venerdì 5 marzo 2010

STRANE COINCIDENZE ITALO-TEDESCHE. UN VENERDI' DI QUARESIMA CHE NON FINISCE MAI

Per Papa Benedetto XVI la Via Crucis del luogo comune e del gratuito attacco ad personam sembra essersi tramutata in un fermo immagine che non conduce alla resurrezione, ma che da tempo -da troppo tempo- si è fissata sulla scena della solita, stessa stazione, o meglio, al crocevia fra la prima (la condanna a morte) e l' undicesima (la crocifissione).
Nel gioco al rimpiattino dei novelli imperatori e soldati romani del papato Ratzingeriano, tutti sanno, molti dicono, pochi ci rimettono la tunica.
L'unico a fare realmente le spese di questo nascondino -carrieristico, mediatico e incivile- è sempre il Cristo di turno alias quel Pontefice che, già in partenza, si sarebbe macchiato del “peccato geografico”. Eh si, perché come il Messia non poteva venire dalla Galilea, un Papa del XXI secolo non potrebbe essere tedesco. Ed ecco sfornato il primo capo d'accusa in questo rimpiattino-calvario moderno.
Ma non basta, perché il Papa non sarebbe abbastanza mediatico, non seguirebbe le regole dello “show-ecclesial business”... e dunque, così come il Cristo non si prestava a rimanere nei canoni della sua epoca, osando guarire qualcuno di sabato e “rinnegando” il rituale delle abluzioni....ecco pronta la seconda imputazione.
Eppure non è ancora sufficiente. Dimenticavamo: il Santo Padre non vorrebbe realmente riappacificarsi con i fratelli ebrei. “Sponsorizza” Pio XII...e questo non va bene. E il terzo capo d'accusa è servito su un piatto d'argento.
In tutto questo concitato parlottare di “servi” accusatori, discepoli del rinnego e comparsate varie -apparse di volta in volta per seminare un po' di “sana” zizzania”- il Vicario di Cristo rimane impassibile nel nuovo Sinedrio tele-giornalistico. Cristallino nella sua serenità, nella sua limpidezza di coscienza, di pensiero, di azione. La spiritualità cattolica insegna che la perfezione si raggiunge con il dominio di sé e con il rinunciare a scusarsi, tanto più quando si sappia di essere accusati ingiustamente. E' l'esempio che diede Gesù a suo tempo, è quello che i Santi hanno attuato. Il Papa non fa che seguirne la scia, dando la migliore delle testimonianze di umiltà e di fede incrollabile nell'unico vero Giudice delle coscienze e dell'agire umano.
Tuttavia, il pensiero si mette in moto in automatico -quasi ormai per triste abitudine- davanti a certe strane “coincidenze”, a sovrapposizioni di notizie, fatti, “scandali” presunti, che sembrano puntualmente venire alla luce in prossimità di eventi particolarmente significativi per il pontificato di Benedetto XVI.
Senza fare troppi passi indietro, basti ritornare con la memoria al mese di Gennaio.
L'incontro in Sinagoga tra il Santo Padre e la comunità ebraica di Roma è stato immancabilmente preceduto da un rintuzzo di notizie -più o meno montate ad arte- tese esclusivamente ad infervorare gli animi di pregiudizio e falsità storica.
E ora la solfa si ripete.
A metà marzo dovrebbe essere resa nota la lettera che Benedetto XVI ha scritto in merito alla spinosa questione dei “preti pedofili” irlandesi. Una missiva che giungerebbe dopo un'operazione di profondo “repulisti”, supportato da indagini e dossier accurati. Un testo che, nello stile di Papa Ratzinger, non sarà semplicemente elencazione di retorica e luoghi comuni.
Ed ecco che, come da copione, i giorni scorsi sono stati un susseguirsi di notizie su ulteriori episodi di abusi su minori -intollerabili, ovviamente, laddove realmente siano stati perpetrati- fino ad arrivare ad una “nota” doppietta storica: il duo “Kung-Repubblica” che questa mattina proponeva -come antidoto alla pedofilia- il solito, irrisolutivo e semplicistico rimedio dell'abolizione del celibato ecclesiastico. Ovviamente con la stoccata finale al Vaticano “silenzioso” che avrebbe occultato la verità -finita sulle scrivanie del palazzo apostolico- fin dai tempi in cui a capo della Congregazione per la dottrina della fede, c'era proprio il Card. Ratzinger. Ed è questo il vero nocciolo dell'articolo del “teologo”. Fingere di delineare soluzioni ad un problema gravissimo, per poi partire nel reiterato attacco senza fondamento nei confronti del Vicario di Cristo.
Si potrebbe dire: è la solita solfa già sentita.
Ma, guarda caso, questa solfa viene propinata in una fase delicatissima della questione “pedofilia in Irlanda” e, ancora più casualmente, ha “anticipato” con un tempismo senza pari, lo scoppio della bomba a orologeria lanciata, poche ore dopo, contro Papa Benedetto XVI e suo fratello, Georg Ratzinger.
Il Corriere della sera scrive di “presunti abusi sessuali su bambini” del coro di Ratisbona -diretto all'epoca dal fratello del Santo Padre- che avrebbero avuto luogo negli anni 50 e i cui responsabili non solo sarebbero stati condannati, ma non sono neanche più tra i vivi. Sul Blog degli amici di Papa Ratzinger, viene svelato il “retroscena” della stampa italiana (ancora una volta, Repubblica...Libero, il Giornale e le agenzie di stampa  Ansa, Apcom, Asca...), che per prima avrebbe tirato in ballo il nome del fratello del Pontefice, non comparso invece -almeno inizialmente- sui portali giornalistici esteri e non accusato da nessuno (d'altronde, il direttore di un coro sarebbe responsabile di qualcosa -ammesso che qualcosa fosse accaduto- di cui non aveva cognizione?).
Non solo, ma Georg Ratzinger assunse la direzione del coro nel 1964 e allora...i conti non tornano.
Ma la stampa sta prontamente intervenendo in questo senso, per “correggere” i numeri impazziti e il periodo in cui gli abusi sarebbero stati perpetrati, si è già allargato e coprirebbe gli anni dal 1958 al 1973.
In mezzo a questa matematica impazzita, sembrano non tornare nemmeno i numeri della Via Crucis del Papa, novello Cristo che qualcuno si diverte a lasciare sospeso fra condanna e crocifissione, in un percorso quaresimale che sembra destinato a non dover finire mai. E in quest'altalena fra le stazioni del calvario benedettiano, ci voleva anche il Cireneo che aiutasse a portare il peso dell'ingiusta croce. E Simone di Cirene, oggi, si chiama Georg Ratzinger.
Che i moderni “giudici e crocifissori” della famiglia Ratzinger, possano rammentare la fine della “favoletta” del Golgota: userebbero maggiore prudenza e intelligenza, nell'ergersi a romani del nuovo secolo.

3 commenti:

  1. Un'arringa di un avvocato difensore assolutamente convinto della probità del Papa,non poteva essere migliore!!! Tutti noi dobbiamo essere cirenei, e caricarci della croce che sempre più la Chiesa deve portare sulle spalle: perseguitata come non mai, deve soccombere a calunnie sempre più forti! Ma sappiamo che il Male sta dilagando, e quel Male non desidera che il Bene sopravviva: perciò secondo gli attuali canoni, la Chiesa deve morire. E come, se non calunniando e perseguitando il Papa, che ne è il Vicario di Cristo? Brava, come il solito, nella difesa del Pontefice, ed io condivido in pieno il tuo grido allarmato!!!!
    Ti abbraccio

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  2. Preferirei sinceramente non dover scrivere in questi termini, vorrebbe dire che non ce ne sarebbe bisogno, ma considerando il fango che ha sepolto il giornalismo (e non solo quello...), spero almeno di essere un sassolino lanciato nello stagno.
    Un caro abbraccio

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  3. Sei più di un sassolino!!! E se tanti sassolini vengono lanciati, qualcuno poi li dovrà raccogliere per forza!!!
    Coraggio, il Signore non permetterà che la cosa abbia un seguito negativo e sarà fatta chiarezza!!!

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