sabato 12 giugno 2010

1-2-x IL TOTOCALCIO DEI SANTI...E IL SANTO CURATO D'ARS NON E' ABBASTANZA MODERNO....


Io penso che, soprattutto, sia importante che i fedeli possano vedere che questo sacerdote non fa solo un "job", ore di lavoro, e poi è libero e vive solo per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo. (Benedetto XVI, veglia conclusiva dell'anno sacerdotale)






La mancata proclamazione del Curato d'Ars come patrono dei sacerdoti, mi ha fatto riflettere -amaramente- sulla strana e sempre più diffusa tendenza a giocare alla “schedina dei santi”, ossia, quella specie di totocalcio spirituale, in cui i Santi non disputino una partita con altri loro “consimili”, ma vengano invece forzatamente portati a giocare con quelli che sono i “modelli ipotetici di santi moderni”.
Sappiamo che l'intenzione del Papa fosse quella di concludere l'anno sacerdotale proprio eleggendo San Giovanni Maria Vianney patrono dei sacerdoti.
Sappiamo anche che qualcosa è andato “storto”...e che il Papa non ha potuto dunque procedere in tal senso.
Ma, oserei dire, più che andar storto qualcosa, probabilmente, ad una serie di “ignoti” modernisti, sarebbe andato di traverso il boccone “amaro” di un tal parroco, un po' demodé (sempre secondo i canoni progressisti) patrono di tutti i sacerdoti.
Troppe volte mi è capitato di constatare che oggi si guardi ai santi del “passato” come a modelli che vadano bene solo “in parte”, ma che per il resto vadano e possano essere “modernizzati”.
Finanche episodi che leggiamo sui libri autobiografici di alcuni di questi nostri “amici del Cielo”, vengono paurosamente manipolati, per “trasformare” in qualcosa di moderno-chic, avvenimenti che sembra non possano più essere letti nella loro luce naturale...e soprannaturale.
Un esempio a caso? La definizione di Santa Teresina come di un'anoressica. Su un sito, peraltro molto frequentato....
La famosa “malattia”, di origine certamente soprannaturale, che la tenne inchiodata al letto, dolorante, incapace addirittura di esprimersi, è stata manipolata a tal punto!
Non ho ancora compreso se lo scopo fosse quello di fare della Santina di Lisieux una “patrona” delle ragazzine che hanno un rapporto conflittuale con il cibo, oppure se, semplicemente, l'intento fosse di rivestire di una certa patina “glamour” una delle Sante più amate anche ai nostri giorni.
Cos'è, c'è forse un certo timore a menzionare il demonio, a parlare di fenomeni soprannaturali, inspiegabili secondo le scienze umane? Consideriamo queste cose come “robivecchi”?
Ma prendiamo un altro esempio: la decisione di “rivestire” il viso di San Pio con una (costosa) maschera in silicone, che ne riproducesse le fattezze... anche questa scelta, a mio avviso, si colloca in questo stesso filone “glamour”: mostrare un Santo tale e quale è, nell'opera, nella vita, o nei resti mortali, pare faccia paura...oppure lo si trova scomodo? (cosa che sarebbe ben peggiore!)
Eppure, accanto ad alcuni Santi che in passato sono stati “coperti” (come Santa Lucia), in epoche nettamente meno remote, abbiamo avuto esempi di altri i cui corpi sono stati conservati senza orpelli di alcun genere...pensiamo a Santa Rita, a Santa Francesca Romana...
Non è il vedere delle ossa che ritornano ossa, a farci dubitare della santità di un Santo, né a spaventarci, visto che, non solo noi cristiani abbiamo (o almeno dovremmo!) avere un certo rapporto “sereno” con sorella morte, ma sostanzialmente, nessuno obbliga le persone “impressionabili” a recarsi presso l'urna di un Santo!
Aggiungiamo alla lista degli esempi anche alcune claustrali, apparse (nuovamente) poco tempo fa in tv, e che per problemi di “trasferimenti” da una sede all'altra, battibeccavano esponendo le proprie ragioni in prima serata.
Arrivate alle domande sulla “povertà e obbedienza”, con citazioni di Santi quali  Francesco d'Assisi e Teresa d'Avila, veniva tirato fuori immancabilmente un discorso che, nel senso, suonava così: “roba vecchia! Oggi si ragiona in altra maniera”!
Anche le motivazioni ipotizzate sul presunto motivo della mancata proclamazione del Curato d'Ars come patrono dei sacerdoti, fanno ancora una volta riflettere su quanto sia pericolosa e “diffusa” questa “tendenza” al restyling dei Santi!
Giorni fa, abbiamo letto questa notizia:
"Secondo I.Media, la decisione e' stata presa perche' il Curato d'Ars non sarebbe abbastanza rappresentantivo del sacerdozio del XXI secolo, ne' abbastanza universale'.
Secondo fonti vaticane citate dall'agenzia francese, San Giovanni Maria Vianney ''non riflette completamente la figura del prete di oggi, all'epoca della comunicazione''.
Sul primo punto (rappresentatività per il XXI secolo), mi sorge spontanea una domanda: dovremmo forse cambiare “periodicamente” anche “Gesù”, perché sono passati troppi secoli da quando è venuto ad annunciare la buona novella? 
Oppure sono il Suo messaggio, la “sostanza” del Suo insegnamento, la Sua stessa persona, che lo rendono un modello senza tempo?
Un modello è preso come tale nel momento in cui sia capace di esprimere, in un certo modo, la “perfezione” (umanamente raggiungibile, nel caso di un Santo patrono), per un certo tipo di “figura”.
D'altro canto, è la stessa Chiesa che ce lo insegna, nel presentare Maria Santissima come modello della Chiesa, concetto, questo, espresso esplicitamente dal Concilio Vaticano II.
Ora, il curato d'Ars, è stato un prete.  
Un prete fino in fondo. 


Non ha riservato energie, tempo, finanche denari (dava tutto e non teneva niente per sé), pur di mettersi al servizio delle anime, attingendo le sue energie da un continuo rapporto con il Signore, che lodava e ringraziava anche"tangibilmente", rimanendo in Sua compagnia davanti al Tabernacolo.
Cosa debba essere di più, nella sua “essenza” un sacerdote, non mi appare chiaro...forse perché esco dagli schemi di certi “modernismi”...
Ovvio, nessuno pretende che un modello venga seguito in maniera del tutto “standard”, rigida....
Gesù stesso è Maestro e Modello di tutti i cristiani, ma lo sarà in maniera diversa per il sacerdote, piuttosto che per il padre di famiglia, piuttosto che per il figlio o per la sposa, per la suora....
Allo stesso modo, se si prendesse il Curato d'Ars a “modello” dei sacerdoti, ci sarebbero diversità di modalità nello svolgimento del servizio concreto, pur guardando alla sua figura, perché non tutti i preti sono parroci, ma tutti i sacerdoti rimangono sacerdoti, sia che si occupino di una parrocchia, sia che insegnino, sia che siano ….in pensione! 
La loro “vocazione” al sacerdozio, rimane strettamente ancorata a quei Sacramenti, che oggi, in una certa misura, vengono sviliti con la scusa del “non ho tempo”, “ho da compilare dei documenti”, “ho la riunione del gruppo X”....
Ma la cosa che mi ha lasciata più sconcertata, è la seconda parte della motivazione: il curato d'Ars non rifletterebbe la “comunicatività dei sacerdoti”!
Bhè, si ha una strana idea di “comunicatività”, se si considera non comunicativo un prete che ha attirato folle di penitenti da ogni dove, pur essendo “nascosto” in una parrocchia piccola quanto quella di Ars, in tempi in cui non si viaggiava in aereo o in suv e non si potevano fare le prenotazioni via internet....
Mi domando ancora se possa essere poco comunicativo un sacerdote che si intratteneva quotidianamente, e per moltissime ore al giorno, con questa marea di persone, diverse per cultura, età, formazione spirituale...insomma, per ogni penitente l'equazione era quella che conduceva al risultato di un modo diverso di “accogliere” e confessare, calibrando il tutto alla persona...e questo da farsi in poco tempo (il tempo di una confessione!) e credendo fermamente nello Spirito che illumina il sacerdote nell'atto di amministrare il Sacramento della Misericordia.
Ritengo che la scelta del Santo Padre, ricaduta proprio su San Giovanni Maria Vianney, fosse stata di una delicatezza e di una saggezza "squisite".
 Benedetto XVI non era andato a cercare modelli di "preti straordinari" (e quindi, apparentemente "irraggiungibili") nelle grazie mistiche (come sarebbe stato un Padre Pio), né nel particolare "indirizzo di vita" (come San Giovanni Bosco, che spese tutta la sua vita nel progetto in favore dei giovani, o Don Gnocchi, che si consumò per i suoi malatini...), non aveva "preso di mira" sacerdoti particolarmente "titolati" (come il dottore della Chiesa San Giovanni della Croce)...
No, la sua scelta era caduta su un umile parroco di campagna, dalla storia biografica "normalissima" (quella di una qualsiasi persona), con un intelligenza nella media (dipinta a volte, anzi, al di sotto della media....), che amava leggere le vite dei Santi, per poi portare esempi concreti ai suoi fedeli (e non l' "autoreferenzialismo" che ascoltiamo oggi in tante omelie!), un prete che sapeva fare il prete, celebrare la Messa con devozione, inculcare la devozione, confessare.... adorare Dio....
Un prete che fece della sua piccola e inizialmente "disastrata" parrocchia di Ars, una parrocchia devota.... un prete che sapeva trasmettere, con la sua grande fede ed i suoi "ordinari" mezzi umani, l'Amore del Signore...
Il fatto che a qualcuno, una scelta del genere, non sia apparsa "adeguata", conferma la mia impressione: giorno dopo giorno, si perde sempre di più il senso di un “guardare” pienamente al modello di chi è giunto prima di noi alla santità, rammentando che la sostanza della vita cristiana non muta, e anzi, più il mondo si modernizza, più c'è necessità di guardare a quei modelli nella loro interezza.
Agire diversamente, dimenticando il nocciolo della vita spirituale che ha animato i Santi, significa scordare che realmente, nella vita di ognuno di noi, non viene prima il “fare” tante cose, ma il “vivere” in comunione con Dio per comunicarLo agli altri, in un mondo in cui, il “naturale” ed il “soprannaturale” coesistono, ma forse, gli occhi di tanti, si stanno disabituando a coglierne le sfumature e pretendono di rivestire tutto di una patina di “bello, moderno e funzionale”, che poi, di bello non ha nulla, perché dimentica il "punto focale" che è Dio, di moderno non ha niente, perché moderno è ciò che si adatta, pur restando identico nella sostanza, non quello che si adatta, pena una sua completa trasformazione...
E viene da sé, che se mancano le prime due qualità, come si potrà pretendere che una visione così distorta della santità, possa essere “funzionale”, conducendo a Dio, che è Verità  immutabile?
Bisogna ritornare a "scoprire" i Santi per quello che sono: persone che hanno saputo fare di Dio l'essenziale della propria vita, anche a costo di rinunce a tanto "superfluo" che oggi, a volte, appare "necessario" anche a chi è chi è chiamato a vivere con maggior pienezza la perfezione evangelica. Il Papa sta cercando di richiamarci a questo tipo di "visione".  Facciamo lo sforzo di seguirlo, fidandoci di Lui, che è il Vicario di Cristo in terra!


Nessun commento:

Posta un commento