ira, è vederlo procedere come chi ha perso il controllo di se stesso, per questo, si rende un bruto. Nella scena in questione, al contrario, Gesù si mantiene tutto il tempo in piena maestà, padrone di Sé, assumendo l'atteggiamento di un Uomo la cui Anima è nella visione beatifica di Dio. Si tratta di uno zelo infiammato da un totale amore di Dio.
Sant'Agostino, nel suo inesauribile zelo per le anime, trae da questo episodio una saggia applicazione alla vita spirituale: "Il Signore non ci ha risparmiato. Colui che sarebbe stato flagellato da loro, Egli li flagellò per primo. Fratelli, il Signore fece una sferza di cordicelle e flagellò gli indisciplinati che mercanteggiavano nel tempio di Dio, ed in questo c'è qualche cosa di simbolico.
Ognuno tesse per sè una corda con i suoi peccati. Già il Profeta lo ha detto: ‘Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da buoi e il peccato con funi da carro!' (Is 5, 18). Chi fa questa corda? È colui che al peccato aggiunge un altro peccato. Com'è che i peccati si uniscono ai peccati? Quando si coprono i peccati fatti con nuovi peccati .
La Vergine ci offre il rimedio al “castigo”: emendiamoci dal peccato ricorrendo alla preghiera ed alla penitenza, che può ottenere il miracolo non solo della nostra personale conversione, ma anche quella di tanti nostri fratelli.

4 commenti:

  1. Chi legge, se non avvinto dall'Amore del Signore, può trovare questo articolo molto duro. Perché hai ragione, oggi si è persa, anche tra i cattolici, la cognizione della giustizia divina (tanto più quella umana!!). Depennando certi brani evangelici, perché troppo forti, si è arrivati a non credere più nell'esistenza del castigo divino, e di conseguenza, a quella dell'inferno. Mi pare che si debba cominciare a leggere il Vangelo per intero, e ritengo il tuo post un ammonimento a non lasciarci lusingare da chi assicura che il Signore è tanto misericordioso da non giudicare nessuno, e sempre e comunque disponibile al perdono. Certo, Dio perdona, ma deve trovare nel peccatore la ferma volontà di voler camminare insieme e verso di Lui. Gesù infatti ha anche detto: "chi accoglie me, accoglie chi mi ha mandato, ed io lo riconoscerò davanti al Padre mio che sta nei Cieli". Io credo che non servano ulteriori commenti: chi non accoglie il Signore, nella Santissima Trinità, non sarà accolto in Paradiso. Chi non accoglie, è colui che non fa la volontà del Padre (e quindi pecca!!!).

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  2. Dio è giustizia infinita come è anche misericordia infinita, non nel senso che poi alla fine perdona tutti, ma nel senso che offre a tutti la grazia per convertirsi, ma questa grazia va accolta...Dio è anche un Padre che punisce i suoi figli per educarli...e quanto ha bisogno il mondo di essere educato!

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  3. Sono d'accordo con entrambe, oggi abbiamo smarrito il senso di un'esperienza educativa "umana" modellata su quella "divina" (siamo esseri creati ad immagine e somiglianza di Dio), per cui, anche applicare il discorso della giustizia e della misericordia, al Signore che giudica, "castiga" per amore, pare un'utopia.
    Finiremmo per fare un discorso completamente in disaccordo con quello che però è poi anche il metro di giustizia umana: se umanamente ci "indigna" il fatto che i "cattivi" la facciano franca, perché il discorso, applicato a Dio (somma Giustizia), dovrebbe invece essere diverso? E' semplicemente questione di comodo: fa comodo pensare che Dio sia talmente buonista (non buono), da accogliere anche chi lo rifiuta.
    D'altronde, anche le relazioni di coppia, oggi, spesso si fondano sulle imposizioni...e quando qualcosa non va, a volte si arriva anche alla violenza.
    Hai ragione Marina, il mondo ha bisogno di essere educato, o meglio "rieducato", altrimenti finiremo per distorcere anche quello che ancora sembrerebbe reggersi in piedi (poca roba, in verità!)

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