sabato 13 marzo 2010

I sassolini contro la Chiesa. Quando le mine vaganti rimangono ciottoli che non scalfiscono il diamante




C'è chi non ama riempirsi le tasche di caramelle e cioccolatini, spezzafame e leccornie varie. 
E non di certo perché siamo in quaresima, tempo di digiuno e di penitenza.
No, a qualcuno piace trascinarsi dietro una zavorra di sassolini, di quelli che a vederli sembrano carini, colorati, quasi affascinanti.
Quei ciottoli che si raccolgono in riva al mare, ai piedi delle strade di montagna e dei sentieri di campagna, per poi dipingerli in maniera artistica, riscoprendovi forme strane, che paiono richiamare fattezze animalesche o addirittura umane.
De gustibus, si potrebbe dire. Ossia, i gusti sono personali.
Tuttavia, la moda di oggi non è fare collezionismo di sassi dipinti, bensì ricercare accuratamente i sassolini migliori, appuntiti, ruvidi e leggeri. 
Quei ciottoli che a vederli paiano innocui, facili da lasciare penzolare dalle tasche ricolme, che all'apparenza non appesantiscano il passo di chi se li porta appresso.
Quegli stessi sassi che, una volta scagliati, siano però in grado di entrare in corpo come proiettili, danneggiare organi vitali, lasciare ferite che non si cancellino neanche col tempo.
E l'intento vero dei ricercatori di queste pseudo-pepite (nemmeno poi d'oro), è proprio di trasformarli in "arma bianca" facendo un uso completamente inappropriato e fortemente diseducativo.  
Quell'uso che mette la ragione tragicamente sotto le suole delle scarpe e utilizza il sapere e la scienza per fare gratuitamente del male. 
Un male non semplicemente personale, ma soprattutto sociale, collettivo.
Quello che il Vangelo chiama, in una sola parola, "scandalo". 
Quel male che fa realmente toccare con mano quanto l'essere umano sia capace di poter ascendere alle vette sublimi della santità o trascinarsi nel fango della cattiveria, dell'odio, di quei sentimenti che fanno meno uomini e più bestie.

Uno di questi "sassolini nello stagno" è stato lanciato nel mare della Chiesa qualche giorno fa, quando intorno alla manipolata (giornalisticamente parlando) vicenda della pedofilia ratisboniana, si è dato avvio alle fasi finali del lungo percorso di "avvicinamento" al Papa, ultimo bersaglio da colpire con uno di questi "ciottolini".
Il cerchio dello stagno ha quindi preso a percorrere un moto inverso rispetto a quello che di norma -se la scienza per qualcuno non è un'opinione, come tante altre cose lo sono- esso realizza.
Non un sasso che vada dritto al centro e poi disperda il suo moto verso l'esterno, ma, al contrario, un sasso che parta dal cerchio più largo, per poi arrivare fino in Germania...passare da Ratisbona....e, guarda caso, arrivare nientemeno che a Monaco! 
Ovviamente, in questa "dispersione" di energia cinetica molti hanno agito come piloti di formula 1: tutti a seguire la scia dello Schumacher di turno, per guadagnare velocità senza grossa fatica.
E qualcuno ha lanciato così il secondo sassolino: vuoi vedere che -prima o poi-  si comincerà a ricercare qualcosa anche nella diocesi di Monaco, retta dall'allora Mons. Ratzinger?
La domanda formulata dal giornalista di turno, suonava più o meno così.
Per chi è ormai amaramente pratico di queste cose, il giochetto di finto stupore e di ipotetica previsione sul futuro, non ha lasciato spazio a dubbi. 
Lo sparaneve era già pronto dietro l'angolo e preannunciava bufera.
E la tormenta è scoppiata ieri sera, quando si è cominciato a divulgare la notizia di un prete pedofilo che si trovava nella diocesi di Monaco proprio negli anni della gestione Ratzingeriana.  Fortunatamente (Deo gratias!) la sala stampa Vaticana ha prontamente  chiarito i fatti, sottolineando la completa estraneità del Santo Padre alla vicenda e la piena responsabilità dell'allora Vicario Generale. Non solo, ma a dispetto di quanto ieri sera si leggeva e si ascoltava, non sono stati perpetrati abusi negli anni in cui il Papa era Arcivescovo nella diocesi "incriminata". 

Ma facciamo un passo indietro e torniamo ai nostri ciottoli, sassi e macigni.
Tutti questi sassolini che hanno preceduto il "masso" scagliato ieri sera, potevano ricordare i famosi sassi lanciati dai cavalcavia, quelli che facevano "scuola" e invogliavano molti -specialmente giovani ed evidentemente con poco sale in zucca- a concedersi cinque minuti di pericolosa ebrezza, gettando pietruzze più o meno grandi contro le auto che sfrecciavano sotto le loro teste, con il rischio di provocare seri danni alle persone o,addirittura, di  ammazzarne qualcuna.
Ma fanno anche ritornare con la mente ad un famoso motivetto degli anni 40, che ancora oggi si canticchia: 

 Ho un sassolino nella scarpa, ahi,
che mi fa tanto tanto male, ahi.
Batto il piede in su, lo batto in giù,
giro e mi rigiro sembro Belzebù"

Verba volant, scripta manent
Oggi, a distanza di 70 anni, questa strofetta di una canzonetta "leggera" sembra calzare a pennello al disgustoso gioco di distorsioni informative e di diffamazione anticattolica che qualcuno trova tanto divertente. Un gioco pericoloso dietro il quale c'è indubbiamente l'opera del maligno, satana, il diavolo, chiamiamolo come vogliamo. 
Perché l'artefice del male, il bugiardo per eccellenza, altri non è, se non proprio lui.

E questo "sassolino nella scarpa" fa male, davvero tanto. 
E non mi riferisco al "dolore" dei calunniatori, degli invidiosi, dei "rivoluzionari", dei "burattini delle finte ideologie religiose, politiche e sociali" che si fanno strumento (più o meno consapevolmente, se proprio volessimo lasciare uno spazio di "ragionevole dubbio") di "Belzebù" e non riescono a trovare pace finché non abbiano sputato il rospo.
No, mi riferisco al dolore sincero e vero di quanti sono costretti a guardare la barca della Chiesa trascinata in una tempesta costruita ad arte. E al dolore dei diretti interessati, delle vittime degli abusi realmente commessi, o di quanti vengano chiamati in causa senza colpa.
Una bufera in cui si ricorre allo sparaneve artificiale, per scatenare tempeste che altrimenti la natura non potrebbe "produrre".
I fatti di Monaco lo dimostrano, i dati concreti, reali, testimoniano la completa estraneità del Santo Padre alla vicenda e dunque siamo davanti al maldestro tentativo -delle varie categorie sopra citate- di inscenare un cataclisma che, come tutte le cose non veritiere, ha le gambe corte. 
Ovvio: il male ha sempre delle ripercussioni, anche nascoste, apparentemente invisibili. Scatena il dubbio, la fragilità delle convinzioni, istiga alla mormorazione, al pettegolezzo, occulta la verità.
Aziona il meccanismo già descritto del "sasso nello stagno". 
Tuttavia davanti a questa continua, maniacale campagna antipapale (prima ancora che antiecclesiale!) probabilmente i più svegli o anche i più semplici, sicuramente apriranno gli occhi. 
Forse suonerà loro strano che qualcuno non abbia niente di meglio da fare che andare a cercare il solito pelo nell'uovo e sempre nello stesso pollaio. 
Qualcun'altro si stuferà di star dietro a queste continue polemiche e smetterà di leggere queste notizie palesemente diffamatorie.
E si spera che in altri -fino ad ora rimasti un pò sonnecchianti- si risvegli il desiderio di una maggiore criticità, che porti a voler ricercare il vero che c'è dietro tutto questo polverone sollevato ad arte contro il Santo Padre.

Per ora, quello che rimane sotto gli occhi di tutti, quello che anche i giornali sono costretti ad ammettere -magari a denti stretti, magari non nei titoloni sparati a caratteri cubitali- è una verità "scientifica": i sassi rimangono sassi e i cristalli, cristalli.
Così, senza fare voli pindarici -ma rimanendo nel campo della scienza tanto decantata da laicisti, atei e gnostici di tutti i tempi- si può affermare con certezza che mentre gli aggregati minerali scagliati contro il Papa rimarranno sassi brutti e opachi, al timone della barca della Chiesa rimane un minerale di ben diversa fattezza. 
Un cristallo trasparente, senza macchie scure (i famosi scheletri nell'armadio che qualcuno cerca di tirar fuori dai cilindri magici!), bello a vedersi nella sua brillantezza, nelle sue sfaccettature che non hanno la superbia di trattenere la luce per sè, ma che se ne fanno generose dispensatrici.
E potremmo azzardare un'analisi gemmologica ancora più qualitativa: signori e signori, siamo davanti ad un diamante! 
L'unico materiale che non si lascia scalfire da nessun altro, ma è viceversa in grado di scalfirli tutti.
Chissà, forse tutta questa ignobile campagna antipapale a qualcuno aprirà finalmente gli occhi, riempiendoli di stupore per la lucentezza di questa gemma che oggi guida la Chiesa Cattolica. 
Non tutto il male viene per nuocere: senza tenebre, i più ciechi, non riescono a scorgere la luce abbagliante.



1 commento:

  1. "Un diamante è per sempre",cita quel detto, e il Papa resta tale, malgrado tutte le laide pietre che gli vengono gettate contro! Se per far giornalismo, si deve per forza cercare nella melma facendo gossip, calunniando, mettendo zizzania e spargendo basse insinuazioni, direi che è una professione che ha perso lo smalto di un tempo. Il giornalista deve cercare la verità, e pubblicare notizie che siano del tutto verificabili. Altrimenti vada a fare alto mestiere, per esempio lo spazzino, così raccoglie tutte quelle porcherie che ha seminato sul suo cammino!! Brava, i giornalisti dovrebbero agire come te, sulla strada della Verità!!

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