Ieri si è svolta l'annuale festa ispettoriale dei salesiani, arricchita dalla presenza del neo-eletto Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime.
La Santa Messa, da lui presieduta, ho potuto gustarla da una prospettiva "insolita": l'ala soppalcata della Chiesa di San Francesco di Paola (che da poco è stata affidata ai salesiani già presenti a Corigliano Calabro, luogo dove si è svolta la festa ispettoriale).
Se questo ha comportato di certo il notevole vantaggio di una visione panoramica di tutto rispetto (anche perché si era ovviamente in piedi), d'altro canto non ha aiutato il mio registratore vocale che non è poi così potente....
Tuttavia, il succo di quello che mi interessava comunicare qui c'è, chiaro e forte!
Vorrei riagganciare gli estratti dall'omelia di don Angel ad alcune riflessioni personali e ad un brevissimo pensiero scritto dal Cardinale Van Thuan, testo che leggevo proprio durante gli ultimi minuti in autobus, prima dell'arrivo a Corigliano, e che calza a pennello a quanto anche il X° successore di don Bosco ci ha lasciato come messaggio, proprio ieri!
Tre le parole del Rettor Maggiore su cui voglio centrare i miei pensieri.
Due sono già contenute nell'estratto che condivido con voi: sogno e Presenza.
Due sono già contenute nell'estratto che condivido con voi: sogno e Presenza.
La terza, da lui pure pronunciata, ma che qui non riporto, è "speranza".
"La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede".
(Eb 11,1)
Dall'omelia del Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime:
"Chi è stato ad accorgersi che era il Signore?
Il discepolo Suo amato, cioè il discepolo amico, quello che Lo ha visto con gli occhi del cuore.
Contemplare con gli occhi del cuore la presenza del Signore nella nostra vita, nelle nostre case.
Ecco quindi il cammino.
Il nostro capitolo generale ci invita ancora una volta a dare il primato a Dio nella nostra vita, cioè a dare il primato agli occhi del cuore, che nell'esperienza profonda di letizia cristiana sono capaci di accorgersi della Sua presenza.
E' dare il primato ad un rapporto credente e affettivo con Dio".
Dalla Luce della Pasqua "siamo invitati a portare la Luce a tutti, credenti e non credenti, praticanti e non praticanti, soprattutto ai giovani più svantaggiati.
Carissimi, siamo figli di un sognatore, che è come dire, uno che vedeva per primo, che era capace di sentire la presenza del Signore nel cuore, nella notte.
Da quella Pasqua del 1846 " (quando don Bosco celebrò la Pasqua nella Cappella Pinardi, la cui tela dell'Altare Maggiore raffigura proprio la Risurrezione di Cristo) "il Risorto è stato sempre la Luce che vince ogni tenebra.
Da quella Pasqua del 1846 " (quando don Bosco celebrò la Pasqua nella Cappella Pinardi, la cui tela dell'Altare Maggiore raffigura proprio la Risurrezione di Cristo) "il Risorto è stato sempre la Luce che vince ogni tenebra.
Una piccola cappella, sotto una tettoia, basta questo quando nel cuore del credente batte il calore di una letizia di Pasqua.
Basta che almeno uno di noi sia capace di accorgersi della presenza del Signore per evitare la disperazione, a mettersi al Suo servizio, che è il servizio agli uomini e soprattutto il servizio ai giovani, per noi della famiglia salesiana.
Una volta che tutti entriamo in questa atmosfera, in questo ambiente luminoso di Presenza, la notte comincia a sciogliersi a farsi sentire più incoraggiante, più luminosa.
Maria, madre del Crocifisso Risorto, madre e maestra del nostro caro don Bosco, ci prende per mano e ci accompagna, anche e soprattutto quando c'è buio", anche quando l'alba sembra ancora lontana a venire. Lei ci aiuta a riconoscere la Presenza di Cristo e a dire: "E' il Signore"!
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"Siamo figli di un sognatore": don Bosco era un sognatore, uno di quelli che sognava
letteralmente.
Il sogno di don Bosco, a nove anni |
Sognava cose che non comprendeva subito, ma di cui forse, misteriosamente, intuiva il mistero soprannaturale;
sognava cose che gli procuravano sonore tirate d'orecchie in famiglia, perchè c'era da lavorare, non da andare dietro alle chimere che si vedono quando si dorme;
sognava cose grandi che gli venivano mostrate nemmeno da gente di questo mondo, ma dal Figlio di Dio e da Maria Santissima.
Sognava Chiese, oratori, e tanti, tanti giovani.
Lupi da trasformare in agnelli.
Sognava così "forte" che sulle mani riusciva a sentire - anche da sveglio - il dolore dei pugni sferrati ai monelli di turno!
Sognava così tanto, così "velocemente"! da andare "oltre", oltre i confini dell'Italia, oltre i confini di questo tempo, fino al Paradiso, dove un giardino attendeva la sua Congregazione ed i suoi amati ragazzi.
Già, don Bosco, l'uomo scambiato per pazzo perché aveva un difetto: "confondeva" il sogno con la realtà, al punto di vedere già - con gli occhi del cuore - quelle opere grandi (umane e non solo di pietra! Spirituali e non solo di mattoni!) che ancora nessun altro vedeva, ma che Qualcuno gli aveva già mostrato.
Don Bosco sognava....ad occhi aperti, come fa solo chi è capace di fidarsi: non fidarsi di sè stesso, ma di "una presenza", della "Presenza di quell'Uno" che è il Solo a poter realizzare le cose dall'apparente nulla, le grandi cose dai piccoli, dagli umili della terra.
Il sogno diviene non scelleratezza, ma "speranza da costruire" quando non è fondato sull'io, ma sul Dio inventore di progetti sempre nuovi, sempre unici, sempre a misura di vocazioni e di talenti.
Questo, allora, è don Bosco: l'uomo del sogno e l' uomo dell' azione, l'uomo che - nella fede e nella speranza - si è dato da fare per rendere concreto il sogno, il progetto che Dio gli aveva messo tra le mani, nel cuore, nell'anima.
Prima di lui (molto tempo prima di lui....) un altro uomo era stato l'uomo dei sogni: Giuseppe di Nazareth.
Scrive di lui il Card.Van Thuan:
"La Sacra Scrittura descrive il sogno di san Giuseppe, in cui un angelo gli ordina di prendere il Bambino e sua Madre per fuggire in Egitto.
Il particolare interessante è che san Giuseppe rese reale quel sogno, e perciò Gesù sfuggì alla morte". (Card. Van Thuan, La gioia di vivere la fede - p.65)
Parafrasando queste parole, portemmo dire: Don Bosco ha reso reale il sogno che Dio gli ha messo non solo negli occhi, ma anche nel cuore e perciò molti ragazzi sono sfuggiti alla sorte di "lupi" e si sono trasformati in agnelli del gregge, in pietre vive della Chiesa viva!
Don Bosco ha sognato, con gli occhi del corpo e più ancora con quel del cuore!
Di più: don Bosco ha sognato lo stesso sogno che ha sognato il Cuore di Dio!
E anche quando gli occhi del corpo non vedevano quello che gli occhi del cuore già avevano contemplato, Giovannino ha sempre fatto sua l'esortazione di San Paolo: "se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza". (Rm 8,25)
In questo ultimo anno di preparazione al bicentenario della sua nascita, don Bosco ci dice: sognate, sognate ancora!
Sognate con gli occhi del cuore che sono capaci di vedere per primi, di riconoscere la Presenza di Dio anche nel Suo parlare in modo misterioso, a volte per vie non razionali....e sperate sempre, sperate di quella speranza che si fa operosità, per realizzare le cose grandi che il Signore vuole realizzare attraverso di voi!
Sognate con gli occhi del cuore che sono capaci di vedere per primi, di riconoscere la Presenza di Dio anche nel Suo parlare in modo misterioso, a volte per vie non razionali....e sperate sempre, sperate di quella speranza che si fa operosità, per realizzare le cose grandi che il Signore vuole realizzare attraverso di voi!
Grazie don Angel, per questa splendida giornata tutta salesiana!
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