sabato 5 aprile 2014

STORIA DI CATERINA FARNESE, principessa e carmelitana - 3a parte


  Carissimi amici del blog, prosegue la pubblicazione del testo sulla vita di Caterina Farnese - principessa e carmelitana scalza.



Lo scritto - curato dalle monache carmelitane scalze del monastero di Parma - è in corso di pubblicazione sulla rivista "Il Carmelo oggi".

 Qui trovate la seconda parte.


Buona lettura!





Caterina Farnese, principessa e carmelitana

- terza parte - 


Caterina Farnese, al tempo in cui indossava già l'abito carmelitano

Prosegue il racconto della vita di Caterina Farnese (1637-1684), figlia del Duca di Parma Odoardo, e futura monaca carmelitana. Bambina tanto intelligente quanto capricciosa, Caterina costituisce il cruccio della madre, Margherita de’ Medici, che non sa come relazionarsi con questa sua figlia imprevedibile e inafferrabile. Con l’adolescenza e la giovinezza le cose non cambiano…

2. Una principessa affascinante




Nelle corti del ‘600 si cresce in fretta: pochi anni, e una bambina si ritrova ad essere considerata ragazza da marito. Così avviene anche per Caterina: aveva sì e no dodici anni, quando il suo nome cominciò a circolare nelle corti d'Europa, e non per la fama dei suoi capricci, ma per l'incanto della sua bellezza e la vivacità del suo ingegno.

Secondo gli usi del tempo infatti, ambasciatori e messi - ora discreti, ora intriganti - si disseminavano per le corti e facevano circolare il ritratto delle giovani aristocratiche in età da marito là dove si sapeva che era disponibile qualche buon partito. Ne evidenziavano le virtù e ne sfumavano i difetti: il tutto, in vista di qualche buona combinazione matrimoniale. 
A queste presentazioni per così dire «ufficiali» si aggiungevano i mille commenti dei cortigiani, le voci di corridoio, i resoconti dei viaggiatori. 
Ebbene, da questa ridda di si dice, Caterina emergeva come una delle principesse più affascinanti del vecchio continente.






Tanto raffinata ed elegante…


Proviamo a seguirla mentre si affaccia alle soglie della giovinezza.
 La prima cosa che si notava in lei era la non comune avvenenza: statura alta, ovale regolare, sorriso intelligente, chiome fluenti e, soprattutto, due bellissimi occhi grandi e accattivanti. L’abbigliamento era sontuoso e accurato – in questo Caterina era una perfezionista! – e il portamento era regale.

Non le mancava neppure l'ornamento della cultura: negli anni giovanili fu ammaestrata nelle lettere e in più lingue. 
Possedeva poi un innato gusto del bello, in linea con il mecenatismo tipico della sua famiglia sia paterna che materna, e per giunta respirava l'atmosfera di una città dove il senso estetico era da sempre - ed è tuttora - una caratteristica inconfondibile. 
La corte era un viavai di artisti, e nelle sale del palazzo erano racchiusi veri gioielli dell'arte classica e rinascimentale: tutto ciò non poteva che affinare la sensibilità di Caterina, già per natura portata alle cose belle e ben fatte.



Nel bagaglio culturale della principessa vanno aggiunte le letture tipiche delle giovani del suo rango: i libri devoti e i romanzi cavallereschi. 
Tra i primi il posto d'onore spettava all'autobiografia di Teresa d'Avila: Caterina l'aveva letta e riletta, e, aiutata dalle proprie doti di brillantissima conversatrice, amava raccontarne aneddoti e particolari, così che innamorava al di lei culto chiunque l'udiva.

Amava pure i divertimenti raffinati del tempo; tra l'altro, le piaceva molto andare a cavallo e, in piena sintonia con i gusti dell’epoca, era amicissima di commedie, cioè appassionata di teatro.



Insomma, sommando rango e abbigliamento, bellezza e temperamento, cultura e portamento, non ci è difficile credere a quanto afferma di lei l’antico biografo Padre Massimo: in compagnia era sempre lei quella che primeggiava, e bastava vederla per distinguerla da ogni dama ordinaria e per saper chi ella fusse. E Caterina, consapevole di essere considerata un principessa affascinante, compiacevasi d'esser tenuta qual era.






…quanto ribelle e capricciosa


E quel carattere che aveva fatto di lei una enfant terribile?

Il carattere era ancora lo stesso: bizzoso e ribelle; ma la raffinata educazione, unita ad un'intelligenza sempre più lucida e spigliata, le avevano dato un tocco di irrepetibile eleganza. 
Gli scatti incontrollati rimanevano: ma più spesso cedevano il posto alle più signorili risorse dell'arguzia e del brio.

Va comunque ribadito che il cambiamento era di stile più che di sostanza e che la nostra Caterina non aveva certo deposto le armi: le aveva solo raffinate.

Con le persone sapeva – anche se non sempre – dominarsi maggiormente: ora, le vittime designate dei suoi scatti erano per lo più i capi di abbigliamento che non si adattavano perfettamente alla sua figura. 
In questo caso, Caterina dimenticava in fretta che in molte corti era ritenuta una delle più compite principesse di quel tempo, e i poveri abiti venivano fatti a pezzi.

Questa sorte ingrata toccò anche ad un collaretto che le era stato regalato dalla cognata Margherita Violante di Savoia. 
La leggendaria bellezza dei grandi colli secenteschi, di splendido pizzo e di finissima lavorazione, nonché la dignità della donatrice, ci autorizzano a pensare che quel collaretto doveva essere preziosissimo; ma non aderiva perfettamente al collo di Caterina, e questi pochi centimetri in più furono sufficienti per decretarne la condanna.

Lo scempio del collaretto divenne famoso e qualche storico ne fece uno degli episodi portanti della vita di Caterina. 
E' comprensibile: fa più notizia uno scatto mo­mentaneo ma clamoroso che oltre vent'anni di dedizione silenziosa tra le mura del chiostro…





Amica dei divertimenti, ma…


C’è invece un aspetto della Farnese sul quale concordano ammiratori e detrattori: la sua integerrima moralità.  
Elegante e brillante, amica delle feste sontuose e delle piacevoli conversazioni, appassionata d’arte e di letture…  ma Caterina era anche una giovane donna riservata e seria, gelosa custode della sua purezza di costumi.



Per esempio, sappiamo che era una divoratrice di romanzi cavallereschi, ma – ci racconta il suo biografo - non appena incontrava qual­che episodio piccante, saltava la pagina a pie' pari e passava oltre. 
Ritroviamo la stessa scrupolosa attenzione anche nelle conversazioni; da parte sua era una vera maestra di quest'arte: ma se nei discorsi altrui affioravano accenti non così limati all'idea del candore, la principessa lasciava tra­sparire tutto il suo disagio e, a dispetto della spavalderia solita, arrossiva.

Questa gelosa riservatezza fu una caratteristica costan­te in Caterina, e se anche sembrava contrastare con la sua personalità impetuosa, alla fine non faceva che aggiungerle un ulteriore tocco di fascino, nonché aumentare le sue “quotazioni” presso gli scapoli di sangue blu di mezza Europa!




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