lunedì 14 aprile 2014

SETTIMANA SANTA: tempo per meditare - Maria crocifissa col Crocifisso


STABAT MATER DOLOROSA
IUXTA CRUCEM LACRIMOSA
DUM PENDEBAT FILIUS

(Jacopone da Todi, Stabat Mater)



La Settimana Santa ci proietta non solo sul dolore redentivo di Cristo, ma anche su quello di Sua Madre.

Scriveva Giovanni Paolo II nell'Enciclica "Dives in Misericordia" , n.9: 
"Maria è colei che, in modo particolare ed eccezionale - come nessun altro -, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Tale sacrificio è strettamente legato alla croce del Figlio, ai piedi della quale ella doveva trovarsi sul Calvario".  

Si può dire che la Madre è anche lei "crocifissa" col Figlio e sono varie le espressioni della tradizione popolare e della Parola di Dio che sottolineano questo aspetto di compartecipazione al dolore di Cristo.

Lo Stabat Mater, scritto da Jacopone da Todi, nel verbo "stare" rimanda al significato di colei che è "fissa", ma anche "appoggiata" alla Croce, "in piedi, eretta".
L'etimologia della parola indica infatti proprio questi significati e ci dona l'immagine di una Madre sofferente, eretta come su una Croce di dolore, fissata su questo legno doloroso, inchiodata su quel suolo che è lo stesso su cui è stato issato lo strumento di morte per suo Figlio.


"E anche a te una spada trafiggerà l'anima" . (Lc 2,35) 
 Siamo  dinanzi ad un parallelo con quella lancia che trafiggerà il Costato di Cristo, facendoGli versare fino all'ultima goccia di Sangue (cfr Gv 19,34).
Maria è crocifissa anche lei nel cuore: dà veramente tutto il suo sangue in un martirio interiore, e lo dona per noi, in unione al Sacrificio del Figlio.


C'è poi l'immagine, tradizionalmente popolare, della Vergine addolorata, che racchiude sia l'idea della "crocifissione del cuore" attraverso l'iconografia della spada (o delle sette spade) conficcata nel suo petto, che quella della "regina" addolorata.
Maria è coronata di dolori, così come il Figlio è coronato di spine che rappresentano i nostri peccati, causa per Lui di sofferenza fisica e interiore.
In questo modo, quella Croce che per Cristo è il "trono", anche per la Madre Sua diviene motivo di "regalità". E' la regalità scelta da Dio per salvare l'uomo peccatore e passa attraverso la sofferenza che ci purifica, ci redime.

C'è anche un'ultima iconografia che può aiutare nella meditazione: è quella delle tradizionali "Pietà", in cui il Corpo senza vita di Cristo riposa per l'ultima volta tra le braccia della Madre.
Questo Corpo appesantito dalla morte diventa in un certo senso - e simbolicamente - il peso dei nostri peccati che non solo hanno gravato su Gesù, ma che ora gravano su Maria, che accoglie il Cristo caricatoSi delle colpe dell'umanità.
Questa posizione - braccia allargate, palmi aperti, gambe piegate - ricorda verosimilmente quela di Gesù sulla Croce.
Maria è ancora una volta "Crocifissa col Crocifisso", anzi, quasi simbolicamente "crocifissa dal Crocifisso" che ora sorregge di nuovo in grembo. La inchioda il dolore per la morte di suo Figlio, la inchioda il peso di quel peccato nostro che Egli ha portato per noi.

 
"Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. 
Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. 
In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia: Madonna della misericordia o Madre della divina misericordia; in ciascuno di questi titoli c'è un profondo significato teologico, perché essi esprimono la particolare preparazione della sua anima, di tutta la sua personalità, nel saper vedere, attraverso i complessi avvenimenti di Israele prima, e di ogni uomo e dell'umanità intera poi, quella misericordia di cui «di generazione in generazione» si diviene partecipi secondo l'eterno disegno della SS. Trinità".  

(Giovanni Paolo II - Dives in Misericordia, n.9)


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