giovedì 31 luglio 2014

IL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI SI E' ISCRITTO ALLA MESSA PERENNE DELLA PIA UNIONE DEL TRANSITO DI SAN GIUSEPPE



La pagina de "La Santa Crociata" m.7/14, rivista mensile dell'Opera don Guanella


Cari amici del blog, questa notizia mi è particolarmente cara, perché fin da piccola anche io sono iscritta alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe.
San Pio X, Pontefice regnante all'epoca della sua istituzione, fu il primo ad associarsi a sostegno dell'iniziativa di don Guanella, il suo fondatore:

"La Pia Unione del Transito di S. Giuseppe venne fondata nel 1913 da San Luigi Guanella (1842-1915) con l'approvazione e l'aiuto del Sommo Pontefice S. Pio X per due scopi principali:

 1) promuovere e divulgare nel mondo il culto di S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa e in particolare della buona morte;

2) stringere nel numero maggiore possibile sacerdoti e fedeli in una Crociata universale di preghiere e d'opere buone a favore dei morenti di tutti i luoghi e di tutti i momenti, disponendo così anche loro ad una morte santa.
La Sede Primaria della Pia Unione si trova in Roma presso il Tempio di S. Giuseppe, eretto a ricordo del duplice Giubile - Sacerdotale ed Episcopale - di S. Pio X e funzionato da Sacerdoti, Servi della Carità, di don uanella.
La Pia Unione conta  milioni di iscritti in tutto il mondo". 
(dalla pagellina per gli associati)


Gli impegni per gli associati sono di recitare ogni giorno (anche più volte) una giaculatoria a San Giuseppe: ("O S. Giuseppe, Padre Putativo di Gesù Cristo e vero sposo di Maria Vergine, prega per noi e per gli agonizzanti di questo giorno /o di questa notte/") e, se possibile, di sostenere le opere di culto e di carità presso la Basilica di San Giuseppe al Trionfale.
I vantaggi spirituali sono molti, tra cui indulgenze in giorni particolari e il frutto delle Sante Messe celebrate nel Tempio di Roma.

Accanto alla Pia Unione si pone l'iniziativa della MESSA PERENNE, sorta per volere di Papa Benedetto XV : i sacerdoti che lo desiderano possono iscriversi ad essa, impegnandosi a celebrare una volta all'anno, una Messa per i morenti.
Tutti i pontefici vi hanno aderito, da Benedetto XV a ...Benedetto XVI, che si è aggiunto da poco alla schiera dei sacerdoti che ricordano i morenti di ogni tempo e luogo.

Per maggiori informazioni potete consultare il sito ufficiale della Basilica Parrocchiale di San Giuseppe al Trionfale e quello della Pia Unione.


COME ARGILLA NELLE MANI DEI VASAIO.... - riflessioni a margine della Parola di oggi -


"Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremìa: 
«Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola».
Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. 
Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini: 

«Forse non potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio? 
Oracolo del Signore. 
Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, 
così voi siete nelle mie mani, casa d’Israele»".





La prima lettura di oggi (Ger 1,8-6) ci presenta Dio come un vasaio, che crea e ricrea i suoi vasi per renderli così come egli desidera.
Questa immagine ha il sapore ancestrale del racconto della creazione, quando Adamo prende vita proprio dal fango impastato da Dio e su cui Egli alita il Suo soffio di vita.
Rimanda poi anche alla creazione del "nuovo Adamo", che è Cristo, l'Uomo Dio, fatto di carne come noi, ma unito alla Persona Divina del Verbo.
Da un Adamo al nuovo Adamo la "carne" dell'uomo viene ricreata, perché allontanandosi da Dio, la creatura aveva distorto quel suo essere ad immagine e somiglianza della Divinità Una e Trina.
Ecco che l'umanità è veramente come argilla nelle mani del Creatore, che tiene in mano l'essere umano e lo riforma in Cristo, lo rinnova, lo salva, lo purifica.

L'etimologia del termine "argilla" rende con immediatezza questa idea di "purificazione" dell'uomo in Cristo: il termine greco ARGILLOS deriva da ARGOS o ARGES che significa BIANCO, SPLENDENTE.
Il nuovo Adamo ci dona la lucentezza dell'essere figli di Dio purificati dal peccato e destinati ad un "biancore" ancora più grande quando saremo finalmente in Cielo, glorificati anche noi nel Paradiso, per essere realmente e per sempre gloria e compiacimento di Dio.
Quello che accade al momento della Trasfigurazione ce ne da' un'idea: le vesti di Cristo, ci dice l'evangelista, divengono bianche come nessun lavandaio sulla terra saprebbe o potrebbe renderle.
Così saremo anche noi, di una luminosità inimmaginabile, quando raggiungeremo la gloria dei beati.

Dio Padre vuole dunque fare di noi dei vasi capaci di contenere la Sua Santità, il Suo Amore, il Suo splendore: noi possiamo brillare di luce riflessa, che si espande dal nostro tempio interiore, in cui abita lo Spirito Santo, in cui la Trinità viene a prendere dimora quando viviamo la vita di Grazia.

Accogliamo l'invito del nostro Creatore: lasciamo "ricreare", plasmare continuamente ad immagine e somiglianza dell'Uomo Gesù, che è il perfettissimo Uomo da cui possiamo imparare ad essere "santi ed immacolati nella carità" (Ef 1,4) e affidandoci a Maria Santissima, affinchè con perseveranza custodiamo il tesoro che portiamo in vasi di creta, segno che questa ricchezza non viene da noi, ma Dio (cfr 2 Cor 4,7)
Lui si fida di noi: ci affida un bene prezioso. Facciamolo fruttificare!
 

martedì 29 luglio 2014

"SE TU FOSSI STATO QUI"! - riflessioni a margine del Vangelo di oggi


Il Vangelo odierno (Gv 11,19-27) ci immette in una scena toccante: l'arrivo di Gesù a casa di Marta e Maria - sorelle di Lazzaro, morto da parecchi giorni - ed in particolar modo il suo incontro con la prima delle due.

Marta usa un'espressione che a prima vista parrebbe di rimprovero: "Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto", ma le parole che fa seguire danno una sfumatura diversa al suo dire: "Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà".

Le parole di Marta non sono sinonimo di poca fede, al contrario, appaiono un inno alla misericordia e alla capacità di compassione del Dio-Uomo che è Cristo, e contemporaneamente alla Sua onnipotenza, a prescindere dagli eventi umani.
L'amica ha compreso, "conosciuto" (come ci dice Giovanni nella prima lettura di oggi), che Dio è Amore.
Marta conosce, "vede" il Cuore di Dio che batte umanamente in Cristo.
Sa che quel Cuore si è tante volte commosso dinanzi alle miserie fisiche e spirituali di molti uomini e donne e che per questo ha compiuto miracoli.
Marta ha compreso la "Misericordia" divina che opera non solo sulle anime, ma anche sui corpi. 
Ciò che vuole dire dunque a Gesù è questo: "se Tu fossi stato qui, il Tuo Cuore buono e misericordioso, che ama ciascuno di noi con amore viscerale, non avrrebbe permesso la morte di Lazzaro. Lo avresti guarito"!

C'è però di più: Marta va oltre e dimostra la sua fede incrollabile: a dispetto del decesso avvenuto ormai da giorni e giorni (tanto che Giovanni, in altri versetti, sottolinea l'elemento del cattivo odore che emana il cadavere), questa donna "crede" che Gesù sia Dio e che dunque possa chiedere al Padre qualunque miracolo, anche adesso che la morte è già sopravvenuta.

Mi piace sottolineare anche un altro aspetto, che si manifesta in quella risposta apparentemente in contraddizione con il suo credere: "So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno".
Mi viene spontaneo intrerpretare queste parole come la manifestazione di un "santo timore di Dio": Marta non vuole "tentare" il Signore chiedendo forzatamente un miracolo.
Sembra che lei, pur nella consapevolezza che Dio tutto può fare, accetti anche la possibilità che il miracolo non avvenga, che non rientri nei piani divini.
E sopra tutto questo rimane la salda speranza che la risurrezione ci sarà, nell'ultimo giorno e che lei e suo fratello si rivedranno.
Gesù sembra apprezzare questa fede genuina, fiduciosa, piena di speranza nella Vita Eterna.
Per questo rimarca la sua affermazione: "Tuo fratello risorgerà", con una domanda: "chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?"

Come il centurione aveva detto a Cristo che non occorreva che Egli si recasse in casa sua, perchè poteva guarire il suo servo ammalato anche da lontano (cfr Mt 8,9), allo stesso modo, Marta crede che dovunque e comunque, Dio possa operare miracoli. 

Quello che oggi più mi colpisce di questa pagina evangelica è allora il binomio Cuore-Onnipotenza di Dio.
"Se tu fossi stato qui" è l'espressione massima dell'amore di chi conosce il Cuore che ha di fronte e sa che solo in Gesù c'è conforto e speranza, salvezza e guarigione.
E' il grido accorato dell'amica all'amico.
Come scrisse S.A.d'Euxupery in uno dei suoi libri: "Amico, ho bisogno di te come di una sommità dove si respira"!
Dio è questo amico che è la nostra "altezza", la capacità di elevarci nella fede e nell'accettazione del suo volere, nella speranza e nell'amore.
In Lui possiamo "respirare" l'aria buona, quella che ci dona la Vita Eterna.
Non a caso Dio crea "alitando" un soffio vitale nell'uomo, quel soffio che è una comunicazione della Sua stessa Vita.

Che possiamo avere sempre il desiderio di respirare Dio, vivere di Lui, in Lui e con Lui, in qualunque circostanza della nostra esistenza.

mercoledì 23 luglio 2014

RIMANERE NELL'AMORE! Riflessioni sulla Parola di oggi


"Rimanete in me e io in voi"
(Gv 15,4)



"Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto"

(Antifona al Vangelo)



Il Vangelo di oggi (Gv 15,1-8) ci proietta in una realtà interiore meravigliosa: abitare, dimorare in Cristo, rimanere in Lui.
Non si tratta di un qualcosa di "esteriore", che tocchi solo la nostra realtà materiale; qui viene coinvolta l'essenza del cristianesimo e del nostro rapportarci a Gesù.
Di più, viene chiamata in causa l'essenza di Dio e del Suo farSi incontro a noi.

L'antifona al Vangelo ci porta infatti in questa direzione: rimanere in Lui è accedere alla Sua stessa "ontologia" divina  (a ciò che Dio "è"): l'Amore.

Rimanere in Cristo è dunque rimanere nell'Amore perché "Dio è Amore", "formula" che troviamo in  1Gv 4,8 e che poi viene specificata - nello stesso capitolo - al versetto 16:
"Noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. 
Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui".

Entrare nella realtà più vera, più intima di Gesù è dunque lasciarsi conquistare, avvolgere dall'Amore del Dio Uno e Trino di cui Egli ci svela il "volto"; è sentirsi amati da Lui, ma anche amare a nostra volta i fratelli.
Gesù che è Amore ha vissuto esattamente in questo modo: totalmente avvolto dall'Amore del Padre e obbediente alla Sua volontà, legato a Lui dallo Spirito Santo Amore, Si è fatto dono totale per tutti gli uomini, per la salvezza di quanti vogliono credere in Lui, accoglierLo, ricambiarLo.
In questo ultimo punto c'è per noi il salto di qualità: non basta solo sentirSi amati da Dio, occorre amarLo in Sè stesso e nei nostri simili, che sono creature "ad immagine e somiglianza" Sua.

San Giovanni insiste su questo ultimo punto, al pari del primo.
Se Gesù ci ha lasciato il "comandamento nuovo" (Gv 13,34) dell'amore reciproco sul modello del Suo amore per noi, allora ecco che "rimanere nell'Amore" è rimanere nella TOTALITA' del dono che Dio stesso è.

Rimanere in Cristo è rimanere nel Suo dono più grande, nel Suo Tutto che Si è dato per amore, con amore, nell'Amore, fino al sacrificio della Croce.
L'amore "costa" sacrificio, l'amore a volte è far morire l'uomo vecchio che è in noi, ma il taglio del tralcio di cui parla il Vangelo di oggi è stato - paradossalmente - vissuto anche dalla Vite: assumendo la nostra natura umana, Gesù si è fatto "potare" prima di noi, affinché noi divenissimo capaci di sopportare il dolore connaturale ad ogni potatura.
E' esattamente ciò di cui parla San Paolo, nella prima Lettura proclamata oggi: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". (Gal 2,19)


Rimanere nell'Amore è dunque "conoscere" Dio, nel senso biblico del termine: amarLo donandoci a Lui e agli altri.

Che la Vergine Maria, che veramente ha compreso e "conosciuto" l'Amore di Dio, anzi, "Dio Amore", ci aiuti a vivere come ci esorta San Giovanni, nella Sua Prima Lettera e a fare nostre le parole del Salmo 34, affinché, liberati da ogni paura, corriamo con gioia sulla strada dell'Amore! (cfr Sal 34, 5): 


"Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: 
chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio.
 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 

In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi:
 Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito,
 perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. 

In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, 
ma è lui che ha amato noi 
e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri,
 Dio rimane in noi 
e l'amore di lui è perfetto in noi. 

In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: 
egli ci ha donato il suo Spirito".

 (1 Gv 4,7-13 )


martedì 15 luglio 2014

FARE DI CRISTO IL CUORE DEL MONDO!


"Dio, ricco di misericordia, 
per il grande amore con il quale ci ha amati, 
da morti che eravamo per i peccati,
ci ha fatti rivivere con Cristo: 
per grazia infatti siete stati salvati.
Con lui ci ha anche risuscitati
 e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù" 

(Ef 2,4-6)



Una delle antifone della Liturgia delle Ore ci fa pregare così:
"Ora si compie il disegno del Padre, fare di Cristo il cuore del mondo".

San Paolo ci aiuta ad entrare nell'interiorità di questa affermazione, allorché ci dice che la vita - la Vita Nuova, la Vita Vera - viene a noi in Cristo, per mezzo del quale il Padre ci dona, nello Spirito, la Grazia e la Risurrezione.
Paolo parla in un "presente storico" che ci porta già alla fine dei tempi, quando, risuscitati in Cristo e con Cristo, ci ritroveremo a fianco del Padre, in corpo e anima.
E' un espediente linguistico che esprime per noi credenti una grande certezza: il battezzato che vive in Grazia di Dio vive già un qualcosa dell'eternità, comincia a gustare - nella fede e nella speranza - questa certezza della risurrezione e della gloria di cui il Padre rivestirà ciascuno dei Suoi figli da Lui "benedetti", facendoli sedere nel posto che il Figlio ci ha preparato.

Tutto questo ci fa ben comprendere cosa voglia dire che Cristo è il cuore del mondo: come il cuore pulsa, pompa il sangue e dunque da' la vita, allo stesso modo, Cristo è il Cuore di Grazia che dona la vita spirituale al mondo intero.
La creazione ha acquistato una vitalità nuova perché è rinata da quella "morte" in cui soggiaceva dopo il peccato dei progenitori e le continue infedeltà del popolo di Dio all'Unico Signore.
Questa rinascita si è verificata in Gesù, che ha donato la vita di Grazia alle creature, "rinnovando" ogni cosa.
La vita ed il rinnovamento hanno avuto inizio con il mistero dell'Incarnazione, che ha fatto avviare il piano di salvezza di Dio su questa terra.
Sono poi culminati sulla Croce, dove Cristo ha dato "tutto", ha donato realmente la vita per riconciliare gli uomini al Padre...e infine, con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, l'uomo è stato in grado di "comprendere" ogni cosa e di fare tesoro di "ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).

Gesù è il cuore del mondo perché in Lui è la Vita (ce lo ricorda anche Giovanni nel Prologo del suo Vangelo), e perché da Lui questa vita procede verso di noi, attraverso i Sacramenti.
Non a caso parliamo di "vita di grazia, vita sacramentale, vita nello spirito".
Solo camminando "con" Lui possiamo raggiungere la pienezza della vita di Grazia, in questo mondo, ma soprattutto nell'eternità: la Risurrezione finale, per rimanere sempre accanto a Dio e alla schiera dei santi del Cielo.

Che la Vergine Immacolata, la Tutta Pura, la Tutta Santa, ci aiuti a vivere questa vita in Cristo, per Cristo e con Cristo, facendo di Lui il cuore del nostro cuore, della nostra esistenza, impegnandoci nella testimonianza coerente per fare di Gesù non solo il cuore della nostra personale realtà (umana, spirituale, sociale, affettiva), ma del mondo intero.
Il Padre ha già fatto di Lui il Cuore del mondo, ma affinché tutti raggiungano questa consapevolezza e si convertano a Lui, richiede la nostra collaborazione.
Lo Spirito Santo ci doni tutto ciò che ci occorre per essere coraggiosi nel correre la nostra corsa, per arrivare alla meta!

domenica 13 luglio 2014

CONOSCIAMO LA PAROLA? - riflessioni a margine della Parola di oggi -


 


"Tutta la terra è piena della sua gloria": così ieri rammentava Isaia (Is 6,3).

E' un versetto che in forma diversa riappare nelle Letture di quest'oggi, XV Domenica del Tempo Ordinario, in modo particolare nel Salmo 65 (vv 10-14), che è un inno alla "presenza" Divina in mezzo a noi:

"Tu visiti la terra e la disseti
la ricolmi di ricchezze.

Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

Coroni l'anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.

Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.

I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi;
gridano e cantano di gioia!"


E' stupenda l'espressione del "fiume di Dio gonfio di acque": fa pensare ad un Amore sconfinato, incontenibile, che ha bisogno di riversarsi sull'amato, di inodarlo di affetto, di tenerezza, di premura.
L'Amore di Dio visita la terra e la disseta: in questo mese dedicato tradizionalmente al Preziosissimo Sangue, come non pensare alla "bevanda di salvezza" che Dio Padre ci ha donato nel Sangue del Suo Divin Figlio?
"Prepari il frumento per gli uomini": e ci lasci un Pane di Vita! Gesù Eucaristia, presente fra di noi "tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Lo stupore del salmista per i benefici con cui l'Amore di Dio riveste la natura, la creazione intera, rimanda anche al Salmo 8, 4-5:

"Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, 
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
 e il figlio dell'uomo perché te ne curi?" 

Lo spettacolo della creazione può dare all'uomo, l'idea pallida della grandezza e della meravigliosità del Dio Creatore.
Eppure, come San Paolo oggi ci ha ricordato (Rn 8,18-23), la creazione soffre, aspettando anch'essa di essere "rinnovata" nella Gerusalemme Celeste.

Dinanzi allo splendore di tanta bellezza, non può sfuggire il sottile legame tra la metafora del campo e quella dell'anima umana.
Il vero campo che il Signore prepara, irriga, spiana - come ha espresso il Salmo 65 - altro non è che l'essere umano, la creatura più alta di tutta la creazione.

Nel Vangelo (Mt 13,1-23), Gesù lo dice senza mezzi termini, allorché paragona i diversi "campi interiori" a terreni diversi: ad una strada, ad uno spazio sassosi, ad un altro pieno di rovi, e - infine - ad un terreno "buono".

Il Maestro non elenca le caratteristiche di quest'ultimo campo, ma rileggendo la Prima Lettura (Is 55,10-11) combinata al Salmo, è facile comprendere come Egli ci chieda di essere per lasciarci lavorare da Lui, "Seminatore di Parola":

solo se rimaniamo un terreno "vergine", privo di erbacce, di rovi, di sassi, possiamo lasciarci irrigare, fecondare" e "produrre germoglio".
Sono gli elementi che elenca Isaia, ma sono anche quelli che emergono dalle parole del salmista!
Nel Salmo 65 è bellissima l'immagine di Dio che "benedice" i germogli della buona terra.
Dio vuole "dire bene" di tutto ciò che in ciascuno dei Suoi figli produce frutto.

Le parole che il Padre pronuncia con riferimento a Cristo, in occasione del Battesimo sulle rive del Giordano e quelle che il Vangelo riporta sul Tabor, al momento della Trasfigurazione, sono un po' la "sintesi" esemplare di questo atteggiamento paterno e innamorato di Dio: noi possiamo essere figli "amati" in cui Dio pone il Suo compiacimento, la Sua gioia....se ci lasciamo trasformare da Lui, se da quell'argilla informe che sotto le Sue mani creatrici prende forma già nella Genesi, ci facciamo plasmare nell'Uomo Nuovo che è rinato in Cristo Gesù.
Questo Dio mi ama così tanto da volermi portare....a risorgere, per essere eternamente con Lui, Uno e Trino!

Isaia parla di una Parola che non ritorna indietro senza aver prodotto frutto: La Parola Incarnata, che è Cristo stesso, è tornata al Padre dopo la pienezza della Sua Missione Salvifica, di quel "tutto è compiuto" pronunciato sulla Croce.
Questa Parola chiede ora di agire in noi: Gesù continua ad essere quella "bocca del Signore" che "ha parlato" e la cui Parola rimane, "non passa".

"La Parola di Dio è viva, efficace" (Eb 4,12), ha un fascino incontenibile, se sappiamo "innamorarcene"! E' forza trasformante, sanante, capace di colmare di Amore!
E, soprattutto, questa Parola "ci conosce": Essa "discerne i sentimenti e i pensieri del cuore".

La Parola ci "conosce", la Parola Incarnata ci conosce perché "sa" come siamo fatti, vede nel nostro cuore, nei nostri pensieri....ma ci conosce anche biblicamente, ossia "ci ama".
La domanda che questa Domenica dovrebbe suscitare in noi è allora una soltanto: "ricambio" questo straripante Amore di Dio che si riversa nella mia vita? 

La Parola mi "conosce"...mi ama: ed io, conosco, "amo" la Parola?

Santa Domenica a tutti voi!


domenica 6 luglio 2014

"IL CORAGGIO DI RISCHIARE CON IL CUORE PURO" - riflessioni sulla Parola di oggi, con s.Agostino e Benedetto XVI


"Dice il salmista: «Se offro olocausti, non li accetti». 
Perciò dal momento che non gradisci gli olocausti, rimarrai senza sacrificio? Non sia mai. «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). Hai la materia per sacrificare. 
Non andare in cerca del gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane regioni da dove portare profumi. 
Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che perisca perché frantumato? 
Sulla bocca del salmista tu trovi questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50, 12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia creato quello puro.
Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi, perché i peccati dispiacciono a Dio. E poiché constatiamo che non siamo senza peccato, almeno in questo cerchiamo di essere simili a Dio: nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In certo qual modo sei unito alla volontà di Dio, poiché dispiace a te ciò che il tuo Creatore odia".

(Ufficio delle Letture - dai Discorsi di Sant'Agostino)





L'Ufficio delle Letture di oggi ci presenta un brano di Sant'Agostino, che si può accostare bene al Vangelo ascoltato in questa XIV Domenica dell'Anno A, in cui Gesù afferma:

 "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, 
che sono mite e umile di cuore, 
e troverete ristoro per la vostra vita. 
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero" 
(Mt 11, 29-30)

Sant'Agostino ci invita a cercare nel nostro cuore ciò che è gradito a Dio.
Ma l'uomo, di per sé, non sarebbe capace di nulla se non avesse il soccorso di Dio stesso, la Sua Grazia.
"Senza la grazia di Dio, l'uomo non può essere senza peccato"
afferma proprio il Vescovo di Ippona.
E senza un aiuto di Dio, l'uomo non potrebbe nemmeno sentire il richiamo della "coscienza" dopo aver peccato, e dunque dispiacersi di ciò che dispiace al Creatore.
L'uomo è capace di cercare nel proprio cuore ciò che può offrire al Signore, ciò che è a Lui gradito, soltanto alla luce del Cuore "nuovo" che gli è stato dato in Cristo ed in cui e da cui ha ricevuto lo Spirito Santo.
Ezechiele insiste molto su questo tema: occorre  liberarsi "da tutte le iniquità commesse e" formarsi "un cuore nuovo e uno spirito nuovo" se non si vuole "morire" (Ez 18,31) spiritualmente.
Ed è sempre Ezechiele che anticipa il mistero della "novità" del cuore e dello spirito: "vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26)

Sull'esempio di Cristo, del Suo Cuore donato per amore fino all'ultima goccia di Sangue, l'uomo può offrire a Dio il "sacrificio" del cuore "contrito ed umiliato".
Questo cuore nuovo non deve temere (riprendendo le parole di S.Agostino) di essere "frantumato": il cuore del cristiano è un cuore capace di donarsi in un'espansione di amore che non conosce limiti.
Questa "espansione" è anche quel dilatarsi che si sperimenta in mezzo ai dolori, alle umiliazioni, alle incomprensioni.
E' l'allargarSi di Cristo Crocifisso che spalanca le braccia per accogliere l'umanità e indicare come fare altrettanto - nell'amore - verso il proprio prossimo.

Sant'Agostino invita a pregare col salmo 51, il "Miserere": "Crea in me, o Dio, un cuore puro". (Sal 51,12)
E' un salmo penitenziale, che la Liturgia delle Ore, non a caso, colloca sempre nelle Lodi di ogni venerdì.
In questo salmo torna nuovamente il binomio cuore-spirito, perchè il versetto 12 procede così: "rinnova in me uno spirito saldo".
Dio ha creato il cuore nuovo e puro dell'uomo nel Cuore di Cristo: ma senza lo spirito saldo, l'essere umano, fragile ed incostante, presto verrebbe meno alla Grazia.
Ecco perché occorre sempre la preghiera allo Spirito Santo, che aiuti il credente ad essere "forte" nel vivere secondo i desideri spirituali e non carnali (Rm 8, 13).
Questo è quanto ci viene ribadito anche da San Paolo, nella seconda Lettura che oggi la Liturgia ci propone.

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8): ecco a cosa conduce la purificazione del cuore.
Dove sta allora la difficoltà?
Nel fatto che l'uomo intenda quel "prendere il giogo di Gesù" su di sè come un legame di schiavitù, mentre il giogo ha in realtà la stessa etimologia contenuta in coniuge: UNIRE!
Uniti a Gesù è possibile farsi carico del "giogo" dell'amore!
Uniti a Lui si può vincere la resistenza dell'uomo che sempre teme che amare sia perdere la propria libertà!

Lo illustrò Benedetto XVI, nel 2005 e con le sue parole concludo queste riflessioni, augurandovi una buona conclusione di Domenica ed una serena settimana.


"L'uomo non si fida di Dio. 
Egli, tentato dalle parole del serpente, cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà. 
L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso. 
Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita. E nel fare questo, egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte. 
Amore non è dipendenza, ma dono che ci fa vivere. 
 Se noi viviamo contro l'amore e contro la verità – contro Dio –, allora ci distruggiamo a vicenda e distruggiamo il mondo. 
Allora non troviamo la vita, ma facciamo l'interesse della morte.
 Tutto questo è raccontato con immagini immortali nella storia della caduta originale e della cacciata dell'uomo dal Paradiso terrestre. 
L'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà.
 Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. 
L'uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. 
L'uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta. Più l'uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini. 
 

Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza. Ella si rivolge a noi dicendo: "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà!
Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro!  
Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai".