lunedì 25 giugno 2012

L'IGNORANZA....E' SORELLA DI IGNORANZA! -a spasso fra le "sviste" giornalistico-letterarie tanto di moda!



Anni fa NON lessi il plurinominato "Codice da Vinci".
Per scelta: non mi interessava spendere per comprare "robetta romanzata", non mi interessava perdere tempo in letture spudoratamente false, non mi interessava avere un libro in più per casa, da strappare in un breve lasso di tempo.

Mi piacque invece una lettura suggeritami dal mio confessore dell'epoca, che analizzava accuratamente tutti gli errori e le "americanate" contenute nel romanzo di Brown.
All'epoca non facevo l'uso odierno del computer, non conoscevo siti affidabili per farmi idee di buone letture in proposito e per fortuna mi capitò fra le mani il consiglio giusto, al momento giusto!

Ecco, ora che si è diffuso in maniera massiccio l'uso di internet per tutti, ci si potrebbe aspettare dalla gente una migliore e più accurata informazione su certi argomenti.
La verità dovrebbe essere facilmente "reperibile" e alla portata di molti.
Invece si verifica tutto il contrario e così capita di leggere cose che hanno veramente dell'assurdo, ma che purtroppo circolano e rischiano di fare moltissimo danno.

Giorni fa, ad esempio, cercando di approfondire la storia del Concilio di Gerusalemme e della divergenza di opinioni fra Pietro e Paolo, sfociata in quello che fu definito "incidente di Antiochia" mi sono imbattuta in un sito che raccattava una serie di stupidità messe una in fila dietro l'altra: da datazioni errate alla definizione del Cristianesimo come "setta", all'affermazione di come la tradizione iconoclasta avesse raffigurato...(e che cosa raffigura mai una tradizione contro le arti figurative?) fino a definire l'incidente di Antiochia come un momento di "lotta a corpo libero" fra Pietro e Paolo con tanto di tavoli e sedie per aria.

Ammetto che pure io, che mi ritengo una persona di media cultura, di primo acchito, a prima lettura, non avevo scovato tutti gli errori presenti in poche righe...

Ecco, la stessa cosa capita oggi anche con i libri dei "cosiddetti storici, cosiddetti giornalisti, cosiddetti professionisti".

Badate bene, non sto con questo dicendo che gli scrittori onesti siano solo i cattolici: c'è tanta gente in giro che sa fare bene il proprio mestiere ed anche con dovizia di particolari e accuratezza nelle fonti utilizzate.
Ma molti utilizzano il proprio lavoro come strumento di "politica anticattolica".

Diffidiamo allora di certe letture....mi viene in mente un Augias che dice di raccontare la...verità su Gesù e poi si accartoccia su degli errori da...quinta elementare.
Se non avete mai avuto il piacere di ascoltarlo in diretta tv, basta fare una bella puntatina sul sito UCCR (Unione Cattolici Razionali) e controllare l'elenco di link a lui riferiti
Li trovate in fondo all'articolo...anche se basta già leggerne uno solo!

Prendiamo ora il caso di Nuzzi, il giornalista che tanto si sente nominare di questi ultimi tempi, dopo la pubblicazione del libro "Sua Santità".
Date un'occhiata a questi due link. (qui trovate il secondo) ..e fatevi un'idea, se non ce l'avete ancora!

Giusto per non essere tacciata di avere gli occhi tappati: non voglio dire che non ci siano delle cose che non vanno nel mondo religioso (uomini di Chiesa che sbagliano possono esserci, ma ricordiamo sempre una verità teologica: LA CHIESA E' SANTA, PERCHE' CRISTO SUO CAPO E' SANTO!).
Ma dobbiamo stare attenti: noi spesso siamo facilmente influenzabili, non conosciamo la storia della Chiesa in maniera completa, da "professionisti", siamo spesso a livello zero di teologia e dottrina della Chiesa ed è molto facile che altri (peraltro pure più ignoranti di noi!) sfruttino il proprio mestiere per imbonarci di FALSITA'.



Dunque..come direbbe don Bosco: scegliamo buone letture, veramente cattoliche!
Anche fra i cattolici ci sono scrittori, storici, giornalisti veritieri, che non si calano un sipario sugli occhi, ma non offendono la Chiesa, non attaccano il Papa con i soliti qualunquismi, non mentono pur di vendere più copie dei loro libri!


Leggere è una grande risorsa...ma se rischiamo di perdere la fede per andare dietro a finti professionisti, ne vale la pena?
E soprattutto: se rischiamo di perdere la fede perché qualcuno (che non è Gesù Cristo e nemmeno il Papa!) ci viene a dire qualcosa di "strano", siamo sicuri di avere veramente una fede solida?

mercoledì 20 giugno 2012

E SE IL SALE E' TROPPO SALATO?


Bruegel- La parabola dei ciechi
La liturgia della Parola di qualche giorno fa (12 giugno, per l'esattezza) ci ha presentato la famosa scena in cui Gesù  invita i suoi discepoli ad essere sale e luce della terra (Mt 5, 13-14).
E' un compito altamente impegnativo quello che ci viene affidato: dare sapore al mondo, portare chiarezza nella società; dare il giusto peso alle cose, aiutare ad illuminare gli aspetti oscuri di noi stessi e degli altri.

Nel prendere alla lettera il compito che riceviamo in "eredità", si corre però un duplice rischio, che non va sottovalutato, se si vuole essere realmente "miti e umili" come Cristo.

Innanzitutto, se vogliamo salare ed illuminare il mondo e gli altri, dobbiamo per prima cosa salare ed illuminare noi stessi.
Questo vuol dire iniziare un percorso spirituale, di ascesi, di "autocorrezione" e di "correzione" , in cui trovare i nostri lati negativi, i nostri punti deboli e cercare di limarli, affidarci alle cure di qualcuno più avanti di noi nelle vie dello spirito e farci aiutare in questo cammino di "modellamento" interiore.
Se non facciamo questo, rischiamo di essere -con grave danno nostro e degli altri- solo il famigerato "cieco che guida un altro cieco" (Mt 15,12) e che lo conduce -prima o poi- a fare un bel capitombolo, perché nessuno dei due ci vede!
Oppure ci trasformiamo nell'uomo superbo che vede solo la pagliuzza nell'occhio del fratello e non la trave che ostacola la propria vista (Mt 7,3).

Il Vangelo, in questo è chiarissimo: chi è senza peccato, tanto da poter scagliare la prima pietra?
Solo un cuore purificato e che vive in un continuo percorso di purificazione, può essere in grado di correggere contemperando l'ammonizione fraterna con la misericordia, condannare il peccato, ma non il peccatore.
Noi siamo uomini e come tali non potremo mai penetrare -su questa terra- nel segreto dei cuori, nelle intenzioni degli altri; solo il Signore conosce, scruta il segreto dell'animo e sa.

A noi spetta il compito di ammonire gli errati comportamenti, ma non attaccare la persona.

Le apparenze, molto spesso, sono diverse dalla verità.

Se ci ergiamo a giudici "ad personam"....con la stessa misura con cui giudichiamo, saremo un domani giudicati!

Il secondo rischio che si corre nell'essere "sale e luce della terra" è quello di lasciarci insuperbire dalle nostre eventuali "doti" o di ingigantirle, pensandoci più "competenti" di quello che siamo in realtà; vedendoci più in alto degli altri, più santi.
E' l'errore di chi vuole essere voce di chi grida nel deserto, ma finisce con il gridare troppo forte.
Il risultato è solo uno: invece di essere un dolce correttivo per il mondo, farà la figura dell'urlatore dai quali tutti rifuggono perché "soverchia" troppo; invece di essere sale che esalta il sapore di una minestra, diventerà sale troppo salato che la rende immangiabile; invece di essere luce che con gentilezza fa risaltare forme e colori, diverrà abbagliante e accecante....

Nel mese di giugno sentiamo spesso ripetere la giaculatoria dedicata al Cuore di Gesù, in cui Gli chiediamo di far diventare il nostro cuore "simile al Suo", cioè, mite ed umile.



Mitezza ed umiltà sono le due "virtù" che possono darci la capacità di dosarci al meglio nell'essere sale e luce.

Non smettiamo, allora, in invocare questo dolcissimo e mansuetissimo Cuore, affinché ci renda degni e consapevoli della stupenda "missione" che ci ha affidato: salare la terra, illuminare il mondo...non guastarli con la nostra superbia e la nostra mania di grandezza!

venerdì 15 giugno 2012

SOLENNITA' DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU'


Corrado Mezzana- Cristo in Croce e San Longino
Roma, Basilica di S. Eustachio
Oggi festeggiamo la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e la Liturgia della Parola ci propone -nell'anno B- il Vangelo di Giovannii (Gv 19,31-37).
E' un passo, questo, interessante nel suo raffronto con l'inizio della Bibbia: nel giardino dell'Eden Dio Padre, dopo aver creato Adamo, mentre questi dorme, crea Eva -la donna- da una costola dell'uomo (Gn 2,22).
Adamo chiamerà la donna "Eva", madre dei viventi, e la definirà come "carne della sua carne" perché da lui stesso era stata tratta (Gn 2,23).

Il Vangelo odierno ci offre l'immagine del nuovo Adamo -cioè Gesù- a cui, nel sonno della morte, viene trafitto il costato dalla lancia del soldato. 
Ne scaturisce "sangue ed acqua".
Quel sangue e quell'acqua sono i Sacramenti della Chiesa, sono la Chiesa stessa!
E' quanto ci dicono i Padri, la dottrina, il magistero.

C'è dunque un "parallelo" fra Adamo-Eva e Cristo-Chiesa.

Come Adamo era il primo uomo da cui fu tratta Eva, la prima "madre", così Cristo è il nuovo Adamo da cui scaturisce la nuova Chiesa, che è Madre di noi tutti.

Come Eva era "carne della carne" di Adamo, così la Chiesa è carne della carne di Cristo, infatti noi siamo tutti "Corpo Mistico" di cui Gesù è il Capo e noi le membra.

Inoltre, in Cristo noi risorgeremo, riprendendo i nostri corpi, non più mortali, ma glorificati e saremo custoditi dal Suo Corpo, dalla Sua Carne, per l'eternità!

Come Eva era donna e sposa e Adamo uomo e marito, così noi troviamo in Maria Santissima il modello e tipo della Chiesa ed in Gesù lo Sposo.

Festeggiare il Sacratissimo Cuore di Gesù è allora un po'....festeggiare anche noi, che siamo membri della Chiesa, "carne della Carne di Cristo".

Il modo migliore per farlo è amare il Cuore che tanto ci ha voluto bene fin da donarSi interamente, senza riserve, fino a farci "nascere" da Sè stesso: amiamo Gesù e amiamo la Chiesa, solo così potremo veramente dimostrarGli gratitudine per il dono immenso che ci ha fatto, donandoci la "vita" come Corpo Mistico!

BUONA SOLENNITA' A TUTTI!

Ps. sul blog dedicato al Sacro Cuore, trovate, proprio sotto la barra del titolo, un link alla formula di Consacrazione, scritta da Santa Margherita Maria Alacoque.

giovedì 14 giugno 2012

SEGNALAZIONE BLOG OCDS NAPOLI














La fraternità ocds (carmelitani scalzi secolari) dei Ss. Teresa e Giuseppe di Napoli ha varcato la soglia del web, mettendo on line un curato blog -Scalzi sui passi di Teresa- , che va via via arricchendosi di nuovi ed interessanti contributi.





Vi consiglio di seguirlo e di supportarlo...anche con la preghiera!



domenica 10 giugno 2012

SOLENNITA' DEL CORPO E DEL SANGUE DI NOSTRO SIGNORE





Il Vangelo di quest'oggi -solennità del Corpus Domini- ci proietta in due scene: quella della preparazione della Pasqua, in cui i discepoli vengono inviati da Gesù per trovare la "sala" in cui consumare la Cena, e quella della Cena vera e propria.
C'è in realtà anche una terza scena: l'uscita di Gesù e dei Suoi che si incamminano verso il Monte degli Ulivi.

Vi possiamo scorgere un "richiamo" personale diretto ad ognuno di noi.
Gesù vuole che sia il padrone di casa a metterGli a disposizione una grande sala, una sala al piano superiore, ben arredata e pronta.
Il padrone di casa ...siamo noi: a ciascun fedele Gesù chiede di preparare per Lui una grande stanza, al piano superiore, cioè nella paste più nobile, più preziosa, più bella del suo essere, l'anima!
D'altronde, nel Vangelo, Gesù cosa ci dice?
Di entrare nella propria camera, e di pregare lì, dopo aver chiuso la porta, perché il Padre vede nel segreto e ci ricompenserà. (Mt 6,6)

Non basta però solo trovare questa "stanza".
Ne dobbiamo fare una "sala": un ambiente abbastanza grande da poter ospitare l'Umana Divinità che viene in noi.
Questo vuol dire che dobbiamo sgombrare il nostro cuore da tutto quello che si rende contrario a Gesù, che farebbe diventare inospitale la nostra anima, inabitabile il nostro cuore.
Ecco che, allora, l'arredamento di cui la sala deve essere fornita è l'insieme delle virtù che anche faticosamente acquistiamo come nostro "habitus", condite dalla carità che ne deve essere frutto.

In questa sala ben arredata dobbiamo farci trovare "pronti" per ricevere il Maestro che viene a fare Comunione con noi.
E questa Comunione ci renderà in grado di prendere la strada del Monte degli Ulivi, cioè di affrontare, insieme a Gesù, la via delle piccole e grandi sofferenze della vita.

Vivremo infatti in un "Cuore a cuore" con Gesù, e la nostra debolezza sarà sostenuta dalla Sua forza!

Siamo nel mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore ed è bello ricordare come nel "Corpus Domini" ci sia in effetti anche il Divin Cuore, da cui sgorga il Sangue Preziosissmo di Cristo!
Il miracolo eucaristico di Lanciano -uno dei tanti verificatisi in tutto il mondo- ci dice proprio questo: il frammento di Ostia che si trasformò in Carne e Sangue, è un frammento di...Cuore: muscolo miocardico!
Allora, quando Gesù, come riporta la conclusione del Vangelo di Matteo, disse: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20), è come se ci avesse detto: Io sono con voi sempre, VI LASCIO IL MIO CUORE!

Ospitiamo con fede, adorazione, amore, contemplazione, il CUORE DIVINO DI GESU', che viene ad abitare nel nostro piccolo, a volte lacerato e disordinato cuore.
Facciamo dell'incontro eucaristico un appuntamento d'amore, come ci ha ricordato anche il Santo Padre, Benedetto XVI, nell'omelia del Corpus Domini celebrato a Roma giovedì scorso:

"Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. 
Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore.

Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. 

E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. 

Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza".

BUONA SOLENNITA' A TUTTI!

sabato 9 giugno 2012

UN TESORO IN CIELO....-seconda parte-

La pagina evangelica del giovane ricco, solo apparentemente sembra concludersi con quel "finale aperto" cui accennavo in un altro post.
In realtà prosegue come dialogo fra Gesù, Pietro e idealmente tutti i discepoli di ogni tempo e tutti i chiamati di ogni epoca storica.
Ritroviamo infatti il seguito nella Liturgia della Parola del 29 maggio, martedì della VIII settimana del tempo ordinario.

Il giovane uomo ricco è andato via, triste per via dei molti suoi beni; Gesù ha però lasciato sperare, dicendo che, sebbene difficile entrare nel Regno dei Cieli per quanti possiedono ricchezze, nulla è impossibile a Dio.
A questo punto arriva Pietro....ed un po' come accade sul Monte Tabor, lo fa esordendo con una frase che apparentemente potrebbe sembrare "stonata", fuori luogo...

"Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito"!
Gesù parlava di ricchi...e Pietro era un povero pescatore, un semplice marito che aveva anche una suocera ammalata e che probabilmente non aveva avuto figli (il Vangelo non li menziona).
Eppure....quell'uscita a prima vista "inopportuna" del futuro primo Papa...quanto è bella, quanto è "impregnata" di valore, di amore, di amicizia, di fedeltà incondizionata!

San Pietro qui sottolinea, con pochissime parole, una grande verità: anche i "poveri", gli ultimi nella scala sociale hanno le loro ricchezze.
Anche per i poveri è difficile abbandonare le proprie poche sicurezze, i beni preziosi a livello "affettivo" e seguire Gesù.
Pietro l'ha fatto, l'hanno fatto gli altri undici, lo hanno fatto i discepoli che sono con il Maestro.

San Pietro, quasi con un certo..."orgoglio" spirituale, fa notare a Gesù: ecco, guarda, il giovane ricco ha avuto paura di perdere i suoi molti beni, noi invece, poveracci, disprezzati, abituati al lavoro faticoso...abbiamo deciso di amarti più di ogni cosa, abbiamo lasciato tutto e siamo qui, con Te, perché Ti amiamo!
L'orgoglio di Pietro è quasi....consolatorio, pare che dica: Signore, non dispiacerTi, noi abbiamo scelto Te!

In realtà, la frase di Pietro non contiene l'elenco del "tutto" lasciato per seguire Cristo.
E' Dio che si spinge avanti in generosità e lo elenca, rispondendo alle parole del pescatore: "casa  o fratelli o sorelle o madre e padre o figli o campi" .
Gesù "supera" le parole di Pietro.
Gesù sa cosa sia quel "tutto" che i Suoi hanno lasciato per seguirLo.
Anche Lui ha lasciato quel "tutto": ha lasciato il Paradiso per farSi uomo per amore nostro, ha lasciato la casa paterna, la dolcissima Madre Sua, il lavoro di falegname.... ha vissuto nel celibato per dedicarsi solo al Regno!

Gesù è un Dio-Uomo che non misconosce il VALORE degli affetti e delle sicurezze umane.
Ammette che seguirLo costa anche il distacco da questi "beni".
E apprezza, ricompensa la scelta libera di chi opta per Lui solo.

Infatti, nel rivolgersi a Pietro, risponde ad una "domanda implicita" che era nascosta nella frase di Simone di Giovanni.
Quel suo "abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito"....rimandava ad un quesito...quasi lasciato in sospeso, quasi in attesa che Gesù stesso lo cogliesse e vi desse risposta.
"Non meritiamo dunque, anche noi, poveri che abbiamo abbandonato le nostre ricchezze, il tesoro del Cielo"?

Gesù, ancora una volta, non si fa vincere in generosità: a chi lascia queste cose....già molte di più ne saranno date in questo mondo.
Si troverà un Padre celeste, ci saranno padri spirituali; avremo una Madre dolcissima che è Maria Vergine; incontreremo fratelli e sorelle in tutti i figli di Dio; stringeremo amicizie spirituali...ci faremo padri e madri per quanti aiuteremo a nascere alla fede.
Troveremo lavoro nella vigna del Signore...saremo a casa nel DOLCISSIMO CUORE DI GESU', così da poterci sentire "al nostro posto" dovunque andremo, se Lui sarà con noi!

Gesù è un Dio Amore...un Dio di comunione: non svilisce l'importanza degli affetti, ma li rende "soprannaturali", spirituali, sublimi!

E' vero, c'è anche il "crudo realismo" di un Signore che non dimentica il rovescio della medaglia: le molte tribolazioni, le persecuzioni nel mondo...
ma alla fine...sì, il tesoro nel campo sarà nostro ....insieme ad un bel posto in prima fila!

martedì 5 giugno 2012

E SI FA PRESTO AD ACCUSARE IL PAPA....IL LADRO ERA IL "BANCHIERE" GIUDA, NON CRISTO!


" ...Solo colui che ama Cristo, può custodire e pascere le sue pecorelle, 
perché solo colui che ama Cristo può essere riconosciuto dalle sue pecorelle: perché solo colui che ama, vede nelle anime il Cristo 
e le sa rispettare, aiutare, venerare come membra stesse di lui; 
perché solo colui che ama, può mutare l’autorità in servigio. 
Pietro ha un cuore, il suo gran cuore. 
Cristo glielo prende, lo accende della sua carità e lo inserisce nella pietra, ve lo crocifigge sopra."

(Don Primo Mazzolari- Anch' io voglio bene al Papa)



"Sant’Ambrogio proveniva da una famiglia romana e ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Città Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del Vescovo che la presiede. 
In Pietro – egli afferma – «c’è il fondamento della Chiesa e il magistero della disciplina»
e ancora la nota dichiarazione: «Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa» ".

(Benedetto XVI- Incontro con la cittadinanza di Milano- 1 giugno 2012)




"Si dice - e questo è vero - che il Papa è vicario di Cristo. 
È vero e io l’accetto con tutta umiltà. 
Il Papa è vicario di Cristo per la Chiesa di Roma e a causa della vocazione, della caratteristica di questa Chiesa romana è anche vicario di Cristo per la Chiesa universale. 
Si tratta certamente di un’attribuzione, di una parola forte: una parola che fa trepidare. 
Devo dirvi che preferisco non abusare di questa parola e adoperarla raramente. Preferisco dire “successore di Pietro”, sì; ma ancor più preferisco dire “Vescovo di Roma”. 
Quell’altra parola deve venir riservata ai momenti più solenni dove la Chiesa deve presentarsi nella sua identità cristologica, nella sua dimensione cristologica, come corpo di Cristo. 
In questa circostanza e in questo contesto anche la parola “Vicario di Cristo” sembra più giustificata".

(Giovanni Paolo II,
 Discorso agli studenti del Pontificio Seminario Romano Maggiore 
3 marzo 1984)




Scrivo queste righe con un poco di amarezza dentro...amarezza e moltissima delusione.

In questi giorni, in occasioni differenti fra di loro, mi sto rendendo conto di come sia spesso distorto, in molti di noi cattolici, il concetto di "Obbedienza alla Chiesa".
Obbedire per timore, obbedire per vergogna, obbedire per comodo, obbedire a modo nostro.
L'obbedienza la si può prestare per svariati motivi, alcuni dei quali, della vera obbedienza, non hanno niente.

Eppure...ci definiamo "cattolici apostolici romani".
Diciamo, in sostanza, di essere membri della Chiesa fondata da Cristo, di credere nella successione apostolica e nel...primato di Pietro e quindi dei suoi successori. 
Badiamoci bene: lo ripetiamo in ogni Santa Messa domenicale, al momento del Credo.
Ci fregiamo di questo bel dire...ma la nostra è una professione di fede reale (Credo la Chiesa, una santa cattolica apostolica) o sbandieriamo solo parole al vento?

Non posso non essere amareggiata e delusa da quanti sentenziano di essere cattolici, apostolici e romani, solo perché obbediscono su alcune cose, ma poi negano il magistero; non posso non essere amareggiata da quanti pensano che il compito del Papa sia solo quello di dispensare soldi per restaurare le Chiese; non posso non essere amareggiata da chi arriva a dire che il Papa non rappresenti la Chiesa e neanche Cristo.

Dire una cosa del genere vuol dire RINNEGARE LA PROPRIA FEDE: non si può dire che il Papa non rappresenti Cristo e poi definirsi cattolici apostolici romani... casomai si sarà protestanti, evangelici, luterani o che altro.

La Chiesa CATTOLICA APOSTOLICA E ROMANA riconosce nel Papa il successore di Pietro, il Vicario di Cristo, colui al quale Gesù stesso affidò la Chiesa, anzi, disse:


"Tu sei Pietro 
e su questa pietra edificherò la mia Chiesa 
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.


A te darò le chiavi del Regno 
e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche in Cielo
 e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in Cielo".

(Mt 16,18-20)

Perdonatemi il tono molto caustico, ma si ha un bell'ardire nell' affermare che il Papa sia "nessuno" nella Chiesa: siamo forse noi capaci di reggere una Chiesa senza Papa?



"Guardate come si amano" dicevano i pagani dei primi cristiani....


Oggi noi ci amiamo a tal punto da negare finanche di avere un capo....un Vicario di Cristo in terra....e, scusatemi, senza Papa, senza successione apostolica, da dove ci verrebbero (usando termini da prima elementare) i sacerdoti in cui diciamo di "credere", mentre non crediamo al Papa?

E torniamo al punto di partenza: senza Papa non si è cattolici apostolici romani!
Il primato del Papa ed il suo essere Vicario di Cristo nascono da un preciso mandato a lui affidato da Cristo e riportato nella Parola di Dio, ribadito dalla patristica, dalla dottrina, e affermato nel magistero  (per restare in tempi recenti, anche nel Concilio Vaticano II).

Se neghiamo il Papa, (ergendoci addirittura come superiori a Padri della Chiesa, Bibbia e dottrina..) neghiamo Cristo, neghiamo la nostra stessa fede, neghiamo la possibilità di essere nella Santa Madre Chiesa.
Disprezziamo l'esempio di Santi che, finanche quando hanno consigliato o ammonito alcuni Pontefici su questioni specifiche, MAI HANNO NEGATO IL SUO ESSERE RAPPRESENTANTE DI CRISTO IN TERRA.

Santa Caterina da Siena,  che pure scrisse con franchezza inusuale per l'epoca al Santo Padre, definì il Papa "Dolce Cristo in terra".
San Francesco d'Assisi, obbedì in tutto al Papa, pur tuonando contro gli sperperi di molti ecclesiastici.

E quanti altri Santi hanno sempre ribadito la necessità di obbedire, amare il Papa?
Don Bosco ne fece uno dei tre capisaldi della sua famiglia salesiana e di tutto il suo impianto pedagogico, fondato sull'Eucaristia, la devozione a Maria Ausiliatrice...l'amore e la fedeltà al Santo Padre.

Ora, accusare il Papa per un motivo o per un altro, mi pare veramente uno scendere nel qualunquismo più squallido: la solita storia dei soldi di cui il Vaticano è pieno.
La storia per cui tutti gli errori degli uomini della Chiesa (e non della Chiesa), siano del Papa.
La storia per cui il Vaticano non sia niente...se non uno stato....
La Chiesa siamo noi tutti, è vero, ma la Chiesa ha un Capo, un Pastore visibile, che è Vicario di Cristo: e questi è il Papa.

La Chiesa ha anche un'organizzazione pratica, concreta, e pure beni materiali, come la aveva ai tempi di Cristo: perché anche Gesù ed i Suoi tenevano necessità "pratiche": mangiare, bere, dormire.... avere una cassa che usavano per i poveri e ovviamente per le necessità spicciole...

Anche Gesù delegava compiti ai Suoi: aveva finanche un BANCHIERE...GIUDA!
Il Papa non gestisce da solo tutto quello che "circola" in Vaticano: ha molti collaboratori....tanti fidati e onesti, altri un po' meno...come in tutta la varietà del genere umano molti sono corretti e altri bugiardi...

Anche Cristo (pur essendo Onnisciente) VOLLE FIDARSI di Giuda per darci un esempio concreto di quanto coloro dei quali il "Capo" si fida, per necessità intrinseche ad ogni organizzazione (anche religiosa!) a volte sperperino il denaro.
Ma Cristo aveva cose ben più importanti che tenere Lui da solo la cassa del denaro.
Doveva predicare, risanare, pensare al governo "generale" della comunità.
I singoli compiti -come appunto quello relativo alla cassa- li affidò ad altri.

I soldi finirono - per precisa scelta del Cristo e non per caso!- nelle mani di Giuda e Giuda ne face uso personale.
Scorretto, improprio, disonesto.
Ed egli ebbe anche l'ardire di lamentarsi del costoso profumo di nardo che la Maddalena sparse ai piedi del Signore.
"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri"? (Gv 12, 5)
E -precisa a quel punto il Vangelo, svelando l'inghippo- Giuda disse questo non per amore dei poveri, ma per il suo interesse di cassiere "ladro".

Il Signore si fidò di Giuda: quasi a metterci in guardia dalla prospettiva del "perbenismo" personale in cui si è subito pronti ad attaccare il capo...sia Cristo o sia il Suo Vicario.

Ci permetteremmo noi, cattolici, di dire a Cristo: Hai sperperato soldi?

Badate bene all'astuzia del diavolo che trova spazio nel cuore dell'uomo: ci fa dire questa stessa cosa nei confronti del Papa.
E la sua situazione non è forse analoga a quella di Cristo, con la differenza che Gesù era Onnisciente ed il Pontefice non lo è?
E dunque, questo non dovrebbe spingerci a ragionare con maggior buon senso, prima di sparare a destra e a manca contro di lui?


domenica 3 giugno 2012

E AVRAI UN TESORO IN CIELO.... -prima parte-



Il Vangelo che la Liturgia ci offre nel ritornare al tempo ordinario è particolarmente incisivo: si tratta di Mc 10,17-27, che ci presenta l'episodio meglio conosciuto con il titolo del "Giovane ricco", secondo la definizione che si ritrova in Mt 19,16-22.

La pagina marciana è molto intensa, per molti versi più delle altre due in cui troviamo il medesimo episodio (anche Luca, al capitolo 18, riporta il racconto di questo avvenimento).
Ci sono dei "dettagli" che in una rilettura pacata, meditata di questo brano, possono aiutarci a cogliere tutta la portata del "dramma umano" della scelta e dell'invito di Gesù.
In una parola sola, la TENSIONE fra la chiamata e la risposta.
Tuttavia, un'analisi  combinata dei tre brani sarà utile per integrare nei suoi vari aspetti questo episodio.

Il vangelo di Marco parte da un dettaglio "spaziale": Gesù sta camminando per la strada...quand'ecco che un tale, proprio l'uomo ricco, gli corre incontro e si getta in ginocchio davanti a lui.

Non sono elementi di poco conto: Gesù passa per le strade delle nostre vite, cammina come ha sempre camminato e probabilmente noi Lo abbiamo anche sempre seguito, o Lo seguiamo comunque da un certo periodo di tempo.
Eppure, arrivati a questo punto, l'uomo ricco sente un bisogno "impellente", ma quasi inconscio: non si accontenta più di tenere il passo degli altri discepoli, di stare dietro a Gesù.
Gli corre incontro, aumenta la sua velocità, si porta "davanti" a Cristo.
Potremmo dire: si fa notare....ma in realtà cerca di farsi notare perché sente dentro un "pungolo"...qualcosa che non lo fa stare tranquillo.

Infatti si getta in ginocchio: lui, il notabile ricco (secondo il Vangelo di Luca), un uomo rispettato in società nonostante la giovinezza, un uomo che può avere tutto quello che desidera, perché non ha problemi di "portafoglio.... l'uomo del Vecchio testamento, che ha osservato gelosamente i comandamenti dell'Antica Legge...cade ai piedi del Signore.
Lo chiama "MAESTRO BUONO", quindi vede in Lui un Rabbì,  ma quel cadere in ginocchio connota il suo passo in avanti: Gesù -per lui- non è un semplice "Maestro", ma IL Maestro...il Figlio di Dio!
Riconosce infatti in Lui gli stessi attributi di Dio, primo fra tutti, la BONTA'.
La risposta di Gesù non è quindi un "declinare" quanto Gli spetti, ma serve a noi per capire il cambiamento di rotta che sta vivendo il protagonista di questo brano evangelico.
Riconoscere Gesù come buono, pur sapendo che Dio solo è buono, ci conferma in quanto sopra detto: l'uomo afferma, col suo gesto e con le sue parole, di aver riconosciuto in Cristo proprio il Messia, tanto da definirLo come si definisce Dio!

Poi, il giovane ricco compie un altro passo. 
Gli rivolge una domanda che è ancora la spia del suo pungolo interiore che lo attanaglia: "Cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna"?
IN EREDITA'.....come la ricevono i FIGLI! E noi, in Cristo, siamo FIGLI DI DIO!

Il notabile giovane ricco ha -seppure ancora in maniera confusa- capito che non esiste solo la ricchezza materiale, di cui già è pieno e ha anche compreso che sebbene un'eredità si acquisti per "diritto" in virtù della figliolanza, si corra tuttavia il rischio di "rifiutarla".
L'eredità celeste è un bene che è nostro se noi lo VOGLIAMO ricevere.
L'eredità celeste possiamo iniziare a goderla anche qui, ma possiamo anche dissiparla a partire da qui...come fa il figlio prodigo quando prende quanto gli spetta e sperpera tutto, lontano dalla casa del Padre.
L'eredità Dio ce la offre gratuitamente, ma ci lascia liberi di rispondere: "ACCETTO" oppure "RIFIUTO"!

Gesù, al giovane ricco, risponde con quello che potremmo definire l'ABC della vita cristiana: i dieci comandamenti....quello che era valido per gli antichi ebrei, ma che di fondo lo è anche oggi per noi.
Vivi secondo la legge di Dio...e l'eredità è tua.

Eppure, proprio a questo punto si manifesta in maniera totalmente chiara tutto il dramma interiore di un uomo giovane, ricco, abituato al lavoro intellettuale, fra agi e ricchezze, che sente una spinta interiore a fare di più....ma si trova nella condizione psicologica e umana di una "non completa maturazione spirituale", per cui, pur riconoscendo Gesù come Signore, non è ancora in grado di dare il suo SI' in pienezza.
Nel giovane ricco c'è poi anche l'aspetto "sociale": rompere con l'Antico Testamento...e passare al Nuovo...

Quest'uomo è arrivato fino a Gesù, ha capito che gli manca qualcosa per essere completamente felice, si è buttato ai piedi di Cristo...Gli ha rivolto delle domande...
vuole l'eredità del Cielo, il TESORO del Cielo, la VERA RICCHEZZA...e Gesù gli dice :ti basta seguire la Legge...

Ma l'uomo non sembra accontentarsi di questa risposta...e dice di aver fatto sempre quello che il Cristo gli ha suggerito.
In sostanza, il giovane ricco SENTE che DEVE, che POTREBBE fare dell'altro...che a lui questo NON BASTA....

Quanto è bella la libertà che il Signore ci lascia: Gesù non forza il giovane ricco...ma gli offre, come prima risposta, quella di una normalissima vita di buon osservante....
E' la stessa libertà che offre anche a noi: segui i comandamenti, vivi da buon cristiano...e l'eredità sarà tua....

Quanto è bella la semplicità di un Dio che aspetta che sia proprio il suo interlocutore a spingersi oltre a chiedere cosa sia il "di più"...

allora, ancora più bella è la risposta gestuale del Cristo, che "fissatolo, lo amò"...

Ecco, a questo punto, il Signore vede in noi un barlume di "risposta", un accenno ad un desiderio di perfezione maggiore...e si spinge oltre, ci guarda, ci "fissa": scava dentro di noi, scava col Suo Cuore dentro al nostro cuore; entra col Suo Cuore Umano e Divino nel nostro povero cuore di carne e ci fa sentire il Suo Amore.
Un Amore speciale, superiore a qualunque altro amore; un Amore totale e totalizzante...avvincente, seducente, un Amore che va oltre ogni aspettativa umana di affetto.

E' stupendo questo modo di fare di Dio: non ci chiede nulla senza prima averci quasi dato un "pegno", un "assaggio" di quell'eredità celeste che Gli stiamo chiedendo!
Ci dice: se vuoi l'eredità ti basta seguire la legge di Dio, ma se vuoi un posto ancora più speciale accanto a me....   "Va, vendi tutto quello che hai...poi vieni e seguimi"!

Qui si manifesta il dramma totale, completo, consumato: il giovane ricco, che da sempre ha scrupolosamente seguito l'Antica Legge, si è formato uno "status" da cui trova difficile uscire.
Ha "creato" un "modello di IO" che non riesce ancora a concepire come "accantonabile".
La vera ricchezza che l'uomo deve lasciare per essere felice -quando è chiamato- non è tanto e  non solo quella materiale, ma tutto il suo "modello" di persona fino ad allora "coltivato".

Gesù chiede al ricco del Vangelo di dismettere i panni di uomo abituato a non aver bisogno di niente e nessuno; di svestirsi dei panni della persona rispettata e temuta per la propria posizione sociale, magari anche la propria idea di farsi una bella famiglia....
Gesù chiede al giovane uomo ricco di non valutarsi più secondo i propri canoni decisionali, ma di lasciare a Lui il compito di plasmarlo....e gli offre, per un attimo, quello splendido gesto, quello sguardo, in cui lo fa sentire "avvolto" dall'Amore esclusivo di Dio....

E nonostante tutto... scatta il NO dell'uomo chiamato.
Qui scatta il "vorrei, ma non sono pronto"....e l'uomo, che pure capisce di perdere qualcosa di seriamente importante...gira i tacchi e se ne va.
TRISTE, perché aveva molti beni.
Eppure, proprio questa tristezza è l'indice di un "pungolo" che non ha ancora smesso di scavare nel cuore di questo giovane....perché se non avvertisse il desiderio di un "di più" non avrebbe in sé neanche quell'espressione affranta sul volto!

E allora è bello notare la conclusione del Vangelo come un finale aperto, sia da parte del giovane ricco, che di Gesù.
"Niente è impossibile a Dio", ci dice il Signore.
E il giovane che se n'è andato triste...per via delle ricchezze che gli veniva difficile lasciare...forse avrà ripensato con "nostalgia" a quello sguardo amorevole del Signore...
forse avrà "meditato" lungamente, nel segreto del suo cuore, su quanto aveva ascoltato dal "Maestro buono"....
forse, alla fine, avrà venduto i suoi beni, si sarà spogliato delle sue "ricchezze dell'io" e sarà nuovamente corso incontro a Cristo, per la strada, cadendo ai Suoi piedi ed offrendogli il suo SI' di discepolo innamorato!





PREGHIERA DI BENEDETTO XVI PER LE VOCAZIONI

Beata sei tu, Maria
Vergine dal cuore infinito.
Intuisci con affetto di Madre
le segrete attese di ogni persona,
che cerca il senso autentico
della propria Chiamata.
Incoraggia con cuore di Madre
il profondo desiderio di ogni vita,
che sa farsi
dono e servizio nella Chiesa.
Donaci la tua mano dolce,
quando la strada delle scelte
si fa ardua e faticosa.
Donaci la tua fede trasparente,
quando il nostro cuore
è dubbioso ed inquieto.
Donaci la tua preghiera fiduciosa
per capire,
per partire,
per servire.
Vergine Madre, semplice nel cuore.
Vergine Sorella, sostegno nel cammino.
Vergine Amica, infinito Sì all’Amore.
Intercedi per noi sante Vocazioni,
dono gioioso della Carità di Dio.
Amen


venerdì 1 giugno 2012

IL CUORE DI GESU'....lento all'ira, misericordioso...paziente nell'attesa




Oggi comincia il mese tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore, la cui solennità ricade quest'anno venerdì 15.

La Liturgia della Parola di oggi ci aiuta a lanciare uno sguardo meditativo proprio su questo Adorabile Cuore, che essendo simbolo di tutta la Persona Divina e dell'Amore di Dio, bene si sposa con alcuni tratti che nella Bibbia, già nell'Antico Testamento, vengono proprio considerati come prerogativa del Signore:


"Paziente e misericordioso è il Signore, 
lento all'ira e ricco di grazia".


(Sal 145,8)


Il Vangelo odierno ci presenta una scena "doppia": Gesù nel Tempio e Gesù e il fico sterile.
Il taglio narrativo scelto da Marco è particolare, l'episodio, pur se narrato in un brano unico, appare separato in due fasi ciascuno...in pratica è come essere di fronte a quattro diversi fotogrammi, due per "ambientazione".
Non è un caso, ed è anzi molto bello interpretare in "parallelo" le due situazioni, trovando nella scena del fico sterile la chiave di lettura, di comprensione, di quella che si svolge nel Tempio.

Gesù entra nel luogo per eccellenza della preghiera ebraica e osserva la scena.
San Marco precisa "dopo aver guardato ogni cosa attorno".
Niente sfugge allo sguardo di Dio, uno sguardo indagatore, che sa cogliere anche i dettagli di ogni situazione. 
"Attorno", ci dice l'evangelista....quindi non solo "davanti", ma in tutto lo spazio che è di fronte a Lui.

Gesù vede chiaramente la situazione di "decadenza" che vi si è creata...i venditori nel Tempio ci sono già...la "spelonca di ladri" è davanti agli occhi umani di Dio....eppure Gesù, inaspettatamente, cosa fa?
Tace, esce, perché, riporta il Vangelo, era "ormai tardi".
E Gesù va verso Betania, verso la casa di Marta e Maria, dove sicuramente i discepoli si sarebbero rifocillati e avrebbero passato la notte.

Sappiamo però, da altre pagine del Santo Vangelo, come Gesù amasse passare la notte: in preghiera, in intimo colloquio solitario col Padre Suo.
In orazione, a intercedere per il mondo peccatore, a impetrarci la conversione.

Ecco che allora la scena del fico, cui Gesù dice "Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti", acquista significato in relazione a quello che da lì a poco avverrà nel Tempio: Cristo Signore scaccia i venditori, che hanno fatto della "casa di preghiera" un covo di affaristica, di interessi materiali, servendo contemporaneamente (cosa che è impossibile!) "Dio e Mammona".

Gesù avrebbe potuto compiere questo gesto fin dalla prima scena del Vangelo odierno.
Ha invece aspettato....cosa ha atteso?
Ci aiuta a comprenderlo il passo successivo del brano: davanti all'albero di fico seccato, Gesù sottolinea l'importanza della fede.
Se avessimo fede...potremmo ottenere anche l'impossibile.
Se chiedessimo con vera fede nella preghiera...otterremmo...
E la cosa principale da chiedere è la capacità di perdonare.

Ecco, allora, cosa ha atteso Gesù: in quella notte passata quasi sicuramente in preghiera, si è rivolto al Padre offrendo tutto Sé stesso per la conversione di quanti, nel Tempio, prendevano parte al degrado della Casa del Padre Suo.

Quale Misericordia Infinita del Cuore di Cristo: lento all'ira....paziente nell'attesa....pronto a pregare per quelli che utilizzavano il Tempio per tutto fuorché per la preghiera...

Eppure, quegli uomini non accolsero la preghiera di Gesù: il giorno dopo erano ancora lì, intenti nei propri commerci....
E solo a quel punto, il Signore li scaccia, dando sfogo alla Sua Santa Ira, allo "zelo per la Casa del Padre" che Lo divorava....
Lui, che nella Sua Onniscienza sapeva già che li avrebbe ritrovati intenti negli affari, ugualmente prega per loro, rispetta il loro libero arbitrio....e aspetta prima di intervenire con la Sua Mano di Giustizia...

A noi, questo insegna moltissimo; non abbiamo la capacità di "vedere" nel futuro, come la possiede Dio, ma dobbiamo imparare dal Suo Cuore Dolcissimo a pazientare e pregare nell'attesa della conversione dei peccatori, chiedendo a Dio Padre, per i meriti di Gesù Cristo Nostro Signore, che la loro ostinazione si converta in Amore per quel Cuore che si è fatto di Carne, per dimostrarci concretamente l'immensità del Suo affetto per noi!





BUON MESE DEL SACRO CUORE!!!!!!!!!!!!!!