sabato 19 aprile 2014

SETTIMANA SANTA: tempo per meditare - "E Dio vide che era cosa molto buona"



"Ecco, il seminatore uscì a seminare"  

(Mc 4,4)



Il Venerdì Santo abbiamo contemplato il mistero della Croce e lo abbiamo fatto guardando ai tre che, sul Golgota, hanno condiviso la spoliazione totale di Cristo, fino a quella letteralmente fisica, delle vesti.

Quest'oggi vorrei soffermarmi ancora sulle tre figure di ieri: Maria, la Maddalena e Giovanni.
Cambiando però la prospettiva: se prima era il loro lo sguardo attraverso cui "comprendere" la nudità di Gesù, oggi è Gesù, che dall'alto della Croce, ci porta con lo sguardo su ciascuno di loro.
E ci dice qualcosa.

La parabola del seminatore (Mc 4,1-20) non è una lettura liturgica quaresimale, tuttavia il martedì della V settimana del tempo penitenziale, l'antifona al Vangelo  era la seguente:

Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo
(Gv 3,16)

Dov'è che si "compie" la semina divina?
Proprio sulla Croce, in quell' "è compiuto" (Gv 19,30) che ci dice che ormai Dio ci ha comunicato tutto quello che ci occoreva per la salvezza, anzi, proprio la salvezza stessa.
Ma la semina del Verbo, attraverso la Sacra Umanità di Gesù cui Esso è ipostaticamente unita, è avvenuta come tutte le operazioni agricole che si rispettino: un raccolto non si improvvisa, un contadino deve scegliere il terreno, vangarlo, zapparlo, dissodarlo e, infine, seminare.

Si potrebbe dire che tutta la storia prima di Cristo è già stata una preparazione a quella "pienezza del tempo" (Gal 4,4) in cui Egli prende Carne.
Si può altrettanto dire che anche i tre anni di vita pubblica di Gesù lo siano: in quei 36 mesi Egli percorre i villaggi e le città da un capo all'altro, annunciando il Regno di Dio e invitando alla conversione.
Ma la semina, la semina ultima, quella  conclusiva, è appunto dall'Alto della Croce che ha luogo. Comincia in realtà già nell'Ultima Cena e si compie totalmente sulla Croce.
E' sulla croce che il chicco maturo cade a terra  (cfr Gv 12,14) per produrre frutto....

Quello che Gesù vede sul Golgota, issato sul Legno della Croce, è quasi un "panorama umano" di ogni tempo: non solo coloro che sono presenti storicamente, ma anche l'umanità di ogni epoca, presente agli occhi "divini" di Cristo.

... "crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno" (Gv 4,8)

La parabola del seminatore ci porta ora sull'esito della semina: la folla attorno alla Croce è come una "rappresentanza" di ogni frutto insito in questo realismo allo sguardo di Dio. Un realismo escatologico della Passione, Morte e Risurrezione.

In Maria Santissima il frutto è cento: è la più santa ed immacolata delle creature, è la Madre di Dio, la Tutta Pura, la Tutta Santa! 

In Giovanni e nella Maddalena la percentuale del raccolto, del frutto, sarà stata di certo molto elevata, pur con i loro differenti "passati", e stili di vita.
Eppure, mentre in Maria contempliamo ciò che saremo quando anche noi diverremo completamente santi ed immacolati, in Giovanni e nella Maddalena abbiamo quasi il modello più alla portata di tutti: di quelli che, pur vicinissimi a Cristo, non sono esenti da cadute (basti pensare a quando anche Giovanni questiona per il posto migliore, o vorrebbe mandar via quanti non sono dei loro, o quando si addormenta nell'Orto degli Ulivi);
di quelli che, dopo una vita di peccato anche grave, si sono riavvicinati al Signore, segno che anche questi possono ritornare a Lui e cambiare vita.

Allarghiamo lo sguardo attorno al Calvario: si dipana uno scenario umano impressionante, tutte le gradazioni, le percentuali di frutto della semina più importante di tutta la storia! 
Dal molto, al poco...al nulla....

La Liturgia della Parola del martedì della V settimana ci lascia un monito di cui far tesoro quest'oggi.
Gesù, parlando ad alcuni farisei, diceva loro: "Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati" (Gv 8,24) 

Chissà, quanti saranno stati quel "frutto zero" ai piedi della Croce, uomini e donne che non hanno saputo accogliere il seme della Parola e lo hanno lasciato soffocare tra le spine, sotto il sole o in mezzo alle preoccupazioni della vita.

I tre ai piedi della Croce ci rammentano, tuttavia, che è possibile far crescere in noi quel seme e farlo fruttificare.
Immaginando che, prima di alzare gli occhi al Cielo, Gesù abbia rivolto l'ultimo Suo sguardo alla Madre, è possibile credere che nel Suo Cuore siano risuonate quelle stesse parole che al temine della creazione, la Genesi ci lascia come il pensiero di Dio davanti alla creatura da poco creata: "E Dio vide che era cosa molto buona" (Gn 1,31).

Che Gesù possa  - guardando oggi ciascuno di noi - apprezzare l'impegno, la volontà, il desiderio di santità che ci anima e per questo, comprendendo le nostre debolezze umane, dirci con voce rassicurante: Vedo in te qualcosa di molto buono, perché Tu sei a Mia immagine e somiglianza. Continua a camminare tenendoti stretto alla Croce, fissando la Croce, portando la Croce!
 

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