Carissimi amici del blog, prosegue la pubblicazione del testo sulla vita di Caterina Farnese - principessa e carmelitana scalza.
Lo scritto - curato dalle monache carmelitane scalze del monastero di Parma - è in corso di pubblicazione sulla rivista "Il Carmelo oggi".
Qui trovate la seconda parte.
Buona lettura!
Caterina Farnese, principessa e carmelitana
- terza parte -
Caterina Farnese, al tempo in cui indossava già l'abito carmelitano |
Prosegue il racconto della vita di Caterina Farnese
(1637-1684), figlia del Duca di Parma Odoardo, e futura monaca carmelitana.
Bambina tanto intelligente quanto capricciosa, Caterina costituisce il cruccio
della madre, Margherita de’ Medici, che non sa come relazionarsi con questa sua
figlia imprevedibile e inafferrabile. Con l’adolescenza e la giovinezza le cose
non cambiano…
2. Una principessa affascinante
Nelle
corti del ‘600 si cresce in fretta: pochi anni, e una bambina si ritrova ad
essere considerata ragazza da marito. Così avviene anche per Caterina: aveva sì
e no dodici anni, quando il suo nome cominciò a circolare nelle corti d'Europa,
e non per la fama dei suoi capricci, ma per l'incanto della sua bellezza e la
vivacità del suo ingegno.
Secondo
gli usi del tempo infatti, ambasciatori e messi - ora discreti, ora intriganti
- si disseminavano per le corti e facevano circolare il ritratto delle giovani
aristocratiche in età da marito là dove si sapeva che era disponibile qualche
buon partito. Ne evidenziavano le virtù e ne sfumavano i difetti: il tutto, in
vista di qualche buona combinazione matrimoniale.
A queste presentazioni per
così dire «ufficiali» si aggiungevano i mille commenti dei cortigiani, le voci
di corridoio, i resoconti dei viaggiatori.
Ebbene, da questa ridda di si
dice, Caterina emergeva come una delle principesse più affascinanti del
vecchio continente.
Tanto
raffinata ed elegante…
Proviamo
a seguirla mentre si affaccia alle soglie della giovinezza.
La prima cosa che
si notava in lei era la non comune avvenenza: statura alta, ovale regolare,
sorriso intelligente, chiome fluenti e, soprattutto, due bellissimi occhi
grandi e accattivanti. L’abbigliamento era sontuoso e accurato – in questo
Caterina era una perfezionista! – e il portamento era regale.
Non le mancava neppure l'ornamento della cultura: negli anni
giovanili fu ammaestrata nelle lettere e in più lingue.
Possedeva poi un
innato gusto del bello, in linea con il mecenatismo tipico della sua famiglia
sia paterna che materna, e per giunta respirava l'atmosfera di una città dove
il senso estetico era da sempre - ed è tuttora - una caratteristica
inconfondibile.
La corte era un viavai di artisti, e nelle sale del palazzo
erano racchiusi veri gioielli dell'arte classica e rinascimentale: tutto ciò
non poteva che affinare la sensibilità di Caterina, già per natura portata alle
cose belle e ben fatte.
Nel bagaglio culturale della principessa vanno aggiunte le letture
tipiche delle giovani del suo rango: i libri devoti e i romanzi cavallereschi.
Tra i primi il posto d'onore spettava all'autobiografia di Teresa d'Avila:
Caterina l'aveva letta e riletta, e, aiutata dalle proprie doti di
brillantissima conversatrice, amava raccontarne aneddoti e particolari, così
che innamorava al di lei culto chiunque l'udiva.
Amava pure i divertimenti raffinati del tempo; tra l'altro, le
piaceva molto andare a cavallo e, in piena sintonia con i gusti dell’epoca, era
amicissima di commedie, cioè appassionata di teatro.
Insomma, sommando rango e abbigliamento, bellezza e temperamento,
cultura e portamento, non ci è difficile credere a quanto afferma di lei
l’antico biografo Padre Massimo: in compagnia era sempre lei quella che
primeggiava, e bastava vederla per distinguerla da ogni dama ordinaria e per
saper chi ella fusse. E Caterina, consapevole di essere considerata un
principessa affascinante, compiacevasi d'esser tenuta qual era.
…quanto ribelle e capricciosa
E quel carattere che aveva fatto di lei una enfant terribile?
Il carattere era ancora lo stesso: bizzoso e ribelle; ma la
raffinata educazione, unita ad un'intelligenza sempre più lucida e spigliata,
le avevano dato un tocco di irrepetibile eleganza.
Gli scatti incontrollati
rimanevano: ma più spesso cedevano il posto alle più signorili risorse
dell'arguzia e del brio.
Va comunque ribadito che il cambiamento era di stile più che di
sostanza e che la nostra Caterina non aveva certo deposto le armi: le aveva
solo raffinate.
Con le persone sapeva – anche se non sempre – dominarsi
maggiormente: ora, le vittime designate dei suoi scatti erano per lo più i capi
di abbigliamento che non si adattavano perfettamente alla sua figura.
In questo
caso, Caterina dimenticava in fretta che in molte corti era ritenuta una
delle più compite principesse di quel tempo, e i poveri abiti venivano
fatti a pezzi.
Questa sorte ingrata toccò anche ad un collaretto che le
era stato regalato dalla cognata Margherita Violante di Savoia.
La leggendaria
bellezza dei grandi colli secenteschi, di splendido pizzo e di finissima
lavorazione, nonché la dignità della donatrice, ci autorizzano a pensare che
quel collaretto doveva essere preziosissimo; ma non aderiva perfettamente al
collo di Caterina, e questi pochi centimetri in più furono sufficienti per
decretarne la condanna.
Lo scempio del collaretto divenne famoso e qualche storico ne fece
uno degli episodi portanti della vita di Caterina.
E' comprensibile: fa più
notizia uno scatto momentaneo ma clamoroso che oltre vent'anni di dedizione
silenziosa tra le mura del chiostro…
Amica dei divertimenti, ma…
C’è invece un aspetto della Farnese sul quale concordano
ammiratori e detrattori: la sua integerrima moralità.
Elegante e brillante,
amica delle feste sontuose e delle piacevoli conversazioni, appassionata d’arte
e di letture… ma Caterina era anche una
giovane donna riservata e seria, gelosa custode della sua purezza di costumi.
Per esempio, sappiamo che era una divoratrice di romanzi
cavallereschi, ma – ci racconta il suo biografo - non appena incontrava qualche
episodio piccante, saltava la pagina a pie' pari e passava oltre.
Ritroviamo la
stessa scrupolosa attenzione anche nelle conversazioni; da parte sua era una
vera maestra di quest'arte: ma se nei discorsi altrui affioravano accenti non
così limati all'idea del candore, la principessa lasciava trasparire tutto
il suo disagio e, a dispetto della spavalderia solita, arrossiva.
Questa gelosa riservatezza fu una caratteristica costante in
Caterina, e se anche sembrava contrastare con la sua personalità impetuosa,
alla fine non faceva che aggiungerle un ulteriore tocco di fascino, nonché
aumentare le sue “quotazioni” presso gli scapoli di sangue blu di mezza Europa!
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